- Nicola Cusano
Se c’è la natura è implicito che ci sia Dio, che è la possibilità di tutto ciò che è. Tutto quello che vediamo deriva da Dio, lo implica ed è un suo effetto.
La vita e le opere
Niccolò da Cusa, o Nicola Cusano, dal latino Nicolaus Cusanus, dal tedesco Krebs von Cues, è nato a Cusa presso Treviri nella Mosella nel 1401 e morto a Livorno nel 1464. Fu educato a Deventer, alla scuola dei Fratelli della Vita Comune. Studiò ad Heidelberg, a Padova, a Colonia e divenne nel 1426 segretario del Cardinale Giordano Orsini. Fu ordinato sacerdote e nel 1432 partecipò al concilio di Basilea dove si schierò a favore della tesi della supremazia papale. Nel 1437 fu inviato dal papa a Costantinopoli; qui riuscì a convincere l’imperatore Giovanni VIII Paleologo a partecipare al concilio di Ferrara. Nel 1448 fu ordinato Cardinale e Vescovo di Bressanone nel 1450. Fu chiamato a Roma da Pio II come suo vicario generale nel 1459, partecipò all’elaborazione di riforme amministrative oltre che ecclesiali. Nicola Cusano si occupò di teologia, di filosofia, di matematica, di cosmologia, di politica civile ed ecclesiastica. Numerose sono le sue opere
pubblicate: il “De concordantia catholica”(1433); il “De Pace fidei”(1453); il “De docta ignorantia”(1440); il “De coniecturis”(1440); il “De Beryllo”(1458); il “De Visione Dei”(1458);il “De Quadratura circuli”;il “De non aliud”(1462);il “De ludo globi”.
Il pensiero
L’ampia cultura di Cusano, in cui sono visibili i caratteri della nuova epoca, fu soprattutto orientata verso problemi filosofici e teologici. Egli si distaccò completamente dalle correnti aristoteliche e scolastiche, riprendendo temi dalla teologia mistica, e contribuì molto alla rinascita del platonismo o neoplatonismo che diverrà la filosofia umanistica per eccellenza. Nel quadro del neoplatonismo si interessò pure di matematica, intendendola quale scienza eminentemente speculativa, atta a fornire simboli per rappresentare il nucleo più profondo della realtà. Il punto di partenza del pensiero di Cusano è costituito da un netto rifiuto della via razionale per giungere a Dio. Ad essa egli contrappone una via che si ricollega esplicitamente alla grande tradizione del misticismo medievale ma con profonde modifiche: la via della Dotta Ignoranza. Secondo Cusano la conoscenza sta nella “proporzione” tra l’ignoto e il noto; ma tra l’infinito, Dio, e il finito non c’è proporzione. Dio sfugge pertanto alla conoscenza dell’uomo, cui non resta che riconoscere la propria ignoranza. Questo riconoscimento, che Cusano ricollega alla sapienza di Socrate, è la “Dotta Ignoranza”. Cusano ammette che la descrizione della conoscenza eterna può avvenire solo per simboli i quali possono essere forniti dalla matematica, la quale diventa così di grande ausilio per la teologia.
La cosmologia
Quando l’universo fisico e laico di Aristotele incontra il modello spirituale della religione dominante in Europa, nel corso di tutto il Medioevo non si parla più di cosmologie alternative, né di altri mondi. Il dibattito che aveva animato le Scuole di Atene e i salotti di Roma viene dimenticato. La centralità della Terra e l’unità dell’uomo che sono il progetto del Creato, comportano il modello tolemaico. Nicola Cusano nel XV secolo, respinge la cosmologia tolemaica, e propone l’immagine di un universo “interminato”, cioè senza limiti, privo di un involucro esterno. Egli non fa alcun riferimento a Lucrezio né ai classici greci e così il suo progetto dell’universo è una vera scoperta, è una nuova costruzione logica. Il Cusano spiega nel “De docta ignorantia” che l’universo interminato, benché non infinito, non può avere un centro; e che la Terra si muove, benché non appaia. La Terra oltre che stella mobilis è anche stella nobilis; come il Sole o come la Luna, irradia nello spazio la sua propria luce. La Terra, nella cosmologia di Nicola Cusano, perde la sua centralità e la sua unicità, perde la sua perfezione e diventa un luogo come gli altri. Nicola Cusano elabora un progetto di un universo “interminato” e senza gerarchie, popolato da una pluralità di mondi, tutti uguali anche se tutti differenti, e, quindi, ovunque abitato.
