18 gennaio 2010

- La Volta Celeste.


La stella. Quest’immagine un tempo accendeva la fantasia dei pittori e dei poeti mentre oggi è oggetto di studio per astronomi e scienziati. Progresso o regresso? Apparentemente si tratta di un progresso. Ma una conquista del sapere è progresso solo agli occhi del volgo.
Ma è poi così importante sapere quanto distano le stelle, da quali gas sono costituite o da quanti milioni di anni esistono? Forse quando sapremo tutto ciò (ma lo sapremo mai o ad ogni risposta che troveremo ci si presenteranno nuovi interrogativi?) saremo più felici? La scienza, si dirà, ha rischiarato le tenebre dell’ignoranza, ha aiutato l’uomo a capire, a sapere! Lo ha dotato di strumenti formidabili, con i quali realizzare sogni ancestrali, come quello di volare, o congegni e macchinari, con i quali rendere più comoda e piacevole la vita. Gli ha consentito di debellare malattie un tempo mortali, di raddoppiare, triplicare, centuplicare la produzione di beni necessari al suo sostentamento. Tutto questo e tanto altro.
Conoscenza oltre la scienza
Ma più si conosce, più si ha la sensazione dei propri limiti. Potrà mai l’uomo saper tutto o ad ogni porta che aprirà se ne troverà davanti altre cento o mille ancora chiuse? E intanto le stelle ci osservano dall’alto impassibili e ammiccanti, col loro sguardo penetrante, che trapassa le tenebre e giunge fino ai nostri occhi, stabilendo con noi un filo invisibile, col quale intrecciamo i nostri sogni e le nostre fantasticherie notturne, come dice Pirandello nella novella La patente a proposito di un giudice che meditava di notte. Chissà se le stelle si sono accorte che l’uomo è cambiato nel corso del tempo (dall’uomo di Neanderthal ad oggi) o se non ci hanno fatto caso? O forse non si sono neppure accorte dell’esistenza dell’uomo, come dice Leopardi nella poesia La ginestra: per le stelle è sconosciuto non solo l’uomo, ma il mondo intero, non solo il mondo, ma il nostro sistema solare. Forse per loro il tempo non esiste. Vivono nella dimensione dell’assoluto, al di là del tempo e dello spazio. Il conoscerle, l’interrogarle, lo studiarle è una fatica tanto sterile, quanto lo sarebbe quella di un insetto che volesse capire il funzionamento di un aereo a reazione! Eppure l’uomo, con la sua debole e fallace ragione, con la quale ha compiuto indubbi progressi e ha assunto un atteggiamento scettico o addirittura pessimistico, l’uomo è sicuramente poco costruttivo. La filosofia e la letteratura propongono dubbi e interrogativi profondi e insolubili, esprimono certamente punti di vista più disincantati e critici, ma è la scienza con la sua umiltà e la sua tenacia ad aver determinato il progresso.
Esiste tuttavia una dimensione nella quale l’uomo non ha sensibilmente migliorato le proprie conoscenze, rispetto al passato: la dimensione del sovrannaturale. L’ignoto, l’eterno, il soprasensibile lo indagavano forse più acutamente Maya, Indiani e Babilonesi, piuttosto che i cultori odierni di astrologia, occultismo o magia. In questa direzione, non è esagerato affermare che siamo ancora al punto di partenza. Il linguaggio dei simboli è per noi ancor oggi più oscuro di quello della matematica o dei segni, grafici, linguistici o artistici che siano.
La Volta del Tempio Massonico
Un Massone non può fermarsi né alla lettura scientifica della volta celeste né all’interpretazione religiosa (manifestazione della grandezza di Dio), ma neppure a quella artistico-poetico-musicale. Quale rapporto stabilire allora con le stelle? Come guardarle? Cosa vederci?
E’ impresa tutt’altro che agevole tentare di trovare delle risposte a tutti questi interrogativi e allora è meglio affrontare il problema per la tangente, anziché frontalmente. Più che fornire risposte, cercherò di delineare percorsi da esplorare, indicare comportamenti da assumere.
Innanzitutto poniamoci alcune domande: perché il cielo stellato figura sulla volta del Tempio massone? Perché la disposizione delle costellazioni non corrisponde alla reale configurazione del firmamento, ma le stelle vi appaiono in posizione confusa e apparentemente casuale? Ecco un paio di domande da cui prendere le mosse per la nostra riflessione. Una possibile risposta è che la volta celeste simboleggia meglio di ogni altra metafora l’infinito e per questo motivo è stata assunta a soffitto del Tempio. L’ascesa dell’uomo – e del Massone in particolare – è verso l’infinito, quindi la volta del Tempio rappresenta un limite all’orizzonte visivo che consente un’apertura all’infinito spirituale. Il disordine col quale sono raffigurate le stelle sta forse a denunciare l’arbitrarietà di certe figure zodiacali che l’uomo ha voluto vedere nel cielo stellato: meglio il disordine casuale che un ordine arbitrario!
