15 luglio 2012

- L’alchimia, oggi.


Perché l’alchimia è una strada non compresa dalla maggior parte degli esseri umani?
Per essere in grado di comprendere a pieno la conoscenza tradizionale alchemica, l’uomo deve compiere un processo di raffinazione del proprio complesso energetico ed informativo, il che richiede un sforzo straordinario e prolungato.
Difatti in alchimia comprendere significa che lo stesso corpo faccia propria o metabolizzi la relativa conoscenza. Nella maggior parte dei casi tutto ciò non avviene, per pigrizia o per disinteresse.
Molti uomini sono come addormentati e non si rendono neppure conto della necessità di svegliarsi, perché non sanno di dormire e invece di vivere sognano, ma non se ne accorgono. Inoltre l’uomo moderno è ormai un automa scollegato dai ritmi della natura e che ha perso la visione di un universo organico e vivente, di cui è parte integrante.
Perché l’alchimia è una ipotesi di lavoro per la sopravvivenza dell’IO superiore?
Risposta:” Occorre precisare che la sopravvivenza dell’IO superiore dopo la morte è la conservazione della quintessenza dell’IO, cosa assai diversa dalla conservazione dell’IO ordinario, dato che con la distruzione del cervello viene meno lo strumento del pensiero soggettivo.
L’ipotesi è questa: se la vita non è un fatto casuale, senza significato, il solo fatto di esistere presuppone che vi sia un principio metafisico come causa originaria, più precisamente una intelligenza o una memoria che genera e guida l’universo attuale, un’energia unica che sostiene e muove la natura, un’istanza progettuale che dà un senso alla vita.
L’alchimia ritiene che l’uomo, con un preciso processo operativo, possa trovare in sé un punto di contatto con il principio metafisico causante, o meglio uno stato di integrazione tra l’effimero e l’eterno, tra l’individuo e l’intelligenza universale che si individua e si realizza in tutti gli esseri viventi, tra l’energia finita che anima l’uomo e l’energia infinita che anima il mondo.
Perché il principio metafisico è presente ovunque?
Risposta: “Per l’alchimista il Principio è presente ovunque tramite una sostanza eterea ed invisibile, che lo spirito intelligente dell’universo trasporta per rendere vivente tutta la materia, sia organica che inorganica, sia pure in maniera diversa. Si tratta di una sostanza sottile, che gli scienziati direbbero vicina alla scala infinitesimale di Plank (10-33), permeata degli influssi del sole, dei pianeti e delle stelle.
Il processo alchemico tende a far percepire l’Uno ed il Tutto – il Principio e l’universo- come aspetti complementari della stessa realtà, in una dimensione sincronica e pluridimensionale. In questa visione creatore e creatura coesistono in un eterno ed infinito processo esistenziale, che ciclicamente trasforma lo spirito in corpi e i corpi in spirito. Ciò è ora confermato dai principi della fisica moderna, che afferma che la materia si trasforma in energia quando la relativa massa raggiunge una data velocità e che gli atomi sono semplicemente dei quanti di energia.”
Che cos’è l’Assoluto e cosa sono gli archetipi per l’alchimia?
Risposta. “L’alchimia non considera l’Assoluto un ente del tutto trascendente, ma semplicemente il Principio, lo stato virtuale dell’esistenza reale: un campo d’infinita creatività anche immanente, quindi sempre presente nelle cose del mondo. L’energia e l’intelligenza dell’universo sono poi chiamate Mercurio, che in realtà non è altro che il Principio in atto o manifesto.
S’intendono per archetipi le modulazioni dell’emanazione spazio temporale dell’Assoluto, che é un campo di creatività indefinito, quindi non conoscibile dall’uomo. Gli stessi sono poi le specifiche espressioni di forma e di forza, i vettori della sua energia sul piano dell’esistente, che è l’aspetto sperimentabile del Principio.
Gli archetipi sono le leggi immutabili ed eterne del creato, le potenze che gli antichi chiamavano dei, influssi planetari, spiriti alleati od ostili. Essi di per sé sono invisibili, ma si tradiscono e si rivelano nelle funzioni, nei ritmi e nei frutti della natura, che ne diventano il simbolo vivente.”
Che cosa s’intende per processo ciclico del Mercurio?
