- L’epigenetica
Fin dall’avvento della meccanica quantistica, scienziati come il biologo cellulare Bruce Lipton hanno scoperto e valutato, e sono arrivati alla conclusione che in atto c’è molto più delle particelle elementari di base e della fisica newtoniana. I pensieri, le credenze e perfino le preghiere possono influenzare il benessere delle nostre cellule viventi. In effetti, la ricerca di Lipton sulle cellule staminali indica in modo decisivo che non dipendiamo dalla nostra struttura genetica come si riteneva in passato. Risulta che gli studi sul genoma, che hanno creato il dogma predominante, durante la loro determinazione del ruolo iniziale dei geni non hanno considerato la presenza delle proteine regolatrici. Tali proteine controllano ogni aspetto dell’attività genetica nel processo con cui i blueprints, o codici genetici si manifestano effettivamente nelle varie cellule corporali funzionanti. Quando le proteine vengono aggiunte all’equazione, rivelano in che modo i codici subiscano un impatto da parte dei segnali ambientali. Ho avuto il grande piacere di presentare con il dott. Lipton un evento che abbiamo chiamato “The Grand Convergence – The Merging of Science and Shamanism”. Sembrava la rappresentazione di una danza, con presentazioni in PowerPoint facenti da sfondo. In un attimo il pubblico fu profondamente coinvolto in quella dimensione simile a una trance dove i miracoli potevano accadere, e accadevano davvero, entrando in altri reami di consapevolezza, e un attimo dopo acquisiva nozioni su proteine e “mem-brains” (membrane) e su quanto il viaggio sciamanico che aveva appena intrapreso fosse vero e spiegabile da un punto di vista scientifico. In scena c’era un terzo partner di danza: il Campo altrimenti noto come Spirito. Bruce ha usato parole come “forze invisibili” e descrisse i poteri di trasmissioni energetiche che alla fine conducevano all’identificazione della propria divinità e perfino, secondo Bruce, immortalità. Io ho usato parole come “divinità e archetipi”, “totem animali”, e forza vitale universale, e ho descritto come queste forze invisibili forniscano informazioni per la nostra guarigione e per le nostre capacità co-creative.
Sono felice di come entrambi siamo arrivati alle stesse conclusioni sulla consapevolezza, sul potere personale e sulla presenza di un Campo intelligente, partendo tuttavia da direzioni apparentemente contraddittorie. Sì, c’è un posto dove la materia cessa di esistere, un posto dove tutto è energia. Ed è vero, si può cambiare il proprio punto di vista o convinzione, e quel cambiamento può influenzare l’energia. Ed è altrettanto vero che un cambiamento nel campo invisibile di energia si tradurrà in un cambiamento nel nostro mondo fisico. La mia passione è l’Egitto. Anche se posso parlare con sicurezza di molti argomenti relativi ad altre culture e modalità di guarigione, sono sempre alla ricerca di collegamenti e somiglianze con i misteri dell’antico Egitto, e l’insieme delle popolazioni del Nilo. É questa grande convergenza ad aver attratto me e Bruce fino a promuovere, questa primavera, un sacro pellegrinaggio in Egitto. Lì, all’interno di templi e monumenti che esprimono eloquentemente verità senza tempo, sfuggite in qualche modo alla maggior parte delle culture del nostro, possiamo sperimentare direttamente i suoi misteri e l’essenza delle possibilità “epigenetiche” della nuova scienza in atto. L’epigenetica è lo studio dei meccanismi molecolari con i quali l’ambiente controlla l’attività genetica, ed è uno dei campi più attivi dell’attuale ricerca scientifica. Il significato letterale di epigenetica è “controllo sulla genetica”. Secondo Bruce, la ricerca in questo campo relativamente nuovo ci mostra che “i geni non sono il destino. Le influenze ambientali, compresa l’alimentazione, lo stress e le emozioni possono modificare quei geni senza tuttavia cambiare il loro blueprint di base. E quelle modifiche passeranno senza dubbio alle future generazioni così come sono passate le blueprints del DNA attraverso la doppia elica”. Come direbbe uno sciamano, noi riceviamo informazioni a livello cellulare dal Campo dell’intelligenza, cioè la matrice al cui interno esiste tutta la materia. La chiamerò akasha(etere, spazio informato ndr). E nella mia traduzione Egiziana, la chiamerò ka. Perché l’Egitto? L’Egitto è vitale. È attuale. In nessuna parte del pianeta gli antichi hanno lasciato certe affermazioni coraggiose, fatte per durare. L’intenzione e lo scopo di cui hanno impregnato i loro monumenti riecheggia nel tempo. Quando entriamo in questi luoghi sacri con il cuore aperto e una presenza di spirito, essi interagiscono direttamente con il campo che continua a dare informazioni al granito, o al basalto, a immagini geroglifiche sacre, o alle persone, in modo che chi entra da cercatore ricorda, e nel farlo, viene ricordato. Come ha affermato Bruce durante l'evento: “Tutti abbiamo dei recettori che riguardano l’Egitto”. L’Egitto ci unisce direttamente con l’intelligenza divina, vale a dire il Campo, simile a quello che gli Egiziani chiamavano il corpo ka. Il ka è il corpo indefinibile, comunemente noto come il doppio eterico (o “etereo”). È l’anima collettiva e la relazione energetica con i nostri antenati, e ci rinvigorisce di forza vitale. È la consapevolezza dei neteru, le divinità Egiziane che sono i principi divini archetipici tessuti proprio nel nostro essere, lungo tutto il DNA e attorno a esso.
Mentre Bruce parla del Campo, io descrivo il ka. Diciamo entrambi la stessa cosa, ma adesso ognuno ha da aggiungere qualcosa sui rispettivi argomenti. Sono impaziente di condurre Bruce e il nostro gruppo nei vari templi, descrivendo le cerimonie e mettendole in atto, e poi ascoltando la sua spiegazione su quello che è appena accaduto e sulle scienze coinvolte nella creazione e decorazione di questi luoghi potenti.Più apprendo, più ho soggezione del faraonico sacerdote/scienziato. I templi sono molto più di un mucchio di massi collocati abilmente; hanno un potere che resiste nel tempo – sono impregnati di intenzione e scopo. Sono creazioni ancora vive e aderenti al Campo così come agli insegnamenti del ka, e riusciranno a spiegare i sentimenti che proviamo quando entriamo in queste stanze.
Nicky Scully
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