- L’ermetismo
L’ermetismo, o filosofia ermetica, e’ una corrente di pensiero religioso, mistico e filosofico
diffusasi dal secondo secolo e conosciuto soprattutto per due scritti: il Corpus Hermeticum in 17 trattati, di cui il primo, il Pimandro, gli dà il titolo, e l’Asclepius . L’ermetismo si è sviluppato sotto due diverse forme: una popolare, impregnata di superstizione, ignoranza e credenze che sfocia nelle cosiddette scienze occulte, l’altra detta dell’ermetismo filosofico. Il tratto comune alle due forme e’ l’aspetto esoterico dei contenuti e si presenta nella forma di una rivelazione: quella di Ermete Trismegisto, diretta a pochi iniziati. Da un punto di vista filosofico, che è quello che interessa la nostra ricerca, lasciando ad imbonitori e impostori maghi maghetti e fattucchiere quello popolare basato sulle cosiddette scienze occulte, l’ermetismo concepisce un dualismo: Dio-mondo, elevando il primo ad una dimensione sovressenziale e inconoscibile mentre il legame tra le due realtà e’ affidato ad una gerarchie di potenze (esseri ipostatici) dando origine alla struttura:
1) al vertice c’è Dio, l’Artefice dei mondi, espresso come somma luce, seguono
2) il lògos e
3) l’intelletto demiurgico ambedue impegnati nella creazione del cosmo e poi
4) l’àntropos, modello incorporeo dell’uomo, e
5) l’intelletto umano.
L’essere umano nasce da un decadimento dell’àntropos, quando questi si lascia attrarre e sedurre dalla sfera materiale. L’ordine decrescente della creazione può essere ripercorso a ritroso dell’ uomo, l’uomo di desiderio, che cerca la “salvezza” e attraverso l’esercizio della conoscenza tende a liberarsi dalla materia. Il Corpus Hermeticum venne tradotto integralmente in latino, per la prima volta, da Marsilio Ficino nel 1463 e stampato poi solo nel 1471. Ficino, stava traducendo per Cosimo il Vecchio, tutta la sapienza greco antica, da Socrate a Platone , dai presocratici ai neoplatonici, quando si seppe di una versione integrale del Corpus Hermeticum arrivata dalla Macedonia e portata da uno dei tanti frati che Cosimo aveva inviato per il mondo alla ricerca di testi antichi. Una versione in greco antico del mitico scritto della “priscae philosophia” arrivava a ridare slancio al risveglio della cultura, della filosofia e delle arti dopo anni di oscurantismo in cui superstizione ed ignoranza avevano creato quella teocrazia, talebana diremmo oggi, che fu l’egemonia del potere temporale della chiesa cattolica. La riscoperta del pensiero classico degli antichi, fu come un lampo di luce che balenò nella mente degli uomini abituati alle tenebre cui l’aveva condotto una certa forma di pensiero religioso che vedeva si l’uomo sprofondato nella materia, ma che solo grazie alla provvidenza divina capace di salvarsi, provvidenza elargita e somministrata in esclusiva da una casta sacerdotale ad essa dedicata per elezione e designazione divina che dominò per quasi un millennio il pensiero e l’agire del mondo e della cultura occidentale. “Ficino, ferma Platone, e traducimi il Corpus Hermeticum, prima che io muoia”, pare che abbia detto l’ormai anziano Cosimo de Medici, e così fu, Ficino completò la traduzione nell’aprile del 1463, prima che Cosimo morisse, pochi mesi dopo, nel 1464. Da allora vari autori si sono cimentati con i testi ermetici e in particolare Cusano, nelle cui note all’Asclepius difende la centralità dell’uomo svelando nell’ermetismo una specie di pre-rivelazione. Ed anche il Pimandro aveva offerto non soltanto argomenti per una nuova apologia del Cristianesimo, cosa del resto necessaria per approfondire in quell'epoca tematiche altrimenti inavvicinabili, vista l'intransigenza del potere ecclesiastico verso ogni forma di studio e meditazione dei classici antichi bollati di paganesimo. In Ficino, si erano fusi temi