2 agosto 2009

- MASSONERIA - SULLA GERARCHIA


La parola gerarchia ha una storia ormai lunga, che inizia, probabilmente, nei primi secoli d. C. L’adoperò infatti Dionigi Areopagita (o Pseudo-Dionigi), alla gerarchia egli dedicò due opere: “(Della) Gerarchia celeste” e “(Della) Gerarchia ecclesiastica”. Al III capitolo della “Gerarchia celeste” se ne trova la prima definizione conosciuta.In Italia, la parola gerarchia veniva allora ampiamente usata da ciò che si ricorda come Regime. I capi di quest’ultimo furono detti gerarchi.Oggi parlare di gerarchia e di gerarchi è possibile quasi solamente in negativo. Sono esse delle parole dal cui uso si rifugge, per paura, anche quando si potrebbe impiegarle appropriatamente. Si pensi a tal proposito alla parola impero o a fascio, particolarmente nella specificazione fascio littorio; si pensi anche, in un altro ambito, al sospetto suscitato ancor oggi dall’uso di parole come patria, bandiera o infine al recentissimo impiego, volutamente polemico, di parole come arditi e arditismo che, fra l’altro, risalgono al primo conflitto mondiale anche se dal Regime vennero apprezzate, impiegate e celebrate.È istruttivo soffermarsi sulla parola fascio. Il Fascio è un antico simbolo etrusco e romano che è poi riapparso in vari momenti storici fino alla Rivoluzione Francese, in cui è ampiamente rappresentato. Il Fascio compare anche nell’emblema del Rito Simbolico Italiano; perciò possiamo dire con certezza che esso è, almeno per noi, un simbolo sacro. E così, oggi, la gerarchia si riduce a un ordinamento di persone e funzioni in base al principio della subordinazione delle autorità inferiori alle superiori.
Gerarchia è una parola che nacque nella Chiesa e per la Chiesa e la cui forma discende dall’alto poiché “Ogni buon dono e ogni donazione perfetta viene dall’alto e discende dal Padre delle Luci”La gerarchia È tale (ordine sacro) esclusivamente in quanto dono di un Principio Sovrumano che Dionigi Areopagita chiama Principio Iniziatore. Infatti: “…per la nostra adatta elevazione il Principio Iniziatore, nel suo amore per gli uomini, ci ha rivelato le gerarchie celesti e, parallelamente al loro ministero e in rapporto alle nostre forze, ha istituito la nostra gerarchia a rassomiglianza del loro sacro essere simile a Dio; Egli ha rappresentato con immagini sensibili le Intelligenze celesti nelle sacre scritture dei Loghia, in modo da elevarci attraverso le cose sensibili fino alle realtà intelliggibili e dai simboli che rappresentano il sacro fino alle cime assolute delle gerarchie celesti.” L’esistenza di ciò che poi verrà chiamato gerarchia, in senso terreno, trae quindi la sua origine dal Principio Iniziatore. La gerarchia terrestre, trae la propria “forma”a imitazione delle gerarchie celesti. I padri che hanno avuto accesso al Principio della Luce ci hanno tramandato i Loghia e i Loghia ci rivelarono simbolicamente le gerarchie delle Intelligenze Celesti per la nostra elevazione. È un dono. “Lo scopo della gerarchia è dunque di assimilarsi e di unirsi sempre di più a Dio, che da essa viene posto a guida di tutta la scienza sacra e di tutta l’attività spirituale;… ” La Chiesa è gerarchia terrena proprio perché è stata istituita sulla forma donataci da un Principio Sovrumano, in quanto riflesso del sacro ordinamento celeste.In tal senso la parola gerarchia si può applicare alle organizzazioni iniziatiche.“Ogni organizzazione iniziatica è in se stessa essenzialmente gerarchica, tanto che si potrebbe scorgere in un tal fatto uno dei suoi caratteri fondamentali. La gerarchia iniziatica ha qualche cosa di speciale in sé che la distingue da tutte le altre gerarchie nell’ordine profano: ed è che essa è formata essenzialmente da gradi di “conoscenza”, con tutto quello che implica questa parola intesa nel suo vero significato (e quando la si prende nella pienezza di quest’ultimo si riferisce in realtà alla conoscenza effettiva)”Sono considerazioni che danno da pensare. Con il tempo la sostanza della parola gerarchia, dobbiamo riconoscerlo con dolore, è svanita e la parola è divenuta un simulacro, un’orma.
“Decadenza storica e disgregazione del linguaggio si condizionano a vicenda…” Le parole come gerarchia sono però degli indicatori preziosi per chi sa ancora godere della ricchezza che è conservata nelle opere che ci sono state tramandate. È uno sguardo che la rende disponibile in modo misterioso quello che su di esse si posa, silenzioso e riverente.
Possiamo ora con gli occhi della mente guardare al nostro Ordine.Se riconosciamo in esso l’eredità di un Principio Iniziatore o, in altri termini, se ci “leghiamo" a un Ordine di origine sovrumana, lo vivremo come gerarchia e potremo in esso progredire verso la trasmutazione e la trasformazione; altrimenti esso rimarrà per noi una pura virtualità, lettera morta, in senso proprio. La ragione è qui chiamata a una prova di umiltà. Esiste qualcosa che la trascende. Si può affermarlo anche a prescindere dalla fede.L’iniziazione è gerarchia, lo sappiamo, ma non basta; dobbiamo accettarlo. La riduzione dei tempi rende l’accettazione difficile; ancor più difficile e riconoscersi in un ordine sacro. Occorre intelligenza, un lungo profondo lavoro per giungere all’approdo. Primus inter pares: è profondamente vero, l’uguaglianza iniziatica non è egualitarismo.“Sembra d’altronde che ogni idea di gerarchia, anche al di fuori del dominio iniziatico, si sia particolarmente offuscata nella nostra epoca, ed altresì che sia una di quelle contro cui si accaniscono in modo speciale le negazioni dello spirito moderno, il che in vero è perfettamente conforme al carattere nettamente antitradizionale di questo spirito, carattere di cui in fondo l’“egualitarismo”in tutte le sue forme rappresenta semplicemente uno degli aspetti. È nondimeno strano e quasi incredibile, per chiunque non sia sprovvisto di ogni facoltà di riflessione, vedere questo “egualitarismo” ammesso apertamente e proclamato anche con insistenza dai membri di organizzazioni iniziatiche che, per quanto possano essere diminuite o anche deviate da molti punti di vista, conservano pertanto necessariamente una certa costituzione gerarchica, in mancanza della quale non potrebbero sussistere in alcun modo.”
RITO SIMBOLICO ITALIANO
Viator (A. C.)

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