30 settembre 2009

- Quadro di Loggia - Importanza e significato.


Alcuni si chiedono se il Quadro di Loggia, che ad un esame superficiale sembra ripetere elementi architettonici e decorativi già presenti nell'insieme strutturale del Tempio, e raffigurare strumenti ed oggetti parimenti già esistenti in esso, e la cui validità essi riconoscono unicamente in relazione ai tempi passati, quando i lavori muratori si svolgevano in locali non appositamente costruiti ed attrezzati allo scopo (locande, taverne, abitazioni private), non sia divenuto superfluo e quindi inutile nelle Officine appositamente consacrate, in quanto rappresentante una specie di duplicato dei simboli già esistenti nel Tempio stesso. In altri termini essi pensano che la presenza del Quadro sia necessaria solamente in mancanza di una Loggia regolare, in quanto il tracciato del Quadro stesso starebbe a ricordare il Tempio e quindi a simboleggiarlo, ma che se ne possa benissimo fare a meno ove si disponga di un Tempio costruito ed addobbato con tutti i crismi della regolarità. Purtroppo questa opinione è assai più diffusa di quanto ci si potrebbe augurare che non fosse, ed è quasi sempre coesistente all'idea, magari inconfessata, che anche il rituale non sia altro che un vuoto formalismo ed una mera perdita di tempo. L'origine di una tale errata opinione, è da ricercare nella ignoranza della principale legge che governa tutte le forme di simbolismo, siano esse sonore, visive o figurate, vale a dire che fra ciò che adombra e ciò che viene adombrato, deve esistere sempre un rapporto di subordinazione del primo rispetto al secondo, non un rapporto inverso, e neppure un rapporto di parità e di eguaglianza. In altre parole, il simbolo deve sempre appartenere ad un piano inferiore a quello cui appartiene la realtà simboleggiata, e ciò per il buon motivo che il simbolo deve essere accessibile ai nostri sensi, mentre la realtà adombrata non lo è: quindi il tracciato del Quadro, che appartiene all'ordine sensibile, non può simboleggiare il Tempio che appartiene del pari all'ordine sensibile, bensì dovrà adombrare realtà appartenenti a piani di ordine superiore a quello materiale. E la pluralità dei significati comunemente attribuita ad ogni simbolo, non deve trarre in inganno, generando confusione: ogni simbolo ha significati molteplici soprattutto perché può essere considerato su piani diversi, ma questa diversità di significati deve tuttavia sempre riflettere un rapporto di analogia. Possiamo quindi affermare che il Quadro di Loggia non riproduce, né ha mai inteso riprodurre gli elementi architettonici e decorativi già presenti nella struttura e nell'arredamento del Tempio: se mai, è vero il contrario, e cioè che per decorare ed ornare la Loggia si sono presi elementi che figuravano nel tracciato del Quadro e se ne sono fatti dei motivi ornamentali, così come è sempre avvenuto nelle arti tradizionali di tutti i tempi e di tutti i paesi, in quanto ogni «ornamento» ha originariamente un carattere simbolico, quantunque abbia potuto, per una specie di sopravvivenza, continuare ad essere usato in epoche nelle quali questo carattere aveva cessato di essere compreso. Ci si potrebbe allora chiedere, pur riconoscendo che il Quadro non sta a simboleggiare il Tempio, bensì alcune realtà di ordine sovrasensibile, se queste realtà non possano essere egualmente adombrate dai motivi strutturali della Loggia che riproducono il tracciato del Quadro, cosicché quest'ultimo potrebbe, in definitiva, risultare superfluo.
A questo proposito possono essere fatte diverse considerazioni, conducenti tutte alla medesima conclusione, vale a dire alla affermazione della necessità ed insostituibilità del Quadro di Loggia. Anzitutto, sempre nel caso dei simboli figurativi o visivi, possiamo osservare che esistono delle figure simboliche che vengono tracciate all'inizio di un rito o durante la sua fase preparatoria, e che vengono quindi cancellate dopo il suo compimento.
In questo procedimento occorre vedere non tanto una forma di precauzione presa contro la curiosità dei profani che successivamente potrebbero penetrare nel luogo ove si è svolto il rito, quanto e soprattutto una conseguenza dello stretto legame che unisce intimamente il simbolo al rito, per cui il primo non avrebbe alcun motivo valido per persistere visibilmente al di fuori del secondo. Questo è il caso che si verifica, oltre che per molti «yantras» - simboli figurati della tradizione induista - appunto per il Quadro di Loggia, il quale anticamente veniva tracciato e cancellato, e attualmente, dopo la sostituzione del tracciato con il tessuto ricamato o dipinto, viene prima disteso sul pavimento al centro della Loggia e poi tolto. È evidente che un simile procedimento non può essere adottato con gli elementi architettonici e decorativi del Tempio, elementi che hanno un carattere permanente o che, almeno, non si prestano ad essere facilmente cancellati di volta in volta. Da un punto di prospettiva che potrebbe essere considerato analogo a quello «magico cerimoniale» - benché nei lavori massonici ci si dovrebbe trovare su di un piano superiore