23 agosto 2009

- Teoria dei colori di GOETHE





"Quelli che compongono con luci di colori la luce unica ed essenzialmente bianca, sono i veri oscurantisti." Goethe
Goethe avrebbe cambiato la sua poesia, i suoi racconti e, probabilmente, anche il resto delle sue opere per la sua "Teoria dei colori ". Johann Eckermann, il confidente degli ultimi anni della sua vita, riporta le sue sorprendenti parole: "Di tutto quello che ho fatto come poeta, non ottengo nessuna vanità. Ho avuto come contemporanei buoni poeti, ne sono vissuti anche di migliori prima di me e ce ne saranno altri dopo. Però, essere stato l'unico del mio secolo che ha visto chiaro in questa difficile scienza dei colori, ebbene sì, di questo vado fiero, e sono cosciente di essere superiore a molti saggi".
Per Goethe, non si tratta tanto di conferma e dimostrazione scientifica, ma di comprensione e verità. Il colore saprebbe essere compreso dalla ragione strumentale. Ci sono campi della conoscenza che sfuggono, a causa della propria natura, all'analisi matematica e strumentale della scienza, dato che attraverso la questione dei colori si profila l'interrogativo goethiano sulla modernità del suo secolo, quello dell'Illuminismo e dei modi di pensare che modificano i discorsi e le rappresentazioni mentali. "Io riverisco i matematici (...) però non approvo che si voglia far abuso delle cose che non appartengono al loro campo e dove questa nobile scienza diviene assurda, come se esistesse solo ciò che può essere dimostrato matematicamente! Per Goethe, il tema dei colori divenne una questione personale, ovviamente non in ragione delle spiegazioni psico-sociologiche (molto spesso tanto volgari quanto illusorie) sostenute dal giovane Eckermann , ma perché la questione metteva in discussione ciò che lui era, a cominciare dalla sua visione del mondo, in quanto il ragionamento elaborato sia nella "Teoria dei colori " che nella "Metamorfosi delle piante " è di tipo matricial e Goethe è senza alcun dubbio uno dei massimi rappresentanti del suo secolo. Il colore deve essere compreso globalmente non analiticamente, deve essere un fatto visuale prettamente sensuale. La percezione dei colori dipende dall'equilibrio della luminosità ambientale: nell'oscurita tutto è nero e niente si può distinguere se la luminosità è eccessiva. Goethe espone nella quarta parte del suo trattato due idee essenziali: l'origine dei colori (del blu e del giallo) a partire dall'oscurità e dalla luce, fino ad arrivare alla nascita del colore "finale", il rosso, per intensificazione di ognuno dei due colori precedenti. Per cui, il rosso, è la risultante dell'oscuramento del giallo e la schiarita del blu. I tre colori intermedi (il verde, il viola, l'arancio) completano la disposizione cromatica essendo l'evoluzione e una miscela dei tre colori principali, infatti il giallo, che proveniente dalla luce, e l'azzurro dall'oscurità, si mischiano per dare il verde e si intensificano per dare l'arancio ed il viola per arrivare infine al rosso. La teoría genética dei colori, che Goethe oppone alla sperimentazione newtoniana, quella della scomposizione spettrale della luce bianca in sette colori essenziali (tra i quali, l'indaco, che è artificiale e introdotto senza dubbio per soddisfare l'analogia tra la gamma cromatica e quella musicale), riunisce l'esperienza dei tintori artigiani e dei pittori, come per esempio Leonardo da Vinci, il quale distingue i colori della luce (come il giallo ed il rosso) da quelli dell'ombra (azzurro e verde). Spiegato in un altro modo, possiamo anche dire che Goethe oppone alla sperimentazione empirica strumentale della luce, la percezione e l'osservazione sensoriale "naturale" degli oggetti e delle loro tonalità cromatiche sottoposti alla luce. Si tratta meno di obiettività e soggettività - il punto del pensatore di Weimar è tanto obiettivo quanto quello del suo predecessore- che di una differenza di natura nella qualità della percezione: una è naturale ed universale, l'altra è mediatizzata, strumentalizzata ed il frutto esclusivo di una cultura definita, quella ottenuta da conferme strumentali che, ha bisogno di affermare la sua "universalità" e la sua "obiettività" anche se in disaccordo con la percezione comune. I colori di Goethe possono essere disposti in un circolo cromatico, nel quale i colori complementari si oppongono diametralmente, o incluso, in uno schema triangolare con i tre colori fondamentali agli angoli, ed i tre colori intermedi ai lati. Questo tema tuttavia non esaurisce tutte le possibilità del colore, come per esempio trattare il castano, il rosa o il grigio, prodotti dal mix tra il rosso, il nero ed il bianco. Sebbene possiamo costituire un secondo circolo o triangolo cromatico, in questa occasione col rosso come ultima componente della decompressione del bianco come del nero, il rosa ed il marrone sarebbero i passi intermedi, mentre il grigio il mix tra nero e bianco. Nel 1969, i linguisti Berlin e Kay dimostrarono che i termini utilizzati dalla maggior parte delle lingue per designare i colori, si riassumono in 11 voci fondamentali, precisamente quelle che definiscono i colori dei due circoli cromatici: "anche se esiste un numero diverso di categorie di colori fondamentali in seno a ciascuna lingua, ne troviamo comunque 11 fondamentali che vengono condivise da tutti, a partire dalle quali le undici voci (ed a volte anche meno) dei colori di base in qualunque delle lingue che vogliamo analizzare, sono sempre rappresentate. Queste undici categorie di colori sono: il bianco, il nero, il rosso, il verde il giallo, l'azzurro, il viola, l'arancio ed il grigio." D'altra parte, Berlin e Kay, scoprirono che esisteva un ordine di prelazione che concerne le voci scoperte, nel caso che certe lingue possedessero un numero molto limitato di termini per designare i colori: "Tutte le lingue posseggono un termine per indicare il bianco ed il nero. Se una lingua ha tre termini per designare i colori allora uno di queste designa il rosso, se ne possiede quattro ne utilizza uno per indicare il verde o il giallo, e così via per arrivare al caso in cui la lingua possedesse più di 7 termini, la quale cosa significherebbe che oltre a quelli di elencati sopra, può indicarne altri come risultante dalle differenti combinazioni e tonalità tra gli stessi di base. " Possiamo allora immaginare una disposizione cromatica a doppio circolo, col rosso posto nel centro, colore essenziale per Goethe, e del quale i linguisti americani ne sottolineano l'importanza, o perfino una disposizione a stella, la quale riunisce i due diagrammi precedenti e nella quale ognuno degli undici colori si situa nelle vicinanze dei colori che gli sono affini in quanto a tonalità cromatica.
Patrice Guinard Trad. di Riccardo Sottani




Nessun commento: