31 agosto 2011

- Quadrato del Sator



Con l'espressione quadrato del Sator si indica una struttura a forma di Quadrato magico composta dalle cinque parole latine: SATOR, AREPO, TENET, OPERA, ROTAS, che, considerate di seguito, danno luogo ad un palindromo (frase che rimane identica se letta da sinistra a destra o viceversa. Il significato è stato nel tempo foriero di diverse interpretazioni.Così afferma Maria Grazia Leopardi in un articolo «L'intuizione - che ho illustrato nel mio ultimo libro Il quadrato magico del SATOR- il segreto dei maestri costruttori edito dalle Mediterranee - vede che il misterioso simbolo che appare ai margini di costruzioni medievali, ma anche molto più antiche, come a Pompei, consentirebbe, unendo le lettere delle cinque parole da cui è formata l'intera iscrizione, di tracciare una griglia, un reticolo che ho chiamato Matrix perché costituirebbe la matrice della creazione, le acque primordiali informate dallo Spirito da cui emergerebbe l'intera creazione. Gli architetti di diverse tradizioni ed aree geografiche si sarebbero dunque tramandato un segreto che ha fatto sì che l'arte della costruzione rappresentasse per eccellenza un percorso iniziatico. Iniziatico non solo per quanto custodito dalla Massoneria, ma soprattutto perché Architetto è, secondo l'etimologia greca della parola, colui che crea con 0 dall'Archè, dal principio di ogni cosa, dalla Matrix in cui da una punto centrale indicato da una N (come Nous) nel quadrato magico del SATOR, si irradierebbe il suono della creazione, il Verbo ordinatore. Insomma nella Matrix, vi è l'energia della creazione ed ogni linea costituisce la legge che rende ciò che emerge conforme all'ordine divino. Questo spiegherebbe l'armonia espressa dalle costruzioni sacre ed il loro ruolo di microcosmo perfetto, di paradiso in terra per cui l'Architetto non farebbe altro che reiterare l'atto cosmogonico del Grande Architetto dell'Universo».L'idea, tramandata dagli architetti di diverse tradizioni, in base alla quale l'arte della costruzione costituisce un percorso iniziatico, che determinerebbe la matrice della creazione, può essere in qualche modo posta in relazione con quanto dicono le antiche tradizioni spirituali. Le tradizioni spirituali del passato nascono infatti dalla comprensione che siamo tutti connessi tramite un'energia spirituale, attraverso una Matrice Divina, un campo che ci permette di essere l'uno parte dell'altro, parte del nostro mondo e di un'esistenza più vasta; ed è facile allora capire che l'affermazione che le costruzioni sacre abbiano il ruolo di microcosmo perfetto, che da esse si irradia il suono della creazione, rientra chiaramente in questo quadro, risulta chiaramente compatibile con questi insegnamenti delle antiche tradizioni spirituali.

29 agosto 2011

- L'uomo che si fermava alle apparenze

Dopo molte vicissitudini, un 'cercatore di verità' trovò finalmente un illuminato che aveva il dono di percepire ciò che è inaccessibile alla maggior parte degli uomini. "Permettimi di seguirti", gli disse il cercatore, "affinché possa imparare osservando ciò che hai acquisito". "Non sarai in grado di sopportarlo", rispose il saggio, "perché non avrai la pazienza di rimanere in contatto, diligentemente, con la trama degli eventi. Anziché imparare, cercherai di agire in funzione delle apparenze". Il cercatore promise che si sarebbe sforzato di esercitare la pazienza e di imparare dagli eventi senza reagire secondo i propri pregiudizi. "Accetto", disse allora il saggio, "ma a condizione che tu non faccia nessuna domanda nei riguardi di qualsiasi evento, finché non sia io a darti una spiegazione". Il cercatore si affrettò a promettere e si misero in cammino. Erano appena saliti sull'imbarcazione che li avrebbe portati sull'altra riva di un ampio fiume che il saggio fece di nascosto un buco sul fondo della barca. Creando in tal modo una falla, ripagò, almeno in apparenza, i servigi del barcaiolo con un atto distruttivo. Il cercatore non riuscì a trattenersi: "Ma potrebbero esserci degli annegati; la barca affonderà e andrà perduta! È questo il modo di comportarsi di un uomo buono?"."Non ti avevo detto che saresti stato incapace di non saltare alle conclusioni a tutti i costi?", disse il saggio, tranquillamente."Avevo già dimenticato la condizione", riconobbe il cercatore, chiedendo perdono per la sua dimenticanza. Tuttavia, era molto sconcertato. Proseguirono il loro viaggio e ben presto entrarono in un paese, dove furono ben accolti e ricevuti dal re, che li invitò a una battuta di caccia. Il giovane figlio del re stava cavalcando davanti al saggio. Non appena il gruppetto rimase isolato dal resto dei partecipanti da una siepe, il saggio disse al cercatore: "Svelto! Seguimi più presto che puoi!". Afferrò la caviglia del giovane principe e gliela storse; poi, dopo averlo adagiato a terra in mezzo al bosco lanciò il suo cavallo a briglie sciolte oltre i confini del regno. Il cercatore era sopraffatto dallo stupore e da un senso di colpa all'idea di essere stato complice di un simile crimine. Torcendosi le mani, esclamò: "Un re ci ha concesso la sua amicizia, ci ha affidato suo figlio, il principe ereditario, e noi lo abbiamo trattato in modo abominevole! Che comportamento è questo? È indegno del più vile degli uomini!". Il saggio si rivolse al cercatore con queste parole: "Amico, io faccio ciò che devo fare. Tu sei qui come osservatore, e questa situazione è già un raro privilegio. Sei giunto a questo stadio, ma non sembra che tu sia capace di trame profitto perché giudichi tutto partendo da un rigido atteggiamento di pregiudizio. Ancora una volta, ti ricordo la tua promessa". "Riconosco che non sarei qui se non fosse per la mia promessa, e che sono legato a essa. Ti prego quindi di volermi perdonare ancora una volta. Mi è molto difficile abbandonare quest'abitudine di procedere in base a supposizioni. Se ti pongo ancora una sola domanda, cacciami via". E proseguirono il loro viaggio. Giunti alle porte di una grande e prospera città, i viaggiatori chiesero un po' di cibo, ma nessuno volle dar loro il benché minimo pezzo di pane. In quel posto la carità era sconosciuta e i sacri doveri dell'ospitalità erano stati dimenticati. Contro di loro furono addirittura aizzati dei cani feroci. Quando ebbero raggiunto la periferia della città, affamati, indeboliti e assetati, il compagno del cercatore gli disse: "Fermiamoci un po' qui, vicino a questo muro in rovina, perché dobbiamo ricostruirlo". Lavorarono per ore, mescolando il fango, la paglia e l'acqua, finché il muro non fu ricostruito. Il cercatore era talmente esausto che dimenticò ogni ritegno: "Chi ci pagherà per questo lavoro? Per due volte abbiamo ripagato il bene con il male. Ora ripaghiamo il male con il bene. Sono sfinito e non sono in condizione di proseguire!". "Non temere", disse il saggio, "e ricordati che hai detto che se mi avessi posto ancora una sola domanda, avrei dovuto congedarti. Le nostre strade si dividono qui perché ho molto da fare. "Prima di lasciarti ti svelerò il senso di alcune mie azioni, affinché un giorno tu possa, forse, intraprendere di nuovo un simile viaggio."La barca che ho danneggiato è affondata. Ho evitato quindi che venisse confiscata da un tiranno che requisiva tutte .le imbarcazioni in previsione di una guerra che stava preparando. Il giovane al quale ho stolto la caviglia ormai non potrà più usurpare il trono, quando sarà grande, e neanche ereditarlo, perché la legge di quel paese prevede che solo chi è privo di infermità può guidare la nazione. In questa città dell'odio vivono due giovani orfani; quando saranno grandi, il muro crollerà di nuovo e porterà alla luce il tesoro che vi è nascosto, e che costituisce il loro patrimonio. Saranno abbastanza forti per impossessarsene e riformare l'intera città, perché questo è il loro destino. "Ora va' in pace. Sei congedato".
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26 agosto 2011

