20 febbraio 2011

- ALCHIMIA


Platone, nel Simposio, traccia una memorabile immagine di Socrate facendo dire ad Alcibiade che Socrate è come uno di quelle statue chiamate Seleni, raffigurate con in braccio la lira o lo zufolo ed esposte nelle botteghe degli scultori, che se li apri vi troverai dentro la statuetta di un Dio. Michelangelo sui monti di Carrara guardando un blocco di marmo vi intravedeva dentro la statua che avrebbe scolpito. Sarebbe stato sufficiente eliminare, con gli strumenti dello scultore, le soprastrutture.
La vera differenza con l’alchimia è che i Seleni, Michelangelo, fanno intendere all’uomo il punto di partenza ed il punto di arrivo. L’alchimia fornisce la via attraverso la quale, dal punto di partenza, si arriva alla meta. Se conosci solo il punto di partenza ed il punto di arrivo almeno all’inizio brancoli nel buio, a meno che tu non sia nato Socrate o Michelangelo; un sapiente o un artista. In questi casi è la tua natura che ti porta ad intuire la strada. Ti è facile squarciare il velo della Papessa per giungere alla Regina (sono due degli arcani maggiori dei tarocchi). La filosofia iniziatica, l’arte, l’alchimia, sembrano dirci la stessa cosa. Forse è più opportuno dire che, in sostanza, il filosofo iniziatico, l’artista, pongono in essere un processo alchemico, a volte inconsapevolmente. Il processo alchemico, per i comuni mortali, è molto importante. Per raggiungere la meta, noi comuni mortali, dobbiamo percorrere una certa strada. La meta può essere identificata, per la maggior parte degli uomini, nella conoscenza del dopo morte acquisita durante la vita; la meta può essere anche identificata nella titolarità di poteri straordinari che ti pongono in netta situazione di vantaggio rispetto agli altri uomini. Qual’è la strada. Consideriamo la meta finale come un puzzle. Abbiamo a disposizione le varie tessere ma dobbiamo studiare il modo di accostare l’una all’altra fino a quando non si raggiunge l’incastro e, completato il puzzle, il risultato finale. Ogni scienza iniziatica, per raggiungere questo risultato, ci suggerisce la sua strada. Se da ognuna prendiamo un particolare, alla fine avremo fatto un buon lavoro sincretico. Occorre però fare un lavoro diverso. Occorre, come ci suggerisce Guenon, percorrere una o più strade per raggiungere il centro. Giunto al centro bisogna effettuare un’operazione che non deve essere sincretica ma di sintesi. La scuola Pitagorica mette a disposizione del ricercatore, dell’iniziato, i numeri, l’armonia; gli egiziani, con i loro templi, con i loro meravigliosi percorsi esoterici ci insegnano una cosa fondamentale: il cervello è il vero nemico della conoscenza; al momento della mummificazione del cadavere, mentre gli altri organi venivano tolti accuratamente e conservati nei vasi canubi, il cervello, mediante un piccolo strumento a forma di cucchiaio, veniva tolto dalla scatola cranica e quindi buttato, in quanto d’intralcio al raggiungimento della vera conoscenza che, simbolicamente, si otteneva in ogni caso dopo la morte. Istruzioni analoghe ti forniscono la Massoneria, il templarismo, il rosacroceanesimo, il martinismo, la magia. Tutte le istruzioni che ti danno le arti appena citate ti dicono che per raggiungere la meta, per raggiungere la vera conoscenza, non devi farti condizionare da ciò che hai appreso con l’ausilio del tuo cervello, attraverso le letture, attraverso l’educazione, in buona sostanza attraverso tutto ciò che i sensi fisici possono averti fatto apprendere. All’interno dell’involucro costituito dal tuo corpo mortale vi è un dio, vi è il Dio. Non devi fare altro che eliminare le sovrastrutture, come faceva Michelangelo con i blocchi di marmo, perchè il Dio che vi è in te agisca. L’alchimia, dato per scontato l’obiettivo che ci si propone, ti fornisce anche