- Lo scisma massonico del 1717.
Intorno all’Istituzione massonica [1], alla sua storia ed al suo vero significato esistono non soltanto molte incomprensioni ma anche assurde costruzioni affabulatorie, difficili da scalfire presentandosi quasi sempre come il negativo coagulo di personali idiosincrasie, alimentate del resto da un’informazione che, quand’anche provenga da ambienti a essa interni, non brilla per conoscenza, chiarezza e obiettività.
Ciò detto, non si vuole però affermare che la materia sia facile e che le confusioni lamentate non siano prive di una qualche umana giustificazione. La difficoltà maggiore, quella concernente la natura profonda di quest’organizzazione, sta nel disagio dell’uomo d’oggi a confrontarsi, in termini che non siano meramente sentimentali, con realtà che affondano le proprie radici nel mondo pre-moderno. Non a caso sono correnti espressioni riassumibili nel ben noto “sentimento religioso” oppure nel ricondurre tutta la materia ad una questione d’ordine morale.
Disfarsi di queste abitudini mentali è almeno difficile, poiché pesa su esse tutta l’inerzia di una formazione che impedisce anche d’accorgersi di trovarsi di fronte ad un problema. Il problema sta dunque negli antichi mestieri [2]; riguardo ai quali è necessario sbarazzarsi delle opinioni preconcette determinate da un “senso comune” il quale, lungi dall’essere il frutto principale dell’innocenza è il risultato di secoli di una formazione culturale specifica quale, appunto, si riassume nei contenuti dell’istruzione contemporanea. Il mestiere che qui ci riguarda è quello del costruttore, inteso nella sua accezione più elevata, ossia quello di colui che progetta e segue nel suo edificarsi un’opera di rilevante importanza. Quest’uomo, un architetto, non era una persona colta nell’accezione attuale anche se alcune delle conoscenze professionali, che gli erano necessarie, debbano essere inserite nella storia della tecnologia mentre altre – le più importanti – sono oggi ignote.
Non era nemmeno un operaio anche se certe abilità manuali gli appartenevano avendole apprese nell’iter formativo iniziato col giovanile apprendistato; spesso poi egli aveva anche un ruolo imprenditoriale, risultando titolare di quella che noi chiameremmo una “ditta”.
La cosa però fondamentale e che lo differenziava dai moderni, omonimi epigoni è che le sue conoscenze e tutto il suo agire erano posti in una prospettiva radicalmente diversa e tale da ribaltare ciò che noi intendiamo per lavoro.
Intanto quello che faceva e delle cui implicazioni egli era, per la sua formazione tradizionale, perfettamente cosciente, corrispondeva a una simbolica imitazione della Creazione e quindi l’opera che andava formandosi era, volutamente, un’immagine del cosmo.
Pertanto ogni parte di essa stava in relazione analogica con livelli ontologici d’ordine superiore essendo una loro rappresentazione sensibile, analogamente a come anche tutto il cosmo era letto e interpretato.
Inoltre, per la stretta aderenza tra l’intima natura personale ed il lavoro esercitato, caratteristica di tutte le arti antiche, l’atto proprio estrinsecava le potenzialità dell’uomo, nel medesimo modo in cui “il saper costruire sta al costruire… e l’oggetto cavato dalla materia ed elaborato compiutamente sta alla materia grezza ed allo stesso oggetto non ancora finito”. [3] In questo senso, ovvero nel passaggio dalla potenza all’atto di ciò che era latente, in tale reminiscenza che rende simile il pensante al pensato e, all’interno di una specifica forma iniziatica, si compiva la realizzazione spirituale dell’artista. Tale azione personale e soprattutto interiore è, sempre, un compito fondamentale e ineliminabile ma nelle iniziazioni di mestiere qual è, appunto, il caso massonico, assume un ruolo di prevalenza il lavoro collettivo e da esso discende la necessità di una struttura corrispondente. Quest’entità operativa era la Loggia [4]: essa per essere costituita e poter trasmettere il fiat lux iniziatico, necessita, ancor oggi, della presenza di almeno sette maestri. [5]
La Massoneria medievale, quella dei costruttori di cattedrali, era pertanto organizzata in entità autonome: le Logge. Ed è per tale autonomia che s’usa dire: “la Loggia è sovrana”. È perciò che la presenza di centri di riferimento quali Strasburgo, Colonia o York, per alcuni antichi raggruppamenti rituali, non deve far pensare che a quell’epoca siano esistiti organismi societari e direttivi paragonabili alle attuali Grandi Logge. Nel modo stesso in cui era diversa la struttura organizzativa, anche il livello culturale dei maestri era ben altro da quello che oggi noi immaginiamo figurandoci quei massoni operativi come semplici operai o al più quali esperti capi-mastri [6]: in effetti, le nozioni tecniche prima citate erano applicate e adattate ma, in linea di massima, sarebbe più giusto affermare che erano subordinate ed espressamente derivavano dalle esigenze di una prospettiva simbolica nota come “philosophia hermetica”.
Ogni particolare dei grandi edifici religiosi medievali, dalla disposizione generale del progetto ai dettagli architettonici e scultorei - sempre interpretabili ricorrendo a quel peculiare linguaggio - testimonia quanto profondo fosse questo legame. Legame che era il prodotto, all’epoca della cristianizzazione dell’Impero di Roma, della confluenza avvenuta nei collegia fabrorum [7] tra il pitagorismo ivi dominante, l’ermetismo dall’Egitto ellenistico [8] e -portata dal Cristianesimo - quella corrente ebraica [9] (salomonica), che in tanti modi ha poi profondamente determinato tutte le ritualità massoniche [10].
Prima delle radicali modifiche apportate alla società europea (che s’identificava con la Cristianità) dall’avvento del mondo moderno, le organizzazioni compagnoniche dei costruttori erano diffuse su tutto il continente dove avevano un carattere nettamente operativo nel senso prima accennato. Quest’aggettivazione non deve far pensare che dalle Logge fossero esclusi personaggi non strettamente legati al mestiere, i cosiddetti “accettati”; anzi due indispensabili “ufficiali” di loggia lo erano per definizione: il medico e il cappellano. Per quest’ultimo esistevano speciali condizioni e in virtù di esse, la sua iniziazione avveniva in una loggia a tal fine costituita: la Lodge of Jakin. Il nome di quest’ufficiale era pertanto quello di Brother Jakin.
Per seguire gli sviluppi storici che hanno portato al nascere della Massoneria moderna (speculativa), è necessario fissare la nostra attenzione sulle isole britanniche, dove si sono appunto verificati gli eventi per tale indirizzo determinanti. La costituzione dello “stato” medievale era basata su una parcellizzazione e privatizzazione del potere nei feudi ogni classe gerarchicamente ordinata aveva le sue strutture di riferimento, tanto che tale costituzione poteva essere, appunto, definita corporativa. In questo senso anche il segreto [11] non era soltanto di particolari organismi quali la Massoneria operativa, ma faceva parte di quella separatezza che compartimentava ogni articolazione della società. È con la prevaricazione regia nei confronti della Chiesa prima, con la distruzione del sistema feudale poi e la conseguente crisi dell’aristocrazia che, attraverso i sempre più estesi e pervasivi poteri della corona, si mettono le basi dello stato moderno.
Tutto è regolamentato e centralizzato e a quest’occhiuta presenza nessuno ha diritto di opporre quell’autonomia e riservatezza fino allora tanto naturali entrambe: è a quel punto che sorge l’odio per il “segreto”, così caratteristico di quell’illusorio ed astratto ideale d’eguaglianza, cui tanto ci si reclama nel mondo moderno.
Ogni cambiamento è un processo continuo, ogni modificazione ha sempre avuto dei precedenti, ogni agente dell’innovazione ha la sua giustificazione negli errori e nelle ottusità degli attori della controparte ma è tuttavia da rilevare come, tra il 1580 ed il 1620, sia da collocare il passaggio dall’Inghilterra medievale a quella moderna e come Lord Francis Bacon, Baron of Verulam, Viscount of St. Alban [12] sia stato uno dei motori politici e filosofici di questa trasformazione.
Il suo ruolo, per la storia delle idee nel mondo anglosassone, è, in qualche modo, paragonabile a quello di Cartesio [13]: in tutti e due la spinta antitradizionale è molto forte, proponendosi entrambi il problema dell’elaborazione di un metodo reso indipendente dalle forme dell’antico sapere. La differenza tra loro può essere sommariamente riassunta affermando che la ragione cartesiana è necessaria non potendo essere diversa da sé e per questo non può essere smentita e neppure richiede ulteriori conferme, mentre per Bacone tale necessità non si pone, dovendosi sottoporre al vaglio della prova qualsiasi ragionamento (inductive logic with trial and error): soltanto la verifica della sua utilità sarà la dimostrazione della sua rispondenza alla realtà naturale. Non la contemplazione dunque ma la comprensione della natura nei suoi processi sarà lo scopo del metodo: la scienza guida all’azione e l’uomo può quanto sa. Questo principio si applica al mondo fisico e a quello umano: il primo si sottomette con la tecnica mentre chi conosce l’intima essenza del secondo è destinato all’impero.
La visione del mondo di Bacone anche messa a confronto con quella di Cartesio, considerato il fondatore del pensiero moderno, appare assai più lontana di questa da qualsivoglia impronta tradizionale: mentre nel filosofo francese resta, nel concetto delle idee innate, qualche traccia di metafisica, in lui si fa soltanto riferimento a una trama, che, soggiacente al reale, ne è come una costante, una struttura assoluta (schematismus latens) e immodificabile dal vortice fenomenico (he identified four non-rational neuro-ontological and epistemological interpretive idola for eliminating distortions and prejudices from perceptions). Da quali influssi può essere stata determinata una visione tanto innovativa e diremmo anche spregiudicata?