- RITUALITÀ, FRA MICRO E MACROCOSMO



Nel terzo secolo dopo Cristo il filosofo neoplatonico Giambilco scrive un libro che è un inno e una estrema difesa del politeismo e lo intitola in onore di Ermete Trismegisto ”I misteri d’Egitto”. Lo scrive per ribadire la validità della Teurgia, La Magia divina; cioè la capacità dell’uomo di mettersi in contatto con gli Dei, perchè “ogni virtù risale dagli Dei e da essi proviene, dai segni divinatori, dagli oracoli, alla lettura dei segni astrali, fino alla inestricabile capacità di suscitare l’intervento del cielo”. Questo testo scompare per oltre 1000 anni cancellato dal trionfo del Cristianesimo. Verrà scoperto da Marsilio Ficino e tradotto nella Firenze di Lorenzo il Magnifico e da quel momento, questo piccolo libro pieno di intuizioni rappresenterà uno dei cardini principali del pensiero magico dell’Occidente, da Giordano Bruno ai giorni nostri. Personalmente sono sempre stato affascinato da quei periodi che chiamo di transizione che nella storia dell’uomo a volte ricorrono. Per intenderci cito la saga di Re Artù di Parceval, di Merlino e Morgana. Si tratta di un momento storico-religioso in cui entità pagane partecipano come vestigia di archetipi nella trasposizione mistica-storica quasi perpetuando la loro memoria, mentre si sta imponendo un nuovo credo religioso destinato con le proprie parole e i propri simboli a cancellare la tradizione precedente, prima assimilandola poi perseguitandola. Ricordo con grande piacere un film (“Excalibur”) in cui in una scena Merlino dice rivolto a Morgana di non importunarlo più nel desiderio di apprendere la “magia del fare” perchè oramai gli uomini non avevano più bisogno di loro e Io diceva osservando un processione religiosa cattolica. Questo ricordo mi e’ sorto leggendo il libro di Giamblico poichè questo testo è scritto in un momento storico in cui ad un Ordine filosofico- religioso se ne stava sovrapponendo uno nuovo che aveva in se l’intento di sostituire tutto quanto era preesistente ad esso, assimilandolo in parte (vedi le immagini ancora venerate delle vergini nere che rappresentavano in molti casi Iside) per poi cancellare anche con i roghi ciò che considerava eretico. Ciò avveniva in tutta Europa, ma l’antico ordine che vantava padri nobili come la mistica greca, caldea, egizia, giudaica, essena, Pitagora e Platone, e tutta la mistica Celtica e del Nord, ormai faceva parte della tradizione nel senso letterale del termine. La tradizione intesa come memoria superstorica e super-razziale che tramanda riti e credenze, che affondano le loro radici nei primordi dell’uomo e che restano come retaggi mnemonici nel profondo dell’essere umano, la tradizione percorre la vita degli Uomini che hanno sensibilità per sentirla, e non cerca di essere vittoriosa, perchè lo è comunque, perché è giunta fino a noi. A volte qualche personaggio storico la cita e casualmente le si avvicina e le consente di riemergere con tutto il suo significato arcano che ricorda l’età dell’oro dell’umanità, ma indipendentemente da ciò, essa continua a scorrere a volte maschera o occultata. Nel caso della saga del Graal, di Luthor, di Morgana, di Merlino, la tradizione nordico-celtica velata di allegorie è giunta fino a noi. Ma anche la mitologia greca, quella egizia, essena, caldea, e la piu’ importante di tutte come la Caballà, che era tramandata per tradizione orale, fino al 1200 sono state trasmesse fino a noi come una catena ininterrotta di pensiero e. ritualità tradizionale, che per sincretismo ed analogie formano un fiume sotterraneo ma potente. Gli antichi scomponevano la forza divina in virtù distinte e ad ogni virtù attribuivano un nome diverso. Ma poichè l’uomo è Io stesso ovunque, e presenta le stesse paure e capacità di astrazione e percezione mistico-gnostica, i Pantheon erano simili nelle varie culture e non solo occidentali. Le menti più intuitive avevano percepito le stesse cose e per avvicinarsi ad esse usavano ritualità molto simili. Comprendevano così le forze superiori in virtù distinte, separate, e nella invocazione si rivolgevano ad ognuna di loro separatamente. Nel tentativo di evocare un intervento divino nel mondo sensibile. Da ciò derivano le invocazioni ancora oggi recitate nelle messe, ove si domanda la pioggia nei campi, i riti di guarigione, o si esalta la forza mistica del pellegrinaggio, della preghiera collettiva, si usano incensi candele, e canti, gestualità dell’officiante, modulazioni della voce, si usano colori diversi a seconda dei periodi dell’anno, invocazioni collettive ecc.ecc. Ciò non è altro che Teurgia, cioè una serie di atti volti ad invocare 1’intervento della Divinità sul mondo sensibile, scalando le segrete scale del mondo insensibile. Partendo dal Microcosmo per giungere al Macrocosmo e da li discendere. Ho parlato di mondo sensibile, Microcosmo, parte dell’atto creativo, specchio e riproduzione a volte imperfetta del Macrocosmo del quale è dipendenza e continuità. “E’ certo che le cose inferiori sono sottoposte alle superiori e che in un certo modo, come afferma Proclo, le une si ritrovano nelle altre, così che le cose terrestri si riscontrano nel cielo, ma in modo celeste, e quelle celesti si trovano in terra ma in modo terrestre” (Cornelio Agrippa.). “Ciò che è in alto è come ciò che è in basso, e ciò che è in basso è come ciò che e’ in alto”, recita la Tavola Smeraldina “Le cose solide sono le cose aeree cristallizzate, le cose volatili sono le cose solide volatilizzate!”, ed in questa continuità sta il segreto della trasmutazione degli Alchimisti. Esiste dunque un continuum fra ciò che è in “alto”, inteso come universo in cui le divine virtù sono ancora creative ed esistono allo stato potenziale, e ciò che è in “basso”, espressione a volte imperfetta in cui la potenza ha espresso la forma. La teurgia è uno studio presente nella tradizione occidentale, che nelle modalità di svolgimento rituale e per strette analogie accomuna gli uomini nella invocazione del Divino, nel tentativo di comunicare e influenzare il mondo sensibile facendo vibrare le corde del mondo insensibile. Esisteva un tempo, presso le R:. L:. europee, l’usanza di dedicare una tornata di loggia alle ”Impressioni Massoniche” che altro non era che una serata dedicata agli Apprendisti che liberamente esprimevano le loro sensazioni relative ai lavori muratori, ottenendo il permesso di “rompere” il silenzio rituale e rivolgersi ai FR:. dei gradi superiori che bonariamente li ascoltavano. lo, da Apprendista, ho cercato fra me e me di esprimere continuamente le mie impressioni, e se all’inizio del mio percorso avessi potuto esprimere ciò che non capivo, avrei certamente chiesto diverse spiegazioni sulla ritualità massonica. Ad esempio la prima cosa che il Fratello Esperto mi disse fu: “nel Tempio si cammina sempre in quel senso, devi squadrare”, cosa che mi risultò non chiara al momento, ma che ora mi fa comprendere il silenzio Pitagorico e L’ imperativo ”Ipse dixit” Solo ora, dopo tempo, studio, e con la più prolungata frequentazione dei nostri lavori, inizio a “sentire” più che a comprendere quanto sia importante la Ritualita’ gestuale e verbale. lpse dixit, senza spiegare, frasi e gesti lanciati nell’universo dello spirito, che ad esso parlano più di tante parole. In realtà la progressione della mia consapevolezza in senso iniziatico non e’paragonabile a nessuna acquisizione fino ad ora provata, come ad esempio la mia conoscenza, di medico, in campo scientifico. In sintesi la mia progressione di conoscenza in campo scientifico altro non è che una costante correzione degli errori precedenti. Invece durante il cammino iniziatico a volte si procede lentamente (ancora oggi entrare in loggia ritualmente a lavori iniziati mi crea qualche piccolo pensiero...), ma a volte una frase, un atto, un rumore (indimenticabile, per emozione sentita fino alle mie radici, il momento in cui nel più assoluto silenzio ho sentito il tintinnio dei grembiuli agitati nell’atto dl invertirli nella tornata di rievocazione dei Fratelli passati all’Oriente eterno), sono riusciti a parlare alla mia anima ed a fare cadere un velo, consentendomi di vedere ciò che forse già era presente, ma non riuscivo a percepire: un grande senso di fratellanza e vero amore fraterno per i miei Fratelli. In questo processo di scoperta di me stesso, come Uomo Libero, l’atto rituale lentamente è diventato di estrema importanza e ciò ha attratto la mia attenzione su tale realtà. La mia attenzione è rivolta non alla spiegazione ontologica della frase o del gesto, che rimane comunque una conoscenza importante, ma è rivolta piuttosto alla sensazione creata da quel momento di comunanza, in cui un gruppo di liberi muratori che cerca con la propria opera di lavorare per la propria crescita individuale e collettiva, determinando nello spazio illimitato della loggia un qualche cosa di magico in grado di allargare gli orizzonti della coscienza individuale e collettiva, che interagisce con il mezzo della ritualità dal Micro al Macrocosmo. Ciò avviene nel Tempio. Un luogo Magico ove tutta una serie di simbolismi esprime l’idea della creazione intesa come derivazione dal caos originario poi passante per i quattro elementi e giù via fino alla forma compiuta; un luogo ove non esistono confini, ma che si estende dal centro della terra allo zenith, un luogo in cui è sintetizzata e pienamente rappresentata l’opera del Grande Architetto, che è ordine e creazione dal caos, ma che con i propri simboli muratori richiama anche ad una vita iniziatica che porta ordine nel caos dell’animo umano. Insegnamenti esoterici ed exoterici insieme che fanno di questo luogo un posto in cui tanto parla alla mente in modo razionale e discorsivo, ma in cui tutto parla allo Spirito esaltandone la sensibilità e consentendo ad esso di cercare la Vera Luce. Fin dall’antichità il Culto dei Grandi Misteri, gli Inni Orfici, la mistica Caldea, fino agli inni di David, avevano sviluppato una Ritualità rigida e precisa, che altro non era che un modo per avvicinare di più lo spirito alla percezione ed al contatto con il Divino. lo sono convinto che esista in ognuno di noi, celato ma presente nel nostro Spirito, una fonte tradizionale ove il passato rimane velato ma presente nella sua forza come memoria, pronto a scorrere ancora come un torrente impetuoso appena si trovano le condizioni per poterlo scorgere. Una fonte tradizionale può ricevere affluenti in grado di nutrirla e di arricchirla a patto di non risultare poi inquinata.. Anzi una tradizione chiusa in se stessa che non può accrescersi; è per definizione una tradizione morta. E d’altra parte prima della fonte di un fiume esiste qualche cosa, e quindi una istituzione che si crea attingendo anche ritualmente dalla tradizione è già presente nei fatti, prima della propria costituzione. Quindi in questa tavola ho tentato di intuire il significato del luogo e dei simboli presenti in loggia e della ritualità che qui viene svolta. Ciò che conosciamo degli antichi riti teurgici per analogia e sincretismo evidenziano come gli uomini dotti (i maghi, e per il G. Bruno i conoscitori della magia naturale) operassero le loro azioni con similitudine, indipendentemente dai continenti e dalle distanze. Anche il luogo in cui ciò avveniva rivestiva una importanza magica. Ad esempio la disposizione rispetto ai punti cardinali delle cattedrali medioevali con l’altare rivolto ad est; e lo stesso tempio di Re Salomone che tanta importanza riveste nella nostra istituzione, aveva, secondo leggenda, proporzioni dettate direttamente dalla Divinità; esempio in cui l’essere superiore si rivolge agli uomini mediante numeri e proporzioni. Tale dato fa pensare che i numeri e le proporzioni siano precedenti all’atto creativo e lo guidino. Quindi il luogo fisico in cui si svolge la Ritualità ha forma e proporzioni tradizionali che esprimono radici antiche e valenze arcane. L’uomo purtroppo e’ vanaglorioso e pensa che il lavoro della propria mente sia più apprezzabile di ogni cosa e che quindi tutto il corteo simbolico e rituale appartenga ad un passato che caratterizza la storia di una Istituzione e che altro non sia che un richiamo tradizionale che precede e segue il vero lavoro rappresentato dalla parola. Ma se la parola parla alle menti e solo in qualche caso riesce a sfiorare lo spirito, il luogo ove siamo con tutta la sua simbologia evidente e la ritualità che vi svolgiamo parla silenziosamente alla nostra essenza, facendola prima maturare e permettendole poi di esprimersi. La mente umana però cede mal volentieri il comando del nostro sentire e dei nostri desideri,, e lotta circondando ciò che è nel profondo di noi con una spessa corazza di incrostazioni di grande resistenza. Cari Fratelli, nessuna mente può col solo raziocinio formare una equazione che rappresenti la Vera Luce. Solo ciò che è più profondo in noi, lo Spirito, può elevarsi e percepire il bagliore immenso e tranquillizzante della Luce per poi ridiscendere più luminoso perchè per un attimo non e’ stato offuscato dalle tenebre della ragione e della materia. Da quell’istante anche la materia non ha più lo stesso valore.
Il simbolo, la Ritualità, parlano ai nostri spiriti e ciò avviene nel Tempio luogo ove si esprime il massimo delle relazioni esistenti fra Micro e Macrocosmo. Non descrivo la Loggia vi prego di guardare intorno a Voi. “Ciò che è in alto è come ciò che è in basso”, recita la tavola Smeraldina, il più completo ed enigmatico documento esoterico giunto fino a noi. Il Macrocosmo è come il Microcosmo e il Microcosmo è come il Macrocosmo. “L’immobile circonda tutto, e da esso dipende ogni cosa. La virtù divina permea ogni cosa del creato e discende dall’alto permeando ogni cosa vivente e non. La luce e’ un continuum e’ ovunque e medesima e non si può circoscrivere; essa unisce gli estremi ai principi; è seguendo essa che l’insieme del cielo e della terra compie la sua rivoluzione circolare mettendosi centro, ricongiunge la fine all’inizio, come la terra con il cielo, e realizza una unica continuità ed armonia di tutto con tutto”. (Giamblico). Occorre ricercare quella scintilla divina che è in noi e che pervade ogni angolo dell’ universo. Dio contiene immoto il tutto e mai, mai conterremo immoti una sua scintilla della creazione. Oltre l’immoto tutto il movimento ruota intorno ad una scintilla divina come intorno al sole. Dobbiamo cercare quella scintilla che è in noi. Dobbiamo cercare l’estasi con il Trascendente, il non-nato. Le Sue rappresentazioni, la sua forza. Così il Micro e Macrocosmo sono simili. (Plotino). “Le cose di quaggiù sono senza soluzione di continuità come quelle di lassù, e le divine forme intellettuali, presenti nei corpi stellari, degli dei, esistevano prima di essi. Ora anche nella attività intellettuale il loro legame comune è indivisibile come lo è la loro partecipazione alle forme perchè nulla le supera e nulla si intromette fra loro; ma nell’essenza innaturale e incorporea stessa, non essendo né schiavo della distanza secondo luoghi e soggetti né circoscritto da delimitazioni individuali, sempre è simile a se medesimo e confluisce immediatamente nella identità; è il processo di distacco dall’Uno, il ritorno di tutti gli esseri all’Uno, la totale signoria dell’Uno, deduciamo l’insieme degli dei del mondo e di quelli che persistono nell’intelletto” ( Giamblico). “Può la luce applicare le leggi dello spirito alla natura e le leggi della natura allo spirito, unione cosmica che fa dell’uomo Io specchio del cosmo e viceversa” (Giamblico). “La celeste virtù è comune ad ogni materia elementare” (Raimondo Lullo) “Ogni cosa e’ formata da quattro elementi che derivano da uno. I quattro elementi puri e patenti allo stato archetipo dei cieli e poi via via presenti man mano che si scende, meno puri ma sempre loro nel mondo naturale che da essi è formato. Quattro elementi, la base delle cose materiali e cioè il fuoco, la terra, l’aria, l’acqua, che compongono tutte le cose terrene non per fusione ma per trasmutazione e accoppiamento e in cui tutte le cose si risolvono quando si corrompono” ( Cornelio Agrippa). “E’ dall’archetipo della creazione che i quattro elementi sono nel ventre delle cose: sono la base, il principio delle cose sensibili, e come tali hanno influenzato anche le cose insensibili. Dallo stato forza puramente scendono alla terra e si pongono a formare le cose. Esiste un luogo non solo ideale ove in qualche modo, nello stato via via più puro esistono. Gli elementi sono quindi nell’archetipo delle idee di tutto ciò che si produce, nelle intelligenze le potenze, nei cieli le virtù, nella terra le forme più crasse”(Cornelio Agrippa). “Separerai il sottile dallo spesso più volte con molta cura”, recita la Tavola di Smeraldo, come ad identificare un condizione in cui con continuità si può salire dal Micro al Macrocosmo. “Aria, acqua, fuoco, terra, dalla creazione scendono involvendosi e trasmutandosi fino al mondo apparente... Dalle idee archetipo in cui sono puri e potenti, scendono fino alla visione sensibile e costituiscono ogni cosa. Una linea ininterrotta che scende a noi dalla creazione fino alla visibilità”. In questo Microcosmo e Macrocosmo sono uguali.. “Ogni parte del corpo dovrebbe ruotare intorno ad un nucleo divino come i pianeti rispetto al sole sentendolo vivo ed irradiante..” (Plotino).
“E’ opinione comune fra i Platonici, che come nel mondo archetipo tutto si trovi in tutte le cose, lo stesso avvenga nel mondo corporale, con la sola differenza che si trova in modo diverso, a seconda cioè della differente natura dei soggetti che ricevono le influenze o le impressioni. Cosi gli elementi sono non solo in tutte le cose terrene, ma anche nei cieli, nei demoni, negli angeli e in Dio stesso, che è il creatore ed animatore di tutte le cose.. Ma se gli elementi si incontrano in questo mondo inferiore sotto forma grossolana e materializzata, nei cieli sono invece in forme pure e in tutta la loro potenza“ ( Cornelio Agrippa). “Dio mostra il suo volto attraverso la perfezione della natura” ( Giordano Bruno). Questa affermazione quasi panteista richiama la tradizione più antica sulla esistenza di una filosofia naturale, in cui la Ritualità ha una parte attiva. Per inciso pensando alla Genesi di S. Giovanni, alla profezia di Ezechiele, alla leggenda babilonese della creazione relativa alla Dea lsthar, alla Caballa, tutte concordi nella esistenza di un caos iniziale a cui poi il Non-Nato pose fine, stabilendo ordine, il Creatore non poteva essere definito meglio se non col nome di Grande Architetto dell’ Universo. Il tempio racchiude in se tutti i simboli della creazione e ricorda a noi tutti i quattro elementi e la partecipazione al tutto del sole, della luna e delle stelle. E’ anche il luogo ove la nostra simbologia muratoria parla del lavoro di sgrezzamento della pietra grezza da svolgere visitando interriora terrae invenis occultum lapidem. Quindi una esortazione ad un lavoro di ricerca interiore volto alla scoperta del nostro spirito che deve elevarsi alla ricerca della Luce del Grande Architetto, e quindi esorta ad un lavoro exoterico di fratellanza e tolleranza, ma anche ad un lavoro esoterico nella ricerca del contatto con la Luce. Simboli quindi che parlano alla mente e inducono al ben comportarsi come uomini liberi fra uomini profani, ma anche simboli che portano alla trascendenza e al contatto ricercato con I’Entità Superiore, ciò che fa della Massoneria una Istituzione Sacra. Il tempio quindi lo penso fisicamente sospeso fra il Micro ed il Macrocosmo, in uno spazio in cui uno trapassa nell’altro e vi si riflette vicendevolmente senza soluzione di continuità. E’ uno spazio senza confini quasi a volerci rappresentare che, per lo spirito di chi cerca la verità, non esiste luogo e nessun luogo può contenerlo, ma soltanto dal tempio può espandere i propri orizzonti. Vi confesso che a volte durante i nostri lavori ho allargato l’orizzonte della mia consapevolezza, e ciò mi ha aiutato nella mia vita profana, ma e’ mia convinzione che soltanto nel Tempio ciò poteva accadere. Un tesoro piccolo o grande che sia, che ho trovato qui dentro con voi, cari Fratelli, perchè quando si chiude l’Atanor succede veramente qualche cosa. A riguardo della ritualità gestuale vorrei dire che a mio parere riveste una importanza fondamentale. Le luci, le candele, il Libro, i gesti, la preparazione, l’uso dei gioielli mobili, l’incenso, la musica, le frasi, ecc ecc., rappresentano una ritualità tradizionale che parla allo spirito e lo aiuta al di là della comprensione razionale. Crea un gruppo di Liberi muratori che cercano in quel momento la Luce, che riflettono ma che contemporaneamente ricevono ovunque posino il proprio sguardo messaggi simbolici volti al proprio spirito. In quel momento, a mio parere, la nostra energia spirituale si alza verso il Macrocosmo e ivi non si perde, perchè nulla nel creato va disperso. Non e’ un caso che in Occidente le due Istituzioni che più rigidamente conservano la ritualità tradizionale siano la Massoneria e la Chiesa di Roma. Una ritualità quindi che costituisce un ponte ed un trampolino verso il macrocosmo, verso l’inizio di tutto, verso il luogo ove è La Luce. Una ritualità di tipo tradizionale che cerca in noi quella scintilla divina che è in ogni parte del creato e che vuole mediante la trascendenza tentare di ricongiungerla con la fonte originale, che e’ il Grande Architetto. E’ un viaggio del solo verso il Solo, che il Tempio, la Ritulità ed i Fratelli rendono possibile.
G:. B:.

