- Giuliano Kremmerz
La storia della magia è indissolubilmente legata ai popoli e agl’uomini che nei secoli l’hanno profusa e praticata. L’Italia meridionale era chiamata dagli stessi greci Magna Grecia, non solo per ragioni geografiche, ma per le origini occulte dei popoli che la occupavano, come gli etruschi. La capitale esoterica dell’Italia Meridionale è da sempre stata Napoli, La Napoli di Enea, della Sirena Partenope, di Virgilio Mago, di Giordano Bruno, del Della Porta, del Campanella, del Conte di San Severo, di Domenico Bocchini, di Giustiniano Lebano e di Giuliano Kremmerz, solo per citarne alcuni. Le dottrine e i rituali magici dell’Italia intera dipendono dal sistema Egizio-Greco degli Alessandrini, poi sviluppato e migliorato da San Severo e custodito e trasmesso dal Lebano col nome Arcana Arcanorum, quindi non posso fare a meno di gettare luce su tali insigni maestri e sugl’ordini esoterici che essi hanno fondato, anche al fine di fornire allo studioso la dovuta conoscenza sulla storia esoterica d’Italia.
Carlo III di Borbone, Re di Napoli, fece costruire la sua sede estiva a Portici per le splendide ricchezze naturali del luogo: lo stesso Re che s’intratteneva in lunghi discorsi con il Principe Raimondo di Sangro di San Severo. E fu grazie alla monarchia che i grandi intellettuali del tempo passarono per Portici, come J.J. Winckelmann, l’archeologo di Ercolano e Pompei, o Mozart che vi soggiornò nel 1770. Durante la reggenza di Ferdinando IV troviamo alla sua corte uomini illustri quali Mario Pagano, Pietro Colletta, e Filangieri. Nel 1812 vi dimorarono Lord Byron, Giacomo Leopardi, Gioacchino Rossigni e Vincenzo Monti. Con Re Francesco II Portici prosperò: conobbe l’illuminazione a petrolio, e vi fu costruita la prima ferrovia italiana, ma il benessere non durò molto. Nel 1848 quando scoppiarono i grandi sovvertimenti nazionali e sociali d’Europa Portici ne subì a pieno le conseguenze in quanto sede della reggia dei Borboni, a quel tempo il Maestro Izar alias Pasquale de Servis (1837-1893) aveva 11 anni. Il 12 Gennaio di quell’anno Palermo insorse e i moti si estesero fino in Campania, al punto che Ferdinando II dovette concedere la costituzione, e al nord Carlo Alberto lo statuto al Piemonte. Quindi i democratici mazziniani imposero il programma della costituente italiana, e a Roma fu indetta la fine dello stato pontificio, nonché la proclamazione della repubblica romana. Ma ben presto le truppe di Luigi Bonaparte vinsero sulla resistenza restaurando i preesistenti stati: i moti nazional-liberali furono sconfitti. Nonostante tutto il Piemonte di Vittorio Emanuele conservò la costituzione divenendo il punto di partenza per l’unificazione nazionale. Fu il momento storico del grande statista Cavour, il quale permise un dialogo tra le diverse forze politiche che portò alla modernizzazione dello stato, senza dimenticare l’apporto di Giuseppe Garibaldi, gran maestro della Massoneria. Cosi nel 18 febbraio 1861 fu proclamato il regno d’Italia sotto la monarchia dei Savoia, e pochi mesi dopo, l’otto Aprile, Kremmerz nasceva, il De Servis aveva 24 anni. Il nome completo del Kremmerz era Ciro Nicola Salvatore Formisano, in quegl’anni le nutrici aiutavano a partorire in casa, e già il giorno seguente i neonati venivano battezzati nella chiesa del paese, che in questo caso fu quella di San Ciro nell’omonima piazza di Portici. La famiglia risiedeva in via della Torre, in un palazzo ancora oggi visitabile. Sui genitori del Kremmerz non sappiamo molto, il padre Michele Formisano, era un assistente di opere stradali e morì giovane quando Ciro era ancora piccolo, difatti fu lo zio materno a prendersene cura, mentre la madre, Gaetana Argano, apparteneva ad una facoltosa famiglia imprenditoriale. La coppia, sposata dal 1845 si era ormai rassegnata a non avere figli, quando, dopo oltre sedici anni di matrimonio, nacque il piccolo Ciro. I Formisano ospitavano il De Servis, ex ufficiale del genio Borbonico, figlio del medico Romolo De Servis e di Fiorini Angela, in un appartamento di loro proprietà. Izar usava affermare di essere figlio naturale di Ferdinando II, nonché discepolo alchimista della Scuola Napoletana Occulta facente capo a Raimondo de Sangro. Il De Servis si affezionò molto al piccolo Ciro diventandone poi il maestro. Kremmerz parlò sempre di Izar con venerazione. Ma chi era il De Servis? Negli ambienti Kremmerziani si sostiene che il De Servis avrebbe avuto come maestro lo stesso di Bulwer-Lytton, il famoso scrittore inglese innamorato dell'Italia ed ivi iniziato alla magia, da Domenico Bocchini che più verosimilmente può essere stato il maestro di Izar e di Filippo Lebano, padre di Giustiniano. Kremmerz divenne professore autorizzato all’insegnamento d’italiano storia e geografia per la provincia di Napoli fin dal 1878. Quindi insegnò all’istituto “Schioppa” negl’anni 1880-1882, poi presso l’istituto “Torricelli”, ed in fine all’Ateneo Municipale di Alvito negl’anni 1884-1885. Nel 1879 divenne Direttore letterario della Roux e Favale di Torino, incarico che coprì fino al 1880. Nel contempo si occupò dello stabilimento tipografico-libraio della casa editrice Tovene e C. di Napoli, trovando anche il tempo di pubblicare dei libri didattici: “Il sommario della storia d’Europa, ed. Jovene”, “La storia d’Italia, ed. Jovene”, “L’Elocuzione e la Letteratura, ed. La Cava” e “L’Avviamento alle belle lettere, ed. La Cava”. In quel periodo i genitori proposero al figlio il matrimonio con la primogenita di una ricchissima famiglia di Portici. La scelta del maestro cadde però su una donna più modesta: Beato Anna. Celebrate le nozze a Bari il 15 agosto 1887, la nuova coppia andò a risiedere in un appartamento di proprietà della signora Gaetana, accanto alla Chiesa di San Ciro. Il Kremmerz era un abile scrittore, così si dedicò al giornalismo. Fu prima corrispondente da Napoli del Giornale di Sicilia, poi grazie all’amico Paolo Scarfoglio, direttore del Mattino, venne assunto come redattore dello stesso giornale, dove fu vivamente apprezzato, ma purtroppo anche deriso dai colleghi per il suo interesse verso l’occulto. Così il Formisano preferì concludere la sua carriera giornalistica. Nel frattempo, nell’agosto del 1888, la consorte Anna aveva dato alla luce una bambina, cui venne dato il nome di Gaetana. Stavolta il maestro per uscire dalle ristrettezze si rivolse allo zio Materno, Ferdinando Argano, che però gli oppose un netto rifiuto, in seguito al quale i rapporti fra i due s’interruppero. Ma Kremmerz non si perse d'animo: dopo vari tentativi infruttuosi di sistemazione tentò, come molti meridionali