Ma torniamo alle stelle. Nel cielo esse rappresentano l’elemento ’vivo’. Si tratta di una vita intesa come evoluzione e movimento, quindi mobilità nel tempo (hanno una loro durata) e nello spazio (i gas da cui sono composte si espandono). Inserite negli spazi siderali vuoti, ne costituiscono la materia vitale, allo steso modo che sulla terra alberi e fiori vivificano l’ambiente naturale. In un certo senso le stelle stanno al cosmo, come i vegetali e gli animali stanno alla terra. Si potrebbe proseguire su questa strada e tentare di dimostrare che, come sulla terra uomo, animali e piante (gli elementi vivi) sono sovrani, così nel cosmo le stelle regnano, ma sarebbe forse un’inutile forzatura. Ci interessa maggiormente esplorare qualche segreto cosmico legato alle stelle, qualche significato nascosto, qualche simbolo.
Fantasia e Filosofia
Partiamo da una considerazione: l’universo è espressione dell’onnipotenza del G.A.D.U. Nell’universo le dimensioni sono abnormi, al limite dell’incommensurabile, dimensioni rispetto alle quali risulta in modo inequivocabile, come si è visto, tutta la piccolezza dell’uomo. Ebbene, tentiamo un’interpretazione diversa. Immaginiamo il firmamento come un enorme scatolone forato, da cui entri una luce esterna, quella di Dio, il G.A.D.U., che abbraccia l’universo. Sì, la scienza si ribella. Pare di avvertire l’indignazione degli scienziati che sono certi che le stelle sono accumuli gassosi giganteschi. La fantasia però può andare oltre le ’certezze’ della scienza e ipotizzare un universo vero, eterno, coincidente con Dio, di cui il nostro è solo una pallida parvenza, brilla di luce riflessa o penetrata dal di fuori (già Platone con il suo Iperuranio aveva inteso qualcosa di simile). Del resto, se al G.A.D.U. riconosciamo poteri illimitati, cosa vieta di pensare che possa trasformare in sorgenti di luce autonoma – e magari conferir loro i caratteri che gli scienziati individuano nelle stelle – dei raggi provenienti da sé o dall’atmosfera che Lo circonda? E se fossero bizzarre mutazioni genetiche di tutti coloro che sono morti, che gli uomini, una volta estinti, ci guardassero dall’alto, si aggiungessero come nuove stelle al firmamento?
Capire le stelle
Non sappiamo, non sapremo mai cosa sono, o meglio cosa significano, le stelle. È certo che sono qualcosa di più (e forse di diverso) rispetto a dei semplici accumuli gassosi. Del resto, le spiegazioni astronomiche non hanno mai soddisfatto la curiosità dell’uomo. Più che al ’che cosa’, l’uomo è interessato al ’perché’. E a questo punto le domande sono molte. Possibile che il creato sia tutto una costruzione perfetta ma senza uno scopo preciso? Siamo proprio sicuri che l’uomo sia l’unico abitante o comunque il destinatario privilegiato di questo immenso e meraviglioso edificio? Non è una casa troppo grande per un inquilino così piccolo? L’ha costruita qualcuno che non la abita o il proprietario ne è anche il principale inquilino? O si è costruita da sé? Forse le stelle sono le discrete e silenziose depositarie di questi segreti. Non quindi semplici accumuli di gas, ma enigmatiche custodi di qualcosa che non conosceremo mai, che la nostra intelligenza non ci permetterà di capire, ma che una folgorazione mentale ci può far intuire e, perché no, sognare. Di fronte all’eterno mistero delle stelle, ogni immaginazione che rechi in sé le dimensioni dell’infinito è appropriata.
Riflesso armonico del G.A.D.U.
Chiudendo gli occhi, guardo le stelle del firmamento: sono infinite nel numero ed enigmatiche nell’aspetto. La loro forma è indecifrabile, sono troppo lontane. Gli astronomi ci dicono che sono vagamente sferiche. Ma sarà poi vero? Se le stelle sono effettivamente un pallido riflesso della perfezione del G.A.D.U., ci è sicuramente concesso di immaginarle come una struttura geometrica che riproduce simbolicamente la Sua perfetta armonia!
I Suoi raggi partono tutti da un unico centro e passano per gli otto punti che rappresentano il ’credo’ massonico. Basta mettersi in contatto con loro e credere fermamente che non sono solo degli astri luminosi, dei semplici ammassi gassosi! Intuiremo allora che sono le virtù divine che giungono fino a noi - attraverso il compiacente ammiccare delle stelle.

FILIPPO DI VENTI

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