teologici cristiani con temi magico – astrologici, mentre in Pico e in Giovanni Reuchlin (1455-1522) tutti gli apporti della cabala, anche se già il Pico si e’ sforzato di dissociare il tema dell’uomo divino, e della pia philosophia, da ogni aggancio astrologico definendo l’ambito della magia naturale al di fuori della negromanzia. L’ermetismo ha battuto sempre su alcuni motivi, che poi sono quelli che ne spiegano la fortuna nel ‘500: una religione antichissima, comune a tutta l’umanita’, anche se velata da simboli diversi (una priscae theologiae undique sibi consona secta), verso la quale ha portato lo studio del Trismegisto come della cabala, celebrando una pace universale conquistata attraverso la consapevolezza dell’accordo essenziale delle credenze: consapevolezza che si ottiene ritrovando la luce comune che illumina quanti finalmente giungono a vedere oltre la corpulenza delle forme estrinseche. E al centro di questa verità è la divinità dell’uomo, il microcosmo solidale col tutto, che dell’uno è sintesi, e che, perciò, sul tutto opera trasformandolo; macrocosmo e microcosmo in un reciproco compenetrarsi definendo la visione dell’uomo e del suo rapporto col mondo. Come sul piano religioso l’ermetismo ha operato nella direzione di una pace e di una concordia universale, sul piano filosofico e scientifico ha alimentato la concezione di una solidarietà tra uomo e mondo, per un pieno corrispondersi della razionalità delle cose con la ragione umana, che ne costituisce l’ideale punto di incontro e la fonte da cui su tutto si irradia la luce. Così che anche quando nel 1614 il filologo Casabuon ha dimostrato, mediante l’analisi del testo, che il Corpus era stato redatto nei primi secoli dopo Cristo, e che quindi non poteva trattarsi di un’opera dell’arcaica sapienza egizia, l’ermetismo ha continuato a fiorire. A ben guardare la cosa poteva restare ininfluente, l’ermetismo tramandatoci non era altro che la rielaborazione, la maturazione della cultura neoplatonica che si compì proprio a cavallo dell’era cristiana. Filone d’Alessandria, Plotino, Giamblico, Proclo e tutti i filosofi neoplatonici approfondirono tematiche sviluppatesi durante tutta la vita dell’Accademia platonica dal suo nascere nel 316 aC. e che vide in Atene, Roma ed Alessandria d’Egitto le sedi più feconde di pensiero. Pensiero che nasceva e proveniva si da quello greco, ma come analisi ed approfondimento di tematiche provenienti dall’Egitto e che nella sapienza egiziana affondava le proprie radici. I testi ermetici non erano scritti che arrivavano direttamente dalla remota antichità, ma frutto di elaborazioni e redazioni ad essa ispirate e che in essa avevano le radici. La biblioteca di Alessandria venne distrutta, i suoi libri bruciati e dispersi, i filosofi neoplatonici perseguitati, uccisi e dispersi, esemplare fu il caso di Ipazia, e proprio ad Alessandria. Non sapremo mai quali tesori della sapienza antica vennero distrutti dalla furia talebana dell’epoca. Irruppe il cristianesimo nella sua forma più deleteria e intollerante, dove l’amore per gli uomini e l’umantà del pensiero del Cristo venne sostituito dalle persecuzioni e l’imposizione di un nuovo pensiero dogmatico in cui la spiritualità venne soppressa dalla temporalità e l’amore dall’intolleranza. Nel 529 dc Giustiniano chiuse definitivamente l’Accademia di Atene ed iniziò l’oscurantismo del pensiero unico; l’umanità si avviò verso il medio evo più buio e spettrale con i fantasmi della mente che si impadronirono del pensiero. Solo barlumi di luce rimasero velati da simboli ed architetture nel passaggio dal romanico al gotico e la rinascita dell’umanesimo del XIII° sec. aprì le porte al rinascimento che ebbe il suo massimo fulgore proprio con il ritorno di Ermete Trismegisto nella cultura occidentale.