Risposta: “Dall’Uno deriva il Tutto ed il Tutto si riduce all’Uno. Questo processo è ciclico e sostenuto dal Mercurio, che è la causa di ogni mutamento. L’effetto del processo è l'insieme delle forme dell’universo, che ne sono le diverse manifestazioni. Questo flusso mercuriale é nella sua essenza pensiero, ma non pensiero pensato, che per sussistere ha bisogno di una struttura fisica come il cervello. Bensì si tratta di pensiero auto pensante, di una memoria presente sia nelle particelle subatomiche di una pietra, sia nel programma DNA-RNA di un essere umano.
Si è ipotizzato che le informazioni di questa memoria – detta ermeticamente luce oscura o astrale- siano trasportate dai neutrini, particelle subatomiche di massa quasi nulla, che provenienti dalle radiazioni cosmiche attraversano indisturbate qualsiasi tipo di materia e determinano interazioni deboli, prima con i nuclei dell’atmosfera terrestre e poi con le sostanze radioattive sulla terra.
Come l'onda é un movimento, un momento, nella superficie dell'acqua, così l'uomo é visto come una brevissima onda del Principio, concepito come il grande mare dell'esistenza: di per sé e per sé ineffabile, ma che si manifesta come un flusso di onde elettromagnetiche, un divenire di svariate forme e individualità.
In molti testi ciò è raffigurato dal serpente Uroboros che si mangia la coda, simboleggiante la visione dell'universo come processo ciclico, sia nel macrocosmo che nel microcosmo. Con questo termine greco si rappresenta efficacemente il Mercurio, perché nella testa del serpente vi è l’origine di ogni forma vivente e nella sua coda la fine di ogni esperienza individuale, che di solito viene completamente ingoiata dal serpente.
Pare che il simbolo s’ispiri alla forma della Via Lattea, dal momento che in alcuni testi antichi era considerata un enorme serpente di luce, che circondava tutta la terra, ma inconsciamente ha preso anche la forma che all’inizio il feto umano assume nel ventre della madre.”
Perché l’uovo simboleggia il composto umano?
Risposta: “Il simbolo dell'uomo o dell'universo come un uovo é antichissimo, presente nella tradizione sumerica, egizia, yogica e amerinda. In tali tradizioni, quando il veggente o lo stregone acquista una fine attenzione percettiva, gli uomini appaiono come ellissi o uova luminose.
In alchimia l’uovo simboleggia la eterogenea e deperibile materia prima, che viene destrutturata e poi suddivisa in una sfera della terra e in una sfera del cielo. La prima è calcinata e libera le qualità dell’acqua, dell’aria e del fuoco imprigionate al suo interno, poi nella seconda l’aria solleva e condensa l’acqua, che purificata dal fuoco può ricadere sulla terra per rigenerarla.
L'uovo filosofico deve essere cotto da un forte calore, sprigionato dalla reazione delle sostanze al suo interno, attivato dai diversi gradi di un fuoco segreto di natura, regolato dall’elettromagnetismo cosmico. La cottura deve essere graduale, né troppo rapida, né troppo lenta, ma costante. Se l’alchimista lascia spegnere il fuoco, tutta la lavorazione è compromessa e si deve ricominciare da capo.”
Che differenza vi è tra la sopravvivenza alchemica e la reincarnazione?
Risposta: “Il vero scopo dell’alchimia non è la trasformazione del piombo in oro, ma il raggiungimento della sopravvivenza dell’IO superiore dopo la morte, evitando la dispersione delle informazioni acquisite interiormente.
Anche se la fede religiosa è spesso presente, non si tratta di un misticismo passivo o di un’adesione dogmatica ad un’ideale. Si propone invece un’ipotesi plausibile di lavoro, portata avanti da una tecnica basata sull’esperienza diretta, maturata nella propria coscienza, elaborata in un ordine logico, anche se le descrizioni di tali esperienze sono svariate.
Per questa sopravvivenza non s’intende la resurrezione del corpo e dell’anima insieme, né basta rispettare certi precetti morali o la fede costante in determinate verità rivelate. L’alchimia ritiene che l’esteriore e grossolana struttura del corpo ed un’anima ad essa identificata non possano essere conservati o riprodotti dopo l’azione disgregante della morte, perché carenti di un supporto incorruttibile, di struttura energetica e programma adeguati, di una memoria capace di conservare il patrimonio mentale.