del suo tempo, la via dell'emigrazione. Nei primi mesi del 1889 partì per Montevideo in Uruguay, lasciando nelle ristrettezze la consorte Anna che era di nuovo incinta, e la piccola Gaetana che aveva solo quattro mesi. Ma molti non sono d'accordo sulla veridicità del soggiorno americano del Kremmerz, questi rimase effettivamente assente per cinque anni, dando poche notizie di sé, ma sebbene discepoli ed amici abbiano raccontato storie favolose e poco attendibili, il biografo più affidabile del Maestro, Arduino Anglisani, nelle sue “Notizie Biografiche sul Maestro Giuliano Kremmerz”, esclude che il Kremmerz sia stato effettivamente in America, e avanza l'ipotesi che egli sia rimasto in Francia sbarcando a Marsiglia dalla nave che avrebbe dovuto fargli attraversare l'Oceano. Quel che si sa di certo è che la moglie lo vide partire su una nave diretta in America, ed arrivare cinque anni dopo a bordo di un'altra che aveva fatto il percorso inverso. Malgrado le tante leggende in realtà il maestro tornò povero da una forzata emigrazione. Il sottoscritto ritiene più credibile che il Kremmerz si recò in America per uscire dalle ristrettezze economiche, difatti il Mezzogiorno di fine ottocento era un territorio povero dove l’unica vera risorsa era l’agricoltura, a quei tempi predominava la figura del borghese rurale attaccato all’uso parassitario della rendita. Il nuovo regno d’Italia aveva problemi economici enormi: diversi sistemi d’imposizione e riscossione dei tributi, diverse tariffe doganali, diverse monete, diversi debiti pubblici. Occorreva dunque unificare i sistemi amministrativi e colmare il massiccio disavanzo causato dai vari ex Stati e dalle spese di guerra. Si studiò così un sistema di prelievo fiscale che però finì per colpire maggiormente i redditi mobiliari e i consumi popolari rispetto alla ricchezza fondiaria. La severa politica finanziaria di Quintino Sella prometteva di raggiungere al più presto il pareggio del bilancio ma alla fine del 1865 la politica finanziaria italiana era ancora gravemente deficitaria. Il ministro Scialoja introdusse allora il corso forzoso dei biglietti di banca, che se da un lato alterò il rapporto tra valore reale e valore nominale dell’oro e della moneta con effetti negativi sui prezzi e sui salari, consentì dall’altro lato di sopperire ai bisogni dello Stato, poi con la legge di liquidazione dell’asse ecclesiastico che colpì i beni della Chiesa e con quelle successive finalmente nel 1876 il governo Minghetti poté annunciare il pareggio contabile dello Stato. Ma per creare nuova ricchezza bisognava ammodernare il Mezzogiorno rimasto indietro rispetto al nord, un processo che possiamo dire perdurare ancora ai nostri giorni. Ora se rapportiamo quanto detto al piccolo comune di Portici dove accanto alle ville dei signori, coesistevano i rigattieri e gli analfabeti del popolino: colpiti duramente dalla recessione, possiamo capire perché il Kremmerz fu costretto ad emigrare in America. Innanzi tutto lavorò come redattore capo del giornale “L’operaio Italiano” di Buenos Aires dal quale in seguito si dimise. Nello stesso periodo, o poco dopo, divenne socio capitalista di un’impresa commerciale di compravendita di vino e liquori. Durante il suo soggiorno nell’America del sud praticò la professione di medico attraverso l’uso sapiente delle erbe, spostandosi di continuo tra una città e l’altra. Ma con spiegabile sollievo, il maestro avrebbe ricevuto nell'aprile del 1893 la lettera che lo richiamava in patria, dove il bisogno si era fatto meno pressante avendo sua madre ereditato una discreta quota della fortuna del facoltoso fratello, don Ferdinando Argano, passato nel frattempo a miglior vita. Quando il Kremmerz ritornò poté vedere la secondogenita Adele venuta alla luce nell'agosto del 1889, e a circa un anno dal rientro la signora Anna partorì l'atteso erede: il piccolo Michele. Ma poco prima che il Kremmerz potesse rivedere Napoli, l'amato maestro Izar lasciò improvvisamente questo mondo. Una mattina la signora Anna, recatasi come al solito ad accudirlo, lo trovò defunto: erano le 16:30 del vent’otto Febbraio 1893, Izar moriva a 56 anni. A questo punto, considerato che la famiglia si era accresciuta con la nascita dei bambini, la casa di Portici non era più sufficientemente grande. Nel 1895 il maestro, approfittando dell’eredità, si stabilì a Napoli dove prese in affitto un vasto appartamento nella zona di piazza Garibaldi, arredandolo riccamente. Nell'anno successivo, il Kremmerz gettò le basi per la costituzione di una Fratellanza Ermetica: la Fratellanza Terapeutica Magica di Myriam. Nel 1896 il Kremmerz subì un gravissimo tracollo finanziario: investì nell’allora florida ditta Florio e Rubantino che però sfortunatamente fallì. Così dovette trasferirsi in un appartamento assai più modesto al Vomero, in via S. Francesco, Palazzo Griselli, vendendo gran parte del mobilio e privandosi anche della servitù e della carrozza. Il Kremmerz ebbe anche bisogno di lavorare per arrotondare le rendite o quel che ne restava, perciò si assunse l'incarico di sbrigare la corrispondenza della Casa Editrice Detken e Rocholl di Napoli, che aveva sede in Piazza del Plebiscito, ai Portici di San Francesco di Paola. Il compenso giornaliero per questa sua prestazione era fissato in 5 lire, una cifra modesta, ma che unita a altre entrate gli permetteva di iniziare a proprie spese la pubblicazione del "Mondo Secreto", era il 1897. Attorno a quella rivista si formò un vasto cenacolo di occultisti e spiritualisti, suscitando consensi e polemiche. La stessa eccezionale personalità del Kremmerz polarizzava interesse e simpatie: sempre allegro, scherzoso e disponibile. Sembrò tuttavia inaudito a molti iniziati che la magia, ritenuta da sempre privilegio di pochi, anzi dei pochissimi che fossero riusciti a pervenirvi dopo aver cercato e bussato ovunque, magari per tutta la vita, venisse propagandata a mezzo stampa. Difatti questo gli costò l’amicizia con l’illustre maestro Giustiniano Lebano (1832-1909). Soprattutto dopo la morte di Izar, il Kremmerz gli fece frequenti visite, in principio apprezzate dal Lebano che aveva notato le eccezionali doti del giovane; tuttavia quando l'avvocato apprese della fondazione della Myriam e dei suoi scopi divulgativi, interruppe i rapporti. Infatti se ad una catena di anime non appartengono altro che uomini attaccati alla materia, ad essa mai si avvicineranno gli Eoni o i Geni più evoluti, così i suoi anelli formeranno una trappola. In una catena l’anello più debole trova giovamento dalla forza degl’altri, mentre l’anello più forte deve sopportare il