Maestro
Venerabile, Fratelli all’Oriente,
più
che una tavola su Mozart e la sua musica massonica, la mia vuole essere una
riflessione su “Mozart Musicista”, che ha composto musica per i suoi Fratelli
di Loggia e per i nostri Architettonici Lavori.
Tutti
sappiamo che Mozart era un Fratello; egli, infatti, entrò in Massoneria il 14
dicembre di 229 anni fa, nella Logga viennese “La Beneficenza”, all’età di 28
anni, quand’era già all’apice della sua fama internazionale e le sue opere, le
sue sinfonie e i suoi concerti erano i più eseguiti in tutti i teatri d’Europa.
Mozart,
quindi, prima ancora che massone, era un grandissimo musicista.
La
musica richiede un punto di vista: un musicista non può nascondersi dietro la
falsa modestia e dire: “io non sono nulla, la musica è tutto”.
Il
musicista deve avere un punto di vista, ma un punto di vista che non sia basato
su un modo arbitrario di scrivere o di leggere la musica, perché il musicista
deve comprendere – o permettere agli altri di comprendere – tutte le
informazioni stampate sulla pagina, capire tutte le diverse relazioni che
vengono espresse attraverso questi segni, e conoscere le modalità di
espressione di tutti gli elementi a sua disposizione: il ritmo, la melodia, il
volume, l’armonia, la velocità, etc.
Quando
parliamo di musica, parliamo della nostra reazione musicale.
Ho
avuto modo di leggere tantissime definizioni di musica e alla fine ho capito
che ce n’è soltanto una che esprime veramente la musica, ed è una definizione
molto precisa e obiettiva del pianista e musicologo Ferruccio Busoni, il quale
scriveva che: “la musica è aria sonora”.
Se
Busoni ha ragione e la musica è aria sonora, dobbiamo cercare di capire che
cosa sia quest’aria sonora, insomma è solo l’insieme di bei suoni?
Il
suono di per sé non ha un significato, ma nel contesto musicale assume un
significato perché tutta la musica scritta dai grandi compositori ha,
ovviamente, un elemento umano.
Mozart,
Bach, Beethoven, e altri compositori, non sono solo maestri di armonia e
contrappunto, essi hanno anche qualcosa di importante da esprimere e lo fanno
attraverso il suono; perciò è molto interessante sia per il musicista che per
l’ascoltatore, cercare di capire cosa sia questo elemento del suono e quando
smette di essere un puro fenomeno fisico per assumere altre connotazioni.
Come
nasce il suono? Da dove viene il suono?
I
violinisti appoggiano l’archetto sulle corde e i fiati soffiano nei loro
strumenti per produrre un suono, ma cos’è questo suono? E cosa gli succede quando
arriva all’orecchio? Perché, ovviamente, non esisteva prima che i violini
suonassero e, poi, quando sollevano l’archetto dalle corde, non esiste più? Non
so dove sia, ma è comparso ed è scomparso, perciò è effimero, non rimane.
Ciò
significa che noi lo produciamo fisicamente, non metafisicamente.
Non
si possono avere dei suoni senza il silenzio, perché il primo suono è ciò che è
in relazione al silenzio che l’ha preceduto e l’ultimo suono è in relazione col
silenzio che lo segue; perciò dobbiamo sempre pensare al silenzio e usarlo in
diversi modi.
A
volte lo si usa per interrompere la musica, altre volte si usa la musica per
interrompere il silenzio, altre volte, ancora, il silenzio può creare
l’illusione di un suono più forte di ciò che l’ha preceduto per via della sua
intensità.
Ci
sono, quindi, centinaia di modi di usare il silenzio, ma una cose è certa: esso
è sempre presente!
E
Mozart, proprio perché massone, era ben consapevole dell’importanza del
“Silenzio” e della sua costante presenza, tanto da lasciarcene testimonianza in
molteplici sue composizioni; basti ricordare per tutte la famosa “Musica
funebre massonica – K 477”,
in cui fin dalle prime battute alterna magistralmente note musicali e silenzi.