a quello della magia, la quale opera esclusivamente nell'ambito delle forze «sottili», senza aspirare ad innestare su di esse le influenze spirituali possiamo considerare il Quadro di Loggia come un condensatore, un nodo, una concentrazione delle energie sottili emanate dai singoli componenti della catena iniziatica che opera nel Tempio, energie sottili che poste in sintonia ed entrate in risonanza, dovrebbero attirare, addirittura coartare l'influenza spirituale, la «shekina », la «baraka », per chiamarla con i termini propri di diverse Tradizioni. Le influenze spirituali possono essere coartate, analogamente alle influenze sottili, con tecniche precise, tecniche che costituiscono l'essenza dei riti. Nella magia cerimoniale l'operatore, prima di procedere alla «chiamata», alla «coagulazione», traccia il circolo magico che rappresenta la netta espressione della sua volontà e che costituisce un condensatore di energia sottile destinata a formare uno schermo di protezione contro alcune potenze o forze evocate che potrebbero essere a lui ostili . Il circolo magico viene poi cancellato alla fine della operazione, dopo che il mago ha effettuato il «rinvio», la «soluzione» delle forze evocate. Appunto questo tracciamento e questa cancellazione che si effettuano volta per volta, costituiscono la pura espressione della volontà operativa del mago, e danno significato e valore al circolo.
Un cerchio che fosse tracciato o costruito una volta per tutte, esaurirebbe in breve tempo la sua efficacia, si scaricherebbe, diverrebbe cioè un inutile simulacro privo di qualsiasi energia effettiva. Il Quadro di Loggia, che anticamente veniva tracciato e cancellato e che attualmente viene disteso e poi tolto in determinati momenti dei lavori massonici, rappresenta appunto, benché su di un piano superiore, qualcosa di simile a ciò che rappresenta il cerchio nella magia cerimoniale. Gli elementi architettonici e decorativi del Tempio, dato il loro carattere permanente, non potrebbero assolutamente svolgere questo ufficio. Nel Quadro confluiscono perciò le energie sottili di tutti i FF presenti ai lavori, una volta che queste energie siano state sintonizzate e poste in risonanza armonica: questo è il motivo per cui il Quadro non viene subito disteso al centro della Loggia, ma solamente ad ultimazione del rito di apertura, rito che ha appunto lo scopo di sintonizzare ed armonizzare le energie sottili dei singoli componenti la catena iniziatica, energie che all'inizio potrebbero anche essere in discordanza tra loro, contrasto che frusterebbe lo scopo prefisso, quello cioè di attirare le influenze sovrasensibili. Resterebbe ancora da accennare ad un altro aspetto del Quadro di Loggia, aspetto che si ricollega ad un'altra legge fondamentale che regge tutte le forme di simbolismo: il « rapporto di analogia inversa». Questa legge, in sostanza, vuole che «ciò che è primo e più grande nell'ordine della realtà principale, divenga in un certo senso - senza tuttavia essere minimamente alterato o modificato in sé stesso -- l'ultimo e il più piccolo sul piano della manifestazione».
L'esempio più caratteristico che può essere fatto di questo rapporto, è quello di rovesciamento di prospettiva che deve intervenire quando si passa, effettivamente e coscientemente, dall'ordine sensibile a quello sovrasensibile, dal piano fisico a quello metafisico. Sul piano materiale è perfettamente valida la prospettiva geometrica secondo la quale il centro corrisponde al punto più interiore ed è contenuto nel tutto (centro della circonferenza, centro della sfera).
Nell'ordine spirituale infatti, il Centro, l'Origine, il Principio, non è più contenuto nel tutto, ma avvolge e contiene il tutto.
Per dirla in termini massonici, cosa altro potrebbe essere il «punto geometrico - privo cioè di dimensioni - noto ai soli figli della Vedova»?
Secondo questo rapporto di analogia inversa, le realtà metafisiche adombrate dal Quadro di Loggia, appartenendo all'ordine spirituale, al metacosmo, contengono necessariamente in esse il cosmo, sebbene questo «contengono» non debba essere inteso in senso spaziale. Passando all'ordine materiale è la Loggia, simboleggiante il cosmo, che deve racchiudere nel suo centro - inteso questa volta nel senso spaziale - il Quadro, adombrante nel suo tracciato il metacosmo. Se fosse il Tempio, con i suoi elementi architettonici ed ornamentali, a simboleggiare le realtà metafisiche, questo rapporto di analogia inversa non sarebbe rispettato. Illustrare i diversi simboli contenuti nel Quadro di Loggia, non rientra nel compito che si è prefisso questo breve studio: piuttosto è doveroso aggiungere che con esso l'argomento non è affatto esaurito.
Poiché il simbolo è una finestra aperta sull'infinito, innumerevoli altri argomenti, tutti completantisi gli uni con gli altri, in virtù dei molteplici rapporti che collegano tra loro gli indefiniti gradi dell'esistenza, potrebbero essere addotti per dimostrare la necessità e la insostituibilità del Quadro di Loggia, di ciò che adombra il metacosmo nel cosmo.

GIORGIO ROCCHI

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