maggior peso derivante dalla fiacchezza degl’anelli deboli, e così la catena diviene nel contempo uno strumento d’evoluzione oppure d’involuzione, dunque non bisogna fare certo distinzioni in base al ceto o al blasone, ma è giusto giudicare se un uomo ha le qualità morali e spirituali per intraprendere la via della magia. Ma in cosa consisteva la propaganda magica? Il Maestro Giuliano Kremmerz, insegnava, la magia naturale, la Terapeutica e le Evocazioni, attraverso la padronanza delle quali lo studioso poteva accedere alla più elevata e riposta magia trasmutatoria, di cui non si scrive se non nei simboli indecifrabili ai profani. Il Maestro Kremmerz proponeva la pratica della Filosofia Ermetica, da non confondere con il semplice ermetismo filosofico. La dottrina ermetica è un complemento della pratica, e senza di questa resta un enigma incomprensibile. L'eccezionale merito del Kremmerz è stato l'aver ristabilito, con proprio personale sacrificio e pericolo, l'insegnamento e la pratica iniziatica. Il Kremmerz ebbe sempre più di un rifugio segreto per operare in magia fuori dell'ambiente familiare. Uno di questi studi si trovava nei pressi del vecchio palazzo delle Poste a Monteoliveto, attualmente sede della Facoltà di Architettura. Il maestro era comunque continuamente assillato da richieste di numeri del Lotto, come i tempi e le usanze richiedevano, ma non si piegò mai di buon grado a queste richieste, come è certo che mai ne approfittò per sé. Il famoso cambiamento di posizione economica del 1897, non fu ottenuto come alcuni calunniatori hanno sostenuto, attraverso le vincite al Lotto, ma con un'attività lavorativa connessa agli eccezionali poteri terapeutici di cui il maestro era dotato, ed alla sua conoscenza di prodigiosi rimedi empirici per le malattie più incurabili. Al riguardo sono illuminanti le sue stesse parole tratte dal “Commentarium” un’importante rivista alla quale partecipò per anni: “Occorre per sommi capi che io riferisca brevemente i tentativi fatti per la costituzione di un laboratorio ermetico sperimentale. Cominciai ad occuparmene personalmente nel 1895, con mezzi assolutamente miei, fondandolo in una casa di campagna a Lettere, presso Castellammare di Stabia, allora che io dimoravo nei dintorni di Sorrento. Mio coadiutore fu un ottimo e profondo studioso di medicina ermetica G.G. che aveva preso impegno di dedicarsi al lungo lavoro di preparazione. Ma avvenuta la sua morte nel 1897, il disegno abortì e fu tutto dimenticato. Si ripetette l’identico tentativo al 1900 ed anche questa volta si dovette smettere. Al 1906 conobbi due signori che, associati, avevano messo su un laboratorio esperimentale pere i loro studii, un francese e un sud-americano. Ci unimmo per ampliare e completare quanto essi avevano già fatto. Causa la mancanza proporzionale del denaro necessario – per renderlo completo ne occorrerebbe moltissimo – cercammo di fare il meglio possibile per arredarlo fino al 1909. Parve allora che tutto dovesse nuovamente fallire, dovendo uno dei collaboratori ritornare in America; scongiurato questo secondo disastro, sono sei mesi che le esperienze, sul serio, si sono iniziate. E’ poco, come si vede; i risultati, i primi risultati mediocrissimi; ora si accenna ad avere un primo prodotto integrale – il mercurio specifico. Devo, per farle capire cosa voglio indicare, con questo nome spiegarle le idee generali delle applicazioni alchimico-ermetiche, a questa ricostruzione farmaceutica con criteri non solo chimici, ma alchimici nel senso ermetico. L’alchimia negli studii moderni e rimodernati vien considerata come una iperchimica dal punto di vista delle conoscenze analitiche della scienza contemporanea, ma in sostanza come è nella sua idea madre importa la soluzione non di quattro problemi come osserva il Piobb – la quadratura del circolo, il moto perpetuo, la panacea universale, e la fabbricazione dell’oro- ma un quinto e più complesso enigma dell’angelizzazione dell’uomo inferiore. Accingersi alla soluzione di uno solo dei cinque quesiti, è proporsi l’enigma alchimico. Lasciando da parte quattro di queste proposizioni e riferendoci solo al problema della panacea universale e dell’elixir di lunga vita, anche secondo gli studii odierni profani alla continuazione delle antiche e discreditate pratiche, questa idea sintetica di un medicamento tipico, atto a distruggere il principio morboso nell’uomo, non è un sogno inverosimile né una follia che resterà ternamente senza risposta. Infatti anche dal punto di vista bipologico, ammesso che ogni morbo è di origine microbica e parassitaria, il rinvenimento di un farmaco (veleno) che uccida tutti i microbi e parassiti e di un alexifarmaco (medicamento) che riattivi tutti i fattori biologici positivi, non è un enunciato che ripugna la logica. Senonchè la via per arrivarci è da studiarsi e saggiare. Mettiamo d aparte le opinioni filosofiche, entriamo nella pratica, e ognuno coi suoi mezzi cerchi di raggiungere la soluzione dell’enigma. Non è un esempio il risultato ottenuto due anni fa dal biologo Delage che ha fatto schiudere delle uova di ricci di mare non anteriormente fecondate? Non è una vera creazione artificiale di esseri viventi? La via che seguiamo noi è scientifica nel senso ordinario della parola? Lo vedremo dopo, in seguito alle esperienze, e nella lontana ipotesi che le esperienze possano raggiungere la perfezione, il metodo nostro (saremmo dei settari se non lo facessimo) lo metteremo alla portata di tutti i laboratori profani pro salute populi. Parlare ora di questi metodi è anche prematuro non solo, ma ridicolo, quando si vede che tra studiosi e studiosi di simboli alchimici vi è grande disparità di interpretazione che non è possibile intenderci – eppure l’alchimia di ieri sarà la scienza concreta e officiale di domani. Il nostro proposito non è di far discussioni; come nella scuola, il metodo è positivo: provare, esperimentare, riuscire. Dopo verranno altri se riusciremo a trovare le leggi e a presentarle con tutto il corteo scientifico per consolidarne i procedimenti. Questo che io le accenno è argomento sul quale ritornerò, ma per darle un lontano esempio dei garbugli alchimici, le voglio ricordare che questo mercurio, il quale, almeno pare riuscito, è un nome che si presta a mille interpretazioni e ognuno degli studiosi lo capisce in un modo o nell’altro leggendo i trattatisti di ermetismo alchimico. Affinché non si prenda abbaglio io le dico che il nostro mercurio è metallico ottenuto col trattamento continuo del fuoco o fornelli a dodici lampade, per triplice saturazione sofica, facendolo lambiccare al bagnomaria… tutte