27 settembre 2011

- Dalla Breccia nelle Mura ai Bunker sventrati





Quest’anno la ricorrenza della Breccia di Porta Pia nell’anno in cui si celebra il 150* dell’Unità d’Italia mi genera una strana emozione. Inizialmente, allineare le prospettive di questi due eventi mi è parso quasi una logica consequenzialità, ma riflettendo sul conflitto tra Italiani e più in generale sui conflitti tra simili, ovvero i conflitti di una Umana Umanità, sono affiorate alla mia mente un fitto gruppo di immagini, tante e tali da farmi reclinare il capo. Immagini dei camminamenti scavati nel 1915-18 sui nostri monti, come quelli sui monti della penisola del Sinai, immagini delle Steli che nei nostri Paesi ricordano, nella Piazza Centrale, i Caduti di sempre. Ed ancora le immagini delle Fosse Comuni e dei Bunker, che nazione dopo nazione, vengono, nella loro dura resistenza, sventrati. Immagini grevi, tinte di rosso e di nero. Fin troppo spesso ricordiamo la Storia dei Fatti. Fin troppo spesso ricorriamo a rappresentazioni di corsi e ricorsi. Fin troppo spesso ascoltiamo i revisori della Storia, che, puntualmente, ogni qualche decennio reinterpretano valorizzando o svalorizzando Fatti, ed ancor peggio, Persone, come se fossero moneta, non di scambio di merci, bensì di Valori. Fin troppo spesso dimentichiamo che la Storia, la Storia vera, anche quando è non buona e non bella, ma come sempre è la Realtà dei Fatti, è fatta da Persone, Genti, o addirittura da Popoli, ma comunque e sempre, è fatta da Vite, Vite umane. Vite messesi in gioco. In gioco, sempre e comunque, con la Morte . In un quadro, sempre e comunque, i cui colori: rosso sangue e nero morte, disciolti nelle lacrime amare di dolore e dolci di passione, sono ovunque sparsi. Uomini, Sangue, e Morte. Nell’Epoche passate, Ieri, Oggi e, purtroppo o per fortuna, temo, anche Domani.
Fin troppo spesso dimentico, e forse dimentichiamo, che esiste quella che mi viene da definire l’Essenza Umana: quell’essenza composta da biochimica disciolta nella coscienza. Questa fornisce quell’energia affinché l’esperienza di tutti i giorni, la misura del quotidiano, nostro e di altri, continui a contribuire alla nostra personalità. E’ nella nostra personalità il generatore capace di senso. Ovvero del senso che diamo al nostro modo di partecipare all’umanità ed all’Umanità, assumendoci la responsabilità degli atti: come la libertà delle scelte e la trasmissione dei Valori. E ciò avveniva regolarmente e ritualmente nel passato remoto soprattutto attraverso l’esercizio del’Esempio e dell’Educazione. La Preistoria e la Storia traboccano di metodo educativo. Duemila anni di Storia, ancora davanti agli occhi, nei suoi atti e nei suoi monumenti, sono straricchi di esempi. Eppure esistono ancora, e temo per molto tempo esisteranno ancora Uomini, Donne ed ahimè Bambini che abbandoneranno lo spirito della vita familiare, non saranno più paghi dell’armonia del piccolo gruppo, né dei gesti affettuosi dell’amata o del fratello. Pare che questi esempi di cui la Storia, dicevo, è ricca e che hanno ormai esaurito tutte le forme possibili di diversità, non bastino mai… Ecco che la personalità di questi Uomini apparentemente depauperata, o colma solo di rivalsa, si appesantisce di metallo e polvere da sparo.
Ma chi sono questi Combattenti? Chi sono questi Uomini in armi? Chi sono queste Comparse nel Teatro dello storico scontro? Che rapporto esiste tra questi Uomini, i loro Valori e la Morte? E queste Donne, e questi Bambini? Comparse alcuni, ed ancor peggio, Spettatori altri. Spettatori paganti il prezzo più caro. Spettatori attoniti di una proiezione spesso distorta, quasi mai ben chiara, o talvolta, incomprensibile, e pertanto paganti un prezzo non accettabile.