Nei molti segreti che velano la vita di quest’uomo singolare, c’è anche chi ha supposto come la sua nascita sia stata il frutto della relazione tra la regina Elisabetta e il favorito Robert Dudley Conte di Leicester, al quale da ragazzo fu assegnato, dal padre Duca di Northumberland, un precettore nella persona del dottissimo John Dee [14]. Imbevuto di cultura ermetica, era costui un uomo affascinante e geniale, considerato un filosofo ma soprattutto un mago [15]. Questo non gli impediva di scendere a più pratiche e politiche considerazioni: sosteneva – significativa coincidenza baconiana – la necessità di un’educazione utilitaristica improntata ad un’etica puritana dell’utile ed il suo umanesimo era totale, non concependo limiti alle possibilità dell’uomo [16].
Per le strette relazioni esistenti tra loro, fu del tutto naturale che Dudley lo introducesse a corte dove divenne consigliere e astrologo della Regina. Intanto l’educazione del giovane Bacone sembra dipendesse più che dalle cure di Lady Ann e di Sir Nicholas Bacon, ed a conferma delle suddette supposizioni, dalla segreta, attenta supervisione di Elisabetta. Fu soltanto quando Bacone aveva ventuno anni che avvenne un incontro tra i due: in un pomeriggio dell’11 Agosto 1582 egli, in compagnia di Mr. Phillipes, un crittografo alle dipendenze di Sir Francis Walsingham, il capo di quello che oggi definiremmo il servizio segreto del regno, andò a far visita a Dee nella sua casa di Mortlake [17], dov’era custodita la più ricca biblioteca privata d’Inghilterra.
Motivo della visita [18] era di far vagliare da un esperto le possibilità crittografiche insite nella tecnica cabalistica nota come gematria. Sembra sia stato lo stesso Dee, molto interessato all'alchimista del XIII sec. Roger Bacon, a suggerire al promettente omonimo giovane, la lettura delle opere di quell’antico maestro; tale episodio potrebbe spiegare alcune delle similitudini oggi riscontrabili nel loro pensiero [19]. Più tardi, succeduto al trono Giacomo I (Stuart), di tutt’altro avviso verso l’aspetto occulto della realtà che non la disponibile Regina (Tudor), Bacone preferì dissimulare questo lato della sua personalità, facendo propria la massima shakespeariana “discretion is the better part of valor” [20].
La sapienza ermetica di Dee e i nostri precedenti riferimenti massonici allo stesso ambito impongono alcune precisazioni. Come abbiamo visto testé, sia Dee, sia Bacone presentano un pensiero le cui linee di fondo hanno poi avuto, nella storia della cultura occidentale, sviluppi dai tratti fortemente antitradizionali [21] mentre le considerazioni, sul ruolo nell’operare massonico, di questa speciale “philosophia” fanno presupporre tutto il contrario. C’è dunque contraddizione? Come è stato prima precisato, l’origine della scienza ermetica e di quella che potremmo chiamare la sua tecnica: l’alchimia, si collocano nell’Egitto ellenistico, dove il greco Hermes era fatto corrispondere al dio Thoth, ovvero al principio ispiratore dal quale traeva autorità e conoscenza quell’antico sacerdozio.
Questa scienza ci è pervenuta singolarmente isolata dal suo contesto, inserendosi prima nel Tasawwuf [22] e poi, in alta epoca medievale, transitando nelle equivalenti organizzazioni cristiane. La condizione di essa sarebbe stata quindi di perfetta ortodossia solo nel caso fosse stata accolta ed integrata in un ordine tradizionale completo. Presentava però alcuni rischi connessi e alla sua natura di singolare, erratico masso distaccato dalla rocca scomparsa di un’antica sapienza e - poiché le scienze [23], socialmente, erano appannaggio del secondo stato – il “pericolo” poteva essere incrementato per il ruolo, non sempre corretto, giocato dall’aristocrazia nella società ospitante.
Per la prima condizione, c’era il rischio che tale scienza potesse tendere, con l’allontanarsi dal principio metafisico informatore, ad uno sviluppo autonomo e, di fatto, preso un indirizzo meramente naturalistico, fu da lì che senz’altro venne uno dei maggiori contributi all’attivazione nell’uomo europeo di quell’ansia d’azione sempre, spasmodicamente, intesa a sottomettere e servirsi degli elementi. Per la seconda condizione, essendo la metafisica, virtuale appannaggio del sacerdozio, ove i nobili a quest’ultimo si fossero ribellati, le possibilità di deviazione erano evidenti.
Ebbene, è noto come in Inghilterra, sin dal 1531, il Re, con un atto di vera e propria usurpazione, si fosse proclamato capo di quella Chiesa; in aggiunta poi a quelle che potevano essere le loro caratteristiche ed inclinazioni personali, si può anche prendere atto di come Dee fosse un gentleman [24] e Bacone un altissimo esponente della nobility [25]. Oltre a queste peculiari circostanze dell’Inghilterra, da qualche tempo (1307), era stato eliminato, per opera del Re di Francia e del Papa a lui sottomesso [26], uno dei >katekyn< [27] di riferimento nell’ordinamento della Cristianità: la milizia templare, la quale assommava in sé il potere spirituale e quello temporale. È quindi palese come il momento storico ed il luogo fossero tra i più opportuni per sferrare, con lusinghevoli influenze e potenti suggestioni, un nuovo attacco alle strutture tradizionali della società.
L’offensiva generale alla quale il suddetto episodio appartiene, si è sviluppata in più tempi ed è tuttora in corso; le fasi, determinanti l’allontanamento dell’Occidente dalle radici della propria tradizione, sono pertanto in successione e vedono il punto di partenza d’ognuna, diversamente localizzato: non si tratta quindi di “criminalizzare” uno specifico paese o un singolo popolo, perché anch’esso è un errore, che a sua volta genera mostri e rientra nella studiata ricerca di quella generalizzata confusione sempre tanto utile a nascondere i veri attori. Si può dire invece che queste forze dell’eversione, di volta in volta, “cavalchino” più destrieri, [28] sfruttando etnie ed aree geografiche, secondo le esigenze d’avanzamento del progetto.
Tutti i periodi storici nei quali tali impulsi, in particolare, s’attivano debbono avere certe caratteristiche onde garantire successo all’iniziativa; resta però il fatto che non si tratta soltanto di privilegiare una certa “qualità” del tempo ma, affinché l’operazione riesca, è naturalmente richiesta la presenza di intelligenti “esecutori” ovvero di agenti motivati e consapevoli. In questo caso, l’intervento diretto, attivo dell’uomo è del tutto analogo a quello col quale s’organizza la discesa, la presenza e la permanenza delle influenze di carattere spirituale [29].
Soltanto che, in questo caso, ben diversa è la loro natura, essendo gli influssi in questione appartenenti agli strati inferiori del mundus subtilis o psichico che dir si voglia ed anche se ciò possa sembrare bizzarro, è proprio nell’ambito della magia, lato sensu, che tutto questo si svolge: l’aggregato psichico, individuale o collettivo che sia, resta puramente virtuale rispetto al “celebrante” sino a che l’“operazione” [30] non è compiuta. Ciò fatto, esso, uscendo dall’indistinzione nella quale, in precedenza, si trovava, s’attualizza rendendosi disponibile ai più diversi scopi.
Giustamente, René Guénon ha definito i movimenti che così agiscono contro-iniziazione, sia per certe similitudini formali [31] con le società iniziatiche, delle quali sono come un’immagine invertita, sia perché l’iniziazione “incarne véritablement l’« esprit » d’une tradition, et aussi ce qui permet la réalisation effective des états «sopra-humains», il est évident que c’est à elle que doit s’opposer le plus directement (dans la mesure toutefois où une telle opposition est concevable) ce dont il s’agit ici, et qui tend au contraire, par tous les moyens, à entraîner les hommes vers l’«infra-humain»” [32].
Da quello che sinora si è esposto, appare abbastanza chiaro che, le persone, in quest’ultimo e preciso senso realmente fattive e partecipi, non siano veramente “moderne” nel loro più profondo sentire ma che tutto l’insieme delle idee (progressismo, evoluzionismo, razionalismo, meccanicismo…..) diffuse negli ultimi secoli, altro non rappresentino che un mezzo a giustificazione di un fine; il quale, si colloca nel pervenire, attraverso la preventiva distruzione di tutto quanto c’era stato trasmesso ab immemorabili, alla costituzione di un’universale contraffazione del Sanctum Regnum e ad una caricatura della vera spiritualità.
Di questa fase “costruttiva”, già da non pochi anni, se ne intravedono, in parte velati, i segni nelle attese pseudo-messianiche e negli accenni pieni di speranza per l’allettante avvento di una next, new age. Tale indirizzo di fondo, con la determinazione ed i mezzi utilizzati per giungere al fine, implica come, alle remote origini [33] di tutto quest’occulto processo, debba esserci stata una prospettiva insuperabilmente dualistica e come tale vulnus metafisico, impedendo la concezione di un Principio unificatore delle due apparenti, irriducibili opposizioni presenti nella Manifestazione, [34] abbia indotto i remoti responsabili dell’immensa, attuale valanga, ad un’irreversibile scelta di campo verso quel Princeps huius mundi, Demiurgo e signore del Cosmo, che li chiuderà così in un magico cerchio d’illusione, facendo loro dedicare alla “prigione cosmica” ogni sforzo di conoscenza e dominio insito nelle possibilità dell’uomo.
Un ruolo non indifferente in queste manovre lo gioca sia la voga delle previsioni - ottimistiche o disastrose che siano – sia la suggestione che può scaturire da certi libri visionari. Tra questi, importante è la Nova Atlantis [35] di Bacone nella quale, oltre ad alludere a programmi già elaborati e forse anche attuati (erga paucos), se ne vuole, in effetti, determinare la futura realizzazione (erga omnes) attraverso un potente stimolo di fascinazione letteraria [36].