bestemmie per lei, ma tutte verità per noi e parole chiare, perché in ogni molecola o milionesimo di molecola vi è messo dentro un poco di quella materia cosmica o eterea che fa l’anima dell’uomo, con questo si vuol dire che nel nostro mercurio c’è parte importantissima dell’essenza vitale dei suoi preparatori. Questo primo prodotto – scarso come quantità, non ne abbiamo fatto che una trentina di grammi e il resto è andato perduto – lo abbiamo in gran parte distribuito in esperimento. Se ne desidera si rivolga all’Accademia che conosce.” È bene tuttavia ricordare che il Kremmerz predicò sempre la terapeutica gratuita, e gratuitamente la esercitò egli stesso, coi risultati strabilianti ricordati da molti ancora oggi. Se egli ne ricavò un qualche utile, forse anche notevole, questo consistette esclusivamente in doni effettuati spontaneamente dai beneficiati più facoltosi, che volevano manifestargli la loro gratitudine. Ma ciò gli costò caro dato che probabilmente qualcuno della cerchia dell’ordine osirideo lo denunciò per uso abusivo della professione medica, difatti per quanto capace e sapiente non era un dottore, inoltre a ciò vanno aggiunti i dissapori successivi con il regime fascista che nell’insieme giustificano le sue difficoltà con la legge del tempo. Nel decennio 1897-1907 il maestro continuò a vivere a Napoli, mentre “Il Mondo Secreto” si affermava sempre più e la fratellanza di Myriam si espandeva rapidamente. Per la Detken e Rocholl darà alla luce opere quali: “Angeli e Demoni dell'Amore”, nel 1899 il terzo numero de “La Medicina Ermetica”, Bollettino di Istruzioni ai Praticanti, sui cui figura il “Patto Fondamentale” di costituzione della Myriam. Nello stesso periodo il Kremmerz curò anche la pubblicazione, presso l'Editore Rocco di Napoli di una interessante collana di volumetti di occultismo intitolata “Biblioteca Esoterica Italiana”. Vi figurano una “Storia dell'Alchimia” di Pietro Bornia, la “Medicina Mistica” del Catalano, con introduzione e note dello stesso Kremmerz, “Cristo, la Magia e il Diavolo” di Eliphas Levi, “Il Guardiano della Soglia” del Bornia e la collezione del “Mondo Secreto”, raccolta in due volumi. Il Kremmerz amava scrivere nelle ore di silenzio notturno. Talvolta, d'inverno, si levava improvvisamente dal letto per porsi a scrivere, continuando sino al mattino. Buona parte della sua produzione letteraria è nata così. Nel 1907 il Maestro si trasferì a Ventimiglia, dove rimase fino al 1909, anno in cui, sulla Rivista "Luce ed Ombra" del Marzorati di Roma, cominciò ad apparire a puntate un'opera che subirà uno strano destino: “I tarocchi dal punto di vista Filosofico”, che ci è pervenuta incompleta poiché, improvvisamente, il Maestro ne diede il manoscritto alle fiamme molto prima che la pubblicazione ne fosse ultimata. Nel 1910 la Casa Editrice Laterza, di Bari, pubblicava in una edizione fuori commercio “Avviamento alla Scienza dei Magi”, opera fondamentale del Maestro, di inquadramento teorico della Magia. Nel 1909 il Maestro si era trasferito a Camogli, dove nel luglio 1911 la signorina Gaetana, la sua primogenita, si sposò. Nel 1912 si stabilì definitivamente in Francia sulla costa azzurra, precisamente a Beausoleil nei pressi di Montecarlo. Sempre a causa della pubblicizzazione dell'occultismo, nel 1911 si verificherà un altro incidente con un altro occultista: "Ottaviano", al secolo, il Duca Leone Caetani dell'Aquila di Sermoneta, alto iniziato all'arte regia e dotto islamista, che ritirò improvvisamente la propria collaborazione dal “Commentarium”, con una lettera polemica pubblicata sulla stessa rivista. Il Duca fu indignato, anche lui come il Lebano, per gli argomenti sacri che il Kremmerz esponeva ai profani. Dopo pochi numeri la Rivista cessò le pubblicazioni: le argomentazioni di “Ottaviano” erano condivise anche in alto? Sembrerebbe proprio di sì in quanto il Kremmerz ammise di essere stato costretto a interrompere la pubblicazione della rivista. Nel frattempo le difficoltà in Italia erano divenute insopportabili per le persecuzioni giudiziali innanzi dette e forse alcuni, invidiosi del suo successo, gli mossero una guerra occulta e palese, così il Kremmerz fu costretto a partire, e lo fece con profondo rammarico poiché adorava Napoli. Nei primi anni egli non mancò di fare frequenti viaggi sia a Napoli che a Bari e Roma, fin dall'epoca del soggiorno a Ventimiglia. In occasione di questi viaggi in visita alle Accademie, egli teneva conferenze interessantissime accompagnate da esperimenti di magnetismo. Nel 1929 videro la luce i “Dialoghi sull'Ermetismo”. Ma il maestro, data l’età non veniva più in Italia, specie per una frattura al braccio che gli rendeva difficile e faticoso il viaggio. In compenso, numerosi discepoli e ammiratori si recavano a trovarlo a Beausoleil. Negli ultimi anni della sua vita, a causa della minorazione al braccio, il Maestro dettava ad altri tutti i propri scritti: compresa la personale corrispondenza. Egli continuava così a dirigere la Myriam ed i discepoli, uno per uno, guidandoli moralmente e materialmente. L'incarico di segretario amanuense del maestro venne assunto da un giovane occultista, il parigino Jean Brennieére, studioso appassionato di ermetismo e assai legato affettivamente al Kremmerz. Nelle vacanze estive le due figliole, i generi e qualcuno dei nipoti andavano a trovarlo. Tra i tanti, il più grande dolore del Kremmerz era l’impossibilità di aiutare il figlio Michele inetto al lavoro. Verso la Pasqua del 1930 il devoto segretario Brennieére vide in sogno una bara; quando lo riferì al maestro, questi, sentendo che al giovane non era riuscito di vedere per chi fosse la cassa, lo avvertì: “Riavrete lo stesso sogno, sappiate vedere meglio”. Quando dopo qualche giorno il Brennieére risognò la bara, con sua dolorosa sorpresa, gli riuscì di vedere che vi stava disteso il corpo del kremmerz! La signora Anna, preoccupata dalla terribile premonizione, volle a Beausoleil la figlia Gaetana col marito, i quali cedendo alle insistenze del Kremmerz, e forse presaghi anch'essi della fine imminente, acconsentirono a restare con lui sino a maggio. Ai primi di maggio il Maestro cominciò a star male: avvertiva uno stato di malessere generale, non digeriva più, si sentiva la testa pesante. La sera del 6 maggio, al Casinò di Monaco si esibiva il Balletto Russo. I familiari per distrarlo, lo vollero con sé allo spettacolo, ed egli non seppe rifiutare. Tornato a casa stanco, trascorse una notte molto agitata. La mattina del giorno successivo, non dava quasi più segno di vita, rispondendo appena con cenni a qualche domanda. Il medico, chiamato di urgenza, diagnosticò un’emorragia cerebrale. Furono applicate delle mignatte, ma senza alcun risultato. Verso le undici il Maestro peggiorò ancora e serenamente spirò, erano le 16:00 del sette maggio. Per chi intendesse far visita alla tomba del Maestro, le coordinate della tomba sono le seguenti: SETTORE B, tomba N. 102, la tomba appartiene alla famiglia “Carenino-Lavino”, il cimitero è ovviamente quello di Beausoleil in provincia di Montecarlo.