Roberto Momi
diffusasi dal secondo secolo e conosciuto soprattutto per due scritti: il Corpus Hermeticum in 17 trattati, di cui il primo, il Pimandro, gli dà il titolo, e l’Asclepius . L’ermetismo si è sviluppato sotto due diverse forme: una popolare, impregnata di superstizione, ignoranza e credenze che sfocia nelle cosiddette scienze occulte, l’altra detta dell’ermetismo filosofico. Il tratto comune alle due forme e’ l’aspetto esoterico dei contenuti e si presenta nella forma di una rivelazione: quella di Ermete Trismegisto, diretta a pochi iniziati. Da un punto di vista filosofico, che è quello che interessa la nostra ricerca, lasciando ad imbonitori e impostori maghi maghetti e fattucchiere quello popolare basato sulle cosiddette scienze occulte, l’ermetismo concepisce un dualismo: Dio-mondo, elevando il primo ad una dimensione sovressenziale e inconoscibile mentre il legame tra le due realtà e’ affidato ad una gerarchie di potenze (esseri ipostatici) dando origine alla struttura:
1) al vertice c’è Dio, l’Artefice dei mondi, espresso come somma luce, seguono
2) il lògos e
3) l’intelletto demiurgico ambedue impegnati nella creazione del cosmo e poi
4) l’àntropos, modello incorporeo dell’uomo, e
5) l’intelletto umano.
L’essere umano nasce da un decadimento dell’àntropos, quando questi si lascia attrarre e sedurre dalla sfera materiale. L’ordine decrescente della creazione può essere ripercorso a ritroso dell’ uomo, l’uomo di desiderio, che cerca la “salvezza” e attraverso l’esercizio della conoscenza tende a liberarsi dalla materia. Il Corpus Hermeticum venne tradotto integralmente in latino, per la prima volta, da Marsilio Ficino nel 1463 e stampato poi solo nel 1471. Ficino, stava traducendo per Cosimo il Vecchio, tutta la sapienza greco antica, da Socrate a Platone , dai presocratici ai neoplatonici, quando si seppe di una versione integrale del Corpus Hermeticum arrivata dalla Macedonia e portata da uno dei tanti frati che Cosimo aveva inviato per il mondo alla ricerca di testi antichi. Una versione in greco antico del mitico scritto della “priscae philosophia” arrivava a ridare slancio al risveglio della cultura, della filosofia e delle arti dopo anni di oscurantismo in cui superstizione ed ignoranza avevano creato quella teocrazia, talebana diremmo oggi, che fu l’egemonia del potere temporale della chiesa cattolica. La riscoperta del pensiero classico degli antichi, fu come un lampo di luce che balenò nella mente degli uomini abituati alle tenebre cui l’aveva condotto una certa forma di pensiero religioso che vedeva si l’uomo sprofondato nella materia, ma che solo grazie alla provvidenza divina capace di salvarsi, provvidenza elargita e somministrata in esclusiva da una casta sacerdotale ad essa dedicata per elezione e designazione divina che dominò per quasi un millennio il pensiero e l’agire del mondo e della cultura occidentale. “Ficino, ferma Platone, e traducimi il Corpus Hermeticum, prima che io muoia”, pare che abbia detto l’ormai anziano Cosimo de Medici, e così fu, Ficino completò la traduzione nell’aprile del 1463, prima che Cosimo morisse, pochi mesi dopo, nel 1464. Da allora vari autori si sono cimentati con i testi ermetici e in particolare Cusano, nelle cui note all’Asclepius difende la centralità dell’uomo svelando nell’ermetismo una specie di pre-rivelazione. Ed anche il Pimandro aveva offerto non soltanto argomenti per una nuova apologia del Cristianesimo, cosa del resto necessaria per approfondire in quell'epoca tematiche altrimenti inavvicinabili, vista l'intransigenza del potere ecclesiastico verso ogni forma di studio e meditazione dei classici antichi bollati di paganesimo. In Ficino, si erano fusi temi teologici cristiani con temi magico – astrologici, mentre in Pico e in Giovanni