In questo progetto il Cusano ammette che non tutte le intelligenze sono uguali, ma vi è una grande diversità fra loro; per esempio gli abitanti del Sole e della Luna, sono più in alto degli uomini nella scala della perfezione. Essi, essendo meno materiali e meno pesanti, hanno più spiccate capacità intellettuali e una più profonda spiritualità. Cusano, tuttavia non disprezza gli abitanti della Terra, infatti egli afferma che anche se esistono sulle altre stelle abitanti di altro genere, con doti spirituali superiori, l’uomo sulla Terra non desidera altra natura, ma soltanto di essere perfetto nella propria. Nicola Cusano, ultimo grande filosofo del morente Medioevo, riapre il dibattito sui molti mondi, e anticipa molti degli argomenti utilizzati oggi a favore dell’esistenza di intelligenze extraterresti.
Il Cusano, come molti studiosi contemporanei, sostiene che queste civiltà aliene devono essere più progredite delle civiltà terrestri, anche se il metro con cui egli misura il grado di sviluppo è la spiritualità, mentre i contemporanei utilizzano il metro della Tecnologia. Nicola Cusano è una voce rara, ma non isolata nella cultura europea che si appresta ad uscire dal Medioevo. Ci sono altri che iniziano a maturare e ad ampliare le sue idee. Marcello Stellato Palingenio nel 1534 pubblica lo “Zodiacus Vitae” in cui ammette l’infinità dell’universo e afferma che, ovunque, in esso vi è vita e intelligenza; le singole stelle sono le città del cielo, colà si trovano Re e popoli. Il successo che queste nuove idee incontrano in tutta l’Europa dimostra che i tempi sono maturi per la prima vera spallata all’angusto universo geocentrico per la nascita di una nuova cultura, una cultura scientifica. Questa dirompente novità giunge da Norimberga nel 1543 con la pubblicazione del “De Rivolutionobus orbium coelestium” di Copernico; anche se il mondo di Copernico era finito.
Giunge nel 1584 con la pubblicazione di due opere “La cena de le ceneri” e “De l’infinito universo et mondi” di Giordano Bruno, nelle quali è presente una commistione di temi attinti al platonismo di Cusano e al materialismo di Lucrezio.
Conclusione
Nel XX secolo il problema dei molti mondi cambia radicalmente aspetto. Da un lato si scopre che l’universo è in espansione, dall’altro, gli astronomi scoprono che l’universo non è confinato nei limiti della nostra galassia, ma si estende in uno spazio interminato. In questo spazio sono ospitate centinaia di miliardi di galassie, ciascuna delle quali contiene a sua volta, centinaia di miliardi di stelle. I molti mondi dell’età classica greca e romana e i molti mondi di Nicola Cusano escono dal regno delle ipotesi razionali e diventano realtà. Anche il problema della vita intelligente fuori dalla Terra cambia natura: da problema logico e teologico, diventa un problema statistico, ma non solamente statistico.
Antonio Tropeano
La vita e le opere
Niccolò da Cusa, o Nicola Cusano, dal latino Nicolaus Cusanus, dal tedesco Krebs von Cues, è nato a Cusa presso Treviri nella Mosella nel 1401 e morto a Livorno nel 1464. Fu educato a Deventer, alla scuola dei Fratelli della Vita Comune. Studiò ad Heidelberg, a Padova, a Colonia e divenne nel 1426 segretario del Cardinale Giordano Orsini. Fu ordinato sacerdote e nel 1432 partecipò al concilio di Basilea dove si schierò a favore della tesi della supremazia papale. Nel 1437 fu inviato dal papa a Costantinopoli; qui riuscì a convincere l’imperatore Giovanni VIII Paleologo a partecipare al concilio di Ferrara. Nel 1448 fu ordinato Cardinale e Vescovo di Bressanone nel 1450. Fu chiamato a Roma da Pio II come suo vicario generale nel 1459, partecipò all’elaborazione di riforme amministrative oltre che ecclesiali. Nicola Cusano si occupò di teologia, di filosofia, di matematica, di cosmologia, di politica civile ed ecclesiastica. Numerose sono le sue opere
pubblicate: il “De concordantia catholica”(1433); il “De Pace fidei”(1453); il “De docta ignorantia”(1440); il “De coniecturis”(1440); il “De Beryllo”(1458); il “De Visione Dei”(1458);il “De Quadratura circuli”;il “De non aliud”(1462);il “De ludo globi”.
Il pensiero
L’ampia cultura di Cusano, in cui sono visibili i caratteri della nuova epoca, fu soprattutto orientata verso problemi filosofici e teologici. Egli si distaccò completamente dalle correnti aristoteliche e scolastiche, riprendendo temi dalla teologia mistica, e contribuì molto alla rinascita del platonismo o neoplatonismo che diverrà la filosofia umanistica per eccellenza. Nel quadro del neoplatonismo si interessò pure di matematica, intendendola quale scienza eminentemente speculativa, atta a fornire simboli per rappresentare il nucleo più profondo della realtà. Il punto di partenza del pensiero di Cusano è costituito da un netto rifiuto della via razionale per giungere a Dio. Ad essa egli contrappone una via che si ricollega esplicitamente alla grande tradizione del misticismo medievale ma con profonde modifiche: la via della Dotta Ignoranza. Secondo Cusano la conoscenza sta nella “proporzione” tra l’ignoto e il noto; ma tra l’infinito, Dio, e il finito non c’è proporzione. Dio sfugge pertanto alla conoscenza dell’uomo, cui non resta che riconoscere la propria ignoranza. Questo riconoscimento, che Cusano ricollega alla sapienza di Socrate, è la “Dotta Ignoranza”. Cusano ammette che la descrizione della conoscenza eterna può avvenire solo per simboli i quali possono essere forniti dalla matematica, la quale diventa così di grande ausilio per la teologia.