23 agosto 2011

- L'uomo che camminava sull'acqua

Un giorno un derviscio dalla mentalità convenzionale, prodotto di un'austera scuola religiosa, stava passeggiando lungo un corso d'acqua, completamente assorto in problemi teologici e morali, perché quella era la forma che l'insegnamento sufi aveva assunto nella comunità cui apparteneva. Per lui la religione emotiva corrispondeva alla ricerca della Verità Suprema. All'improvviso il filo dei suoi pensieri fu interrotto da un forte grido: qualcuno stava ripetendo l'invocazione derviscia. "Non serve a niente", si disse, "perché quell'uomo pronuncia male le sillabe. Anziché salmodiare YA HU, dice U YA HU ...".Il derviscio ritenne allora che fosse suo dovere - lui che aveva studiato con tanto zelo - correggere quel poveretto che sicuramente non aveva avuto l'opportunità di essere guidato nel modo giusto, e che probabilmente faceva solo del suo meglio per entrare in armonia con l'idea sottesa nei suoni. Noleggiata una barca, remò in direzione dell'isola donde sembrava provenire la voce. In una capanna di canne scorse, seduto per terra, un uomo vestito da derviscio che si dondolava al ritmo della ripetizione della formula iniziatica. "Amico mio", gli disse, "la tua pronuncia è sbagliata. Mi incombe dirtelo perché è meritevole dare consigli e altrettanto meritevole accettarli. Ecco come devi pronunciare". E glielo spiegò."Grazie", disse l'altro con umiltà.Il primo derviscio risalì in barca, molto soddisfatto di aver compiuto una buona azione. Dopo tutto, non è detto che colui che riesce a ripetere correttamente la formula sacra possiede anche il potere di camminare sulle acque? Il derviscio non aveva mai visto nessuno compiere un simile prodigio, ma aveva sempre sperato, per qualche ragione, di riuscirci prima o poi.Dalla capanna non arrivava più alcun suono; tuttavia, era convinto che la lezione aveva dato i suoi frutti.Fu allora che udì un U YA pronunciato con esitazione: il derviscio dell'isola si era messo nuovamente a pronunciare la formula a modo suo ...Mentre il primo derviscio era assorto nelle sue riflessioni, meditando sulla perversità degli uomini e sulla loro cocciutaggine nel perseverare nell'errore, i suoi occhi scorsero uno strano spettacolo: il derviscio della capanna aveva lasciato la sua isola e stava venendo verso di lui camminando sulla superficie dell'acqua ...Stupefatto, smise di remare. L'altro lo raggiunse e si rivolse a lui con queste parole: "Fratello, perdonami se ti importuno, ma sono venuto a pregarti di insegnarmi ancora una volta il modo corretto di ripetere l'invocazione, perché ho difficoltà a ricordarlo".
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20 agosto 2011

- Crisi: Raffi (GOI), lo Stato cancelli l'esenzione Ici per i beni immobili della Chiesa non destinati al culto. Congelare per tre anni l'8 per mille.






"In un tempo di grave crisi economica, in cui si chiedono lacrime e sangue ai pensionati e ai più deboli, serve responsabilità e concreta solidarietà: tutti devono dare il proprio contributo per salvare il Paese dal rischio default. Dai politici ai calciatori, non sono più ammesse esenzioni feudali né privilegi di casta che hanno il sapore di un autentico insulto alla povertà e a milioni di italiani che lottano quotidianamente per far fronte a difficoltà di ogni tipo". E' quanto afferma Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia. "E' giusto - spiega Raffi - che lo Stato abolisca le esenzioni dell'Ici per i beni immobili della Chiesa non destinati al culto e di tutti gli altri enti che si avvantaggino di tale esenzione, così come è opportuno congelare per tre anni l'8 per mille fino al raggiungimento del pareggio di bilancio, come fissato nella manovra, destinando le risorse alla ripresa economica dello Stato. Non siamo certo nostalgici delle leggi Siccardi che abolirono i privilegi del clero né presi da furore giacobino, ma chiediamo giustizia ed equità sociale. Chi ha di più, apra i cordoni della borsa e dia l'esempio". "La Libera Muratoria – rimarca il Gran Maestro di Palazzo Giustiniani – è dalla parte di chi si rimbocca la maniche per far uscire il Paese dalle secche dell'egoismo e dell'indifferenza. Rilanciamo con forza il bisogno di un nuovo Patto di Fratellanza che abbia davvero a cuore il destino dei giovani e delle famiglie, dei lavoratori e delle imprese. Dal tunnel della crisi e dalla minaccia delle speculazioni internazionali - conclude Raffi - si può uscire solo camminando in cordata verso un'unica direzione: il bene dell'Italia".