Iniziazione Antica
Carlo III di Borbone, Re di Napoli, fece costruire la sua sede estiva a Portici per le splendide ricchezze naturali del luogo: lo stesso Re che s’intratteneva in lunghi discorsi con il Principe Raimondo di Sangro di San Severo. E fu grazie alla monarchia che i grandi intellettuali del tempo passarono per Portici, come J.J. Winckelmann, l’archeologo di Ercolano e Pompei, o Mozart che vi soggiornò nel 1770. Durante la reggenza di Ferdinando IV troviamo alla sua corte uomini illustri quali Mario Pagano, Pietro Colletta, e Filangieri. Nel 1812 vi dimorarono Lord Byron, Giacomo Leopardi, Gioacchino Rossigni e Vincenzo Monti. Con Re Francesco II Portici prosperò: conobbe l’illuminazione a petrolio, e vi fu costruita la prima ferrovia italiana, ma il benessere non durò molto. Nel 1848 quando scoppiarono i grandi sovvertimenti nazionali e sociali d’Europa Portici ne subì a pieno le conseguenze in quanto sede della reggia dei Borboni, a quel tempo il Maestro Izar alias Pasquale de Servis (1837-1893) aveva 11 anni. Il 12 Gennaio di quell’anno Palermo insorse e i moti si estesero fino in Campania, al punto che Ferdinando II dovette concedere la costituzione, e al nord Carlo Alberto lo statuto al Piemonte. Quindi i democratici mazziniani imposero il programma della costituente italiana, e a Roma fu indetta la fine dello stato pontificio, nonché la proclamazione della repubblica romana. Ma ben presto le truppe di Luigi Bonaparte vinsero sulla resistenza restaurando i preesistenti stati: i moti nazional-liberali furono sconfitti. Nonostante tutto il Piemonte di Vittorio Emanuele conservò la costituzione divenendo il punto di partenza per l’unificazione nazionale. Fu il momento storico del grande statista Cavour, il quale permise un dialogo tra le diverse forze politiche che portò alla modernizzazione dello stato, senza dimenticare l’apporto di Giuseppe Garibaldi, gran maestro della Massoneria. Cosi nel 18 febbraio 1861 fu proclamato il regno d’Italia sotto la monarchia dei Savoia, e pochi mesi dopo, l’otto Aprile, Kremmerz nasceva, il De Servis aveva 24 anni. Il nome completo del Kremmerz era Ciro Nicola Salvatore Formisano, in quegl’anni le nutrici aiutavano a partorire in casa, e già il giorno seguente i neonati venivano battezzati nella chiesa del paese, che in questo caso fu quella di San Ciro nell’omonima piazza di Portici. La famiglia risiedeva in via della Torre, in un palazzo ancora oggi visitabile. Sui genitori del Kremmerz non sappiamo molto, il padre Michele Formisano, era un assistente di opere stradali e morì giovane quando Ciro era ancora piccolo, difatti fu lo zio materno a prendersene cura, mentre la madre, Gaetana Argano, apparteneva ad una facoltosa famiglia imprenditoriale. La coppia, sposata dal 1845 si era ormai rassegnata a non avere figli, quando, dopo oltre sedici anni di matrimonio, nacque il piccolo Ciro. I Formisano ospitavano il De Servis, ex ufficiale del genio Borbonico, figlio del medico Romolo De Servis e di Fiorini Angela, in un appartamento di loro proprietà. Izar usava affermare di essere figlio naturale di Ferdinando II, nonché discepolo alchimista della Scuola Napoletana Occulta facente capo a Raimondo de Sangro. Il De Servis si affezionò molto al piccolo Ciro diventandone poi il maestro. Kremmerz parlò sempre di Izar con venerazione. Ma chi era il De Servis? Negli ambienti Kremmerziani si sostiene che il De Servis avrebbe avuto come maestro lo stesso di Bulwer-Lytton, il famoso scrittore inglese innamorato dell'Italia ed ivi iniziato alla magia, da Domenico Bocchini che più verosimilmente può essere stato il maestro di Izar e di Filippo Lebano, padre di Giustiniano. Kremmerz divenne professore autorizzato all’insegnamento d’italiano storia e geografia per la provincia di Napoli fin dal 1878. Quindi insegnò all’istituto “Schioppa” negl’anni 1880-1882, poi presso l’istituto “Torricelli”, ed in fine all’Ateneo Municipale di Alvito negl’anni 1884-1885. Nel 1879 divenne Direttore letterario della Roux e Favale di Torino, incarico che coprì fino al 1880. Nel contempo si occupò dello stabilimento tipografico-libraio della casa editrice Tovene e C. di Napoli, trovando anche il tempo di pubblicare dei libri didattici: “Il sommario della storia d’Europa, ed. Jovene”, “La storia d’Italia, ed. Jovene”, “L’Elocuzione e la Letteratura, ed. La Cava” e “L’Avviamento alle belle lettere, ed. La Cava”. In quel periodo i genitori proposero al figlio il matrimonio con la primogenita di una ricchissima famiglia di Portici. La scelta del maestro cadde però su una donna più modesta: Beato Anna. Celebrate le nozze a Bari il 15 agosto 1887, la nuova coppia andò a risiedere in un appartamento di proprietà della signora Gaetana, accanto alla Chiesa di San Ciro. Il Kremmerz era un abile scrittore, così si dedicò al giornalismo. Fu prima corrispondente da Napoli del Giornale di Sicilia, poi grazie all’amico Paolo Scarfoglio, direttore del Mattino, venne assunto come redattore dello stesso giornale, dove fu vivamente apprezzato, ma purtroppo anche deriso dai colleghi per il suo interesse verso l’occulto. Così il Formisano preferì concludere la sua carriera giornalistica. Nel frattempo, nell’agosto del 1888, la consorte Anna aveva dato alla luce una bambina, cui venne dato il nome di Gaetana. Stavolta il maestro per uscire dalle ristrettezze si rivolse allo zio Materno, Ferdinando Argano, che però gli oppose un netto rifiuto, in seguito al quale i rapporti fra i due s’interruppero. Ma Kremmerz non si perse d'animo: dopo vari tentativi infruttuosi di sistemazione tentò, come molti meridionali del suo tempo, la via dell'emigrazione. Nei primi mesi del 1889 partì per Montevideo in Uruguay, lasciando nelle ristrettezze la consorte Anna che era di nuovo incinta, e la piccola Gaetana che aveva solo quattro mesi. Ma molti non sono d'accordo sulla veridicità del soggiorno americano del Kremmerz, questi rimase effettivamente assente per cinque anni, dando poche notizie di sé, ma sebbene discepoli ed amici abbiano raccontato storie favolose e poco attendibili, il biografo più affidabile del Maestro, Arduino Anglisani, nelle sue “Notizie Biografiche sul Maestro Giuliano Kremmerz”, esclude che il Kremmerz sia stato effettivamente in America, e avanza l'ipotesi che egli sia rimasto in Francia sbarcando a Marsiglia dalla nave che avrebbe dovuto fargli attraversare l'Oceano. Quel che si sa di certo è che la moglie lo vide partire su una nave diretta in America, ed arrivare cinque anni dopo a bordo di un'altra che aveva fatto il percorso inverso. Malgrado le tante leggende in realtà il maestro tornò povero da una forzata emigrazione. Il sottoscritto ritiene più credibile che il Kremmerz si recò in America per uscire dalle ristrettezze economiche, difatti il Mezzogiorno di fine ottocento era un territorio povero dove l’unica vera risorsa era l’agricoltura, a quei tempi predominava la figura del borghese rurale attaccato all’uso parassitario della rendita. Il nuovo regno d’Italia aveva problemi economici enormi: diversi sistemi d’imposizione e riscossione dei tributi, diverse tariffe doganali, diverse monete, diversi debiti pubblici. Occorreva dunque unificare i sistemi amministrativi e colmare il massiccio disavanzo causato dai vari ex Stati e dalle spese di guerra. Si studiò così un sistema di prelievo fiscale che però finì per colpire maggiormente i redditi mobiliari e i consumi popolari rispetto alla ricchezza fondiaria. La severa politica finanziaria di Quintino Sella prometteva di raggiungere al più presto il pareggio del bilancio ma alla fine del 1865 la politica finanziaria italiana era ancora gravemente deficitaria. Il ministro Scialoja introdusse allora il corso forzoso dei biglietti di banca, che se da un lato alterò il rapporto tra valore reale e valore nominale dell’oro e della moneta con effetti negativi sui prezzi e sui salari, consentì dall’altro lato di sopperire ai bisogni dello Stato, poi con la legge di liquidazione dell’asse ecclesiastico che colpì i beni della Chiesa e con quelle successive finalmente nel 1876 il governo Minghetti poté annunciare il pareggio contabile dello Stato. Ma per creare nuova ricchezza bisognava ammodernare il Mezzogiorno rimasto indietro rispetto al nord, un processo che possiamo dire perdurare ancora ai nostri giorni. Ora se rapportiamo quanto detto al piccolo comune di Portici dove accanto alle ville dei signori, coesistevano i rigattieri e gli analfabeti del popolino: colpiti duramente dalla recessione, possiamo capire perché il Kremmerz fu costretto ad emigrare in America. Innanzi tutto lavorò come redattore capo del giornale “L’operaio Italiano” di Buenos Aires dal quale in seguito si dimise. Nello stesso periodo, o poco dopo, divenne socio capitalista di un’impresa commerciale di compravendita di vino e liquori. Durante il suo soggiorno nell’America del sud praticò la professione di medico attraverso l’uso sapiente delle erbe, spostandosi di continuo tra una città e l’altra. Ma con spiegabile sollievo, il maestro avrebbe ricevuto nell'aprile del 1893 la lettera che lo richiamava in patria, dove il bisogno si era fatto meno pressante avendo sua madre ereditato una discreta quota della fortuna del facoltoso fratello, don Ferdinando Argano, passato nel frattempo a miglior vita. Quando il Kremmerz ritornò poté vedere la secondogenita Adele venuta alla luce nell'agosto del 1889, e a circa un anno dal rientro la signora Anna partorì l'atteso erede: il piccolo Michele. Ma poco prima che il Kremmerz potesse rivedere Napoli, l'amato maestro Izar lasciò improvvisamente questo mondo. Una mattina la signora Anna, recatasi come al solito ad accudirlo, lo trovò defunto: erano le 16:30 del vent’otto Febbraio 1893, Izar moriva a 56 anni. A questo punto, considerato che la famiglia si era accresciuta con la nascita dei bambini, la casa di Portici non era più sufficientemente grande. Nel 1895 il maestro, approfittando dell’eredità, si stabilì a Napoli dove prese in affitto un vasto appartamento nella zona di piazza Garibaldi, arredandolo riccamente. Nell'anno successivo, il Kremmerz gettò le basi per la costituzione di una Fratellanza Ermetica: la Fratellanza Terapeutica Magica di Myriam. Nel 1896 il Kremmerz subì un gravissimo tracollo finanziario: investì nell’allora florida ditta Florio e Rubantino che però sfortunatamente fallì. Così dovette trasferirsi in un appartamento assai più modesto al Vomero, in via S. Francesco, Palazzo Griselli, vendendo gran parte del mobilio e privandosi anche della servitù e della carrozza. Il Kremmerz ebbe anche bisogno di lavorare per arrotondare le rendite o quel che ne restava, perciò si assunse l'incarico di sbrigare la corrispondenza della Casa Editrice Detken e Rocholl di Napoli, che aveva sede in Piazza del Plebiscito, ai Portici di San Francesco di Paola. Il compenso giornaliero per questa sua prestazione era fissato in 5 lire, una cifra modesta, ma che unita a altre entrate gli permetteva di iniziare a proprie spese la pubblicazione del "Mondo Secreto", era il 1897. Attorno a quella rivista si formò un vasto cenacolo di occultisti e spiritualisti, suscitando consensi e polemiche. La stessa eccezionale personalità del Kremmerz polarizzava interesse e simpatie: sempre allegro, scherzoso e disponibile. Sembrò tuttavia inaudito a molti iniziati che la magia, ritenuta da sempre privilegio di pochi, anzi dei pochissimi che fossero riusciti a pervenirvi dopo aver cercato e bussato ovunque, magari per tutta la vita, venisse propagandata a mezzo stampa. Difatti questo gli costò l’amicizia con l’illustre maestro Giustiniano Lebano (1832-1909). Soprattutto dopo la morte di Izar, il Kremmerz gli fece frequenti visite, in principio apprezzate dal Lebano che aveva notato le eccezionali doti del giovane; tuttavia quando l'avvocato apprese della fondazione della Myriam e dei suoi scopi divulgativi, interruppe i rapporti. Infatti se ad una catena di anime non appartengono altro che uomini attaccati alla materia, ad essa mai si avvicineranno gli Eoni o i Geni più evoluti, così i suoi anelli formeranno una trappola. In una catena l’anello più debole trova giovamento dalla forza degl’altri, mentre l’anello più forte deve sopportare il maggior peso derivante dalla fiacchezza degl’anelli deboli, e così la catena diviene nel contempo uno strumento d’evoluzione oppure d’involuzione, dunque non bisogna fare certo distinzioni in base al ceto o al blasone, ma è giusto giudicare se un uomo ha le qualità morali e spirituali per intraprendere la via della magia. Ma in cosa consisteva la propaganda magica? Il Maestro Giuliano Kremmerz, insegnava, la magia naturale, la Terapeutica e le Evocazioni, attraverso la padronanza delle quali lo studioso poteva accedere alla più elevata e