22 settembre 2009

- Pitagorismo - Arturo Reghini.


La memoria della figura di Arturo Reghini e la conoscenza della sua opera sono state per oltre mezzo secolo appannaggio di un ristrettissimo numero di persone che, in maniera quasi catacombale, le hanno mantenute vive a dispetto della cortina di silenzio stesa intorno a questo pensatore da parte della cultura ufficiale.
Le cause di tale silenzio sono da rinvenirsi non solo nella difficoltà stessa dell’opera reghiniana, ma, soprattutto, in una vera e propria censura messa in atto nei riguardi di un personaggio scomodo, portatore di tematiche ancora più scomode. Ha pesato poi, nel determinare l’oscuramento della figura di Reghini, il suo collocarsi sullo sfondo di eventi storici di inizio secolo che pochissimi avevano interesse a ricordare e a comprendere.
Negli ultimi anni, forse anche per effetto dei mutamenti in campo politico e sociale che hanno toccato il nostro Paese, certe barriere che impedivano di affrontare la trattazione di temi storici imbarazzanti e controversi in forma accessibile a un più vasto pubblico sembrano lentamente venir meno. Anche figura di Reghini ha beneficiato di questa tendenza: sono recentemente apparsi nuovi ed importanti studi che gettano luce sulla complessa personalità dell’autore e sulla sua opera, e un editorialista del “Corriere della Sera” come Geminello Alvi vi ha dedicato un articolo sul grande quotidiano nazionale.
Arturo Reghini fu sotto ogni aspetto un uomo controcorrente. Massone, si impegnò fino allo stremo nel tentativo di richiamare la massoneria italiana alle sue radici iniziatiche ed esoteriche, in un periodo in cui essa vedeva ancora i propri orizzonti teorici ristretti ed ingombrati dall’anacronistica adesione ideologica della maggior parte dei suoi appartenenti e dirigenti a versioni divulgative del positivismo filosofico tardo-ottocentesco. Il perdurante predominio al suo interno di riferimenti teorici così obsoleti e inadeguati impedì alla massoneria italiana del primo novecento di difendersi con efficacia dagli attacchi che dall’esterno le venivano portati, sul piano culturale, dall’allora dominante filosofia neoidealistica di Croce e Gentile e, sul piano politico, dai movimenti e dai partiti di massa che si richiamavano alle ideologie socialiste, comuniste, fasciste ed al riaffermantesi cattolicesimo politico.
Impregnato del mito tradizionale di Roma imperiale, che tanto contribuì a nutrire, anche attraverso la forte influenza che egli esercitò con alcune tematiche su Julius Evola, Arturo Reghini pagò a carissimo prezzo le illusioni che aveva inizialmente riposto nelle capacità rigenerative del fascismo e del suo capo nel campo politico e sociale, tanto da essere costretto dal regime fascista a un forzato isolamento, spesso tramutatosi in vera e propria persecuzione.
Dal punto di vista strettamente iniziatico ed esoterico, Reghini rilanciò, con forza e serietà, l’interpretazione delle forme iniziatiche massoniche come continuazione, in un quadro di riferimenti simbolici legato alle iniziazioni di mestiere, degli antichi misteri del mondo classico greco-romano. Egli arrivò a sostenere la trasmissione ininterrotta in Italia di un’antichissima sapienza pitagorica, che si sarebbe segretamente perpetuata dalla più remota antichità fino all’epoca contemporanea attraverso Virgilio, Dante ed alcune grandi figure del Rinascimento come Campanella.
La parte più interessante e profonda dei suoi studi, per molti versi ancora da scoprire e da approfondire, concerne il simbolismo matematico e geometrico di derivazione pitagorica, di cui Reghini, insieme al suo corrispondente René Guénon, fu il maggior interprete contemporaneo.
Guénon, che collaborò alle riviste reghiniane Atanòr e Ignis, riservò sempre un’attenzione particolare per le opere del Nostro, che spesso recensì in modo altamente elogiativo.
Dal canto suo Reghini tradusse in italiano e curò la pubblicazione del libro di Guénon “Il re del mondo”.
Questo convegno si propone di far conoscere la figura di Arturo Reghini ad un pubblico più vasto, e al contempo di dare nuovo e maggior impulso agli studi su questo grande ed attualissimo seguace contemporaneo di Pitagora.
Piero Vitellaro Zuccarello

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