Come definiremmo quei Mille, e quelle Migliaia e Migliaia, Morti di Unità, non solo 150 anni fa in Italia come in qualsiasi terra e su qualsiasi mare, non solo da allora ad oggi, ma che, anche domani, temo, moriranno. Lungo la declinazione che da Coraggiosi, passando per Ardimentosi, Valorosi, Eroi, Martiri, giunge a Kamikaze, appare chiara la provocazione della domanda iniziale “Ma chi sono questi Combattenti?” La scelta dell’attributo identificativo, compreso tra Coraggiosi e Kamikaze, rimane al Lettore. In fondo troverà un breviario: la possibilità di apprezzare le caratteristiche di ognuno di questi attributi, la prospettiva di ognuno rispetto alla società, rispetto a se stessi e rispetto alla Vita ed alla Morte propria e degli altri. Esercitando un allineamento semantico si offre al Lettore una mappa interpretativa se non della Storia, perlomeno della Realtà dei Fatti. La mappa dei passi della sua scelta è sicuramente dettata dal peso e dal posizionamento che hanno in lui, nel Lettore appunto, Valori Primari come: Unità, Bene Comune, Spirito di Servizio. Valori capaci attraverso la loro condivisione di generare ulteriori Valori Secondari. Secondari non per importanza, ma perché susseguenti temporalmente ai primi: Patria, Libertà, Fratellanza. Ciò che appare evidente è che alcuni aspetti della considerazione della Socialità impattino fortemente sul senso della Morte che tutti questi Uomini in armi hanno. Impatto, non solo nei loro confronti, ma anche nei confronti di quelli che partecipano alle loro azioni, e peggio ancor, le subiscono. Ancor più drammatico è lo scollamento che esiste tra la loro visione e quella di tante Donne e Bambini inermi, non perché disarmati, bensì perché più fragili. Donne e Bambini che pagano l’usuraio tasso di un debito di sopravvivenza con il destino. Pagano in natura. Una natura rossa e nera, madida di pianto.
La maggior parte di noi ritiene che siano le pagine della Storia dei Fatti a narrare di uomini in armi. Ciò che mi domando è: come è possibile che per affermare Unità e Patria, Bene Comune e Libertà come anche Spirito di Servizio e Fratellanza, occorrano ancora oggi, e sperando nel Dio di ogni Uomo, mai più domani, occorrano uomini in armi? Come è possibile che Esempio ed Educazione non bastino a sostenere la Memoria?
Anche all’interno di questi 150 anni dopo quell’Unità, Uomini in armi, Uomini e No, hanno ancora tinteggiato di rosso e nero le prospettive di tanti altri. Ancor oggi nel Mare Nostrum c’è chi ripete affinché non sia dimenticato nella rivolta: “…se domani morirò, ci sarà mio fratello, e se lui morirà, ci saranno i nostri vicini…” . Al ritmo dei percussori, ci saranno mai dolci ed amare parole, dal sapore di polvere da sparo, a tentare di giustificare ciò? Ingiusto è lottare, combattere e morire per questi Valori! Attenzione!!! Non perché non ne siano degni! Ma perché questi sono, così, elevati Valori che, dì per se, nella loro più intima essenza e significato non chiedono sangue e morte di nessuno! Nessuno ne ha mai rappresentato lo spirito colorandoli di rosso e nero. Rosso e nero sono i colori usati per rappresentare il costo affrontato da tanti. Troppi ritengo. Oggi, all’interno di quella sovranazionale e/o globalizzata Società detta Civile, ma che ha perso il concetto di Civis, ovvero di Colui che vive nella Civitas, inteso come Valore di Centralità dell’Uomo all’interno del lemma civitas, dove sono questi Valori? Giorno dopo giorno siamo sovrastati dalla marea di spazzatura mediatica che galleggia su un mare di falsi bisogni, portati e sostenuti da un fiume di pubblicità. Fiume che strangola i nostri spazi pubblici, e determina nelle nostre case solchi che separano i componenti delle famiglie. Siamo sempre più spesso sviliti, in una battaglia sempre più impari. Senza Forza Morale, senza Forza d’Animo. Sempre più spesso, siamo portati ad identificare questi falsi bisogni con Fatti della nostra Vita. Ma in un Mondo di Fatti, veri e falsi, anche e seppur questi, qual è il posto dei Valori? Valori. E’ ingiusto svilirli e sperperali, negarli con l’indifferenza, svendendoli a falsi idoli. Troppo sangue e morte sono costati! Si costati! Morte su morte! Uomo su Uomo! Donna su Donna! Bambino su Bambino! Fossa comune su fossa comune! Tante mazzette di cadaveri, gli uni su gli altri accanto agli altri, ancora, foscamente rossi e neri. Senza Sepolcri. Lì, persi, dispersi e dimenticati, tra i monti del nostro Continente, come nelle Terre di fronte, ove sotto la neve o la sabbia, tutto tace, come anche nelle profondità del Mare Nostrum, lungo quell’orizzonte ahimè ingrigito dal fumaiolo di una nave da crociera.
Ecco che quei Mille, e quelle Migliaia e Migliaia, Morti di Unità non solo 150 anni fa, e tutti quelli da allora ad oggi, sono, ai nostri occhi, alla nostra mente, al nostro cuore, l’opportunità di riflettere, di riconsiderare, di riappropriarsi di consapevolezza. Sono l’opportunità di ambire ad una Civiltà, anch’essa con il concetto di Civis e Valore di Centralità dell’Uomo, per cui non si debba, in nome del proprio Dio, comunque Grande Architetto dell’Universo, combattere in armi. Che i Valori frutto dell’Intelletto come dell’Essenza Umana foriera della Responsabilità, non debbano, mai più, essere né difesi né avversati con il pesante piombo del conflitto! Per il Bene dell’Italia, per il Bene dell’Umanità!