riposta magia trasmutatoria, di cui non si scrive se non nei simboli indecifrabili ai profani. Il Maestro Kremmerz proponeva la pratica della Filosofia Ermetica, da non confondere con il semplice ermetismo filosofico. La dottrina ermetica è un complemento della pratica, e senza di questa resta un enigma incomprensibile. L'eccezionale merito del Kremmerz è stato l'aver ristabilito, con proprio personale sacrificio e pericolo, l'insegnamento e la pratica iniziatica. Il Kremmerz ebbe sempre più di un rifugio segreto per operare in magia fuori dell'ambiente familiare. Uno di questi studi si trovava nei pressi del vecchio palazzo delle Poste a Monteoliveto, attualmente sede della Facoltà di Architettura. Il maestro era comunque continuamente assillato da richieste di numeri del Lotto, come i tempi e le usanze richiedevano, ma non si piegò mai di buon grado a queste richieste, come è certo che mai ne approfittò per sé. Il famoso cambiamento di posizione economica del 1897, non fu ottenuto come alcuni calunniatori hanno sostenuto, attraverso le vincite al Lotto, ma con un'attività lavorativa connessa agli eccezionali poteri terapeutici di cui il maestro era dotato, ed alla sua conoscenza di prodigiosi rimedi empirici per le malattie più incurabili. Al riguardo sono illuminanti le sue stesse parole tratte dal “Commentarium” un’importante rivista alla quale partecipò per anni: “Occorre per sommi capi che io riferisca brevemente i tentativi fatti per la costituzione di un laboratorio ermetico sperimentale. Cominciai ad occuparmene personalmente nel 1895, con mezzi assolutamente miei, fondandolo in una casa di campagna a Lettere, presso Castellammare di Stabia, allora che io dimoravo nei dintorni di Sorrento. Mio coadiutore fu un ottimo e profondo studioso di medicina ermetica G.G. che aveva preso impegno di dedicarsi al lungo lavoro di preparazione. Ma avvenuta la sua morte nel 1897, il disegno abortì e fu tutto dimenticato. Si ripetette l’identico tentativo al 1900 ed anche questa volta si dovette smettere. Al 1906 conobbi due signori che, associati, avevano messo su un laboratorio esperimentale pere i loro studii, un francese e un sud-americano. Ci unimmo per ampliare e completare quanto essi avevano già fatto. Causa la mancanza proporzionale del denaro necessario – per renderlo completo ne occorrerebbe moltissimo – cercammo di fare il meglio possibile per arredarlo fino al 1909. Parve allora che tutto dovesse nuovamente fallire, dovendo uno dei collaboratori ritornare in America; scongiurato questo secondo disastro, sono sei mesi che le esperienze, sul serio, si sono iniziate. E’ poco, come si vede; i risultati, i primi risultati mediocrissimi; ora si accenna ad avere un primo prodotto integrale – il mercurio specifico. Devo, per farle capire cosa voglio indicare, con questo nome spiegarle le idee generali delle applicazioni alchimico-ermetiche, a questa ricostruzione farmaceutica con criteri non solo chimici, ma alchimici nel senso ermetico. L’alchimia negli studii moderni e rimodernati vien considerata come una iperchimica dal punto di vista delle conoscenze analitiche della scienza contemporanea, ma in sostanza come è nella sua idea madre importa la soluzione non di quattro problemi come osserva il Piobb – la quadratura del circolo, il moto perpetuo, la panacea universale, e la fabbricazione dell’oro- ma un quinto e più complesso enigma dell’angelizzazione dell’uomo inferiore. Accingersi alla soluzione di uno solo dei cinque quesiti, è proporsi l’enigma alchimico. Lasciando da parte quattro di queste proposizioni e riferendoci solo al problema della panacea universale e dell’elixir di lunga vita, anche secondo gli studii odierni profani alla continuazione delle antiche e discreditate pratiche, questa idea sintetica di un medicamento tipico, atto a distruggere il principio morboso nell’uomo, non è un sogno inverosimile né una follia che resterà ternamente senza risposta. Infatti anche dal punto di vista bipologico, ammesso che ogni morbo è di origine microbica e parassitaria, il rinvenimento di un farmaco (veleno) che uccida tutti i microbi e parassiti e di un alexifarmaco (medicamento) che riattivi tutti i fattori biologici positivi, non è un enunciato che ripugna la logica. Senonchè la via per arrivarci è da studiarsi e saggiare. Mettiamo d aparte le opinioni filosofiche, entriamo nella pratica, e ognuno coi suoi mezzi cerchi di raggiungere la soluzione dell’enigma. Non è un esempio il risultato ottenuto due anni fa dal biologo Delage che ha fatto schiudere delle uova di ricci di mare non anteriormente fecondate? Non è una vera creazione artificiale di esseri viventi? La via che seguiamo noi è scientifica nel senso ordinario della parola? Lo vedremo dopo, in seguito alle esperienze, e nella lontana ipotesi che le esperienze possano raggiungere la perfezione, il metodo nostro (saremmo dei settari se non lo facessimo) lo metteremo alla portata di tutti i laboratori profani pro salute populi. Parlare ora di questi metodi è anche prematuro non solo, ma ridicolo, quando si vede che tra studiosi e studiosi di simboli alchimici vi è grande disparità di interpretazione che non è possibile intenderci – eppure l’alchimia di ieri sarà la scienza concreta e officiale di domani. Il nostro proposito non è di far discussioni; come nella scuola, il metodo è positivo: provare, esperimentare, riuscire. Dopo verranno altri se riusciremo a trovare le leggi e a presentarle con tutto il corteo scientifico per consolidarne i procedimenti. Questo che io le accenno è argomento sul quale ritornerò, ma per darle un lontano esempio dei garbugli alchimici, le voglio ricordare che questo mercurio, il quale, almeno pare riuscito, è un nome che si presta a mille interpretazioni e ognuno degli studiosi lo capisce in un modo o nell’altro leggendo i trattatisti di ermetismo alchimico. Affinché non si prenda abbaglio io le dico che il nostro mercurio è metallico ottenuto col trattamento continuo del fuoco o fornelli a dodici lampade, per triplice saturazione sofica, facendolo lambiccare al bagnomaria… tutte bestemmie per lei, ma tutte verità per noi e parole chiare, perché in ogni molecola o milionesimo di molecola vi è messo dentro un poco di quella materia cosmica o eterea che fa l’anima dell’uomo, con questo si vuol dire che nel nostro mercurio c’è parte importantissima dell’essenza vitale dei suoi preparatori. Questo primo prodotto – scarso come quantità, non ne abbiamo fatto che una trentina di grammi e il resto è andato perduto – lo abbiamo in gran parte distribuito in esperimento. Se ne desidera si rivolga all’Accademia che