I semi, gettati da John Dee e da Lord Bacon, non mancarono di fruttificare e molti studiosi, i cui interessi erano rivolti alla fisica ed alle scienze naturali, forti dei suggerimenti organizzativi e metodologici dei maestri, nel 1645, prima quindi della guerra civile, cominciarono a riunirsi al Gresham College di Londra. Questi meetings sono meglio noti sotto il titolo di “Invisibile College” ma, diciassette anni dopo, superato il Protettorato di Olivier Cromwell, nel 1660, con la restaurazione stuardiana di Carlo II, il consesso fondò, nella stessa sede, la Royal Society [37] finché, nel 1662, ottenne il royal charter che ne confermava le funzioni. Si stava quindi organizzando, in maniera palese, quel dominio di un establishment culturale, il quale, sino allora, era apparso prospettato soltanto in forma utopistica.
Fino a questo cruciale periodo della storia britannica, la presenza nelle Logge di ulteriori “accettati” oltre ai due istituzionalmente previsti, non n’alterava minimamente la struttura ed operatività tradizionali; il loro inserimento derivava da prossimità intellettuali, vicinanza d’interessi o dal patronage di qualche famiglia [38] di rilevante rango sociale. Dopo, con la perdita di potere dei Pari e l’ascesa della Gentry e dei commons, legata anche all’imporsi dell’etica capitalistico-protestante, imperniata sul perfezionismo, l’individualismo, l’autonomia personale, la morigeratezza dei costumi e la moderazione nelle spese, l’esaltazione della concorrenza e la ricerca di un sistema sociale in grado d’offrire a tutti eguali possibilità di riuscita, crebbe, “tra le colonne”, il numero dei gentlemen.
Guardare oggi al comportamento di tanti, dal critico punto di vista qui espresso e nella retrospettiva dei secoli trascorsi, può non rendere giustizia del loro livello d’effettiva, cosciente partecipazione alle linee ideologiche sottese al disegno baconiano. Ciò non pertanto, tra i molti “innocenti”, furono accettati in Massoneria anche alcuni che avevano in animo qualcosa d’assai alternativo rispetto alla partecipazione ad un esoterismo tradizionale: un progetto questo, riassumibile nel voler fare dell’Istituzione uno strumento da utilizzare per fini molto lontani da quelli che avrebbero dovuto essere i suoi propri.
L’impresa che si andava dunque preparando, si palesò con lo scisma [39] del 1717: dal corpus degli Operativi, si staccarono quattro logge [40] che costituirono la Grand Lodge of London, non più dunque operativa ma, com’era esplicitamente affermato, speculativa [41]. Con quest’aggettivazione, s’intendeva porre l’accento sull’avvenuta dislocazione, da una centralità del punto di vista tradizionale ad una deriva su posizioni pre-illuministiche: indubbie manifestazioni degli ambienti più progressisti del regno.
Significativa, nel senso di quanto sia oggi difficile discernere l’animo di quei lontani protagonisti e di quanto poco monolitiche siano state certe organizzazioni, è la vicenda di Sir Christopher Wren [42]. Architetto e professore d’astronomia al Gresham College, egli fu uno dei dodici fondatori della Royal Society e suo presidente negli anni 1680 / 1682, Gran Maestro degli Operativi dal 1689 e pertanto colui sotto la cui autorità ebbe quindi a costituirsi, nel 1691, la St. Paul Lodge (in effetti, “The Goose & Grideron”, cfr. n. 40). Loggia, che sarebbe poi diventata il motore dello scisma: inoltre, i componenti di essa erano, in larga parte, membri o comunque vicini alla Royal Society e tutti quindi ben conosciuti da Wren.
Nonostante ciò e sebbene l’ostilità degli Operativi verso quel tipo di tendenza sia storicamente dimostrata, l’indirizzo innovatore doveva essere – ancorché, forse, parzialmente occultato nella sua portata - conosciuto sin dalla nascita della St. Paul. Evidenti dovevano anche apparire le manchevolezze nel rituale [43] e già doveva aver dato segni di sé la sicumera che traspare dalla dichiarazione di fondazione, quando vi s’afferma che, finalmente, nella Grand Lodge of London “i privilegi della Massoneria non saranno più appannaggio esclusivo dei massoni costruttori e gli uomini di differenti professioni verranno chiamati a gioirne”: affermazione insulsa, agli orecchi della maggioranza, ben al corrente della varietà sociale presente negli organici delle Logge ed ampiamente cosciente dell’elevato livello intellettuale, sotteso al vero significato da dare all’espressione “massoneria operativa” [44].
In realtà, il gruppo, che costituì la Gran Loggia di Londra, a differenza della Royal Society, doveva essere piuttosto omogeneo e comunque con appoggi tali da sfidare l’autorità di Wren: non a caso, nel 1691 quand’esso s’organizzò in Loggia, il filo-cattolico Giacomo II Stuart [45] era stato da poco cacciato (1688) dalla Glorious Revolution; Guglielmo III d’Orange era sul trono d’Inghilterra e le simpatie giacobite [46] per il fuggiasco non potevano palesarsi ma che queste fossero della maggioranza dei massoni ne è una riprova l’incendio (1720) - unanimemente considerato doloso [47] - di buona parte degli archivi generali (the Old Charge) dell’Istituzione che erano in mano alla“The Goose & Grideron”, conosciuta come St. Paul proprio perché lavorava nel churchyard dell’omonima Cattedrale [48] e nelle cui sagrestie essi erano custoditi.
In questo modo, “opportunamente”, scomparvero i maggiori riferimenti ad un contesto politico ma soprattutto dottrinale, che sarebbe apparso imbarazzante per chi aveva intenzione di fare della Massoneria uno degli instrumenta Regni per quella translatio Imperii, la quale, ispirata a suo tempo da John Dee, intendeva riguadagnare ad Albione, per vie pragmatiche ed utilitaristiche, le terre che la leggenda arturiana voleva fossero appartenute a quel mitico Re.
A questo punto gli scismatici furono, appropriatamente, definiti “moderns” mentre gli Operativi vennero etichettati come “antients”; le differenze erano palesi ma la scelta di un sistema centralizzato e organizzato di guida della Massoneria, messo in atto nel 1717 fu, di per sé, considerato adeguato alle esigenze dei tempi e, in rapida successione anche chi era rimasto estraneo al nuovo movimento, lo adottò. In questo senso, curiosamente, si mossero per prime le altre componenti del Regno Unito: nel 1725 fu fondata la Gran Loggia d’Irlanda, nel 1736 fu la volta della Scozia e soltanto nel 1751 gli “antients” d’Inghilterra, s’allinearono creando la “Grand Lodge of Free & Accepted Masons of the Old Institution” [49] con Robert Turner quale GM.
Considerato come la rivolta giacobita del 1745 abbia avuto, nell’anno successivo, tragico termine con la sconfitta di Culloden, si può supporre che, esaurite le residue speranze di cacciare gli Hannover [50], non rimanesse agli Antichi che adeguarsi sul piano organizzativo con la rivale Gran Loggia di Londra, strenua sostenitrice della dinastia regnante.
La Chiesa Cattolica, che, nei piani [51] elaborati in epoca elisabettiana, era indicata come uno degli obiettivi nemici, nel 1738 [52], irrogò la scomunica all’Istituzione in coincidenza con la seconda e più importante stesura delle costituzioni dei “moderns”. Evidentemente, viste ormai annullate le speranze per il Pretendente Stuard, non ritenne di dover ancora contare sul contributo che, alla causa cattolica avrebbero potuto portare gli “antients” disinteressandosi che, la reiterazione della scomunica [53], venisse così a coincidere con la suddetta fondazione della Gran Loggia dei massoni tradizionali.
Le costituzioni di Anderson non potevano, di certo, piacere alla Chiesa dell’epoca: con assai discutibili accenti di vaghezza e banalità, vi s’affermava come ogni membro fosse libero d’esercitare la sua religione ponendo poi un’enfasi particolare sulla necessità di un amore fraterno tra gli uomini e su quella di una vera e propria rigenerazione dell’intera umanità.
Del resto, a giustificazione di tali generici idealismi, non si deve dimenticare che l’altro fondatore degli Speculativi, il pastore anglicano Desaguliers [54], era a sua volta figlio di un pastore, costretto, dall’iniqua revoca (1685) dell’editto di Nantes, a lasciare la Francia come altre centinaia di migliaia [55] di concittadini riformati che Luigi XIV aveva cacciato riaprendo una piaga giustamente sanata, nel 1598, dal più saggio Enrico IV, che, in quel modo, aveva messo fine ad un tormentato e sanguinoso periodo di guerre di religione.
Quest’improvvido atto del cosiddetto Re Sole, riprovato con sdegno da tutti i paesi dell’Europa settentrionale, si rivelò non soltanto un grave danno d’immagine per il paese ma, come poi ebbe a dire il Talleyrand: “c’était plus qu’un crime, c’était une faute!”; infatti, la Francia, si ritrovò priva di un elevato numero di cittadini qualificati, operosi e fedeli alla monarchia. È importante porre l’accento su quest’episodio perché, nelle tappe dell’azione antitradizionale, un ruolo tutt’altro che indifferente spetta, oltre che alle offensive degli avversari, anche all’ottusità fondamentalista [56] di coloro che quelle posizioni avrebbero dovuto difendere. In tacita (?) polemica con le suddette Costituzioni, gli “antients”, nel 1754, pubblicarono una Carta normativa chiamata “Ahiman Rezon” [57] nella quale erano raccolti, senza sbavature ideologiche, antichi doveri, usi e canzoni corporative.