L’alchimia non parla neppure di metempsicosi, di un passaggio automatico dell’anima del defunto in nuove creature individuali, umane od animali, secondo un ciclo di rinascite predeterminato da immutabili leggi karmiche, cioè di causa ed effetto. Infatti, vista la personalità multipla e frammentata di una personalità ordinaria, non si capisce quale dei diversi IO che la compongono sia in grado di reincarnarsi.”
Che relazione vi è tra la fisica moderna e l’alchimia?
Risposta: “Nello scorso secolo fisica teorica, astrofisica, medicina olistica e psicologia analitica si sono avvicinate molto all’antico pensiero alchemico.
In primo luogo ciò è avvenuto con le teorie della relatività ristretta e generale, che spiegano i fenomeni macroscopici dell’universo, dove il tempo e lo spazio non sono più coordinate assolute, ma condizionate dalla velocità del singolo osservatore e curvate dai campi gravitazionali dei corpi celesti. In secondo luogo l’avvicinamento si è accentuato con la meccanica quantistica, che indaga i fenomeni microscopici dell’universo, costituito non solo da una materia densa, ma anche da una imprevedibile e indeterminabile materia subatomica, animata dalle forze elettromagnetiche e nucleari.
Le due visioni del mondo, scaturite dalla teoria della relatività e da quella dei quanti, che sono assolutamente inconciliabili fra loro, sembrano recentemente integrate dalle teorie della supergravità e delle stringhe, che concepiscono un universo a più dimensioni, una dentro l’altra ed invisibili, ma sorretto da un unico principio energetico, come da 25 secoli sostiene l’ermetismo.
Come la fisica moderna, l’ermetismo concepisce l'universo come un macrocampo integrato, al cui interno l’uomo è un microcampo analogo a quello cosmico. Per campo s’intende scientificamente uno spazio che circonda ogni corpo fisico, un alone invisibile di influenza, entro il quale si esplica l’azione della forza gravitazionale generata dalla massa dello stesso corpo, oltre l’azione della forza elettromagnetica generata dalla sua carica elettrica. Ogni campo si estende in maniera indefinita in tutte le direzioni ed interagisce a distanza con il campo di altri corpi”
Quando è nata l’alchimia occidentale?
Risposta: “L'alchimia occidentale ha un'origine geografica ed un iniziale sviluppo storico non ben definiti, spesso avvolti nel mito. Essa può collegarsi a tradizioni religiose e tecnologiche dell'Egitto e della confinante Mesopotamia del I millennio a.C. e alla filosofia greca pre-socratica, in particolare di Eraclito ed Empedocle.
Poi l’alchimia è maturata nella cosmopolita cultura alessandrina fino al VI sec. d. C., influenzata in parte da correnti gnostiche, ed infine nella cultura araba, che nel Medio Evo trasmette l'alchimia a tutta l’Europa cristiana.
Quindi vi sono stati alchimisti pagani, cristiani, sia cattolici che protestanti, ebrei, mussulmani, o al di fuori di qualsiasi credo. Tutti quanti, senza alcuna distinzione di razza o religione, hanno costituito una cerchia di letterati, scienziati, artisti e medici, che hanno sempre messo in comune le proprie conoscenze, il frutto delle loro ricerche.
Qual è l’apporto di Ermete Trismegisto?
Risposta: “Nel II-III sec. d.C. viene elaborata la magna carta dell’alchimia: la Tavola Smeraldina di Ermete Trismegisto, così detta perché si favoleggiava che l'originale fosse stato inciso sopra una tavola di smeraldo. La tavola é una esposizione sintetica della dottrina e della pratica alchemiche del periodo alessandrino, elaborato nella sua forma definitiva dagli arabi nel VIII sec.
Origina invece la filosofia ermetica il trattato detto Corpus Hermeticum, frutto della cultura egizia alessandrina del II e III secolo, una raccolta di diciannove brevi trattati o dialoghi, contenenti insegnamenti ed istruzioni pratiche. In alcune parti Ermete, nome dai greci attribuito all’egizio Toth, dio della scrittura e dell’insegnamento, rivela al proprio figlio i segreti della trasmutazione interiore, mentre in altre sono esposte conoscenze di astrologia e di magia.