conosce.” È bene tuttavia ricordare che il Kremmerz predicò sempre la terapeutica gratuita, e gratuitamente la esercitò egli stesso, coi risultati strabilianti ricordati da molti ancora oggi. Se egli ne ricavò un qualche utile, forse anche notevole, questo consistette esclusivamente in doni effettuati spontaneamente dai beneficiati più facoltosi, che volevano manifestargli la loro gratitudine. Ma ciò gli costò caro dato che probabilmente qualcuno della cerchia dell’ordine osirideo lo denunciò per uso abusivo della professione medica, difatti per quanto capace e sapiente non era un dottore, inoltre a ciò vanno aggiunti i dissapori successivi con il regime fascista che nell’insieme giustificano le sue difficoltà con la legge del tempo. Nel decennio 1897-1907 il maestro continuò a vivere a Napoli, mentre “Il Mondo Secreto” si affermava sempre più e la fratellanza di Myriam si espandeva rapidamente. Per la Detken e Rocholl darà alla luce opere quali: “Angeli e Demoni dell'Amore”, nel 1899 il terzo numero de “La Medicina Ermetica”, Bollettino di Istruzioni ai Praticanti, sui cui figura il “Patto Fondamentale” di costituzione della Myriam. Nello stesso periodo il Kremmerz curò anche la pubblicazione, presso l'Editore Rocco di Napoli di una interessante collana di volumetti di occultismo intitolata “Biblioteca Esoterica Italiana”. Vi figurano una “Storia dell'Alchimia” di Pietro Bornia, la “Medicina Mistica” del Catalano, con introduzione e note dello stesso Kremmerz, “Cristo, la Magia e il Diavolo” di Eliphas Levi, “Il Guardiano della Soglia” del Bornia e la collezione del “Mondo Secreto”, raccolta in due volumi. Il Kremmerz amava scrivere nelle ore di silenzio notturno. Talvolta, d'inverno, si levava improvvisamente dal letto per porsi a scrivere, continuando sino al mattino. Buona parte della sua produzione letteraria è nata così. Nel 1907 il Maestro si trasferì a Ventimiglia, dove rimase fino al 1909, anno in cui, sulla Rivista "Luce ed Ombra" del Marzorati di Roma, cominciò ad apparire a puntate un'opera che subirà uno strano destino: “I tarocchi dal punto di vista Filosofico”, che ci è pervenuta incompleta poiché, improvvisamente, il Maestro ne diede il manoscritto alle fiamme molto prima che la pubblicazione ne fosse ultimata. Nel 1910 la Casa Editrice Laterza, di Bari, pubblicava in una edizione fuori commercio “Avviamento alla Scienza dei Magi”, opera fondamentale del Maestro, di inquadramento teorico della Magia. Nel 1909 il Maestro si era trasferito a Camogli, dove nel luglio 1911 la signorina Gaetana, la sua primogenita, si sposò. Nel 1912 si stabilì definitivamente in Francia sulla costa azzurra, precisamente a Beausoleil nei pressi di Montecarlo. Sempre a causa della pubblicizzazione dell'occultismo, nel 1911 si verificherà un altro incidente con un altro occultista: "Ottaviano", al secolo, il Duca Leone Caetani dell'Aquila di Sermoneta, alto iniziato all'arte regia e dotto islamista, che ritirò improvvisamente la propria collaborazione dal “Commentarium”, con una lettera polemica pubblicata sulla stessa rivista. Il Duca fu indignato, anche lui come il Lebano, per gli argomenti sacri che il Kremmerz esponeva ai profani. Dopo pochi numeri la Rivista cessò le pubblicazioni: le argomentazioni di “Ottaviano” erano condivise anche in alto? Sembrerebbe proprio di sì in quanto il Kremmerz ammise di essere stato costretto a interrompere la pubblicazione della rivista. Nel frattempo le difficoltà in Italia erano divenute insopportabili per le persecuzioni giudiziali innanzi dette e forse alcuni, invidiosi del suo successo, gli mossero una guerra occulta e palese, così il Kremmerz fu costretto a partire, e lo fece con profondo rammarico poiché adorava Napoli. Nei primi anni egli non mancò di fare frequenti viaggi sia a Napoli che a Bari e Roma, fin dall'epoca del soggiorno a Ventimiglia. In occasione di questi viaggi in visita alle Accademie, egli teneva conferenze interessantissime accompagnate da esperimenti di magnetismo. Nel 1929 videro la luce i “Dialoghi sull'Ermetismo”. Ma il maestro, data l’età non veniva più in Italia, specie per una frattura al braccio che gli rendeva difficile e faticoso il viaggio. In compenso, numerosi discepoli e ammiratori si recavano a trovarlo a Beausoleil. Negli ultimi anni della sua vita, a causa della minorazione al braccio, il Maestro dettava ad altri tutti i propri scritti: compresa la personale corrispondenza. Egli continuava così a dirigere la Myriam ed i discepoli, uno per uno, guidandoli moralmente e materialmente. L'incarico di segretario amanuense del maestro venne assunto da un giovane occultista, il parigino Jean Brennieére, studioso appassionato di ermetismo e assai legato affettivamente al Kremmerz. Nelle vacanze estive le due figliole, i generi e qualcuno dei nipoti andavano a trovarlo. Tra i tanti, il più grande dolore del Kremmerz era l’impossibilità di aiutare il figlio Michele inetto al lavoro. Verso la Pasqua del 1930 il devoto segretario Brennieére vide in sogno una bara; quando lo riferì al maestro, questi, sentendo che al giovane non era riuscito di vedere per chi fosse la cassa, lo avvertì: “Riavrete lo stesso sogno, sappiate vedere meglio”. Quando dopo qualche giorno il Brennieére risognò la bara, con sua dolorosa sorpresa, gli riuscì di vedere che vi stava disteso il corpo del kremmerz! La signora Anna, preoccupata dalla terribile premonizione, volle a Beausoleil la figlia Gaetana col marito, i quali cedendo alle insistenze del Kremmerz, e forse presaghi anch'essi della fine imminente, acconsentirono a restare con lui sino a maggio. Ai primi di maggio il Maestro cominciò a star male: avvertiva uno stato di malessere generale, non digeriva più, si sentiva la testa pesante. La sera del 6 maggio, al Casinò di Monaco si esibiva il Balletto Russo. I familiari per distrarlo, lo vollero con sé allo spettacolo, ed egli non seppe rifiutare. Tornato a casa stanco, trascorse una notte molto agitata. La mattina del giorno successivo, non dava quasi più segno di vita, rispondendo appena con cenni a qualche domanda. Il medico, chiamato di urgenza, diagnosticò un’emorragia cerebrale. Furono applicate delle mignatte, ma senza alcun risultato. Verso le undici il Maestro peggiorò ancora e serenamente spirò, erano le 16:00 del sette maggio. Per chi intendesse far visita alla tomba del Maestro, le coordinate della tomba sono le seguenti: SETTORE B, tomba N. 102, la tomba appartiene alla famiglia “Carenino-Lavino”, il cimitero è ovviamente quello di Beausoleil in provincia di Montecarlo.
Iniziazione Antica
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