- Il MAESTRO VENERABILE
Antequam de
quocumque subiecto …
La
Costituzione del GOI, all’art. 20, descrive la figura e le funzioni del Maestro
Venerabile sancendo che egli ispira,
presiede, governa e rappresenta la Loggia.
Lo
investe, inoltre, di una particolare competenza per lo svolgimento di quegli
atti rituali che saranno più specificamente delineati nel Regolamento
dell’Ordine e lo rende, con la collaborazione dei Dignitari ed Ufficiali,
esecutore delle deliberazioni della Loggia, nonché, responsabile anche
dell’esecuzione delle deliberazioni degli Organi del GOI.
Lo stesso articolo, infine, afferma che,
nell’esercizio del Magistero iniziatico,
la sua autorità è sacra ed inviolabile.
La vasta
portata di queste poche, ma complesse espressioni fa della figura del M. Ven.
un vero pilastro su cui poggia molta parte dell’altrettanto complessa nozione di Loggia massonica .
Poiché la
Loggia è il corpo primario e fondamentale della Comunione e consiste nella Collettività autonoma e sovrana dei Liberi
Muratori, ritualmente e regolarmente costituita per lo svolgimento dei Lavori
Massonici (art. 16/C), si deduce facilmente che un personaggio con le
attribuzioni del Maestro Ven. è necessariamente uno dei due poli fondamentali della
Loggia, essendo, invero, il primo polo
la Collettività del Liberi Muratori ed il secondo polo, appunto, il M.Ven.
Infatti, se la Collettività dei Liberi Muratori è il
sostanziale Corpo della Massoneria, non si può negare, alla luce della
normativa costituzionale che regola l’ambito di azione di detto Corpo, che il “motore” che suscita (ispira), coordina (presiede) e guida (governa) ogni dinamismo del detto
Corpo, è proprio il Maestro Venerabile.
E, poiché,
ancora, egli è definito il responsabile
di tutte le esecuzioni di
Loggia ed istituzionali, è innegabile
la sua centralità e la sua importanza, nonché, la sua indispensabilità, nella
comprensione e nella rappresentazione del concetto di Lavori Muratori che sono il fine essenziale della esistenza di
una Loggia massonica.
Detto tutto ciò, il ruolo
del M.Ven. che costituzionalmente è tanto ricco ed interessante, necessita di
un complemento senza del quale
rischia di restare una mera espressione letterale.
Ed ora, una domanda. CHI?
Qual è questo complemento così
importante? È l’uomo. È, cioè, quel Fratello che viene eletto Maestro Ven.
A questo
punto il tema che concerne la figura del Maestro Venerabile, si sdoppia,
necessariamente in due filoni tematici paralleli.
Il primo filone
tematico è quello che, sia pure succintamente,
abbiamo trattato fino a questo momento; cioè il tema costitutivo, o
costituzionale, o formale, se si preferisce; cioè il tema che si appoggia e si nutre delle ipotesi legislative, vale a
dire di ciò che la legislazione astrattamente prevede o prescrive.
Il secondo filone, necessariamente complementare al primo, ci porta a
considerare l’uomo che deve
incarnarne la prefigurazione che
astrattamente è stata indicata dalla normativa.
A ben vedere, questo secondo filone non è
meno importante del primo , anzi ê addirittura cruciale per il semplice fatto che l’uomo
sbagliato annichilisce tutta la potenziale plenitudo di valori contenuta nella ipotesi normativa.
E allora,
l’elezione del Maestro Venerabile si appalesa come una sorta di problema da
risolvere non solo per il bene della Loggia, ma per lo stesso bene dell’Ordine.
Antichi
catechismi massonici pervenuti fino a noi ci rammemorano che fin
dall’epoca ancora operativa della Libera Muratoria, agli albori della
principiante evoluzione che a poco a poco stava portando i nostri progenitori
verso la speculatività, il Maestro Venerabile veniva scelto nella persona del “più saggio” tra i Compagni.
Ecco la
chiave.