La Massoneria - che era sicuramente un’unica (ma non unitaria) organizzazione nella Cristianità medievale ed anzi, nelle isole britanniche, era giunta tardi, importata dal continente all’epoca dei Maestri Comacini [58]. Nel periodo preso in considerazione in questo studio, per l’effetto conservativo, caratteristico degli ambienti insulari, oltre Manica, essa era rimasta piuttosto attiva e di buon livello nei suoi aspetti operativi mentr’era invece scaduta su un piano di davvero modesto artigianato nel resto d’Europa. Queste sopravvivenze muratorie erano e sono tuttora presenti in Francia (m’anche in Germania e Scandinavia) quali componenti dei mestieri raccolti nel Compagnonnage. In quella forma non era quindi di nessun’attrattiva per le classi colte della società del XVII sec., le quali, si dimostrarono invece assai ricettive per gli aspetti che l’Istituzione stava assumendo in Inghilterra.
Di fatto, la forma più adatta all’esportazione fu quella dei “moderns”, in loro, inoltre, agiva con evidenza uno stimolo “mondialista” e missionario assente negli altri [59]. Fino alla metà del secolo, nonostante l’appoggio del potere, la resistenza tradizionale si dimostrò ampiamente prevalente tanto che, intorno agli anni venti, l’esperimento sembrò sul punto di fallire. Da allora, il vento mutò, tant’è che si giunse alla fatidica unione del 1813 con una situazione invertita: i Moderni si presentarono con 1085 Logge tra Inghilterra ed Oltremare e, di queste 387 sul territorio metropolitano.
Gli Antichi con 521 Logge complessive e 260 in patria; soltanto nella capitale la situazione era pressoché bilanciata: ciò permise a quest’ultimi una discreta forza nelle trattative. A tutto ciò, si deve aggiungere come, nella seconda metà del XVIII sec., parallelamente alla crescita organizzativa dei progressisti fosse andato maturando, in senso qualitativo, in tutti gli ambienti massonici, sia inglesi, sia continentali, anche un forte revival tradizionale. Di esso sarebbe però troppo lungo occuparci adesso ma che possiamo accennare come rappresentato dal neo-templarismo, molto attivo specie nel mondo germanico. Inoltre, dall’Ordre des Elus Coens in Francia e da personaggi anche assai singolari, esemplificabili dalla nota figura del Conte di Saint-Germain, presenti un po’ in tutta Europa.
Il risultato di queste forze combinate fu che, intorno al 1790, il Principe di Galles, in seguito Giorgio IV, divenne il 38° GM. dei Moderni mentre suo fratello, il Duca di Kent, fu designato quale Past GM. Nel 1813, il medesimo divenne il 10° GM. degli Antichi succedendo al Duca di Atholl. La strana trasferta e la direzione delle due Obbedienze rivali, affidata alla guida di due fratelli di quel rango, erano palese indice come la divisione non fosse più tollerata e come l’unione fosse ormai giudicata una questione di stato. Pertanto, nel 1813 fu tenuta la Grand Assembly of Freemasons for the Union of the Two Grand Lodges of England; quando lo scopo fu raggiunto il 27 Dicembre [60], un terzo fratello dei due precedenti, il Duca di Sussex, fu infine eletto GM. e nell’anno successivo, fu installato quale 1° GM. dell’United Grand Lodge of England (UGLE).
Il compromesso, alla base dell’unione, stabiliva che, la data d’inizio della nuova forma di Massoneria fosse formalmente fissata al 1717, data di fondazione della Grand Lodge of London. Il sistema rituale dei Moderni era però ampiamente riformato in conformità a quello degli Antichi [61], fatto salvo, nell’abbigliamento, il mantenimento del più pratico, corto apron degli scismatici. Il grado di maestro ed il suo fondamentale completamento del Royal Arch furono ripristinati per l’apporto degli Antichi, dando così al nuovo organismo quella completezza tradizionale che, le gravi alterazioni precedenti avevano compromesso sul piano della continuità e pertanto della validità della trasmissione iniziatica.
I GG.MM. delle Grandi Logge d’Inghilterra, Irlanda e Scozia, nel 1814, si riunirono in un’apposita conferenza che ratificò, ove necessario, l’adeguamento delle loro Comunioni ai rituali ed alle procedure stabilite al momento della creazione dell’UGLE; cosa che non dovette comportare grossi problemi essendo le altre GG.LL. britanniche, in pratica, da sempre, allineate sul sistema degli Antichi. Un ulteriore segno di raddrizzamento tradizionale, furono le trattative, iniziate intorno al 1851 e proseguite con alterne vicende sino al 1878, quando, in Londra, giunsero a conclusione e fu infine fondata la Grand Lodge of Mark Master Masons of England & Wales & the Dominions & Dependencies of the British Crown. Quest’organismo non deve essere inteso quale un’Obbedienza rivale dell’UGLE, com’è il caso per le irriducibili rivalità, presenti nelle decine di Comunioni d’Italia; è piuttosto un organismo parallelo fruente di una sua specifica autonomia.
Ritualmente, the Mark Master è un’estensione del grado di Compagno corrispondente al momento nel quale a questi Operativi era concesso il “marchio” che avrebbero utilizzato da Maestri per contrassegnare i loro lavori, in effetti, oggi, vi si può accedere soltanto se si è giunti al culmine del Craft ossia al Royal Arch. Da un punto di vista organizzativo, mentre l’UGLE guida il Craft la GL. del Marchio è il riferimento [62] di numerosi additional o side ma anche higher degrees o come chiamare si vogliano, quelli cioè che in Italia si usa denominare “Riti” e tra i quali occupano un posto d’onore e tutto speciale The Knights Templar & Malta Orders [63] e The Ancient & Accepted Rite or Rose Croix [64].
Questi eventi, tanto sommariamente riportati, c’interessano soprattutto per alcune considerazioni. Senza remore abbiamo posto in evidenza quanto le forze antitradizionali abbiano cercato di utilizzare ed al fondo tentato di rendere inefficace quella che, di fatto, si presentava come l’unica organizzazione iniziatica accessibile nel mondo occidentale. L’operazione degli scissionisti per certi versi – ovvero per la politica - è riuscita quando ha legato i destini dell’Istituzione a quelli della ragion di stato, per altri ha fallito lo scopo, poiché infine la via tradizionale dell’iniziazione è rimasta agibile. Speciale il caso delle colonie americane, dove, i membri fondatori, quasi tutti massoni, determinarono un’inopinata, grave perdita per la madrepatria ma divennero poi, una volta costituiti gli Stati Uniti, in special modo a partire dal XX sec., la terra d’elezione di potenti operazioni contro-iniziatiche.
Ciò a riprova di come, per quelle forze, sia stata sempre del tutto strumentale la scelta di un partner: i temporanei, diretti vantaggi di esso erano (e sono) soltanto la secondaria ricaduta di quelli che sarebbero poi stati i risultati finali e, al fondo, i risultati realmente ricercati ma, a loro volta, non sempre davvero convenienti per il visibile ed ignaro esecutore di tutta la manovra. Tutti effetti, quelli ultimi, non facilmente riconducibili da un osservatore esterno, nel tentativo di ricostruzione storica, alla sequenza delle fasi dell’intero episodio ma, evidentemente, importanti quali veri obiettivi, per un occulto protagonista - meglio sarebbe dire regista – sempre tutt’altro che desideroso di farsi individuare.
Anche sul continente europeo, nonostante l’eterogeneità d’origine delle Logge filiate dall’Isola, [65] la forma rituale che infine ha prevalso anche prima del 1813 è stata quella degli Antichi, con particolarità da paese a paese ma sempre di relativa completezza dei riti. Rimangono a spiegare le caratterizzazioni progressiste e laiciste molto forti soprattutto nei paesi latini e generalmente in quelli che più hanno subito l’influenza napoleonica.
Viene da pensare alla favola della Rivoluzione francese preparata dalla Massoneria; in gran parte diceria del secolo successivo, costruita a fini auto-gratificatori anche dalla stessa Istituzione francese di quegli anni e, in realtà, leggenda maturata in un contesto culturale ed in un costume posteriori all’89 e particolarmente sviluppati con l’Impero. Impero, che è stato, ancora una volta, dopo averlo ideologicamente parassitato per renderlo meglio funzionale ai propri scopi politici, uno dei molti utilizzatori del mezzo massonico.
In definitiva, da un punto di vista della regolarità iniziatica e pertanto tradizionale, si può dire che lo scisma massonico del 1717 l’avrebbe in gran parte compromessa, avviando l’Istituzione, se avesse avuto successo, verso quella definitiva estinzione che toccò in seguito ad analoghi organismi di tipo compagnonico, quali, ad esempio, la Carboneria, ridotta a mero strumento politico delle lotte nazionali italiane [66]. Le cose però non andarono esattamente così e la correzione degli errori e delle manchevolezze rituali dei Moderni, cominciò a prodursi già nel corso del XVIII sec. finché, in quello successivo, esse furono, come abbiamo visto, ampiamente anche se non totalmente emendate con la fondazione della UGLE. Il risultato è che, adesso, questa struttura è “tecnicamente” in grado di trasmettere l’influenza spirituale dell’iniziazione.
Affinché poi il fiat lux sia suscettibile di passare dalla virtualità all’atto, tutto risiede nelle disposizioni e potenzialità interiori del recipiendario nonché nel modo in cui i lavori si svolgono in quella specifica Loggia e particolare Obbedienza. Il problema maggiore - ed a nostro parere insanabile - è quello che ha scavato un abisso tra l’aspetto esoterico e quello exoterico della Cristianità procurandole un’amputazione che non ha riscontri presso altre forme tradizionali se non, per l’Islam, nella sola Arabia Saudita [67].