la strada per raggiungerlo. E’ una strada difficile. E’ fatta di continuo lavoro e di continue intuizioni. Canseliet definisce l’alchimia assoluta verità; rierca e risveglio della vita segretamente assopita sotto il pesante involucro dell’essere e della rude scorza delle cose. Secondo Fulcanelli colui che teme il lavoro manuale, il calore dei forni, la polvere del carbone, il pericolo delle reazioni sconosciute e l’insonnia delle lunghe veglie, quello non saprà mai nulla. Sempre Fulcanelli nel suo libro sul mistero delle cattedrali ci dice che la cattedrale di Notre Dame, fin dal portico, ci indica la strada alchemica da percorrere.
La cattedrale di Notre Dame può essere paragonata al “Mutus Liber”, così come a libri muti possono esser paragonate molte chiese, specie quelle gotiche, dove l’alchimia, con simbologia velate, è esplicata in molti particolari. Dico con simbologia velata perchè il parlare oscuro è proprio degli alchimisti. Uno dei primi simboli dell’alchimia è lo specchio. Ciò che vedi allo specchio è il contrario di ciò che accade nella realtà. Le stesse chiese che parlano di alchimia, abbiamo detto, appartengono, in buona parte, al periodo gotico. Sempre Fulcanelli ci fornisce il significato della parola “gotico”. Secondo gli alchimisti il significato dell’arte gotica non deriva dal popolo germanico dei goti o ancora peggio dalla reazione scandalizzata degli “intellettuali” del secolo XVII e XVIII che definivano gotico, in senso dispregiativo, ciò che a loro avviso era barbaro, no, per gli alchimisti, la spiegazione del termine gotico va ricercata nella radice cabalistica della parola piuttosto che nella sua radice letterale. Arte gotica, nata in Francia fra il XII e XV secolo, è, secondo Fulcanelli, la deformazione ortografica della parola “argotico”. La cattedrale è un’opera d’art goth o d’argot. L’argot è il linguaggio caratteristico di tutti gli individui interessati a comunicarsi i pensieri senza essere compresi da coloro che li circondano. E’ una vera e propria cabala parlata. Le varie fasi dell’alchimia, se ben condotte, ci conducono all’oro filosofale; alla meta. Non è il caso, quì, di parlare delle varie fasi dell’alchimia; non ne sono capace e non è il mio scopo. Il mio scopo, semmai, è quello di stimolare i lettori ad intraprendere lo studio dell’alchimia. Ad intraprenderlo e, perchè no, ad operare. Voglio finire con le parole di Paolo Lucarelli, uno dei pochi veri alchimisti allievo di Canseliet, scomparso il 14 luglio del 2005, relative ai diversi gradi che l’adepto può raggiungere; secondo Lucarelli i gradi sono sette:
- Il grado è l’iniziazione essoterica, che viene trasmessa da un essere umano. Può durare anni ed essere graduale, o risolversi in un solo incontro. Per lo più, però, si sovrappone temporaneamente al grado successivo, e questo per certi motivi.
- Il grado è l’ordinazione, che è data dalla Natura o Spirito Universale, direttamente. All’inizio è impercettibile, e non se ne è consapevoli. In realtà potrebbe anche non passare mai dalla potenza all’atto, ma produce comunque dei risultati. Dobbiamo distinguere tra “iniziazione”, che è un insegnamento, e “ordinazione”, che è una qualificazione.
- Il grado è l’iniziazione esoterica, che si ottiene quando la Natura, o Spirito del Mondo, trasmette direttamente l’insegnamento, che quindi è necessariamente esoterico. Tuttavia può essere anche data parzialmente da un Maestro, ma è molto raro.
- Il grado è l’illuminazione, ed avviene quando la Natura, o Spirito del Mondo, si manifesta corporalmente.
- Il grado è il magistero, ed è la prima realizzazione, ed anche la comprensione dell’Opera.
- Il grado è l’adeptato, ed è quando si realizza l’Opera corporale.
- Il grado è la liberazione.
Antonio Urzì Brancati

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