Coraggiosi
Si ritiene che siano Coraggiosi coloro che sono connaturati da una particolare forza d’animo, che permetta di affrontare, dominare, subire situazioni scandalose, difficili e avvilenti, senza rinunciare alla dimostrazione dei più nobili attributi della natura umana. Costoro esortano a non perdersi d’animo a resistere a perseverare. Sono i primi a mostrare capacità di affrontare rischi e pericoli, addirittura l’impopolarità, per il bene pubblico, o per amore della verità e della giustizia. Sono di esempio, con ciò che insorge nel loro animo, di fronte a situazioni disperate, per se ed altri, per le quali, non sembri esistere alcuna via d’uscita. Sono coraggiosi coloro capaci di esprimere un valore oppositivo mantenendo una posizione ferma e rigorosa, anche a proprio rischio individuale nei confronti di eventi a forte impatto emotivo, come anche, di portata storica. La difesa del bene pubblico, della verità e della giustizia li fa esporre a rischi e pericoli, che pongono ad esempio, ma non cercano la Morte.
Ardimentosi
Sono Uomini Ardimentosi coloro che sono disposti a dar prova di coraggio. Sono capaci di slanci confidenti nell’affrontare imprese rischiose e di opporsi di persona al pericolo. Capaci di inaspettata originalità, agiscono intrepidi con audacia, ardore fisico e psichico, denotando fierezza oltre i limiti. Gli Ardimentosi pongono a rischio se stessi, sanno di decidere ed accettare azioni che possono contemplare la loro fine, e con sé, la loro Morte.
Valorosi
Sono considerati Valorosi, Uomini, connotati da una misura non comune di doti morali e intellettuali, espresse e rappresentative di nobiltà di animo. Non indispensabilmente dotati di vigore fisico, ma comunque di vigore psichico, qualità questa pari ad un bene, intesa come virtù grandemente riconosciuta. Sono caratterizzati da pronta ed immediata capacità, solerzia e rettitudine. I Valorosi sono dotati di qualità morali e spirituali la cui misura è di tale importanza che queste, e loro stessi, oscillano tra la sfera oggettiva e quella soggettiva. Quando la sfera è quella soggettiva, comunque la si possa intendere, non è mai intesa come arbitrio individuale, bensì come impegno assoluto e totalizzante. Questo impegno assoluto spesso si connota dell’affermazione dell’esistenza di Valori contro l’accettazione passiva delle Norme. Questo vigore psichico li pone in una considerazione talmente oggettiva da annullare qualsiasi angoscia nei confronti della Morte.
Eroi
Sono definiti Eroi Persone che, anche eccezionalmente o non prevedibilmente, mostrano e si distinguono per eccezionali virtù di coraggio o abnegazione. Costoro si impongono all’ammirazione di tutti, protagonisti e spettatori. Talvolta, la narratività della loro vicenda, grazie alla presenza, rappresentatività ed insegnamento dei valori positivi, in questa contenuti, rende gli Eroi degli esseri semidivini. Eroi come figli mortali, e spesso, già morti, di un genitore e di un valore, bene o idea, che grazie a questa narrazione non morirà mai. Eroe è colui o colei che compie un gesto così eccezionale, o imprevedibile, e di così alta levatura, che nega la possibilità di valutare, per se, la Morte, in senso assoluto o incipiente, al fine di sconfiggerla per tutti gli altri, quanti, coinvolti nella vicenda.
Martiri
Sono considerati Martiri quelle persone che in nome della propria fede, politica o religiosa, o dei propri ideali accettano pene e tormenti collocabili come di eccezionale gravità per il senso dell’umanità in generale. Per costoro l’adesione al proprio credo è caratterizzante il proprio essere. Ciò è spinto fino all’estremo punto di vista soggettivo, fino a giungere ad un completo annullamento del proprio Se, del proprio Ego. Per tali ragioni vivono il sacrificio senza alcuna angoscia di morte. Questa è già compresa nella loro sofferenza. Per alcuni, la morte è addirittura invocata, come liberazione per il passaggio ad una, da loro attesa, eternità migliore.
Kamikaze
E’ noto che il termine è mediato dagli aviatori giapponesi che si lanciavano con il proprio aereo contro le navi avversarie morendo al tempo stesso. Oggi definiamo, così, persone, componenti un gruppo militare o terroristico, o spinte da visioni fanaticamente estreme del gruppo o della religione di appartenenza, che compiono azioni in cui sanno già che perderanno la vita. E sanno che la perderanno nel momento in cui lo decideranno. Costoro hanno un pieno senso della Morte del tutto privo di angoscia. Sia nei confronti dei risultati delle loro azioni rivolte più spesso contro persone che cose, che nei loro stessi confronti. Si ritiene che alcuni considerino la Morte stessa solo determinandola.
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Alfredo Marinelli

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