Gli atti degli incontri [68], che, a volte, avvengono tra “alti” esponenti massonici e cattolici in vista di un qualche accordo, offrono una lettura che sarebbe risibile se, in realtà, non fosse drammatica per lo stato mentale ed intellettuale ch’essa rivela nei partecipanti: la Chiesa ha una rigida struttura gerarchica che corrisponde ad una precisa sistemazione teologica (il “potere delle chiavi”), quella apparentemente analoga della Massoneria non è invece intrinseca alla natura dell’organizzazione ma, come abbiamo visto, frutto di una sistemazione in forma di moderna associazione, derivata dall’innovazione del 1717.
Pertanto la Chiesa, che trova sempre difficoltà a figurarsi una forma tradizionale organizzata in modi diversi dai propri, [69] ama confrontarsi sempre con i “vertici”. Nello specifico, quelli massonici, i quali equivocano sul proprio stesso ruolo, si sentono, in tal maniera, autorizzati a prese di posizione non solo fondamentalmente illegittime ma spesso frutto d’ignorante arroganza riguardo al senso vero da dare all’Istituzione. Istituzione che legittimamente guidano soltanto ed esclusivamente in un senso amministrativo e gestionale. C’è da aggiungere che, a queste “alte” posizioni massoniche [70] giungono di norma personaggi [71]tra i meno qualificati sul piano dottrinario e mossi soltanto da quell’ambizione alla carica così caratteristica dell’uomo comune inteso nell’accezione intellettuale e morale più modesta.
Resta da precisare come la Massoneria, pur appartenendo di pieno diritto all’ambito del sacro, non sia in alcun modo una religione ma, esclusivamente, una via iniziatica; la quale, in condizioni normali, analogamente a quanto accade in altri contesti culturali, dovrebbe appoggiarsi su un preciso exoterismo. Nella fattispecie esso era il Cattolicesimo ma, dalla caduta dell’Ordine del Tempio in avanti, la situazione europea, col deteriorarsi in senso tradizionale, è andata rapidamente mutando. Certe ferite non sono più sanabili: dalla Riforma, la Cristianità è divisa e la Massoneria ha generalmente assunto una veste religiosamente “neutra” [72]perciò ad essa possono aderire appartenenti a qualsivoglia indirizzo confessionale.
Per tutto quello che abbiamo esposto, si può affermare che sola permanga la virtualità iniziatica, [73] le cui possibilità d’attuazione restano affidate a condizioni disomogenee da stato a stato, da Obbedienza a Obbedienza e da Loggia a Loggia, fermo restando che, indispensabili per ogni realizzazione spirituale, sono le personali qualità dell’iniziato. In questo studio, nel toccare alcuni particolari aspetti relativi alla nascita del mondo moderno, abbiamo dovuto spesso riferirci, per ciò che riguarda la storia inglese, al ruolo in tal senso assunto da persone ed organizzazioni di quel paese.
Non sappiamo se siamo riusciti a rendere la complessità delle relative situazioni ma ci appare indispensabile sottolinearla perché conosciamo bene quanto, secondo le proprie personali inclinazioni e simpatie, sia facile dividere la realtà con tagli netti. Molto raro è infatti che qualcuno o qualcosa si collochi tutto da una parte e senza sfumature: per le persone qui rammentate direi che decisamente assegnabili ad un preciso e forse cosciente ruolo contro-iniziatico, ci sono soltanto Francis Bacon, Olivier Cromwell e forse James Anderson mentre alcuna delle organizzazioni in argomento, fatte da uomini e quindi ricche delle innumerevoli varianti che ciò comporta, può averlo rivestito interamente.
La stessa fondazione degli speculativi, sicuramente “eretica” ed eversiva rispetto al passato massonico, dandosi una struttura centralizzata ha creato sì un’innovazione burocratica ed irrilevante se non negativa rispetto ai veri motivi dell’esoterismo ma – ci sembra necessario sottolinearlo - ha reso disponibile per l’Istituzione un mezzo in grado di garantirne la sopravvivenza durante gli enormi mutamenti sociali e politici degli anni e dei secoli successivi.
Bruno d’Ausser Berrau
In Italia dunque,
detta istituzione è nota come “Massoneria” mentre il piuttosto desueto “Libera
Muratoria” meglio renderebbe la stretta contiguità con l’Arte in argomento. Da
un punto di vista etimologico non ci sono però dubbi in proposito: in qualsiasi
dizionario europeo il lemma (massoneria, masonry, franc-maçonnerie,
freimauerei, frimurare, frimureri, vapaamuurari…) rimanda al lt. maceria il cui
senso tecnico per “muro di chiusura” fatto di terra argillosa stemperata in
acqua e consolidata con paglia e pietre, trova, comprensibilmente, origine nel
più ampio contesto semantico del verbo macero.
Da qui, al basso
latino medievale, machionis ® ed infine massa (da cui tanti nostri toponimi) il
passo è breve: prima è il nome del casale al centro di una tenuta, poi, si
trasferisce, intorno al X sec., alla grande fattoria fortificata e da questa
va, infine, ad indicare un intero dominio feudale. Il senso edificatorio del
vocabolo è pertanto indubitabile e quindi la Massoneria è, con certezza, il
mestiere, the Craft.
2 Mestiere deriva
dall’ant. fr. metier, questo dal lt. ministerium minister il quale fa coppia con magister dove
le due radici danno rispettivamente: un senso di subordinazione la
prima (minis- > minus) ed il suo contrario la seconda (magis-); è quindi il
minister l’esecutore delle disposizioni del magister e tale fattispecie è
appunto quella in cui, chi esercitava un mestiere si trovava nei confronti di
chi lo iniziava e lo guidava sui sentieri dell’arte. In questa prospettiva
diventa congrua l’equivalenza tra mestiere e mysterium (da mysteria ma a sua
volta da myste, l’iniziato ai misteri) che “popolare” come etimologia, non è
però meno significativa asseverando, nella propria storicità, il contesto
esoterico nel quale esso era esercitato e vissuto.
3 Aristotele, Met. IX,
6.
4 Detto termine,
nell’accezione massonica utilizzato oggi universalmente, proviene, dall’ing.
lodge, importato dai normanni nella forma di un originario fr. loge ma
derivante dall’ant. francone laubja, pergola. In origine, stava ad indicare
quella costruzione provvisoria, che, sul cantiere, era destinata al ricovero
degli attrezzi ed alla direzione dei lavori.
In Italia era
denominata, con molta più pregnanza rispetto alla ritualità che soprattutto
ospitava, “baracca”: la parola deriva dall’ebr. BeRaKaH, “benedizione” ma, in
quella lingua, è così chiamata anche l’influenza spirituale trasmessa con
l’iniziazione (cfr. ar. BaRaKT) ed essendo questa il fiat lux ordinatore per il
caos oscuro della condizione profana è anche un éclair: BaRaQ, ebr. lampo,
fulmine.
5 Le iniziazioni di
mestiere erano proprie del terzo stato, per le altre classi (nobiltà e
sacerdozio), in linea di principio, non valevano queste condizioni, potendo -
ad es. - un cavaliere creare tale chiunque ritenesse degno anche se, di fatto,
da una certa epoca in avanti, ciò non fosse più avvenuto, essendo stati
costituiti gli ordini cavallereschi con le relative cerimonie d’investitura e
la successiva regola e disciplina collettiva.
6 1527 / 1608.
7 L’adesione a tali
organizzazioni faceva i membri partecipi dei cosiddetti “piccoli misteri” e,
sia questi ultimi, sia i “grandi” (Elusi), non si ponevano in contrapposizione
con la religione pubblica (exoterica) ma ne costituivano un completamento, atto
a rispondere a rispondere alle esigenze di perfezionamento ed approfondimento
di coloro che avvertivano questa necessità.
8 Anche l’alchimia,
importante componente dell’Ermetismo, mostra chiaramente tale origine: la
parola viene dall’ar. al-kîmîa il quale, a sua volta, deriva dall’egiz. Kémi,
terra nera ovvero l’antico nome del paese. L’arrivo di queste conoscenze in
Europa, si deve agli arabi come attestano numerosi etimi della terminologia
alchemica.
9 È qui, il motivo
della presenza, nella nomenclatura massonica, o d’esplicite parole ebraiche, o,
se deformate, di un etimo che, pur sempre, a quell’idioma conduca. Inoltre, per
tutto il Cristianesimo, l’ebraico resta l’unica lingua sacra di riferimento
essendoci la Rivelazione pervenuta soltanto in traduzione greca.
Da questo stato di
cose, si comprende il rapporto contraddittorio avuto in due millenni col popolo
vettore di tale tradizione, il quale, inoltre, è stato anche un medium
indispensabile nelle fondamentali relazioni culturali e spirituali con l’Islam.
10 Questo è
particolarmente evidente nel Craft perché la “colorazione” cristiana prevale
invece negli High Degrees cavallereschi.
11 Secretum viene dal
vb. secerno, secreti, secretum, secernere; separare, dividere (sacrum ha la
stessa radice), è quindi un part. pass. ossia “separato” che, nell’accezione
esoterica, sta a sottolineare la distinzione dal mondo profano. In ultima
istanza, il vero segreto d’ogni via iniziatica sta nell’ineffabile. Il quale, è
bene precisare, è soltanto l’incomunicabile e non l’incomprensibile come il
punto di vista exoterico troppo spesso erroneamente fraintende quando, in
ordine ai misteri della fede, si rapporta a questo concetto, riducendo la
medesima ad un ben misero epifenomeno dell’infrarazionale: cfr. il “credo quia
absurdum”.
12 1561 / 1626.
13 1596 / 1650; per detto filosofo, vd. il ns.
Janua Inferni apparso nel 1° n. di Episteme.
14 1527 / 1608.