Fa
iniziare il brano quasi dal nulla e nel nulla lo fa terminare, per questo
motivo è importante seguire il suono fino all’ultimo istante, fino all’ultimo
respiro, prima che arrivi il silenzio finale, quel silenzio che rappresenta
l’ultimo momento di musica fisica, ma il primo anelito di speculazione
interiore.
Mozart,
attento conoscitore dell’animo umano, ben sapeva che la musica è un fattore
indispensabile per i nostri lavori nel Tempio: essa tocca i nostri cuori ed
arricchisce l’essenza dei nostri Rituali, ogni nota, ogni accordo, ogni pausa
si mescolano alchenicamente tra loro guidandoci in un universo immaginifico che
facilita e permette, a ciascuno di noi, di intraprendere quel viaggio interiore
che ci fa guardare e tendere verso l’infinito, pur rimanendo con i piedi ben
saldi a terra.
L’ascolto
è un sentire ragionato, e quando durante i Lavori si ascolta la musica del
Fratello Mozart, si sente, in quel
preciso momento, la tensione del suono
in tutta la sua Forza, in tutta la sua Bellezza, è come se il Fratello
ascoltatore venisse preso dalla prima nota e trasportato in un viaggio fuori
dalla realtà, che gli consente di accedere alla sfera della meditazione e della
trascendenza, ma è proprio in quel viaggio che egli trova un’altra realtà.
Mozart,
conscio di tutto ciò, considera la musica composta per i lavori di Loggia,
“Musica Sacra”, alla stregua di quella scritta per la Chiesa, ma dove egli, a
differenza di quest’ultima, si sente completamente libero, non dovendo
soddisfare alcuna esigenza prestabilita: è musica pura, composta da un Fratello
per i Fratelli.
Tra
i diversi brani massonici composti da Mozart e che usiamo durante i nostri
Architettonici Lavori, quello che, forse, maggiormente testimonia il suo senso
di appartenenza all’Ordine e di forte e sentita fratellanza è la cantata:
"Lasst uns mit geschlungnen Händen" (Fratelli andiamo mano nella
mano), tratta dalla “Piccola cantata massonica K 623” del 1791, composta pochi
giorni prima del suo passaggio all’Oriente Eterno, espressione della sua
raggiunta maturità massonica.
Tale
cantata è un’accorata esortazione che Mozart rivolge ai Fratelli che insieme
hanno lavorato in Loggia:
"
Fratelli finiamo questo lavoro mano nella mano in suoni di letizia.
Questa
catena circondi l’intero globo terrestre come questo sacro Tempio.
Onorare la virtù e l’umanità, insegnare a noi
stessi e agli altri, l’Amore sia sempre il nostro primo dovere.
Poi
non solo all’Oriente splenderà la luce non solo all’Occidente, ma anche a
Mezzogiorno e a Settentrione”
Mozart
fa cantare al coro “l’Amore sia sempre il nostro primo dovere”, quell’Amore che
“move il sole e l’altre stelle”, quell’Amore che spinge l’Uomo Iniziato – non
l’uomo ordinario, l’uomo che non vuole porsi troppe domande a cui, poi, deve
dare scomode risposte – alla ricerca della Ragione, alla ricerca della
Bellezza, alla ricerca della Sapienza, alla ricerca della propria identità, di
quell’Io più profondo che nasconde la Verità.
Se
la musica è, quindi, un linguaggio universale che accomuna razze, lingue e
culture diverse, al di là della conoscenza tecnica, ancor di più lo è per i
Massoni la musica del Fratello Mozart, perché essa rappresenta un quid in più
che consente a tutti noi, Uomini Liberi – capaci ancora di stupirsi come dei
bambini davanti alla meraviglia del creato e di coltivare la propria
sensibilità – di entrare in un rapporto aggregante che permette, senza la
necessità di fare ricorso all’uso della parola, di raggiungere la migliore
rappresentazione dell'Armonia Universale, intesa come unificazione ed
equilibrio degli opposti elementi.
I.F.