La cosmologia
Quando l’universo fisico e laico di Aristotele incontra il modello spirituale della religione dominante in Europa, nel corso di tutto il Medioevo non si parla più di cosmologie alternative, né di altri mondi. Il dibattito che aveva animato le Scuole di Atene e i salotti di Roma viene dimenticato. La centralità della Terra e l’unità dell’uomo che sono il progetto del Creato, comportano il modello tolemaico. Nicola Cusano nel XV secolo, respinge la cosmologia tolemaica, e propone l’immagine di un universo “interminato”, cioè senza limiti, privo di un involucro esterno. Egli non fa alcun riferimento a Lucrezio né ai classici greci e così il suo progetto dell’universo è una vera scoperta, è una nuova costruzione logica. Il Cusano spiega nel “De docta ignorantia” che l’universo interminato, benché non infinito, non può avere un centro; e che la Terra si muove, benché non appaia. La Terra oltre che stella mobilis è anche stella nobilis; come il Sole o come la Luna, irradia nello spazio la sua propria luce. La Terra, nella cosmologia di Nicola Cusano, perde la sua centralità e la sua unicità, perde la sua perfezione e diventa un luogo come gli altri. Nicola Cusano elabora un progetto di un universo “interminato” e senza gerarchie, popolato da una pluralità di mondi, tutti uguali anche se tutti differenti, e, quindi, ovunque abitato.
In questo progetto il Cusano ammette che non tutte le intelligenze sono uguali, ma vi è una grande diversità fra loro; per esempio gli abitanti del Sole e della Luna, sono più in alto degli uomini nella scala della perfezione. Essi, essendo meno materiali e meno pesanti, hanno più spiccate capacità intellettuali e una più profonda spiritualità. Cusano, tuttavia non disprezza gli abitanti della Terra, infatti egli afferma che anche se esistono sulle altre stelle abitanti di altro genere, con doti spirituali superiori, l’uomo sulla Terra non desidera altra natura, ma soltanto di essere perfetto nella propria. Nicola Cusano, ultimo grande filosofo del morente Medioevo, riapre il dibattito sui molti mondi, e anticipa molti degli argomenti utilizzati oggi a favore dell’esistenza di intelligenze extraterresti.
Il Cusano, come molti studiosi contemporanei, sostiene che queste civiltà aliene devono essere più progredite delle civiltà terrestri, anche se il metro con cui egli misura il grado di sviluppo è la spiritualità, mentre i contemporanei utilizzano il metro della Tecnologia. Nicola Cusano è una voce rara, ma non isolata nella cultura europea che si appresta ad uscire dal Medioevo. Ci sono altri che iniziano a maturare e ad ampliare le sue idee. Marcello Stellato Palingenio nel 1534 pubblica lo “Zodiacus Vitae” in cui ammette l’infinità dell’universo e afferma che, ovunque, in esso vi è vita e intelligenza; le singole stelle sono le città del cielo, colà si trovano Re e popoli. Il successo che queste nuove idee incontrano in tutta l’Europa dimostra che i tempi sono maturi per la prima vera spallata all’angusto universo geocentrico per la nascita di una nuova cultura, una cultura scientifica. Questa dirompente novità giunge da Norimberga nel 1543 con la pubblicazione del “De Rivolutionobus orbium coelestium” di Copernico; anche se il mondo di Copernico era finito.
Giunge nel 1584 con la pubblicazione di due opere “La cena de le ceneri” e “De l’infinito universo et mondi” di Giordano Bruno, nelle quali è presente una commistione di temi attinti al platonismo di Cusano e al materialismo di Lucrezio.
Conclusione
Nel XX secolo il problema dei molti mondi cambia radicalmente aspetto. Da un lato si scopre che l’universo è in espansione, dall’altro, gli astronomi scoprono che l’universo non è confinato nei limiti della nostra galassia, ma si estende in uno spazio interminato. In questo spazio sono ospitate centinaia di miliardi di galassie, ciascuna delle quali contiene a sua volta, centinaia di miliardi di stelle. I molti mondi dell’età classica greca e romana e i molti mondi di Nicola Cusano escono dal regno delle ipotesi razionali e diventano realtà. Anche il problema della vita intelligente fuori dalla Terra cambia natura: da problema logico e teologico, diventa un problema statistico, ma non solamente statistico.
Antonio Tropeano
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