Esso raccoglie testi molto frammentati, probabilmente di autori e periodi storici diversi, dando vita sia ad un filone di magia naturale o teurgica, che farà presa sulla superstizione o sulla devozione popolari, sia ad un filone di ricerca spirituale ed alchemica, ispirata ai trattati del Pimandro, dell’Asclepio e al Discorso Sacro di Ermete.
Quale è stato il ruolo del mondo arabo?
Risposta: “Dopo l’espansione degli arabi nel VII secolo, in Siria molti testi alchemici sono tradotti dal greco in lingua araba da studiosi cristiani, appartenenti alla comunità nestoriana, che si mettono a disposizione della classe dirigente islamica, ancora priva di cultura.
Nella pratica araba è preminente il concetto che l’intervento dell’artefice deve portare ai prodotti qualità superiori a quelle naturali. In questo periodo si afferma l’idea dell’alchimia come scienza, separata dalla magia, con lo sviluppo delle tecniche di distillazione con gli alambicchi, che tentano di estrarre il respiro vitale del sole e della luna, il legame che tiene assieme gli elementi terreni e dà vita ai frutti della terra. Si ritiene l’alcool distillato dal vino o dalla frutta un elixir magico, in quanto capace di curare le infezioni delle ferite ed altri malanni.
Queste tecniche portano alla scoperta di acidi, alcali e sali, dell’acqua distillata, nel tentativo di realizzare l’oro potabile, la medicina universale, che può perfezionare l’esistenza terrena. Ma si sviluppano altri processi artigianali di grande importanza, tra cui la produzione della carta, secondo metodi importati dall’alchimia cinese, con ciò contribuendo alla diffusione della cultura.
Come sono considerati dall’alchimia lo spazio ed il tempo?
Risposta: “Nella comune esperienza del sogno lo spazio è distorto e luoghi diversi si sovrappongono. La direzione lineare del tempo non è univoca, pertanto passato, presente e futuro si confondono. Luoghi conosciuti e frammenti di vita realmente accaduti si aggiungono ad accadimenti probabili, virtuali.
Un’esperienza analoga è possibile nelle dimensioni sottostanti quella materiale, percepita dai sensi ordinari dell’uomo, e che diventano campi di azione della immaginazione creativa dell’alchimia, dove il potere psichico può modificare la realtà fisica.
In questi piani sottili dell’essere il tempo e lo spazio tendono a trasformarsi in un continuum ciclico. Anzi più l’anima si avvicina all’Assoluto, più tende a percepire un tutto unitario”.
Che distinzione vi è tra alchimia e magia?
Risposta: “All'interno dell'ermetismo si dividono, per schematizzare, due diverse finalità operative: quella dell’ermetismo magico, volto soprattutto ad ottenere potere, e quella dell'ermetismo alchemico, volto prima di tutto ad ottenere conoscenza. Ma entrambe convergono verso lo stesso risultato finale: l’unione con l’Assoluto.
Occorre aggiungere che l’alchimia occidentale si distingue in due metodologie. La prima deriva dalla metallurgia sacra dell’area mesopotamica, di carattere magico e rituale, legata all’astrologia e spesso elaborata da operatori di religione ebraica, che associano la manipolazione dei metalli o delle piante all’unione dell’energia sessuale maschile con quella femminile. Essa elabora tutta una serie di strumenti e procedimenti chimici per la trasformazione del piombo in oro, a volte abbinando la pratica allo studio della cabala.
La seconda metodologia deriva da tradizioni iniziatiche egizie ed è essenzialmente mentale ed interiore, basata su di un pensiero e di una immaginazione creativi. Essa ricerca la sinergia dei centri del corpo, del cuore e del cervello, ed è inoltre meno condizionata da riti magici e corrispondenze astrologiche.”
Che cosa s’intende per nigredo od opera al nero?
Risposta: “La caratteristica principale del processo alchemico è l’attrazione consapevole, da parte dell’alchimista, del potere fondamentale dell'universo -il Mercurio eterno ed infinito- in un canale interiore, capace di farlo scorrere in quantità sempre maggiori. Tale processo è descritto in maniera allegorica da svariati modelli, che hanno avuto in passato più o meno fortuna e che sono stati adottati più o meno frequentemente dagli operatori.