15 L’importanza di questa fama risiede, non
tanto nella persona di Dee, sebbene nel suo generale significato
d’avvertimento: lo sviluppo della magia è caratteristico della fase tarda e
comunque decadente di una civiltà, ricollegandosi, in qualsiasi ambito
conoscitivo tradizionale, le pratiche di questo tipo a svolgimenti inferiori e
lontani dal Principio. Essendo, in qualche modo, una “tecnica” sono evidenti i
rapporti della magia con la nascita del mondo moderno le cui scienze e
tecnologie sono uno speciale “sviluppo” (“progresso”, nella prospettiva
corrente) delle antiche matrici.
Nel caso individuale
di Dee, per obiettività, deve essere fatto presente che egli sempre si difese
dall’essere un mago “nero” (e non lo fu) limitandosi queste pratiche,
nell’intento, all’evocazione degli angeli. La sua personalità aveva anche
sorprendenti tratti di assoluta ingenuità e fiducia nel prossimo. Importante fu
anche la propaganda che condusse a favore del sistema copernicano. Sono infine
certe, sia la sua fede cristiana, sia la sua personale onestà, confermata da
una morte in miseria.
16 Inteso però nella sua
integralità e non nella prospettiva laicista e razionalista che si suole, oggi,
attribuire all’espressione.
17 Oggi fa parte della
Grande Londra; è a 10 km. a SW di Westminster sulla riva destra di un’ansa del
Tamigi. Sul luogo sorgono un crematorio ed un cimitero; è curioso verificarne
l’etimo: mortlake® mortal lake.
18 In Baconiana, Dec. 1983: Ewen MacDuff, After some time be past.
19 David Kahn, THE
CODEBREAKERS, 1996.
20 È nota la discussa
attribuzione dell’opera di Shekespeare a Bacone.
21 Tale considerazione
è soprattutto valida per Bacone; per Dee la valutazione è più complessa,
essendo, appunto, indubitabile la sincerità nella sempre professata fede
cristiana. Quindi, per lui il discorso, più che indirizzarsi alle intenzioni
dell’uomo, riguarderebbe piuttosto le potenzialità di un certo ordine presenti
in alcune delle sue formulazioni: è quello che è accaduto anche a Cusano ed a
molti altri intellettuali rinascimentali o tardo-medievali.
22 È l’esoterismo
islamico. Per dare appena un’idea della sua centralità in quella religione
sarebbe sufficiente fare presente come tutti i santi islamici – il loro culto è
molto popolare – siano tali giacché esponenti dell’esoterismo (pertanto dediti
ad una via di conoscenza piuttosto che meramente devozionale) mentre adesso,
nel Cattolicesimo, con la “puritana” riforma delle ricorrenze calendariali e
con l’evidente inflazione dell’elevazione a quello status, il titolo tenda
ormai, prevalentemente, a designare una condizione esemplare sul piano della
devozione e dell’impegno sociale.
23 Avendo costatato
come, da parte di alcuni, molto s’equivochi sulla natura dell’Ermetismo, sarà
bene fare presente che, praticamente, tutte le scienze tradizionali della
Cristianità ad esso, in tutto o in parte, si rifacciano e ciò proprio per il
suo carattere nettamente cosmologico: astrologia, araldica, fisiognomica,
medicina, architettura… non c’è settore che sia escluso: demonizzarlo
equivarrebbe quindi ad una condanna totale delle radici della nostra stessa
civiltà, il che da sé si qualifica.
È forse utile
ricordare che Ermete Trismegisto campeggia, in un magnifico mosaico, sul
pavimento della cattedrale di Siena; è rappresentato mentre tiene in mano una
tavola, nella quale si celebrano le lodi del Verbo fatto carne. Infine, il cattolicissimo
Filippo II possedeva all’Escorial un’intera biblioteca ermetica.
24 La famiglia, ai
tempi di Enrico VIII, era giunta in Inghilterra dal Galles, apparteneva ad una
delle stirpi più antiche di quel paese facendo risalire la propria agnazione al
Principe Roderico il Grande e sembra che avesse anche una qualche parentela con
i Tudor.
25 Il padre di Bacone
era stato fatto Baronetto mentre il figlio ebbe accesso alla peerage. Esponendo
fatti concernente la storia britannica sarà utile ricordare, per meglio
orientarsi in quella società, come l’aristocrazia inglese si divida in gentry e
nobility. La prima non è mai stata disciplinata e se ne fa parte per lenta
assimilazione e consenso sociale; è quindi lo stile di vita che fa il
gentleman. Gli appartenenti non hanno un titolo specifico; in genere al nome,
negli indirizzi, s’aggiunge, quale forma di cortesia, Esquire.
La nobility è tale per
nomina regia, ha un titolo feudale e la peerage comporta un seggio alla Camera
Alta (trattamento di Lord e Lady; quello di Honourable è riservato to the
children of peers below the rank of Marquis) mentre l’accesso a quest’ultima è
escluso soltanto per il titolo di Baronet (the lowest titled order), il quale
comporta il trattamento di Sir. Quello del knight è invece un ennoblissement ad
personam; non ne consegue quindi trasmissibilità ma è egualmente previsto il
trattamento di Sir. Fuori dall’ambito aristocratico, Mister (Mr.) è invece
rivolto a chi, appunto, non abbia altri titoli (common) ed è una variante di
Master (cfr. supra, n. 2) e pertanto equivale a riconoscere, nel destinatario,
l’eccellenza in un mestiere: ad es., per rimanere in tema, the master mason
26 Prodromi della
“cattività” avignonese: 1309 / 1377.
27 In tutto il
Medioevo, quest’espressione di S. Paolo (2Ts. 2.7, “katecwn”: “colui che
trattiene”, qui tenet, der Aufhalter) è intesa quale “forza frenante” nei
confronti dell’avvento dell’Anticristo ed era, di norma, interpretata come
profeticamente riferita al Sant’Impero. L’ordine del Tempio fu, quale
fondamentale ricetto dell’aspetto più “interno” (iniziatico) della Tradizione,
posto espressamente da San Bernardo a difesa della Respublica Christiana.
28 Nell’utopico stato
della Nova Atlantis, Bacone attribuisce la funzione di guida ad un collegio di
saggi, definito Domus Salomonis e in detta, troppo specifica denominazione, si
può già intravedere quel progetto d’infiltrazione che porterà poi alla
creazione della Massoneria speculativa.
Allo stesso modo, con
l’intenzione di stringere legami coi ricchi mercanti e banchieri ebrei di
Amsterdam ed a tutto vantaggio economico della britannica monarchia, il
suggerimento “biblico” di John Dee, il quale faceva discendere il mitico Artù
dall’altrettanto mitico Bruto – d’ascendenza troiana – e questi da Noè, servì a
più tardi epigoni (John Sadler, 1649; Dr. Abade, 1723 ed altri posteriori) che
la impostarono, sull’irrisolta vicenda delle dieci tribù perdute d’Israele, per
elaborare la teoria del British-Israelism: the British, as Abrahm’s seed, were
to inherit the earth.
Tutto ciò svolse una
funzione preparatoria per il successivo assorbimento di parte di tale
formidabile centro di know-how finanziario nella società inglese (vd. M. Freedman, J.
Parkes, H. Newstatter, A minority in Britain. Social
studies of the Anglo-Jewish community, London, 1955): le condizioni, per
annullare la cacciata degli ebrei nel 1290, si realizzarono nel clima religioso
e politico suscitato dalla rivoluzione e dalla dittatura di Cromwell e
pertanto, nel 1656, la riammissione della presenza ebraica fu un fatto compiuto
come, ancorché limitato, l’acquisizione del loro diritto di cittadinanza.
Ed anche per gli ebrei
vale quanto detto per la Massoneria: essi sono stati usati con cinismo da un -
in larga parte - invisibile establishment, che li ha esposti, facendo ricadere
su loro il risentimento di azioni da questo preparate e suscitando, anche
direttamente ma nelle maniere più subdole, quell’antisemitismo che è stato uno
degli espedienti principali per realizzare il proprio occultamento.
Un esempio per tutti,
I Protocolli dei Savi Anziani di Sion, editi per la prima volta nel 1901, in
Russia, furono tradotti in inglese e pubblicati (1919) dalla Eyre &
Spottiswoode Publishing House, stampatore di tutto ciò che d’ufficiale fosse
rilasciato dalla Royal Family: il libro vendette molto rapidamente 30.000
copie, finché non fu ritirato dal commercio su pressione dei Rothschild. In
detta circostanza, la cosa più singolare del falso, è che il modus agendi
attribuito ai supposti Savi è proprio quello caratteristico delle forze
contro-iniziatiche: letto in questo modo, il testo rivela allora prospettive di
notevole interesse.
L’aspetto paradossale
del British-Israelism è che, dall’impostazione filoebraica degli inizi sino ad
oggi, attraverso il filtro di stravaganti personalità del XIX sec., esso, in
alcuni gruppi, ha assunto una veste nettamente agli antipodi di quella
originaria versione: the adherents embrace the Anti-Semitism by claming that
those normally referred to as Jews are not God’s chosen people but the “seed of
serpent” and the “true Jews” are the Anglo-Saxons.
29 Cfr. il ns. Efficere
Deos nel n. 2 di Episteme.
30 Nell’opinione di
Dee e di Cusano, uno degli strumenti fondamentali, in senso ovviamente non
negativo, avrebbe dovuto essere la matematica; poiché, il mezzo migliore, per
penetrare nell’intima struttura cosmica, era nel possesso delle scienze de
numeris formalibus, de ponderibus misticis, de mensuris divinis. È evidente
come gli stessi procedimenti possano poi essere volti ad altri scopi. Ben
cosciente della tripartizione dell’universo, Dee si dedicava in particolare al
ruolo di un certo uso degli algoritmi nel mondo intermediario essendo da lì che
poteva giungere, in una visione utilitaristica, il maggior aiuto “for the
mechanics”. A differenza di Cartesio, egli aveva però ben chiaro che il puro
intelletto, non confuso con la ragione, era l’essenza divina presente
nell’uomo. Cfr
Ark Edition, 1987.