Roma, Villa il Vascello, 19 agosto 2011

18 agosto 2011

- Eggregoro



L'uomo sin dall'inizio dei tempi, si è posto molte domande circa l'origine della propria esistenza e del mondo che lo circonda; tuttavia analizzare in modo semplice e razionale la condizione dell'uomo, non è una cosa molto semplice. Inizieremo facendo una domanda basilare, « che cosa è la realtà? ». Dando uno sguardo intorno a noi e guardando il mondo visibile che ci circonda, comprenderemo la domanda. Intorno a noi esiste una grande quantità di cose che la scienza ha chiamato «materia»; vediamo in azione, nelle sue innumerevoli forme di manifestazioni qualche cosa di meraviglioso chiamato «forza» od «energia»; assistiamo a varie manifestazioni a cui diamo il nome di «forme di vita», dalla più piccola macchia di fango fino a quella forma che chiamiamo Uomo.
Ma dal punto di vista fisico, cosa è la materia? La materia è esattamente una vibrazione di energia pura, a diversi livelli di oscillazione secondo la propria natura e specie. Il livello energetico e la frequenza oscillatoria, determinano rispettivamente la temperatura e la massa. Infatti moltissime persone conoscono i principi sanciti da A. Einstein e, tra questi il più ricco di conseguenze è costituito dall'equivalenza massa-energia, per cui una certa massa può trasformarsi integralmente in una quantità di energia pari al prodotto della massa stessa per il quadrato della velocità vibratoria (E = mc2). L'equivalenza tra massa ed energia ha trovato, tra l'altro, conferma nei processi nucleari di fissione, in cui rappresenta il presupposto teorico della possibilità di ottenere energia da tali reazioni. Anche nei processi di combustione è possibile valutare l’effetto di trasformazione della massa in energia; infatti sommando il peso delle ceneri ai gas prodotti in tale meccanismo, vediamo che il peso risultante sarà molto inferiore al peso iniziale del materiale combustibile; da ciò si deduce che parte della materia si è trasformata in energia. Ma cos’è l’energia ? L’energia viene definita sommariamente dalla scienza attuale, come la capacità di un corpo a compiere un lavoro; ma realmente abbiamo appena visto che tutto è energia, in diversi stati, a diversi livelli vibratori in quantità diverse, ed anche noi siamo soltanto e puramente energia. Abbiamo appena detto che l’energia ha diversi stati e delle peculiarità studiate dalla fisica moderna, oltre alla massa l’energia è anche l’elettricità, magnetismo, calore, luce, onde radio, radiazioni e tantissime altre forme conosciute ed in via di scoperta come i neutrini e che hanno la particolarità di attraversare tutta la materia senza alcuna sensibile modificazione o il Bosone di Higgs chiamato anche particella di Dio, ancora in fase di ricerca al CERN di Ginevra. Gli stati attualmente conosciuti dell’energia, vanno dal solido, liquido, gassoso, plasma ed infine allo stato eterico o etere; mentre tutti conoscono i primi tre stati della materia, non tutti conoscono gli altri due e ritengo utile dare un breve accenno di questi. Lo stato di plasma, è un particolare stato della materia detto anche “ionizzato”, cioè quello stato che si trova normalmente all’interno di un tubo catodico, all’interno di un fuoco o all’interno di una fissione nucleare e si chiama ionizzato, perché la materia riesce a liberare elettroni dal nucleo atomico con estrema facilità a causa della forte riduzione della banda di valenza energetica. Lo conduzione elettrica nello stato di plasma, ha anche ulteriori peculiarità e cioè di essere modulabile da campi magnetici esterni ed inversamente, modulando il flusso elettrico si modifica il campo magnetico generato. Cosa vuol dire quanto appena detto? Che un tubo termoionico è un amplificatore, come ad esempio succede nelle vecchissime valvole in uso prima dei transistor; non solo, se prendiamo ad esempio un normalissimo cannello Bunsen a gas e sovrapponiamo a questo una griglia metallica ed applichiamo le due uscite di un amplificatore audio, collegandone uno alla carcassa del cannello e l’altro alla griglia metallica, accendendo la fiamma ed avviando una qualsiasi riproduzione musicale, avremo il prodursi di due effetti: il primo è che immediatamente udremo il diffondersi della musica attraverso la fiamma che funge da altoparlante; ed il secondo che intorno alla fiamma avremo un campo magnetico variabile sincronizzato con la musica stessa. Inoltre, esiste anche l’effetto opposto, cioè applicando un campo magnetico variabile, si riesce a modulare la fiamma ed indurre in essa una corrente elettrica come fosse un conduttore che risponda ai ben noti principi di Faraday, Neumann, Maxwell e Lenz. Lo stato di cui stiamo trattando non ha soltanto le proprietà accennate, ce ne sono tantissime altre, alcune relativamente note e forse moltissime ancora da scoprire; tra le prime possiamo annoverare la proprietà emittente, cioè l’emissione di radiazioni elettromagnetiche e raggi disparati tra cui i raggi X, i raggi canale ed uno spettro vastissimo che, alla luce delle esperienze attuali va, secondo le frequenze e quindi varie lunghezze d’onda, dalla emissione radio ai raggi denominati cosmici. L’Etere o stato Eterico, è un principio ancora non ben noto alla fisica attuale e fonte di continui studi e modifica delle teorie in merito. Si basa principalmente sull’osservazione di un fenomeno particolare cioè l’attraversamento nel vuoto assoluto di onde radio e radiazioni particolari che si trasferiscono da un luogo all’altro senza nessun attraversamento di particelle; l’etere infatti viene configurato come avente le caratteristiche di un fluido, e cioè si può mettere in vibrazione e trasmettere onde come quando si lancia un sasso in uno stagno. Questa osservazione sottintende che : Primo, tutto l’universo sia pregno di etere a partire dagli spazi inter atomici, agli spazi inter galattici; altrimenti la luce e le onde radio ed i campi magnetici nel vuoto non si potrebbero trasmettere: Secondo, la vibrazione è una modificazione energetica dove a zone di maggior concentrazione corrispondono zone a minor concentrazione, come il caso delle onde dello stagno generate dal lancio del sasso. Quanto appena detto vuol significare che in alcuni modi è possibile variare il contenuto energetico di alcune zone dell’etere, altrimenti non avremmo il fenomeno della propagazione delle onde e quindi anche l’etere, secondo la mia personale interpretazione, dovrebbe sottostare alle leggi della fisica già accennate. Comunque l’osservazione dei fenomeni cosmici, fa rilevare che tramite l’etere si propagano nello spazio radiazioni generate dalle più disparate forme di corpi celesti. Tutto l’universo è una grandissima pulsazione energetica generata principalmente da varie forme di applicazione naturale del plasma, modulato da campi elettromagnetici di varia natura. Per quanto riguarda l’uomo, l’energia , in tutte le forme possibili, rappresenta l’essenza stessa dell’essere, a partire dalla costruzione della più elementare delle cellule a quelle più complicate come quelle del cervello. Se pensiamo alla costituzione della cellula elementare, vedremo che essa ha una differenza di potenziale elettrico tra la membrana esterna ed il nucleo che può variare tra –70 e + 30 millivolt, e che questa differenza di potenziale è necessaria alla pompa sodio – potassio per lo scambio delle sostanze nutritive; inoltre a causa delle correnti elettriche interne, ogni cellula ha un proprio campo magnetico ed emissione di onde radio. Tramite quest’ultima peculiarità, si instaura un collegamento con le cellule vicine e tra queste e la periferia nervosa. Inoltre, è stato notato che il trasferimento del codice matrice delle cellule staminali avviene sia tramite informazioni radio che tramite campi elettrochimici. Ricordiamo che le cellule staminali, sono quelle cellule generate dal midollo spinale, ed hanno la particolarità di essere cellule senza matrice e quindi adatte a sostituire qualsiasi tipo di cellula presente nel corpo. Se consideriamo l’organismo umano come un’insieme cellulare, vediamo che il corpo genera
costantemente campi elettrici e magnetici e questi a sua volta sono immersi in altri campi generati dall’ambiente circostante e da altri individui. E’ chiaro a questo punto che ogni individuo interagisce con i sistemi energetici circostanti e che in determinate occasioni si possano verificare fenomeni di risonanza o fenomeni di tipo Doppler, cioè di sommatoria algebrica delle frequenze emesse dai vari sistemi. Logico anche dedurre che in presenza di campi interferenti le informazioni alle cellule staminali possano essere modificate da elementi estranei al sistema in uso. Non solo, anche le cellule funzionanti possono essere inibite e/o modificate da fattori esterni come ad esempio radiazioni di varia natura. Comunque le cellule costituenti il corpo, sembrano dialogare tra loro ed abbiano una “mente” propria che coordini le funzioni di ciascuna cellula. Oltre alla mente cellulare, esiste anche la mente di insieme e sotto insieme. Cosa vuol dire ciò? Vuol dire che una singola cellula quando entra a far parte di un gruppo di cellule similari, acquisisce e forma una mente comune a tutto il gruppo; ad esempio: se prendiamo una singola cellula che entra a far parte del muscolo cardiaco, essa si contrae e si estende contemporaneamente alle altre del proprio gruppo in modo coordinato; lo stesso vale per qualsiasi cellula che entra a far parte di qualsiasi altro organo. Ciò vuol dire che le cellule unite, hanno oltre alla propria mente, la mente di gruppo. Ad esempio nel caso del cuore, se asportiamo una piccola parte di tessuto, avremo modo di notare che esso dopo la asportazione, continua a contrarsi all’unisono con le cellule rimanenti qualora esso rimanga nelle immediate vicinanze dell’organo principale. Qualora tale tessuto sia allontanato a distanza notevole e rimanga ancora vivo, il ritmo potrebbe cambiare. Oltre a questa mente di insieme, esiste anche la mente di insieme a livello superiore e cioè di gruppo di insiemi in ordine crescente; quale esempio vorrei citare l’essere, il gruppo di persone, il nucleo familiare, la tribù e la nazione. Questa affermazione sembra incredibile ma ci sono le prove che quanto affermato è vero; ad esempio vorrei citare uno studio eseguito in alcuni college femminili inglesi; è stato registrato che il giorno di inizio del ciclo mestruale di ciascuna delle collegiali abitanti in una stessa camerata all’inizio dell’anno scolastico era sfalsato rispetto alle altre, gradatamente con il trascorrere del tempo il ciclo tendeva a sincronizzarsi su quello della ragazza dominante del gruppo. Inoltre, le tendenze di gusti, abitudini, ideali politici e linguaggio, tendevano ad uniformarsi creando uno spirito di corpo. Pertanto ciascuna cellula è “sintonizzata” con le altre dello stesso gruppo cellulare e la cosiddetta
“mente di insieme” con la mente del corpo dell’individuo. Per riprova di quanto affermato, se per mezzo di uno sforzo volitivo imponiamo alla mente alcune emozioni forti in assenza di una causa oggettiva, notiamo immediatamente delle ripercussioni sui vari sistemi del corpo quale ad esempio quello circolatorio. Infatti molte malattie derivano essenzialmente da cause similari e si chiamano somatizzazioni di stati mentali. Se riflettiamo un momento, con le osservazioni appena fatte, abbiamo visto che lo stato ionizzato della materia corrispondente alla cellula si collega ad altri gruppi analoghi formando una mente di insieme ed anche una coscienza di insieme; ciascuna cellula dialogando e sincronizzandosi con le vicine ha coscienza della presenza delle altre ed interagisce con queste. Il gruppo cellulare denominato “cervello”, durante le varie fasi della giornata emette continuamente delle onde di sincronizzazione, che trovano origine dalle varie frequenze emesse dalle singole cellule e che hanno una frequenza risultante, secondo i fenomeni noti come effetto Doppler ed applicazione del teorema di Fourier, un’onda tipica la cui dominante è servita a catalogare alla scienza medica, le attività peculiari dell'organismo. Ad esempio: Le Onde delta, distinguono la condizione di sonno profondo, ed hanno una frequenza compresa tra 0,1 e 3 Hz e sono associate al più profondo rilassamento psicofisico, al sonno senza sogni, dell'abbandono totale e vengono prodotte durante i processi inconsci di autogenerazione e di autoguarigione; Onde theta: sonnolenza e primo stadio del sonno, la loro frequenza è compresa tra 3 e 7 Hz e sono proprie della mente impegnata in attività di immaginazione, visualizzazione, ispirazione creativa, intuitiva e di una capacità immaginativa radicata nel profondo; Onde alfa: rilassamento vigile, hanno una frequenza che varia da 7 a 13 Hz e sono associate a uno