Uno dei più noti descrive quattro fasi: un’opera al nero, un’opera al verde, poi al bianco ed infine al rosso. In analogia col ciclo stagionale del sole, che fa maturare i frutti della natura, si enfatizzano quattro regimi crescenti del fuoco alchemico, che modificano il composto umano. Con la nigredo vi è un forte predominio di umori freddi e melanconici, con una mente passiva e introspettiva; con la viriditas gli umori melanconici sono fugati da umori caldi e sanguigni, con una mente più attiva ed intuitiva; poi con l’albedo vi è la prevalenza di umori secchi e biliosi, con una mente estroversa e penetrante; infine con la rubedo e l’apporto di umori umidi e flemmatici, si giunge ad un equilibrio superiore e ad una mente sintetica e interattiva.”
Come può definirsi la percezione paranormale?
Risposta: “Quando il Mercurio si anima ed è poi vivificato all’interno dell’uomo, possono verificarsi vari fenomeni, fra i quali occorre distinguere. In primo luogo si presentano, in alcuni operatori, stati speciali di realtà ordinaria, dovuti ad una maggiore portata di uno dei cinque sensi. In secondo luogo si presentano stati di realtà fuori dell'ordinario, extrasensoriali, dovuti ad una raffinazione ed estensione delle capacità della mente.
Tra i primi si può citare la iperestesia, fra i secondi la telepatia.
Entrambi fanno parte della realtà ordinaria, descrivibili con i termini della vita quotidiana, anche se sui loro effetti non c'è consenso generale, poiché sono sperimentati da pochi. In altre parole sono esperienze non comuni, che tuttavia rimangono nell'ambito della dimensione biografica, della descrizione del mondo secondo la matrice dei modelli collettivi di pensiero.
Infine vi sono gli stati affatto diversi dai primi due: gli stati di realtà separata da quella ordinaria o materiale, dovuti ad un’espansione della mente oltre i confini della dimensione anagrafica. Sono spostamenti dell’anima in altre dimensioni, in mondi paralleli sorretti dalla vibrazione emozionale e dal pensiero di enti spirituali, che pur mancando delle coordinate del tempo e dello spazio hanno ordine e stabilità propri, elementi costanti e dettagli delineati.
In alchimia, come è concepita la meditazione nella vita quotidiana?
Risposta: “Strumento fondamentale nell’operatività è senz’altro la meditazione, che porta ad uno stato mentale intermedio tra lo stato di veglia e lo stato di sonno, secondo svariate tecniche, che in generale si distinguono in formali e non formali. Le prime portano la mente ad uno stato ondulatorio a bassa frequenza, col sistema percettivo sintonizzato sulla materia sottile dell’organismo, mediatrice tra corpo e spirito. Ciò sposta l’IO verso la propria ombra, nella zona di confine tra la luce della coscienza e l’oscurità dell’inconscio, inoltre richiede un ambiente, una gestualità ed un impegno tecnico particolari, che impediscono ogni altra attività.
La meditazione formale si distingue a sua volta in meditazione chiusa e meditazione aperta. La prima mette a fuoco l’attenzione su di un punto interiore, ben preciso, nella sfera visibile ed invisibile, udibile e non udibile dell’organismo umano. Nella meditazione chiusa il praticante deve isolarsi dall’esterno, sospendendo alcune funzioni del corpo e del cervello, ponendo tutta la propria concentrazione ed immaginazione all’interno dell’organismo.
Nella meditazione aperta, la concentrazione e l’immaginazione rivolte all’interno sono sostituite da una attenzione ed una percezione rivolte all’esterno, per cogliere ed assorbire le emanazioni dello spirito vitale ed intelligente, provenienti sia dalla terra che dal cielo, in sintonia coi cicli naturali delle stagioni.
Le meditazioni non formali invece sono praticate in qualsiasi momento o attività della giornata, senza precludere le ordinarie facoltà motorie o mentali. Esse sono fondamentali per il raggiungimento dello scopo ultimo dell’alchimia e consistono nello svolgere le attività quotidiane cristallizzando uno stato di coscienza sempre presente. Si tratta di essere consapevoli che la propria esistenza non è che una delle infinite manifestazione del Mercurio, che acquisisce informazioni attraverso la dualità, la sperimentazione del mondo fisico.”
In alchimia, quale è il rapporto tra il maschile ed il femminile?”
Risposta: “La donna ha bisogno dell'impulso formativo dell'uomo per iniziare il percorso alchemico e l'uomo si serve della forza animatrice della donna per completarlo. Ermeticamente il maschio si evolve in campo emotivo, se distilla in maniera autonoma il femminino - l'eros - mentre la donna si evolve in campo razionale, se distilla in modo autonomo il mascolino - il logos -.