31 La cosa è evidente se si riflette su queste righe: “The organization
of method of trasmission he Bacon was such as to ensure that never again so
long as the world endured, should the lamp of tradition !, the light of truth,
be darkened or extinguished” (H. Pott, Francis Bacon and His Secret Society,
Kessinger Publishing Co., reprint 2000, USA). Altro
tema capovolto è quello della Prisca Religio o Religio Una o Tradizione Primordiale,
quella comune a tutta l’umanità ed alla quale gli ermetisti facevano
riferimento nella speranza di poter ricomporre le divisioni della Cristianità. La
sua parodia è riconoscibile negli “ideali” del mondialismo e della
globalizzazione, che già Dee prefigurava ipotizzando la necessità di un governo
mondiale. Tali prospettive utopiche erano condivise anche da Guillaume Postel,
matematico ed ermetista francese che Dee incontrò nei suoi viaggi sul
continente.
32 R. Guénon, Le Régne
de la Quantité et les Signes des Temps, Ch. XXVIII; Gallimard, 1962.
33 Queste sono fatte
risalire alla deviazione di una remota civiltà cui dovrebbe alludere Gen. 6. 4
con i suoi enigmatici, prediluviani protagonisti: possono quindi essere indizi
della presenza negli autori di una perfetta cognizione di causa, sia il
riferimento atlantideo nel titolo dell’utopia baconiana, sia quel singolare
British-Israelism di Dee, il quale - privo di fondamenti nel suo riferirsi a
the lost ten tribes - non sarebbe invece così inconsistente ove fosse presa in
considerazione la remota area di dominanza della “razza rossa”, tuttora ben
rappresentata per la non trascurabile incidenza del rutilismo nel british seed:
per quest’ordine di problemi vd. i ns. La Scandinavia e l’Africa, Centro studi la
Runa, 1999 e Il Nome e la Storia, in via di pubblicazione presso le stesse
edizioni.
34 Difficoltà sentita
specialmente dai teologi nella loro ricerca dell’origine del Male: “si Deus
est, unde Malum? Si non est unde Bonum”.
35 Pubblicata ad Amsterdam nel 1661.
36 Per meglio intendere quello che vogliamo dire, diamo, qui di seguito,
un breve ed efficace resumé di quest’opera nota ma poco letta: “In this romance
of the future, "New Atlantis", Bacon outlines a Commonwealth, ruled
by a powerful research institute, which thanks to its labours extending through
the centuries, solved problems and achieved philosophical understanding that
now permit the people of Bensalem to enjoy a more pleasant life. There are most
of the scientific institutions founded but today, and, what is more, also those
which do not ordinarily exist even today. Each special field of science,
geology, botany, zoology, meteorology, chemistry, mathematics, physics,
mechanics, acoustics, optics, astronomy, comparative anatomy, experimental physiology,
teratology, they all have their own house of research, laboratories,
meteorological and biological observatories, stations for agricultural
experiments, associations to promote studies for special purposes, all these
are available. This Commonwealth has known, three hundred years prior to their
invention, the submarines, the aeroplanes, the radio, the gramophone, the film
and the microphone. This land is artificially manufactured; gigantic quantities
of energy are produced in engine houses, the heat of the earth's interior is
made use of. Victuals are manufactured in a synthetic way; healing by air,
water and diet is offered in special clinics. Experiments on animals are
conducted in order to diagnose and to cure human diseases. All these inventions
were possible only, because the Commonwealth created an organisation in which
new inventions are followed up systematically, laboratories and experimental
stations govern the Commonwealth of New Atlantis in the true sense of the word.
After all, the natural philosophers, who unveil there the secrets of life and
Nature, are, at the same time, the true rulers of the country. Bacon uses this
allusion to point out the necessity that each Commonwealth should lay the
foundations of scientific institutions, conducting experiments for the benefit
of the combined population, which a single scientist, standing by himself,
could never achieve” (The Intellectual History of the 17th Century and it's
Importance for the Development of Research Methods in the Field of Exact
Sciences. Written by Dr. Helmuth Minkowski, Berlin 1937, translated from German
into English by Arthur B.Cornwall).
37 Il nome di Royal
Society apparve, di fatto, per la prima volta nel 1661 e fu ufficializzato come
Royal Society of London for Improvement of Natural Knowledge nel secondo royal
charter del 1663.
38 Come nel caso
esemplare dei Saint-Clairs of Roslin, i quali tennero la carica magistrale (ad
essa nominati da James II of Scotland: 1430 / 1460) per la Scozia, dal 1430
fino al 1736, quando William, al momento della fondazione di quella moderna
Gran Loggia, decise di lasciare l’incarico ad un Gran Maestro eletto.
39 Proprio di questo
si trattò: l’Istituzione non era per niente in crisi come invece scrivono ancor
oggi tanti massoni “laici” quanto piuttosto del fatto che “few lodges at London
finding themselves neglected”: sono parole di Anderson, che stanno a dimostrare
come la stragrande maggioranza (anche nella stessa Londra) non sentisse alcuna
necessità di un’innovazione contraria ai principi dell’Ordine. I secessionisti,
già prima, erano evidentemente emarginati dai Fratelli. Anderson poi specifica:
“…neglected by Sir Christopher Wren”, ad ulteriore riprova della posizione
nettamente contraria di quest’ultimo. Cfr. infra, n. 42 e vd. Jean Barles,
Histoire du Schisme Maçonnique Anglais de 1717, Trédaniel Éd., 1990.
40 In ordine di
fondazione:
1. “The Goose &
Grideron”, meglio conosciuta come “St. Paul Lodge”, 1691,
2. “The Crown”, 1712,
3. “The Apple Tree”, 1716,
4. “The Rummer &
Grapes”, 1716.
È evidente come le
ultime tre siano state costituite in fretta proprio per dare consistenza alla
progettata ed imminente nuova Gran Loggia.
41 Speculum, specchio;
l’etimo ben esprime quel qualcosa d’indiretto, quindi tutt’altro che positivo
rispetto all’operatività, com’è appunto la condizione dell’immagine riflessa
rispetto alla realtà e le cui limitazioni sono affermate con sicurezza da S.
Paolo nella 1Cor. 13.12.
42 1632 / 1723; era
nato in Inghilterra da nobile famiglia d’origine danese. Suo zio Matthew,
vescovo anglicano godeva del favore di Re Carlo I e per questo, per diciotto
anni, fu imprigionato come papista, da Cromwell, nella Torre di Londra. Nel
1660, alla restaurazione, ritornò alla sua sede episcopale di Ely. Noto era
dunque l’attaccamento di Christopher alla causa stuartiana ed alle tradizioni.
Egli fu professore di
matematica ad Oxford e sono sue la scoperta della rettificazione della cicloide
e che l’iperboloide di rotazione ad una falda può essere generato dalla
rotazione di una retta intorno ad un’altra ad essa sghemba. Dal 1668 al 1718 fu
Royal Architect.
43 In quella forma
anomala di Massoneria, l’ordinamento prevedeva soltanto due gradi, con
l’esclusione di quello di Maestro; a maggior ragione, mancava il Royal Arch
che, del terzo grado, è il coronamento: evidentemente la ragione dell’anomalia
risiedeva nel fatto che, i due principali promotori (Anderson e Desaguliers)
erano pastori e pertanto Massoni ma con funzioni di Cappellano; iniziati perciò
nelle speciali Logge Jakin (cfr. supra) dove il rituale era assimilabile a
quello di Compagno.
44 A riprova: nel
1663, sotto la presidenza del Re, Carlo II Stuart (il Re cattolico quindi), fu
tenuta a York l’assemblea generale dei massoni d’Inghilterra con l’elezione,
quale GM., di Lord Henry Jermyn, Earl of St-Alban.
45 Il suo favore verso
la Massoneria era reso evidente dalla carica di Gran Maestro che rivestiva nel
templare Royal Order of Scotland, fondato dal Re Robert Bruce nel 1314 a difesa
e protezione del Tempio perseguitato. Sempre in onore dei massoni che avevano
combattuto per lui, Re Giacomo ripristinò the Order of St-Andrew soppresso
dalla Riforma.
46 Erano così definiti
i filo cattolici ed i nazionalisti scozzesi fedeli ad una dinastia originaria,
appunto, di quella terra. L’interesse massonico per le vicende politiche sorge
dunque per difesa e - in contrasto con lo stereotipo corrente - in senso
nettamente anti-progressista ovvero quando la rivoluzione puritana comincia a
scardinare il vecchio mondo: è quindi dal 1650, vale a dire in epoca
pre-speculativa e dopo la decapitazione di Carlo I, che Cromwell ed i suoi, si
rivelano i temibili portatori di un’ideologia estremamente antitradizionale.
Prima di questi
tragici avvenimenti, gli “infiltrati” modernisti non erano né facilmente
individuabili, né immediatamente classificabili in senso politico. Essi
apparivano agire, infatti, su un piano prevalentemente filosofico.
47 La responsabilità,
si tende ad attribuirla ad Anderson, cappellano della St. Paul, dal 1710,
personaggio piuttosto enigmatico, che, dal 1714, cominciò a tenere riunioni
riservate ai soli gentlemen e dalle quali escluse la partecipazione di Brethren
esterni alla Loggia. Stava, con evidenza, preparando lo scisma, tant’è che, nel
1715, gli Operativi di Londra, su disposizione di Wren, lo espulsero unitamente
agli altri sette: Payne (2° GM, 1718; 4° GM, 1720), Desaguliers (3° GM, 1719),
Johnson, Stuard, Sayer (1°GM), Entick, Montagu.