La SAGGEZZA, ossia l’arte della vita
Era, già allora, la Saggezza un elemento fondamentale per individuare la persona
capace ed idonea a caricarsi delle tante responsabilità che, già a quell’epoca,
facevano capo al Maestro Venerabile.
E cosa
mai, se non la Saggezza, potrebbe
oggi garantire la Collettività dei Liberi Muratori, cioè, la Loggia,
dell’attitudine del suo presidente
a ispirare, presiedere, governare e
rappresentare la Loggia.
Questi
quattro compiti, dal presiedere
al rappresentare, possono bensì
essere svolti da persone ricche di varie qualità, tuttavia, tutte le qualità
che un uomo può mettere in campo, se non amalgamate o temperate dalla debita saggezza potrebbero risultare perfino
ridondanti nella guida di una così complessa entità quale è una Loggia Massonica.
L’ intelligenza, la cultura, la spavalderia, la sicurezza,
mascherano, talvolta, dei punti deboli che possono generare la suscettibilità
di qualcuno ed infrangere l’armonia necessaria per il buon proseguimento del
rapporto fraternale massonico, lievito e viatico della saldezza della Loggia.
L’uomo dotato di saggezza sa, per contro, per innata virtù, dove arrestare il suo
dire per evitare l’arroganza,
dove stemperare le asprezze per affermare la tolleranza, dove sostenere ogni sforzo per realizzare la fratellanza, come promuovere
l’interesse di tutti i Fratelli, come evitare possibili contrapposizioni, come
prevenire, soprattutto , l’eventuale insidia di correnti disgregatrici, che
si generano tanto spesso, per incuria o
insipienza nella direzione e nella conduzione dei Lavori.
Inoltre,
qualche buona dote naturale
sarà
indispensabile
Un M.V. parla prima con gli occhi che con la
bocca. Il suo sorriso fraterno è la chiave dell’Armonia che egli sa dispensare
ai suoi Fratelli, immediatamente, con la semplice sua presenza. Il M.V. è colui
che accoglie in Loggia ospiti sconosciuti di ogni rango e provenienza ed ha
subito con loro un aperto dialogo di benvenuto che fissa istantaneamente, come
“Stella Polare”, la sua autorevolezza in Loggia.
Il M. V. non è solo l’anima dei Lavori
nell’Officina, ma è sempre, in ogni momento, in ogni giorno, il punto di
riferimento morale ed amicale dei suoi Fratelli, anche quando sono lontani
dalla Loggia.
Uomini dotati di queste multiformi qualità
che si fondono nella saggezza che
li caratterizza, sono una
specie rara, ma, per fortuna non ancora estinta.
Ad uomini di questo genere dovrebbe affidarsi
la direzione di una Loggia.
Dicendo
questo, si capisce che si sottintende, per il bene della Loggia e dello stesso
Ordine che non tutti, sebbene ricchi di altri tesori di virtù, hanno
l’attitudine ad essere buoni Maestri
Venerabili. Esperienza insegna che un Maestro Venerabile poco idoneo
alla carica può determinare, sia pure in buona fede, danni irreparabili alla
sua Loggia.
Nella migliore delle ipotesi una Loggia
presieduta da un Venerabile con scarsa attitudine, appiattirà lo spessore dei
suoi Lavori e senza nemmeno che i Fratelli se ne accorgano, sprofonderà nella
noia, nell’insipienza, nella sterilità, in una vera agonia iniziatica. Quanti
esempi di Logge, così ridotte, sono sotto i nostri occhi nella nostra Comunione
nazionale?
A ben
riflettere, la responsabilità di tali dissesti può essere semplicemente
ricondotta ai Maestri Venerabili, dotati, probabilmente di poca saggezza.
Come si
diceva poc’anzi, alla luce di queste brevi considerazioni, che non devono
intendersi esaustive delle possibilità di indagine sulla figura del Maestro
Venerabile, il personaggio che ne svolge il ruolo, nella pienezza della sua
potenziale e reale contestualizzazione, può intendersi, a buon diritto, il
pilastro su cui poggia molta parte dell’altrettanto complessa nozione di Loggia
massonica.
Luigi
Sessa
R\L\ Giustizia e Libertà
767 Goi, Roma
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