stato di coscienza vigile, ma rilassata, dominano nei momenti introspettivi o in quelli in cui più acuta è la concentrazione per raggiungere un obiettivo preciso; Onde beta: denotano uno stato di allerta e di concentrazione ed hanno una frequenza che varia da13 a 30 Hz, sono associate alle normali attività di veglia, quando siamo concentrati sugli stimoli esterni. Ecco la conferma di quanto accennato in precedenza e cioè che l’organismo umano è un microcosmo che interferisce, dal punto di vista energetico, con tutto quanto lo circonda, ed è in grado di organizzarsi energeticamente con altri organismi limitrofi al fine di aggregare un “gruppo simpatico” (similia similibus). In precedenza, abbiamo effettuato alcune considerazioni sommarie e personali degli ultimi due dei cinque stati della materia ed alcuni effetti sull’uomo e sempre secondo il mio punto di vista, tutti questi stati di aggregazione dell’energia corrispondono agli elementi base delle antiche filosofie. Sono
convinto che lo stato solido si riferisca all’elemento terra, lo stato liquido all’elemento acqua, lo stato gassoso all’elemento aria, lo stato di plasma all’elemento fuoco ed infine il quinto elemento, il principio creatore, all’elemento eterico; questa considerazione riporta la mia mente al tempio massonico. Mi piacerebbe infatti analizzare il tempio sia dal punto di vista energetico che come rappresentazione del microcosmo e macrocosmo, dove qualora sia costituita una loggia, questa possa essere assimilata ad una cellula vivente, dove i fratelli rappresentino i cromosomi della stessa, ed il campo magnetico sia quello generato da ogni singolo fratello ed il campo elettrico generato ed amplificato da quella sorgente di plasma costituito dalle tre candele al centro del Tempio. Si potrebbe altresì pensare ad una tornata di Loggia come un sistema solare gravitazionale dove intorno alla sorgente luminosa ruotino sistemi energetici formati dai fratelli. Ma procediamo con ordine e cerchiamo di valutare per gradi. Cominciamo parlando del rito di iniziazione, dove al candidato vengono fornite tutte quelle indicazioni che gli permetteranno diventare iniziato all’arte regale; all’interno del gabinetto di riflessione, vengono fornite moltissime indicazioni tra le quali quella di cercare il proprio sé ovvero la parte spirituale dell’essere. A questo punto, vorrei far notare l’analogia del rito di iniziazione con la modificazione degli stati della materia; se ad un corpo solido forniamo energia, abbiamo un cambiamento di stato e questi dovrebbe passare allo stato liquido; continuando a somministrare energia, cambia ancora lo stato di aggregazione diventando gassoso, e continuando la somministrazione, plasma ed infine stato eterico. Secondo il mio punto di vista, la purificazione con gli elementi del candidato potrebbe essere un invito ad elevare il proprio livello energetico al fine di liberare l’uomo dalla scoria al fine di vivere all’interno del tempio a livello eterico. Potrebbe altresì essere una preparazione del candidato all’ingresso in un luogo ad altissimo contenuto energetico o ad altissima vibrazione energetica. Per quanto riguarda la permanenza nella sala dei passi perduti, sono convinto che tale procedura, sia necessaria al fine di sincronizzare lo stato mentale e quindi il sincronismo delle vibrazioni emesse da ciascuno dei fratelli; mentre l’elevazione del livello energetico avviene per mezzo dell’ingresso rituale e squadratura del tempio. Secondo la legge di Lenz, un conduttore immerso in un campo magnetico variabile, genera una forza elettro motrice indotta ed il verso di tale corrente viene stabilito secondo la legge della mano destra. Con la deambulazione all’interno del tempio, se assumiamo il corpo fisico dei fratelli quale campo magnetico rotante, ed il conduttore costituito dal campo di plasma delle tre luci, secondo il verso di rotazione possiamo avere un flusso di energia discendente se la deambulazione sarà di verso orario ed ascendente con il verso antiorario. Da notare che la legge fisica sul magnetismo applicata, è la stessa che viene utilizzata nella costruzione di motori elettrici ed altre apparecchiature similari. Quindi, posto che l’unico elemento conduttore che possa essere considerato tale è lo stato ionizzato formato dalla fiamma delle candele, è logico pensare al campo magnetico variabile quello emesso dai fratelli deambulanti all’interno del tempio e logicamente secondo le regole del magnetismo qualora intendiamo generare un flusso di energia discendente verso il pavimento, tale deambulazione deve essere oraria. A cosa può servire un flusso di energia di questo tipo? Secondo il mio modo di vedere, i risvolti di questa situazione possono essere molteplici ed in particolare vorrei far notare sulla scorta delle osservazioni già accennate in merito ai campi elettromagnetici riferiti al corpo umano, che questi è attorniato da un campo di energia che le discipline esoteriche orientali chiamano Aura, e che la vibrazione energetica è diretta funzione dello stato psichico come chiaramente si comprende dalle osservazioni sulle onde mentali. Quando i fratelli si ritrovano nella sala dei passi perduti e procedono al rituale raccoglimento di riflessione prima dell’ingresso nel tempio, le frequenze mentali si dovrebbero sincronizzare su un unico intervallo di frequenze comune a tutto il gruppo e secondo il teorema di Fourier applicato alle frequenze in elettronica, si dovrebbe generare una frequenza unica ed una serie di frequenze armoniche la cui ampiezza è la somma vettoriale delle frequenze concorrenti al processo. Oltre quanto accennato, esiste anche un fenomeno chiamato risonanza, che dovrebbe tendere ad esaltare quelle frequenze prossime alla frequenza dominante del gruppo. In acustica (branchia della Fisica) si studia infatti che disponendo di due diapason concordi, se posti nella stessa stanza e ponendo in vibrazione uno soltanto di essi per mezzo di un martelletto, dopo alcuni secondi anche il diapason che risultava in quiete si pone in oscillazione alla stessa frequenza di quello sollecitato. Ecco quindi rivelarsi un effetto valanga su quei fratelli raccolti nella sala dei passi perduti che si trovano in raccoglimento; ognuno di essi tende a sincronizzare la propria frequenze mentale con il fratello vicino a patto però che esistano condizioni di similitudine sullo stato d’animo ed identità di intenti. E’ sufficiente che ci sia un solo fratello con vibrazione discorde, sempre secondo il teorema di Fourier, che si generino frequenze contrastanti e che l’effetto risonanza sia perduto. Ovvio dedurre che le energie utilizzate dal corpo umano possano essere sfruttate per compiere un lavoro secondo la volontà del gruppo di persone che si riunisce a tale scopo. In un dizionario esoterico , troviamo una curiosa dicitura riguardante un termine poco conosciuto. Eggregoro: Termine derivato dal greco vegliare, impiegato per la prima volta nell'apocrifo Libro di Enoch, dove designa certe entità sovrumane dal carattere piuttosto enigmatico. In tale accezione starebbe a significare colui che veglia. Altre implicazioni si hanno nel suo impiego moderno, introdotto da Eliphas Levi, che diede alla parola la dubbia origine latina di grex, gregge, per cui l'Eggregoro starebbe ad indicare un qualsivoglia psichismo collettivo. Tale sembra essere anche il parere del Boucher, che in un'annotazione del suo libro (Simbologia Massonica) designa nel libro di Enoch gli angeli che avevano giurato di vegliare sul monte Hermon, e li tradusse come i veglianti. Definisce Eggregoro un'entità, un essere collettivo evocato e
sorto nell’ambito di una assemblea. Ogni Loggia ha il suo Eggregoro, una sorta di invisibile protezione superiore evocata nel corso d'ogni Tornata rituale. Ogni Obbedienza muratoria possiede il suo, e la riunione di tutti questi Eggregoro forma il "Grande Eggregoro Massonico". Non intendo entrare in merito ad una eventuale presenza di entità di varia natura ma, dal punto di vista della fisica abbiamo visto la reale possibilità della cellula di interferire con le altre vicine per mezzo di onde radio e campi magnetici, è quindi presumibile e pienamente spiegabile dal punto di vista elettrotecnico che quanto osservato in precedenza sia oltremodo compatibile con le capacità umane di interferire a livello “magnetico” tra individui, e soprattutto possano spiegarsi anche dal punto di vista fisico fenomeni di psichismo collettivo. Esistono oltretutto molti ingredienti che concorrono alla creazione dello spirito di corpo e conseguente armonizzazione delle frequenze e quindi energie generate dal corpo umano, parlo della ritualità, utilizzo di luci, musiche, fuochi, suggestioni verbali e mentali ed altro ancora. In ragione di quanto precedentemente affermato, possiamo quindi evincere che la vera essenza della massoneria é specificatamente quello di utilizzare l’eggregore formato nelle tornate rituali al fine di migliorare la condizione umana e di conseguenza anche la qualità della vita dei fratelli della loggia stessa ma, come mai nelle logge e nella vita profana assistiamo a questo degrado, a questa condizione di stress e di profanità? Semplicemente perché l’Eggregoro non si forma più o si forma solo in rare occasioni e manca comunque di energia!
PRINCIPI di TEURGIA Prima di addentrarci, per quanto possibile, nell’analisi del lavoro di Loggia, vorrei riportare una piccola parte del pensiero del fratello Robert Ambelain e del fratello Charles Barlet, che chiariscono i termini della Teurgia e mettono in guardia gli studiosi circa le leggi che governano questa materia. La Teurgia (dal greco theos = dio e ergon = opera) è l’aspetto più elevato, più puro ed anche più sapiente, di ciò che l’uomo qualunque chiama Magia. Definire la seconda, per poi prenderne in considerazione solo l’essenza e l’aspetto più puri, vuol dire conseguire la prima. Ora, secondo Charles Barlet «La Magia Cerimoniale è una operazione con la quale l’Uomo cerca di costringere, con il gioco stesso delle Forze Naturali, le Potenze invisibili dei diversi Ordini ad agire secondo ciò che da esse richiede. A questo scopo, le afferra, le sorprende, per così dire, proiettando (con l’effetto delle “corrispondenze” analogiche che implica l’Unità della Creazione) delle Forze di cui egli stesso non è padrone, ma alle quali può aprire delle vie straordinarie, in seno stesso della Natura. Donde Pentacoli, sostanze speciali, condizioni rigorose di Tempo e di Luogo che occorre osservare pena i più gravi pericoli. Poiché, se la direzione ricercata è un pochino imperfetta, l’audace è esposto all’azione delle “Potenze” nei cui confronti non è che un granellino di polvere...» Charles Barlet chiama Forze Naturali e Potenze Invisibili quelle “entità” altrimenti dette Influenze Erranti. Secondo la visione esoterica esistono infatti delle entità non propriamente appartenenti all’universo fisico, entità che sono in grado di esercitare la loro influenza sul mondo materiale. A queste presenze vengono dati diversi nomi; alcune culture le chiamano demoni, spiriti. Scopo principale delle pratiche magiche è avvalersi di queste entità, e tramite riti ed invocazioni “costringerle” ad agire per un proprio tornaconto. Si distingue generalmente tra Magia Bianca e Magia Nera, a seconda che queste pratiche abbiano finalità costruttive o distruttive. In realtà tale distinzione risulta fuorviante, poiché dal momento in cui l’operazione di “interferenza” viene compiuta, si opera in un ambito in cui la Legge Universale vieta di agire, indifferentemente dal motivo per cui tale operazione è esercitata. Storicamente le pratiche magiche caratterizzano l’ultimo stadio della decadenza di ogni tradizione, e rappresentano sempre l’aspetto degenere di ogni forma di spiritualità. Non a caso lo stesso termine “superstizione” etimologicamente rimanda al concetto di “ciò che rimane”, ovvero quel “cadavere psichico” che una spiritualità estinta lascia dietro di sé nel momento della sua eclissi. Intervenire con le prassi magiche nel tentativo di manipolare le influenze erranti, oltre che operazione pericolosa, porta a conseguenze spesso nefaste, poiché tali operazioni aprono dei varchi tra il mondo materiale ed il mondo cosiddetto “sottile”, ovvero il campo in