9 settembre 2009

- In principio era Darwin, Piergiorgio Odifreddi


Il 27 dicembre 1831 il brigantino Beagle salpò dall'Inghilterra con un passeggero d'eccezione, il giovane Charles Darwin, per un giro del mondo che durò cinque anni. Al suo ritorno le risultanze di quel viaggio spinsero il giovane naturalista a elaborare l'ardita teoria che le specie vegetali e animali non sono state create indipendentemente, ma si sono evolute nel tempo grazie a una selezione naturale del più adatto nella lotta per la vita. Questa teoria minava alla radice la pretesa dell'uomo di essere stato creato "a immagine e somiglianza di Dio", e faceva invece supporre una sua discendenza da qualche progenitore comune delle grandi scimmie. Non può dunque sorprendere che il darwinismo abbia scosso i fondamenti stessi delle religioni bibliche, e generato polemiche e resistenze che dividono ancor oggi l'opinione pubblica dei non addetti ai lavori. Il bicentenario della nascita (12 febbraio 1809) e il centocinquantenario della pubblicazione del suo capolavoro "L'origine delle specie" (24 novembre 1859) forniscono una buona occasione per avvicinarsi a Darwin, ripercorrendo insieme a Piergiorgio Odifreddi le tappe salienti del suo pensiero, le sue ripercussioni nella cultura moderna e le reazioni che ha scatenato di là e di qua del Tevere.
Un testo di facile approccio, nonostante il difficile argomento dell'evoluzionismo, di cui ricorre quest'anno il centocinquantesimo anniversario, essendo l'opera fondamentale: L'evoluzione della specie pubblicata nel 1859. L'autore è un matematico ben noto per le sue sfide e l'autorevolezza delle sue tesi esposte in numerosi suoi testi e in testate nazionali e scientifiche. Dirige tra l'altro la collana “La lente di Galileo”. Attraverso una serie agile di capitoli ben documentati ripercorre l'itinerario del grande scienziato inglese, da quando affrontò il lungo viaggio sul brigantino Beagle di sua maestà(1831-36) che aveva lo scopo di completare il rilevamento della Patagonia e della Terra del Fuoco, rilevare le coste del Cile, del Perù e di alcune isole del Pacifico, fino alla divulgazione delle scoperte nel 1839 con il famoso Viaggio d'un naturalista intorno al mondo.
Fu quella l'occasione preziosa che cambiò la storia naturale umana. I suoi successivi studi di catalogazione dei reperti raccolti prima e di comparazione dopo gli diedero la conferma dell'esattezza delle intuizioni di altri studiosi, in tempi precedenti e successivi, dall'antico Aristotele (Fisica II,8,2) fino a J.B. Lamarck (Filosofia zoologica 1809), a Ch. Lyell, amico e collega di
Darwin stesso con la sua teoria dell'attualismo e a G.Mendel con i Principi dell'ereditarietà, nel 1866. L'umanità fu messa al corrente d'una scoperta che mai avrebbe immaginato e che fece subito scalpore, non solo delle leggi della selezione naturale, ma pure dell'adattamento e dell'origine di nuove specie. Una selezione che avviene spontaneamente grazie a fattori ereditari ed ambientali, casuale comunque, nella quale le abitudini più vantaggiose vengono conservate, mentre quelle più sfavorevoli si perdono. Il processo è lento e secolare, a meno che qualcosa di traumatico non intervenga in natura, come per esempio la caduta d'un meteorite, a determinare improvvisi cambiamenti. La nascita di nuove specie si attua attraverso l'isolamento riproduttivo che viene a fissare le differenze nel tempo. Darwin chiamava così in causa la biologia, la genetica ed altre scienze ed indicava con il termine “differenziato” la maggior complessità dei geni nell'arco dell'evoluzione continua... Questa dallo stesso scienziato veniva paragonata all'albero della vita, nel quale le foglie rappresentano la multiforme varietà delle specie viventi, mentre il tronco ed i rami secchi i percorsi precedenti già estintisi. Se i precedenti fenomeni della trasformazione delle specie possono essere studiati grazie alla paleontologia che interviene a rivenire e comparare i fossili , anche le foglie dell'albero della vita, cioè i fattori biologici, genetici, embriologici, anatomici del presente possono spiegare il passato e far conoscere il cammino dell'evoluzione. E' di questi giorni la comunicazione del ritrovamento d'un fossile di 50 milioni di anni fa, dell'Eocene, molto somigliante al lemure del Madagascar che costituisce quello che era un anello mancante del passaggio dalla scimmia all'uomo. Il presidente della Paleontological Society, Philip Gingerichlo ha presentato al Museum of Natural History di New York insieme ad una fitta schiera di scienziati che vi hanno lavorato da quando è stato rinvenuto, un paio d'anni fa, in una cava abbandonata vicino Francoforte, già nota per il ritrovamento di altri fossili. Ci si chiedeva da tempo quale dei due gruppi di proscimmie, tra i Tarsidi che vivevano in Asia e gli Adapidi dell'America settentrionale e dell'Europa,fosse quello progenitore dell'uomo. Ora la risposta c'è e fa riferimento agli Adapidi. Il presente dunque può essere la chiave del passato, solo che "i fenomeni osservati sono il risultato d'una lenta accumulazione di piccoli effetti locali su enormi scale temporali.” Molte altre risposte devono venire alle legittime domande.
La teoria evoluzionistica è stata fin dal suo apparire avversata, specie dal mondo cattolico che ha visto in essa la negazione delle sacre scritture, così com'era avvenuto, nel Seicento, con la condanna di Galileo e del sistema eliocentrico. Venivano posti in discussione la dignità dell'uomo fatto ad immagine di Dio e il disegno d'una provvidenza divina che opera nella storia. Il fattore casualità che presiede alle leggi evoluzionistiche era decisamente considerato erroneo. La Chiesa condannò con Pio X, nell' Enciclica Pascendi, la corrente di pensiero che s'era fatta portatrice della nuova scoperta chiamata “modernismo”. Ed il dibattito tra creazionisti ed evoluzionisti ancora continua con fasi alterne, segnando vittorie degli uni e sconfitte degli altri, anche se ultimamente alcune correnti ecclesiali si dicono disposte ad accettare la tesi proposta da Darwin e sorretta da inconfutabili prove, sempre restando fermo il principio dell'intervento diretto di Dio nella creazione. Darwin non volle mai pronunziarsi contro le autorità religiose. In una sua lettera scritta nel 1879, a tre anni dalla morte, a chi gli chiedeva quale fosse il suo orientamento in merito alla fede, rispondeva: Non sono mai stato un ateo, nel senso di negare l'esistenza di Dio. Mi pare che generalmente, ma non sempre, la migliore definizione del mio pensiero sarebbe: agnostico...
Fuori dalla confessione religiosa tuttavia non a tutti piace sentirsi discendenti dalle scimmie. Già, a Londra, al tempo d'un acceso dibattito iniziale sulla scoperta, il primo ministro inglese B. Disraeli ebbe a dire:Darwin sarà anche disceso dalle scimmie, ma io discendo dagli angeli, mentre il biologo Th. Huxley, detto “il mastino di Darwin”, mise lungamente alla berlina le convinzioni dello scienziato inglese.
La questione è ancora aperta ed il cammino per la sua soluzione non sarà certo pacifico.

Gaetanina Sicari Ruffo

Nessun commento: