19 luglio 2009

- Massoneria - Costruttori di sogni possibili.

Nel suggestivo rituale della Catena d’Unione si fa esplicito riferimento ai Liberi Muratori come ai custodi di un antico segreto: quello del grande amore del Grande Architetto dell’Universo per gli uomini. Ma i Liberi Muratori sono, anche, i custodi di un altro e non meno importante segreto, quello di “ essere sognatori “. Sognare non è comune a tutti.
Molte persone, infatti , non sognano. Non sognano perché glielo impediscono le ansie, le nevrosi, le depressioni, le difficoltà, i disagi, i dolori, le tristezze, l’infelicità : o, più semplicemente, le vicende, talora insopportabili, della vita quotidiana. E, allora, le loro notti diventano cupe, pesanti, plumbee. E, al risveglio, si sentono più stanchi di quando si sono coricati: con il risultato che tutto diventa più faticoso e quello che è peggio, grigio e senza speranza. Non sognare può essere considerata la metafora di una vita senza colore, senza brio, senza respiro: come le notti senza sogni. Può essere la metafora di una vita senza ideali, senza fantasia, senza creatività, senza voglia di spendersi: per sé e per gli altri. In questo caso, diventa un lungo tunnel oscuro dove i disagi si accumulano ai disagi e dove domina una solitudine che ben presto si trasforma in egoismo.
E’ l’egoismo di chi non è capace di slanci disinteressati, di chi abbraccia il meschino interesse, la signoria del danaro, le suggestioni del potere o il narcisismo più sfrenato: in una parola, quelli che noi chiamiamo i “ metalli “. Non è questa la vita dei Liberi Muratori.
Sognare significa “ essere “. Non significa “ avere “. Per questo, il sogno è stato considerato, a ragione, come l’altra faccia ( forse quella più vera ) dell’esistenza: quella a cui dobbiamo guardare. Quella su cui dobbiamo plasmare la nostra esistenza.
Come ricorda Bachelard : “ Il sogno ad occhi aperti non è un vuoto mentale. E’ piuttosto il dono di un’ora che conosce la pienezza dell’anima “.
Ma questa, a ben vedere, è l’essenza stessa dell’Esoterismo.

G. Raffi

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