12 ottobre 2009

- Il Modulor


Fin dall’antichità le varie culture utilizzarono dei canoni per la rappresentazione della figura umana. È accertato, infatti, che perfino gli egizi seguirono delle regole ben determinate nell’esecuzione delle loro statue e sembra probabile inoltre che, nelle diverse epoche, essi abbiano utilizzato canoni differenti. Secondo alcuni studiosi, sembra che essi abbiano stabilito come unità di misura (modulo), prima la lunghezza del piede, successivamente quella del dito medio. L’intero corpo umano dalla pianta dei piedi fino alla sommità del cranio doveva misurare esattamente 19 volte la lunghezza del dito medio. Anche i Greci utilizzarono canoni diversi; fra questi uno dei più importanti fu quello di Lipsio, tramandato da Vitruvio, che fu utilizzato anche in tutto il Medioevo. Il modulo di questo canone è la testa contenuta esattamente otto volte nel corpo umano e anche gli artisti del Rinascimento seguirono i canoni greci. Leonardo da Vinci accettò invece la regola del quadrato degli antichi, secondo la quale l’uomo con le braccia aperte può essere inscritto in un quadrato. Inoltre egli dimostrò che, se le braccia sono leggermente sollevate dalla posizione orizzontale e le gambe alquanto divaricate, la figura umana può essere inscritta in un cerchio il cui centro corrisponde all’ombelico. Leonardo seguì inoltre la regola di Lipsio secondo la quale l’altezza della testa è uguale all’ottava parte dell’altezza totale del corpo, ma in realtà la regola vale solo per le persone al di sopra dei 185 cm. Le Corbusier, uno dei maestri dell’architettura moderna, ideò nel 1946 una scala di misure usata poi in tutte le sue opere: il Modulor. Tali misure ubbidiscono contemporaneamente alle misure del corpo umano e ad una regola matematica: il cosiddetto rapporto aureo. Modulor, perché? Le Corbusier cerca di fondere anche nel nome l’esigenza di una regola matematicamente armonica (in francese module, modulo e or, oro) con un chiaro richiamo al rapporto aureo di Fibonacci. Esaminando i concetti del Modulor, si può vedere come Le Corbusier, accusato spesso di essere troppo dogmatico e legato ai suoi percorsi, sia invece propenso ad adottare le buone regole quasi sempre. L’invito rivolto al progettista è dunque di applicare rigorosamente le norme solo quando è possibile e di trasgredirle liberamente quando queste si rivelino miopi e anguste. Il Modulor è un sistema di misure e di proporzioni, scaturite dalle misure del corpo umano e utilizzabili sia dal sistema metrico decimale sia da quello anglosassone. Come unità di queste relazioni potrebbe essere perfetto, ma il suo stesso inventore però suggerisce di vagliarne di volta in volta la effettiva utilità. La rappresentazione grafica del Modulor è avvincente e, ad una prima occhiata, convincente. Una figura umana stilizzata con un braccio steso sopra il capo si trova vicino a due misurazioni verticali, la serie rossa basata sull’altezza dell’ombelico (108 cm nella versione originale, 113 cm nella versione riveduta) poi divisa in segmenti secondo il Phi, e la serie blu basata sull’intera altezza della figura, doppia rispetto all’altezza dell’ombelico (216 cm nella versione originale, 226 cm nella riveduta), e divisa in segmenti allo stesso modo. Una spirale, sviluppata graficamente tra la serie rossa e la blu, sembra mimare il volume della figura umana. Il Modulor è una gamma di dimensioni armoniche alla scala umana, universalmente applicabile in architettura e in meccanica. La sera del loro incontro a Princeton, Albert Einstein scriveva a Le Corbusier a proposito del Modulor: «Si tratta di un sistema bidimensionale che rende difficile il male e facile il bene.» Questa invenzione di Le Corbusier, una volta brevettata, fu resa di dominio pubblico nel 1947. Nel 1948 apparve la prima edizione di Le Modulor, che fu ben presto esaurita e dovette essere ristampata. È apparso anche un secondo volume, Modular 2. Le Corbusier aveva concluso il primo volume con le parole: «Solo l’utente ha la parola.» E, infatti, il Modulor, senza la minima propaganda, si è diffuso in tutto il mondo e viene utilizzato con entusiasmo, specie dai giovani. Corrisponde ad un’esigenza impellente, poiché non si possono risolvere i moderni problemi della standardizzazione, normalizzazione, industrializzazione senza una nuova scala dimensionale. Il Modulor ne ha proposta una.

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