cui le influenze erranti convocate naturalmente agiscono. A differenza delle Magia, la Teurgia consiste invece in una serie di invocazioni atte a richiedere l’intervento benevolo della Divinità. Tale pratica è assimilabile alla “preghiera”, e contrariamente alla Magia non esercita alcuna “costrizione”, ma si limita ad elevare una “richiesta”. Per tale motivo la Teurgia rimane l’unica operazione ammessa, dal momento che non pratica alcuna violazione di quella Legge Universale che rimane unico punto fermo di ogni ricerca autenticamente esoterica. Il Teurgo non pretende di sottomettere, bensì di ottenere: il che è molto diverso! Per il Mago, il rito piega inesorabilmente le Forze alle quali si rivolge. Possedere il «nome», conoscere gli «incantamenti» è poter incatenare gli Invisibili, affermano le tradizioni magiche universali. In quanto al Teurgo non ha da temere alcuna «spiegazione» che diminuisca i suoi poteri poiché egli scarta di primo acchito ogni fattore materiale dotato di una qualsiasi virtù occulta, ogni forza racchiusa o infusa con dei riti nei suoi supporti materiali. Solo la Simbolica deve unirlo al Divino con lo slancio della sua anima, per veicolo. Subito si pone il problema: rivolgendosi a Dio attraverso il canale dello Spirito e del Cuore, non v’è da temere alcuna deflorazione del grande arcano, e, qualsiasi cosa accada nelle varie realizzazioni, il Mistero di queste ultime rimane integro. Ciò che il Mago pagherà alla fine con dolore, il Teurgo lo completerà in gioia. Come dice la Sacra Scrittura, il Teurgo ammassa inalterabili tesori, mentre il Mago fa un cattivo investimento. Spero che queste parole possano se non illuminare, quanto meno far capire ai fratelli il che il tema che stiamo trattando é estremamente delicato e merita molta attenzione e rispetto. Comunque, come dicevo in precedenza, ritengo necessario trattare questi argomenti in modo più semplice possibile cercando similitudini con la fisica attuale. Il mio convincimento é che se stiamo trattando fenomeni reali, questi fenomeni devono comunque obbedire alle leggi della fisica. Non é possibile che esistano in natura due leggi fisiche contrastanti tra loro; se questo si dovesse verificare necessariamente almeno una delle due deve essere in errore. La Tornata di Loggia é un rituale teurgico e all’interno del Tempio, se lavoriamo con tutti i canoni, ci incontriamo con il divino per inoltrare le nostre richieste non personali, ma finalizzate al bene e progresso dell’umanità. Quindi comincia a prendere corpo il concetto che il massone é un Teurgo. Da quanto appena detto, si intuisce l’importanza della tradizione iniziatica quale catena spirituale per tutti gli iniziati di tutti i tempi. L'iniziazione, e la Tradizione nell’Eggregoro iniziatico. Tradizione e Iniziazione sono termini inseparabili perché vivono l'uno dell'altro. La tradizione è paragonabile ad una catena le cui maglie uniscono passato e presente, ieri e oggi. La tradizione tramanda ciò che non deve essere perduto, ossia il meglio che l'uomo ha tratto da se stesso nei millenni della propria evoluzione. Le grandi civiltà della Storia sono società tradizionali e l'Egitto faraonico ne resta l'esempio più probante e magnifico. Il principale obiettivo di una società tradizionale è assicurare la perennità delle proprie acquisizioni spirituali e contribuire al loro sviluppo e arricchimento. Per fare ciò, esiste uno strumento efficace: il processo iniziatico. Offerto al ricercatore, esso lo incoraggia a superare i propri limiti, a ritrovare il proprio centro e a partecipare pienamente, attivamente, alla bellezza, allo splendore della civiltà alla quale appartiene. L'Egitto non ha inventato l'iniziazione, ha soltanto raccolto religiosamente e fatto fruttificare l'eredità della coscienza umana. Esso ha posto il processo iniziatico al centro del proprio cammino storico ed evolutivo; ha proposto l'iniziazione al re, al sacerdote e allo scriba, allo scultore e al muratore. In Egitto sono stati edificati templi iniziatici. Per la cultura egiziana, lo spirito ha sempre la preminenza sulla materia e, quando giunge il tempo della decadenza, quando il profano finisce per dominare sul sacro, questa civiltà millenaria si auto-distrugge volontariamente, con pazienza, dopo aver inciso il suo ultimo messaggio sui templi più recenti e dopo aver aperto le Scuole dei Misteri a tutti gli studiosi del mondo, affinché essi siano il lievito di una nuova fase della Tradizione iniziatica: la costruzione dell’Eggregoro Iniziatico Universale. L’“iniziazione”, è l'atto di essere ammessi ai Misteri, di essere indirizzati sulla via che porta alla Conoscenza. Spesso, tale Conoscenza è definita esoterica perché segreta. Il verbo iniziare è ricco di significati: si può essere iniziati per entrare a far parte di un gruppo, oppure iniziati ad un mestiere quando se n’apprendono i rudimenti per praticarlo perfettamente; si può essere iniziati ad una scienza per acquisirne la padronanza. In tutti i casi, l' idea che sottende qualunque iniziazione resta la rinascita. Il neofita, come il neonato, riceve la luce indispensabile ad un'evoluzione che non gli viene mai imposta ma solo suggerita, e che comunque prevede un processo iniziatico caratterizzato da una totale libertà, perché qualunque imposizione esterna rischia di vanificarlo. I testi sottolineano costantemente l'aspetto volitivo di tale processo. Il Libro dei morti, che ha anche un carattere iniziatico, ribadisce ripetutamente questo concetto: il defunto dirige la sua barca, tiene il timone, è l'unico artefice del proprio destino. Per la sua assenza di dogmi, la conoscenza iniziatica sfugge al fanatismo e all'intolleranza. In Egitto, non esistono libri sacri; persino i Testi delle Piramidi o il Libro dei morti sono considerati nient'altro che i custodi di una filosofia emozionante, destinata a favorire l'elevazione. Essi sono serbatoi d’energia creatrice, riattivata ad ogni istante dal pensiero degli adepti e conservata nel grande eggregoro iniziatico, dove vengono conservate tutte le acquisizioni iniziatiche di tutti i tempi. Ogni processo presuppone un cammino. L'iniziazione è una via piena d’insidie: le zone oscure del dubbio, gli enigmi della sfinge e il difficile duello contro il drago. Il processo iniziatico è un sogno ad occhi aperti, cosciente, la ricerca di un Altrove, di un Altro sé, di se stesso oltre lo spazio ed il tempo. Bisogna immergersi nell’oceano primordiale, nella materia prima, per ritrovarvi le membra sparse di un Osiride che porta il nostro nome. L’iniziazione è anche di natura empirica. Infatti, non esiste una "ricetta"; ogni neofita deve elaborare la propria, basandosi su un’esperienza non comunicabile, impossibile da trasmettere. Il rituale iniziatico non rivela il Mistero, crea semplicemente le condizioni propizie alla sua sperimentazione. Avendo provato ed integrato questo Mistero, l'adepto diventerà a sua volta “colui che conferisce ordine alla materia”. La sua conoscenza sarà quella del cuore; egli diverrà architetto, e potrà dichiarare: “Io sono il grande al di sopra del grande. Sono versato nelle parole divine che il re ha fatto penetrare dentro il mio essere. Mi sono elevato fino alle scienze divine, ho ammirato gli splendori di Dio, mi sono stati rivelati i suoi segreti. Io sono quello il cui essere è stato penetrato dalle parole divine. Fui iniziato al Verbo e fissai il mio sguardo sulle sue bellezze”. Trasmettere l' iniziazione, a temporale e universale, è un imperativo per chi è stato già iniziato. In tal modo, la catena iniziatica non viene spezzata e lo spirito contenuto nell’eggregoro verrà perennemente riattivato e conservato per le generazioni future. L'autenticità di un'iniziazione è garantita da questa catena di natura spirituale, da cui la definizione di “iniziazione regolare”. Tutt'altro che riservata ad un’élite, l'iniziazione si rivolge a tutti. Per contro, una scuola iniziatica tradizionale non deve mai fare proselitismo. Il tempio è chiuso ai profani e le porte si aprono solo se si bussa secondo le regole convenute. Talvolta si può attendere molto sulla soglia: Pitagora restò cinque anni sul sagrato del santuario di Ermopoli Magna. Quando infine la porta si apre, ci si rende conto che è stretta, bassa, tanto che bisogna curvarsi per attraversarla. L'umiltà e la pazienza, sono le chiavi per entrare in questo giardino. Bisogna poi attendere il momento giusto; a nulla vale entrare se, interiormente, non si è ancora pronti. All'interno del processo iniziatico, il progresso può richiedere sentieri adatti ad ognuno, corrispondenti all'evoluzione interiore, alla missione di cui si è investiti. Per comprendere chiaramente il grado d’evoluzione, non ci si deve accontentare di prendere in considerazione una sola esistenza, un'unica incarnazione. In campo spirituale, non si regredisce mai, ma si parte dal punto in cui ci si è fermati, da quella zona di riposo, d’aggiustamento, di presa di coscienza che separa due vite. Chiarito questo concetto, sarà più facile capire che esistono tre tipi d’iniziazione: - L’iniziazione spontanea, folgorante, detta autodidattica, che, come indica il suo nome, ha la rapidità del lampo e assume spesso il carattere di rivelazione. Essa, tuttavia, è frutto di una lunga preparazione interiore. Naturalmente, questo tipo d’iniziazione è accessibile solo ad esseri evoluti, che hanno già raggiunto il livello supremo di saggezza e spiritualità. - L’iniziazione provocata o simbolica, che resta quella della grande maggioranza degli adepti. Quando il cercatore è pronto, entra nel tempio per prendere parte ad un rito che lo porterà al Risveglio. Il merito maggiore delle confraternite iniziatiche è quello di mettere i propri guardiani a disposizione dell'adepto per accoglierlo, iniziando ed alimentare in lui l'esigenza interiore di un'evoluzione costante. - L’iniziazione effettiva, che avviene al termine del processo iniziatico, quando la quotidianità ha lasciato il posto alla Rivelazione. Solo a questo punto, essa diventa reale, permanente. L'essere è santificato e rinato nella sfera del sacro. Il suo sogno ad occhi aperti è divenuto realtà ed egli è entusiasta e in contatto profondo con ogni cellula del suo essere. "Quando giunge la fine di un tempo, bisogna saper lasciare ciò che l'aveva delimitato, per dare libero accesso alla luce di un tempo nuovo. Bisogna saper abbandonare alla distruzione ciò che è distruttibile perché sussista solo l'Indistruttibile". (morte fisica - spirito) L’iniziazione propone un perfezionamento dell'essere i cui principali obiettivi sono i seguenti: Uccidere il vecchio uomo, sbarazzarsi di tutte le prigioni mentali, di tutte le pastoie suscettibili di ostacolare lo sviluppo interiore. Le scelte possono essere drastiche, le loro conseguenze, dolorose, scomode, e la comprensione degli altri difficile da ottenere. L’adepto è il guerriero dell'intangibile, il cavaliere dell'ignoto, il servitore dell'invisibile. Gli uccisori di Hiram sono il principio distruttivo, talvolta violento ma necessario per rompere il guscio che impedisce alla luce di filtrare. Chi cerca, deve avere uno spirito tagliente come la lama della spada, emblema della cavalleria mistica. L’iniziazione rivelerà l'individuo a se stesso, farà emergere le forze costruttive che egli possedeva allo stato latente, lo risveglierà ad un'altra realtà. Una volta risvegliato, l'uomo prenderà coscienza del fatto che il suo livello superiore non gli consentirà di dominare gli elementi o il mondo, ma gli darà la padronanza di se stesso. Egli avrà ritrovato il re che portava in sé, di qui la definizione di arte regale attribuita all'iniziazione. Tale regalità renderà l'adepto capace di trovare il proprio posto nell'universo e di collocarsi nella gerarchia spirituale contenuta nell’eggregoro, per contribuire all'armonia del mondo. Il rituale iniziatico, si propone come strumento indispensabile dell'iniziazione provocata o simbolica. Per definizione, ogni rituale è magico e iniziatico, quando è compiuto all'interno del tempio, esso capta l'energia divina per farla scendere verso l'umanità che in tal modo si trova proiettata nella dimensione sacra. Il rito sradica l' uomo dal suo misero mondo, dagli obblighi, dalla storia profana, per permettergli di fondersi con le sue forze intrinseche, che sono anche quelle dell'universo. Il rituale iniziatico, vissuto in uno spazio sacralizzato che si può chiamare, tempio o loggia, è una presa di contatto con l’eggregoro iniziatico, un atto di fratellanza per mezzo del