Nell’anima di ogni uomo, nella parte in ombra, vi è un aspetto femminile, che deve emergere alla luce della coscienza e così nella donna per l’spetto maschile. Attraverso un’immagine femminile l’uomo deve sciogliere la propria rigida mascolinità, mentre la donna attraverso un’immagine maschile deve fissare la propria mutevole femminilità.
Inoltre il rapporto sessuale tra maschio e femmina può essere proiettato in alto con determinate tecniche, dette di alchimia rossa. L’utilizzo del sesso, la più potente forza magica a disposizione dell'uomo, è una via che può essere percorsa in maniera attiva o proiettiva, sfruttando quel momento particolare che è l’orgasmo.
La pratica si basa sul presupposto che ogni desiderio sessuale intenso, canalizzato attraverso un superiore distacco, porti all’operatore una immediata condensazione di luce e vibrazione universali, che possono essere impiegate per una trasformazione interiore. Si tratta di utilizzare il rapporto sessuale per potenziare l’immaginazione attiva, sfruttando la momentanea perdita dello spazio e del tempo, della identificazione personale. Ciò è possibile grazie all’abbassamento della soglia della coscienza e al picco della portata mentale, del voltaggio delle onde cerebrali, che di fatto nell'orgasmo si verificano per vie naturali.
In alchimia la forza sessuale può essere sfruttata anche in maniera passiva o ricettiva. In questo caso si tratta di una privazione temporanea dell’orgasmo, per una lenta trasmutazione endogena dei flussi sottili del corpo. Il centro sessuale e la secrezione ormonale sono compressi attraverso la continenza e la contemporanea alimentazione del desiderio. Il relativo campo energetico è alterato e produce una certa fermentazione delle sostanze chimiche secrete - testosteroni, estrogeni ed altre molecole - che a loro volta producono effetti sottili a livello cellulare, con la produzione di neuro-trasmettitori, che influiscono sul centro motorio, emozionale e psichico.
La pratiche alchemiche in questione moltiplicano nei testicoli la produzione delle cellule staminali che diventano spermatozoi, i potenti e veloci portatori di vita. Pure nelle ovaie si moltiplicano le cellule staminali che devono formare gli organi del feto. L’alchimia rossa dovrebbe pertanto mettere in circolo un fluido estremamente vitale, capace di stimolare per vie naturali il ricambio delle cellule: una specie di elixir di lunga vita.
Infine: in alchimia, cosa s’intende per sopravvivenza dopo la morte?
Risposta: “Per l’alchimia si possono creare i presupposti di una sopravvivenza se, durante la propria esistenza terrena, l’operatore crea di sé un più esteso campo energetico, costituito dalla raffinazione della forza vitale e dall’affioramento delle memorie del corpo, disponibili nella sfera sottile delle sue molecole.
Tale campo, alimentato maggiormente dallo spirito universale, determina un distacco dal carattere, dal temperamento di nascita e dalla rappresentazione abituale del mondo. In pratica si attiva il risveglio del centro superiore psichico e di quello superiore emozionale, con un loro rapporto sinergico: uno stato di coscienza unitario e permanente, che ingloba e trasforma l’anima dell’alchimista nel cosiddetto Corpo di Gloria, capace di far sopravvivere il patrimonio mentale dopo la morte. Questo stato è il prodotto della interazione di corpo, anima e spirito.
L’alchimia afferma, utilizzando un significativo gioco di parole, che la coincidenza degli opposti IO e DIO avviene se la quintessenza mentale del defunto è in grado di abbracciare la realtà assoluta e indefinita del Principio, senza perdere la memoria di ciò che ha vissuto, perché fissata ad un residuo non solubile del corpo fisico.
La Pietra Filosofale é quindi la concentrazione di una individualità, che dopo la morte del corpo fisico, pur riassorbita dal Principio che l’ha emanata, possa in seguito come un seme manifestare un altro corpo terrestre, che conservi il patrimonio mentale della precedente esistenza. Ma tutto questo è un discorso ipotetico, perché nessuno é tornato indietro sulla terra a raccontare cosa ci aspetta dopo la morte, per lo meno in maniera diretta ed attendibile.

Incontro con Giorgio Sangiorgio
di Arturo Capasso

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