Quasi tutti membri
della Royal Society. La raccolta degli antichi documenti, alcuni risalenti
all’epoca anglosassone, era stata organizzata dal GM. George Payne, che aveva
intenzione di pubblicarli almeno in parte. Sembra pertanto, sia stato il timore
che ciò avvenisse a decidere la loro distruzione: segno evidente della presenza
di posizioni interne discordi.
48 Ricostruita dopo il
grande incendio di Londra del 1666 ed il cui progetto fu affidato allo stesso
Wren.
49 In seguito,
conosciuta anche come Atholl Grand Lodge a ragione del 3° e 4° Duca di Atholl,
che ne furono rispettivamente 6° (1771) e 7° (1775) GM.
50 Succeduti agli
Orange nel 1714; a livello parlamentare il legame strettissimo dei “moderns”
era con il partito progressista dei Whigs, gli altri tenevano ovviamente per i
Thory. Nel 1714, alla morte della Regina Anna con l’avvento di Giorgio I di
Hannover, i Whigs, si chiamarono hannoveriani e mentre i Thories furono
soprannominati, con intento spregiativo, dal nome del fuggiasco Giacomo II,
giacobiti.
51 È a quest’ordine di
argomenti che la Chiesa intende riferirsi col termine storico di “machinatio”:
esso si trova anche nel divieto di aderire alla massoneria, riportato nel Codex
Iuris Canonici del 1917.
52 Lettera Apostolica
“In Eminenti”, 28 Aprile 1738.
53 Bolla “Providas
Romanorum”, 18 Marzo 1751.
54 Desaguliers era un
ottimo matematico e fisico, inventò il planetario e fu, ai suoi tempi,
scienziato di fama, intimo di Newton più anziano di lui di circa ventuno anni,
membro della Royal Society ed in ottimi rapporti con gli ambienti di Corte.
Newton lo seguì sempre e, pur se non massone, era pertanto a perfetta
conoscenza del progetto relativo alla fondazione di un’innovativa Gran Loggia.
55 Sembra in numero di
circa 250.000.
56 Sta lì la
differenza tra tradizione e tradizionalismo; gretto epifenomeno quest’ultimo di
spiriti intellettualmente timorosi, di fatto aggressivi, al fondo limitati.
57 Titolo assai
bizzarro redatto in un ebraico un po’ forzato: qualcosa come “the Brother’s
secret monitor”; il curatore della raccolta era un irlandese, il Gran
Segretario, Laurence Dermott. Nello stesso anno fu pubblicata anche la terza
edizione delle Costituzioni di Anderson, riviste da John Entick. Dermott fu
inoltre molto attivo a convincere le non poche Logge londinesi ostili agli
speculativi a stringersi nel Bund che doveva portare alla “Grand Lodge of Free
& Accepted Masons of the Old Institution”, tra queste la più antica e
famosa era “The Queen’s Head” in St. Charles Street al Covent Garden.
58 L’apparente facile
etimo del nome rimanderebbe alla zona di Como dalla quale molti di essi, in
realtà, provenivano ma le cose non sono però così semplici perché, nello stesso
modo, erano spesso chiamati anche quei maestri originari di altre aree della
penisola e forse non per semplice generalizzazione: risulta, infatti, che co-
(® lt. cum) sia qui da intendere - nel composto nominale - quale prefisso
indicativo d’unione, compagnia mentre –macini, appare, evidentemente,
l’aggettivo del basso lt. macio (cfr. supra, n. 1) a sua volta radice
dell’attuale “massoneria”.Il toponimo è, infatti, derivato da un supposto
celtico *camb-, piegato, curvato, evidentemente per la disposizione urbana
sulla costa lacustre. Como e i Comacini non sarebbero pertanto in alcuna
relazione semantica ma espressioni di un fatto linguistico di mera convergenza
fonetica.
59 La prima Loggia di
questa filiazione sembra sia stata fondata nel 1728 a Madrid (la “French
Arms”), seguono poi nel 1732 Parigi, nel 1733 Valenciennes e Château d’Aubigny
nel 1734. Per l’Italia, a Firenze, nel 1732, dov’era ambasciatore della corte
di San Giacomo, Sir Horace Mann fondò una Loggia, tra i cui membri c’era un
medico, quel Tommaso Crudeli, che ebbe poi, per questo, a subire un noto
processo inquisitoriale. Tale Loggia sotto il titolo di “Sir Horace Mann, 1732”
è ancor oggi presente, e nell’almanacco massonico internazionale List of Lodges
è segnalata come “a English speaking Lodge”.
60 “Be it known to all Men, That the Act of Union between the two Grand
Lodges of free and Accepted Masons of England, is solemnly signed, sealed,
ratified, and confirmed, and the two Fraternities are one, to be from
henceforth known and acknowledged by the style and title of The United Grand
Lodge of Ancient Freemasons of England; and may the Great Architect of the
Universe make their Union eternal!”
61 Questo in linea di
massima, perché gli Antichi imputarono ai Moderni l’abbandono, nei nuovi
rituali unificati, di ben undici elementi ritenuti di notevole rilievo: tra
questi si possono citare la soppressione di tratti nettamente cristiani nei
primi tre gradi e nel Royal Arch – di fatto ignorato dagli scismatici – e l’uso
delle spade che è invece rimasto in Italia ed in Francia dov’è, erroneamente,
reputato un lascito napoleonico. Sicuramente falsa è però l’accusa d’aver
omesse le preghiere, tuttora in uso nel rituale più diffuso - l’Emulation - e
questo con grave scandalo delle “laiche” Obbedienze “latine”.
62 Riferimento ma non
guida perché questi Riti godono tutti della più ampia autonomia.
63 Anche qui, si può
trovare una precisa smentita alle malevole fantasie che vorrebbero
l’Istituzione un organismo cripto-giudaico; una specie di B’naï B’rith
graziosamente aperto anche ai goim; in questo rito, espressamente cristiano, si
prevede il giuramento di fedeltà alla Santissima Trinità, non può pertanto
essere ricevuto cavaliere chi, evidentemente, non accetti la regola.
Quest’esclusivismo cristiano vale anche per le Massonerie scandinave e per una
delle quattro GG.LL. tedesche: quella che adotta, appunto, gli stessi rituali
delle consorelle nordiche.
64 Quello che al di
fuori del Regno Unito è conosciuto come Rito Scozzese Antico ed Accettato
(RSAA). Degli altri corpi rituali, con varianti qui non riportate per la Scozia
e l’Irlanda, si possono citare, in forma sommaria ed incompleta, i seguenti:
Royal Ark Mariner, Allied Degrees, Cryptic Degrees, Royal Order of Scotland
(templare, molto importante per la storia di Scozia, cfr. supra, n. 45), Order
of Secret Monitor…
65 Cfr. supra, n. 59.
66 Il periodo della
sua massima attività lo si può collocare tra il 1815 e il 1830.
67 Nell'Arabia saudita
il Tasawwuf è duramente perseguitato dagli ottusi esponenti dell’eresia
Wahhabiya ivi dominante: è questa, in effetti,
una forma di puritanesimo che, ossessionata dal peccato di shirk
(idolatria), reputa tale qualsiasi introduzione di nomi diversi da quello di
Allah (nomi di profeti, santi ed angeli) nelle preghiere e, di conseguenza,
condanna il culto dei santi (importante in quell’esoterismo) nonché
l’interpretazione ermeneutica (ta’wil) del Corano. I seguaci di essa sono denominati
wahbiti in Occidente – dal fondatore ‘Abd al-Wahhab; 1703 / 1787 - ma il
termine col quale si designano è: muwahhidun, unitari.
68 Esemplari quelli
avvenuti in Germania tra il 1976 ed il 1980 tra esponenti di quell’episcopato
ed i rappresentanti delle quattro GG.LL. federate del paese: cfr. La Chiesa
cattolica e la massoneria. La commissione per il dialogo ha chiarito la
decisiva questione, di Mons. Josef Stimpfle, in Quaderni di
"Cristianità", anno II, n. 4, primavera 1986, pp. 45-67.
69 Cfr. l’affannosa
ricerca in questi anni di incontri al “massimo livello” con esponenti religiosi
delle più varie estrazioni: islamici (l’Islam non ha clero, fatta parziale ed
impropria eccezione per l’eresia sciita), buddisti (fatta salva la forma
Mahayana: il Dalai Lama) o induisti (non c’è gerarchia nell’Induismo) con il
risultato della presenza, a volte anche grottesca, d’improbabili personaggi, di
sicuro bizzarramente abbigliati ma d’alcuna effettiva rappresentatività.
70 Il GM. e gli
Ufficiali di GL. I famosi “33” invece - ossessione “profana” tra le più comiche
- sono soltanto il vertice del Rito Scozzese (RSSA). L’influenza del RSSA varia
secondo l’Obbedienza e secondo il paese ma, dovunque, la consistenza kleine
bürgerlich dei più di loro e la facilità con cui si può giungere a tanta
altezza toglierebbe rapidamente, se conosciuta, tanto del fascino tenebroso che
ispira.
71 In Inghilterra la
situazione è, potremmo dire, istituzionalizzata in senso statale (anche in
Svezia) essendo la carica di GM., fin dal 1814, appannaggio di un membro della
Royal Family; dal 16 Giugno 1967 è tale, HRH the Duke of Kent (10° GM.
dall’Unione). In questi ultimi anni, il Duca ha però manifestato l’intenzione
di dimettersi e pare che il successore sarà scelto fuori dell’ambito dinastico.
Questo ed altri segni presenti anche negli USA, sembra stiano ad indicare un
certo abbandono dell’utilizzo strumentale della Massoneria, che era ormai
ritenuto consolidato da parte di quei governi.
72 Con le eccezioni
per le quali vd. supra, alla n. 59.
73 Unica possibilità
effettiva (tradizionale e non grottesca ricostruzione contemporanea) in tal
senso fruibile dall’uomo occidentale, che non voglia distaccarsi dal proprio
ambito culturale
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