quale il nuovo iniziato comunica intensamente con i fratelli che lo hanno preceduto sul sentiero. Descrivere il rito significherebbe coglierne solo l'aspetto esteriore, intellettuale; perché raggiunga il cuore, bisogna innanzi tutto provarlo sulla propria carne. "L'adepto vede con gli occhi del corpo, desidera con l'anima, contempla in spirito". Ottenuto solitamente con il rituale, lo stato iniziatico, sospende la coscienza tipica della veglia ed il limite individuale. Ci si avvicina al Mistero uscendo da se stessi ed il superamento di questa prova determina la ricompensa o coronamento. Nelle Metamorfosi, Apuleio, iniziato ai Misteri di Iside, tenta di descrivere questa condizione: "Ho raggiunto i confini della morte; ho varcato la soglia di Iside-Proserpina e ne sono tornato portato attraverso gli elementi; in piena notte, ho visto brillare un sole scintillante; ho raggiunto le divinità del basso e quelle dell'alto, le ho viste da vicino e le ho adorate". Il sacro non appartiene al regno del visibile. Per accostarsi ad esso, bisogna forgiare degli utensili che chiameremo simboli. Ognuno di essi è adatto ad un tipo di ricerca e permette un'indagine approfondita. Il valore operativo del simbolo è più interessante del suo aspetto speculativo. Per essere ben integrato, esso non va solo spiegato, ma sperimentato. I riti mettono in scena i simboli affinché liberino il loro potenziale d’efficacia magica. La ricerca iniziatica, obbligatoriamente dinamica, è un processo - potremmo dire un cammino - alla ricerca di un simbolo: “il centro”. Questo centro è la conclusione della ricerca; raggiungerlo ne indica la riuscita. Il simbolismo del centro, come la maggior parte dei simboli, è universale; lo troviamo in tutte le tradizioni. Esso può assumere forme diverse, ma gli Egiziani parlano della collinetta primordiale come della prima manifestazione vitale al di fuori della distesa del liquido primordiale, una nascita insomma, di qui, il rapporto con l' iniziazione. La migliore qualità dell'adepto è il saper restare in silenzio, è mantenendo il segreto di cui è stato messo a parte al momento dell'iniziazione, che si penetra nel cuore del segreto stesso. Sia chiaro che il segreto non serve a nascondere, piuttosto è la chiave per entrare. In tutti i luoghi iniziatici esiste una stanza segreta, scavata nello spessore dei muri; si tratta di una stanza inaccessibile e solo lo spirito liberato dalla materia può penetrarvi. In questa stanza, quando viene evocato l’eggregoro iniziatico in forma rituale, l'iniziato non è più una pietra del tempio, ma il tempio vivente, il Mistero incarnato. Questa qualità gli conferisce dei poteri che egli non deve manifestare nel mondo profano e questo spiega il giuramento che obbliga al segreto. E l'unica cosa che si esige dal candidato prima di qualunque iniziazione: che egli veda, impari, ma soprattutto taccia. La profanazione dei Misteri lo escluderebbe dalla confraternita. Scrive l'alchimista Bernardo Trevisano: "É dannoso divulgare attraverso gli scritti questi segreti espressi solo oralmente entro una ristretta cerchia di Saggi. Gli stessi dei detestano le cose esposte in pubblico e profanate, mentre amano quelle tenute segrete". L'iniziazione si fonda innanzitutto sull'esperienza personale, impossibile da trasmettere perché è un vissuto unico, che modifica profondamente l'essere. La radice latina della parola segreto è cerno (mettere da parte); secretus è ciò che viene messo in disparte, scelto, passato al setaccio come fa il cercatore per trovare un po' d'oro. Solo la reintegrazione ermetica permette l'accesso diretto al segreto quando lo spirito di tutti gli adepti del passato protegge e assiste il nuovo candidato. Si diventa degni del segreto quando la trasformazione dell'essere è compiuta, quando il piombo si è tramutato in oro, quando l’iniziazione é divenuta permanente e l'essere è santificato e rinato nella sfera del sacro.. Il segreto del segreto sta nella frammentazione; esso deve essere smembrato. In tal modo, si può dare inizio alla sua ricerca per "radunare ciò che era sparso" e restituire all'essere un'integrità fino ad allora sconosciuta. Quando l’iniziato avrà preso posto nella gerarchia iniziatica e saprà conferire ordine alla materia, sarà affrancato dal suo misero mondo, dagli obblighi, dalla storia profana, per permettergli di fondersi con le sue forze intrinseche, che sono anche quelle dell'universo. Qui, microcosmo e macrocosmo sono in armonica simbiosi. L’EGGREGORO IN LOGGIA Il Maestro Venerabile il quale, come da regolamento, “ispira, presiede, governa e rappresenta la Loggia e nell'esercizio del magistero iniziatico la sua autorità è sacra ed inviolabile”. Egli rappresenta la sapienza, che non é sua ma é quella dell’arte muratoria. Come vediamo, il Maestro venerabile é il ponte tra la Loggia ed il Sacro evocato nella tornata rituale; egli dirige i lavori, concede e toglie la parola ai fratelli, incanala le energie eggregoriche della loggia; infatti é sopra il quadro di loggia attorniato dai tre candelabri che si realizza il vortice dell’Eggregoro. Risultano ora evidenti le qualità che deve possedere il Maestro Venerabile. Deve essere un iniziato in possesso della Regolarità Iniziatica ed investito di tale incarico da un Maestro che abbia provveduto alla sua istruzione precipua in funzione dell’incarico che dovrà assumere. Dovrà essere sempre cosciente che il suo compito é quello di ponte tra il mondo sensibile ed il sacro e dovrà incanalare l’energia seguendo scrupolosamente il Ritmo, i Tempi, il Rituale e la Legge Universale. Logico quindi dedurre che il Maestro Venerabile se non é stato preparato alla sua funzione non saprà convogliare e dirigere le energie e quindi il lavoro di loggia sarà stato completamente vano se non addirittura dannoso. Nel momento della vestitura del grembiule, che dovrebbe avvenire simultaneamente, si deve instaurare quello spirito di comunione fraterna, identità di volontà, spirito di corpo ed identità di sentimenti tra tutti i fratelli. Ovvio quindi dedurre che per realizzare questo momento sia necessario uno stato d’animo concorde, un’intesa particolare, sinergica, corale di tutti e che anche un solo elemento discorde può attenuare o far fallire il risultato. Spetta ai due Sorveglianti infatti esercitare la loro influenza affinché nulla turbi lo sviluppo dell’Eggregoro. Il loro compito è duplice: devono vegliare all’interno del tempio e proibire l’ingresso in esso a tutti coloro che per un qualsiasi motivo rischierebbero di spezzare l’equilibrio magico. E’ fondamentale che questa operazione così delicata sia svolta correttamente con la massima precisione avvalendosi anche: - dell’aiuto degli incensi che già con le loro proprietà intrinseche creano una cortina di fumo profumata che purifica l’aria ammorbata e, secondo antiche dottrine, allontana gli spiriti negativi (larve psichiche); - dell’aiuto delle musiche in modo da sincronizzare le frequenze cerebrali ed i sentimenti di tutti i fratelli. La costruzione del Tempio è una operazione corale, un sistema perfetto di ingranaggi che richiede la partecipazione di tutti affinché sia ben lubrificato e dove ogni elemento rappresenta l’asse di rotazione del meccanismo, per cui non deve essere ammesso alcun errore durante la lettura del rituale. Le parole devono essere pronunciate con forza, vibranti e non balbettate, né mormorate, né esitanti in conseguenza della ricerca del passaggio che si deve citare. Dunque bisognerebbe dire e non leggere, pena l’alterazione ritmica dell’eggregoro. Il rituale è un testo iniziatico avente lo scopo di inserire gli operatori in una "atmosfera", in un "piano" differente da quello profano mediante la messa in azione di "forze" e di "energie" occulte, di permettere dei ’"contatti" e delle "prese di coscienza" di quei piani in cui gli operatori sono riusciti a penetrare ed agire attraverso questi. Sempre per questo motivo è necessario che il tema della tornata sia comunicato a priori e che tutti i fratelli abbiano avuto modo di poter preparare e concordare gli interventi che verranno effettuati durante il corso dei Lavori di Loggia. Sarebbe di grave turbamento all’armonia della costruzione del Tempio l’operaio che decida di procedere per proprio conto non osservando il progetto tracciato dall’architetto. Sarebbe altrettanto grave che il partecipante alla costruzione non sappia a perfezione quale sia il compito che deve svolgere quali siano i propri doveri e quali i propri limiti, sia di natura esoterica che amministrativa. A questo punto dovrebbe essere chiara l’importanza del silenzio dell’apprendista; é logico quindi pensare che l’apprendista debba conservare un aspetto neutro nei confronti dell’eggregore in modo tale da non influenzare il circolo di energie nella tornata. Solo il secondo Sorvegliante é tenuto a prendere la parola per conto dell’apprendista ed eventualmente esprimere il pensiero di questi, riveduto e corretto secondo i canoni sin qui espressi. Ciò vale anche per le “tavole” per il passaggio di grado, che non dovranno mai essere lette dall’apprendista nemmeno se già rivedute e corrette dai fratelli maestri. In talune logge, viene concesso ai fratelli apprendisti di essere nominati Diaconi, e quindi portare la “Parola Sacra” dal M.V. ai Sorveglianti; anch’io da apprendista ho rivestito tale incarico ma alla luce di quanto sinora espresso, é secondo voi, possibile non turbare l’Eggregore di loggia con un comportamento similare? Ovvio quindi propendere per il pensiero che voglia attribuire tale mansione ai Fratelli Maestri e che oltretutto abbiano bene in mente l’importanza dell’incarico loro affidato. Quando avremo eseguito correttamente il nostro “Lavoro di Loggia” e l’eggregoro sarà ben riattivato, dovremo dirigerlo al compimento del lavoro a cui é destinato altrimenti a nulla sarà valsa la nostra opera. Pertanto se con la deambulazione destro-centrica (senso orario), durante la squadratura iniziale, abbiamo fatto scendere l’energia verso il basso secondo la regola della mano destra, alla fine della tornata sarà indispensabile squadrare nuovamente il tempio ma in senso contrario al fine di liberare verso l’alto l’energia contenente il frutto del nostro lavoro. Da notare che in molti rituali questa parte risulta mancante o appena accennata, demandando questa funzione alla “Catena di Unione”. Personalmente non ritengo corretta quest’ultima procedura, in quanto che, le tre luci intorno al quadro di loggia sono ancora accese durante la catena, e fin tanto che non saranno spente l’energia non potrà essere liberata. Ritengo invece che la “Catena di Unione” possa essere un rafforzativo del “lavoro di Loggia” e tramite le parole comunicate dal Gran Maestro, e fatte circolare durante questa funzione, aggiungiamo un “valore”, un effetto a livello nazionale voluto dalla Gran- Maestranza. Voglio ribadire ulteriormente l’importanza di quanto appena detto, perché lavorare in loggia é come disporre di una bellissima vettura con un motore potentissimo; se non siamo in grado di guidarla correttamente e non inseriamo le marce per scaricare a terra la sua potenza, é inutile possederla. Oltretutto a nulla serve se non sappiamo dove andare e non abbiamo una meta ben precisa ed uno scopo da raggiungere. CONCLUSIONE Quanto sopra riportato, non esaurisce il tema del “Lavoro di Loggia” in quanto sono stati solo marginalmente toccati gli aspetti elementari di tale lavoro; penso risulti chiaro a tutti che i Riti, i Miti e i Simboli presenti in Massoneria aprano la strada a studi e conoscenze ben più profondi di quanto sopra detto. Quello che spero vivamente é che come questa mia ricerca personale, indipendentemente dal fatto che possa essere ritenuta giusta o sbagliata, abbia risvegliato il mio interesse per la Massoneria in generale ed il “Lavoro Massonico” in particolare, ciò possa essere di stimolo anche ad altri Fratelli a non fermarsi; non abbandonare lo studio della simbologia e degli ideali massonici; a rispettare scrupolosamente i Landmarks; a frequentare e trarre giovamento dai “Vecchi Maestri Illuminati” del presente e del passato. Il sogno che custodisco nel mio cuore é quello di poter effettivamente svolgere un lavoro reale e concreto per il “bene e progresso dell’Umanità”; ma sopratutto é quello di avere coraggio di affrontare il proprio essere, la propria interiorità più intima e recondita e di saper imparare dai propri errori, allo scopo di contribuire alla costruzione di un mondo migliore per noi stessi e per i nostri figli.

