14 febbraio 2010

- La Ragione, primo grande valore dell'etica laica.


Anche nel contemporaneo si continua a confondere il laicismo con l'anticlericalismo e contrapporre i credenti ai non credenti. In realtà esistono credenti che professano apertamente una loro religione ma sono laici e laici che credono in principi e valori diversi da quelli delle chiese. Essere laici significa, infatti, non accettare alcuna verità rivelata come fondamento dello Stato, sviluppare l'intelligenza critica, separare la religione dalla politica e la morale dal diritto ma anche lasciare ai singoli cittadini la piena libertà di coscienza e di culto, assieme alla facoltà di promuovere la loro fede nel rispetto delle convinzioni altrui. Ciò che oggi si può invece rilevare è un rinnovato sforzo da parte delle chiese di rientrare autorevolmente nella sfera pubblica, dì negarne la neutralità e dì sfidare le premesse del laicismo privando del grande dono della ragione e la ricerca del trascendente da parte del singolo. Pur tenendo presenti i limiti della razionalità e della progettualità umane, nonché le esigenze ideali e pratiche che spingono gli uomini verso il trascendente, il laico rifiuta la diserzione da questo mondo, mantiene il suo atteggiamento di ponderato, ma non cinico, disincanto nel resistere alla seduzione di dogmi o ideologie utilizzati come riempitivi di quei vuoti lasciati da ogni sforzo di comprensione. Il laico cerca il dialogo con le religioni perché sa che esse racchiudono un tesoro di speranze, desideri e paure, perché il dialogo apre sempre nuovi orizzonti e tiene lontana l'ottusità degli intransigenti di entrambi gli schieramenti. Il laico è consapevole del fatto che non tutte le esperienze possono essere oggetto di rigorosa dimostrazione logica non è però disposto a lasciarne la spiegazione alla autorità e ai dogmi, ma soprattutto al preliminare sacrificio della ragione. Ecco quindi che la morale può far a meno dell'autorità chiesastica, infatti se i precetti sono gli stessi per il senso comune e la morale cattolica resta da discutere il fenomeno della autorità che lascerebbe spazio d'azione, anche pubblico, alla Chiesa. Ma procediamo per esempi: una donna sta per annegare un uomo si butta e la salva. Altra donna subisce lo stesso destino del rischio di annegamento ed ancora un uomo si butta e la salva. Chiederemo ad entrambi perché si sono buttati a salvare la donna. Il primo risponderà: Che altro potevo fare?". Il secondo potrà rispondere.- " Mi sono buttato perché soccorrere gli altri mi è imposto dalla morale cattolica". Non cito altri credo poiché in qualche caso la donna, per motivazioni religiose, sarebbe lasciata annegare. Questo esempio certo un poco banale ci lascia una sottile differenza circa il senso della morale che abbiamo innata e quel senso della morale che ci dovrebbe essere dettato e ci porta al problema dell'etica laica. L'etica laica riconosce che ci possono essere esigenze diverse da parte di membri di una comunità con credenze diverse, dà per scontato che sia buona cosa buttarsi per salvare il prossimo in pericolo, non dice di farlo perché non è suo compito dirlo ed è perché cosa che già tutti sanno. L'etica laica si situa ad un livello superiore a quello dei precetti e cerca di aiutare la composizione di conflitti tra visioni del mondo che per ragioni le più svariate ( religiose o meno ) finiscono per violare gli stessi precetti morali universali del senso comune e introducono un clima paternalistico, di intolleranza, se non di violenza, nella convivenza civile. Non a caso viviamo tempi nei quali si parla ancora di strane guerre sante. Non può esserci pertanto opposizione o competizione tra etica laica e morale cattolica. In una società moderna è possibile la libertà religiosa proprio perché esiste una buona etica laica. La storia ce lo insegna, l'etica laica è figlia delle guerre di religione e cerca di mettere al riparo dell'intolleranza la libertà dei cittadini, in particolare proprio la libertà di religione. La prova del buon funzionamento dei principio ci viene dagli Stati Uniti, Paese abitato da individui religiosissimi, ma con una netta separazione tra Stato e Chiesa.
Roberto Rossini

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