Reuchlin (1455-1522) tutti gli apporti della cabala, anche se già il Pico si e’ sforzato di dissociare il tema dell’uomo divino, e della pia philosophia, da ogni aggancio astrologico definendo l’ambito della magia naturale al di fuori della negromanzia. L’ermetismo ha battuto sempre su alcuni motivi, che poi sono quelli che ne spiegano la fortuna nel ‘500: una religione antichissima, comune a tutta l’umanita’, anche se velata da simboli diversi (una priscae theologiae undique sibi consona secta), verso la quale ha portato lo studio del Trismegisto come della cabala, celebrando una pace universale conquistata attraverso la consapevolezza dell’accordo essenziale delle credenze: consapevolezza che si ottiene ritrovando la luce comune che illumina quanti finalmente giungono a vedere oltre la corpulenza delle forme estrinseche. E al centro di questa verità è la divinità dell’uomo, il microcosmo solidale col tutto, che dell’uno è sintesi, e che, perciò, sul tutto opera trasformandolo; macrocosmo e microcosmo in un reciproco compenetrarsi definendo la visione dell’uomo e del suo rapporto col mondo. Come sul piano religioso l’ermetismo ha operato nella direzione di una pace e di una concordia universale, sul piano filosofico e scientifico ha alimentato la concezione di una solidarietà tra uomo e mondo, per un pieno corrispondersi della razionalità delle cose con la ragione umana, che ne costituisce l’ideale punto di incontro e la fonte da cui su tutto si irradia la luce. Così che anche quando nel 1614 il filologo Casabuon ha dimostrato, mediante l’analisi del testo, che il Corpus era stato redatto nei primi secoli dopo Cristo, e che quindi non poteva trattarsi di un’opera dell’arcaica sapienza egizia, l’ermetismo ha continuato a fiorire. A ben guardare la cosa poteva restare ininfluente, l’ermetismo tramandatoci non era altro che la rielaborazione, la maturazione della cultura neoplatonica che si compì proprio a cavallo dell’era cristiana. Filone d’Alessandria, Plotino, Giamblico, Proclo e tutti i filosofi neoplatonici approfondirono tematiche sviluppatesi durante tutta la vita dell’Accademia platonica dal suo nascere nel 316 aC. e che vide in Atene, Roma ed Alessandria d’Egitto le sedi più feconde di pensiero. Pensiero che nasceva e proveniva si da quello greco, ma come analisi ed approfondimento di tematiche provenienti dall’Egitto e che nella sapienza egiziana affondava le proprie radici. I testi ermetici non erano scritti che arrivavano direttamente dalla remota antichità, ma frutto di elaborazioni e redazioni ad essa ispirate e che in essa avevano le radici. La biblioteca di Alessandria venne distrutta, i suoi libri bruciati e dispersi, i filosofi neoplatonici perseguitati, uccisi e dispersi, esemplare fu il caso di Ipazia, e proprio ad Alessandria. Non sapremo mai quali tesori della sapienza antica vennero distrutti dalla furia talebana dell’epoca. Irruppe il cristianesimo nella sua forma più deleteria e intollerante, dove l’amore per gli uomini e l’umantà del pensiero del Cristo venne sostituito dalle persecuzioni e l’imposizione di un nuovo pensiero dogmatico in cui la spiritualità venne soppressa dalla temporalità e l’amore dall’intolleranza. Nel 529 dc Giustiniano chiuse definitivamente l’Accademia di Atene ed iniziò l’oscurantismo del pensiero unico; l’umanità si avviò verso il medio evo più buio e spettrale con i fantasmi della mente che si impadronirono del pensiero. Solo barlumi di luce rimasero velati da simboli ed architetture nel passaggio dal romanico al gotico e la rinascita dell’umanesimo del XIII° sec. aprì le porte al rinascimento che ebbe il suo massimo fulgore proprio con il ritorno di Ermete Trismegisto nella cultura occidentale.
Roberto Momi
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