Euterpe

10 agosto 2011

- La prima tornata al mondo dell’unica Massoneria sommersa.

















Libertà e pensiero nell’azzurro del mare, il messaggio a logge riunite dei Fratelli ‘subacquei’. Per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, scoperta la targa commemorativa dedicata a tutti i Liberi Muratori sparsi ai quattro angoli della Terra

Si è tenuta il 16 luglio, nel Golfo di Napoli.
Furfaro:
“Gli uomini del dubbio sempre pronti a salpare verso nuove sfide”


“Libero?”. Questa la domanda che ogni subacqueo pone, una volta pronto all’immersione, prima di lasciarsi andare dal gommone, in capovolta all’indietro, per assicurarsi di non investire alcuno. Questa volta, alla classica domanda, ha risposto un coro : “Libero.. e di buoni costumi!”. Cosi e iniziata la Tornata subacquea svoltasi nel mare del Golfo di Napoli il 16 luglio, fortemente voluta da Ciro Furfaro, Venerabile dell’Acacia 577 all’Oriente di Napoli. Dopo un’attenta e accurata preparazione delle attrezzature, i Fratelli subacquei, assistiti dai Fratelli “piu terrestri”, hanno lasciato il porticciolo di Baia, famosa per la “Citta
Sommersa”, e si sono diretti in gommone sul sito di immersione, nei pressi di Capo Miseno ed in prossimità del cosiddetto “Scoglio dei cannoni”, seguiti dai Fratelli non sub a bordo dell’imbarcazione Cimba, caratteristica per il suo fondo in vetro. Nonostante le avverse condizioni meteo, con mare agitato e poca visibilità, i Fratelli in immersione hanno allestito il Tempio a –10 metri di profondità. Il Maestro Venerabile, Ciro Furfaro, gli altri I Dignitari ed Ufficiali di Loggia, forniti di gran facciale, hanno aperto i Lavori, durante i quali e stata scoperta, in occasione del 150° anniversario dell’Unita d’Italia, la targa commemorativa dedicata a tutti i Fratelli Liberi Muratori sparsi ai quattro angoli della Terra.
Numerosi i partecipanti dell’Oriente Napoletano e di tutto il Collegio Circoscrizionale di Campania e Lucania, nonché appartenenti ad altri Collegi Circoscrizionali. Per l’occasione sono stati allestiti due “libri delle presenze”, uno per i Fratelli subacquei ed uno per quelli di terra. La Tornata Rituale, a Logge Riunite, ha cosi contemplato la composizione della Loggia: Maestro Venerabile il Fratello Ciro Furfaro, M.V. Acacia 577 all’Oriente di Napoli; 1° Sorvegliante il Fratello Luciano Sembiante, M.V.Aletheia 1156 all’Oriente di Napoli; 2° Sorvegliante il Fratello Carlo Maranelli, M.V. Losanna 205 all’Oriente di Napoli; Oratore il Fratello Raffele Fiume, ex M.V. Aletheia 1156 all’Oriente di Napoli; Segretario il Fratello Xavier Icard, del Grande Oriente di Francia; 1° Diacono il Fratello Nicola Brizio, R.L. Arcadia 1161 all’Oriente di Napoli; 2° Diacono il Fratello Fabiano di Maiolo, R.L. Acacia 577 all’Oriente di Napoli; Maestro delle Cerimonie il Fratello Vittorio Sodano, 1° Sorvegliante R.L. Aletheia 1156 all’Oriente di Napoli; all’Oriente sedeva il Fratello Antonio Virdia, R.L. Filos 554 e vice presidente del Collegio Trentino Alto Adige. Nella colonna di meridione, il Fratello Mario Melucci, R.L. Giustizia e Libertà 767 all’Oriente di Roma; nella colonna di settentrione i Fratelli Alessandro Migliardi, R.L. Akenaton all’Oriente di Latina ed il Fratello Enrico Trombetta, R.L. Aldo Gaeta 1160 all’Oriente di Napoli. In superficie, hanno partecipato: il Fratello Vincenzo Marino Cerrato, Giudice della Corte Centrale del GOI; il Fratello Michele Di Matteo, presidente del Collegio Campania-Lucania; il Fratello Mimmo Iacomino, M.V. Aldebaran 1377 all’Oriente di Napoli; il Fratello Angelo Ciotti, Tesoriere del Consiglio dei MM.VV. , R.L. Aldo Gaeta 1160 all’Oriente di Napoli; il Fratello Angelo Spano, R.L. Arcadia 1161 all’Oriente di Napoli. Della Loggia Acacia 577 all’Oriente di Napoli, erano presenti i Fratelli: Maurizio Carlino, Nicola Ferraro, Nino Mangiapia, Livio Falcone, Salvatore Ferraro,Antonino Di Rosa, Rino Gragnano. Dopo la scopertura della targa, il fratello Oratore ha recitato una preghiera per tutti i Fratelli Liberi Muratori. Il Maestro Venerabile ha ringraziato tutti i presenti ed il Fratello Salvatore Balasco, ex Maestro Venerabile della Loggia Acacia 577 all’Oriente di Napoli e Gran Rappresentante del Grande Oriente, assente per malattia. Il Fratello Antonio Virdia, vice presidente del Collegio Circoscrizionale Trentino-Alto Adige, nel portare i saluti del suo Maestro Venerabile e del presidente del Collegio, Roberto Cirimbelli, ha sottolineato: “Una splendida giornata trascorsa in una zona piena di storia, per essere parte di un evento “storico”: la prima tornata sommersa in Italia e al mondo. E’ il caso di dire che i “vulcanici” Fratelli Napoletani, trainati dal dirompente Ciro Furfaro, hanno dimostrato fantasia, capacita organizzativa e un senso di ospitalità impareggiabile. Sono felice ed onorato di aver potuto partecipare all’iniziativa, che dimostra quanto la Fratellanza Universale possa essere un legame che unisce indissolubilmente anche coloro che la geografia e la storia hanno tenuto distanti”. Furfaro, presidente del Consiglio dei Maestri Venerabili all’oriente di Napoli e Venerabile dell’Acacia 577 di Napoli, ha riassunto cosi la forza dell’iniziativa: “Una provocazione necessaria e simbolica. Ma anche una risposta alle numerose strumentalizzazioni che sono venute negli ultimi tempi al nostro Ordine. Abbiamo rimarcato, in costante dialogo con la societa civile, che amiamo l’aperto e il confronto. Gli antichi valori degli uomini del dubbio ci spingono, in terra o in mare, ovunque ci sia una sfida di senso, a una continua ricerca di vita e di pensiero, non solo per la nostra crescita interiore ma per il bene e il progresso dell’Umanità. Pronti sempre a togliere le ancore per salpare verso le nuove avventure della differenza”. Nel suo intervento, il Fratello Mario Melucci ha portato i saluti del suo Maestro Venerabile, Adriano Tuderti, di tutti Fratelli della Loggia Giustizia e Liberta n. 767 all’Oriente di Roma, e in particolare di Luigi Sessa, Gran Maestro Onorario. Chiusi i Lavori, e riemersi in tutta sicurezza, i Fratelli subacquei si sono ricongiunti a quelli rimasti in superficie e si e dato inizio al lunch organizzato a bordo del Cimba. Il Presidente del Collegio Campania-Lucania, Michele Di Matteo, ha letto il saluto di apprezzamento per l’iniziativa del Gran Maestro, Gustavo Raffi, mentre il presidente del Consiglio dei Maestri Venerabili all’Oriente di Napoli, Ciro Furfaro, ha consegnato a tutti i presenti una medaglia ricordo dell’evento. Dopo i rituali brindisi, i Fratelli si sono salutati, lasciandosi con la promessa di ripetere l’esperienza. A monito e ricordo di chi ancora ritiene che, oltre quella subacquea, possa esserci una Massoneria “sommersa”.