4 maggio 2013

- Il MAESTRO VENERABILE




Antequam de quocumque subiecto …

La Costituzione del GOI, all’art. 20, descrive la figura e le funzioni del Maestro Venerabile sancendo che egli ispira, presiede, governa e rappresenta la Loggia.
Lo investe, inoltre, di una particolare competenza per lo svolgimento di quegli atti rituali che saranno più specificamente delineati nel Regolamento dell’Ordine e lo rende, con la collaborazione dei Dignitari ed Ufficiali, esecutore delle deliberazioni della Loggia, nonché, responsabile anche dell’esecuzione delle deliberazioni degli Organi del GOI.
Lo stesso articolo, infine, afferma che, nell’esercizio  del Magistero iniziatico, la sua autorità è sacra ed inviolabile.

La vasta portata di queste poche, ma complesse espressioni fa della figura del M. Ven. un vero pilastro su cui poggia molta parte dell’altrettanto  complessa nozione di Loggia massonica . 

Poiché la Loggia è il corpo primario e fondamentale della Comunione e consiste nella Collettività autonoma e sovrana dei Liberi Muratori, ritualmente e regolarmente costituita per lo svolgimento dei Lavori Massonici (art. 16/C), si deduce facilmente che un personaggio con le attribuzioni del Maestro Ven. è necessariamente uno dei due poli fondamentali della Loggia, essendo, invero, il primo polo la Collettività del Liberi Muratori ed il secondo polo, appunto, il M.Ven.

Infatti, se la Collettività dei Liberi Muratori è il sostanziale Corpo della Massoneria, non si può negare, alla luce della normativa costituzionale che regola l’ambito di azione di detto Corpo, che il “motore” che suscita (ispira), coordina (presiede) e guida (governa) ogni dinamismo del detto Corpo, è proprio il Maestro Venerabile.

E, poiché, ancora, egli è definito il responsabile di tutte le esecuzioni di Loggia ed istituzionali, è innegabile la sua centralità e la sua importanza, nonché, la sua indispensabilità, nella comprensione e nella rappresentazione del concetto di Lavori Muratori che sono il fine essenziale della esistenza di una Loggia massonica.  

Detto tutto ciò, il ruolo del M.Ven. che costituzionalmente è tanto ricco ed interessante, necessita di un complemento senza del quale rischia di restare una mera espressione letterale.

Ed ora, una domanda. CHI?

Qual è questo complemento così importante? È l’uomo. È, cioè, quel Fratello che viene eletto Maestro Ven.

A questo punto il tema che concerne la figura del Maestro Venerabile, si sdoppia, necessariamente in due filoni tematici paralleli.

Il primo filone tematico è quello che, sia pure succintamente, abbiamo trattato fino a questo momento; cioè il tema costitutivo, o costituzionale, o formale, se si preferisce; cioè il tema che si appoggia e si nutre delle ipotesi legislative, vale a dire di ciò che la legislazione astrattamente prevede o prescrive.
Il secondo filone, necessariamente complementare al primo, ci porta a  considerare l’uomo  che deve incarnarne la prefigurazione che astrattamente è stata indicata dalla normativa.
A ben vedere, questo secondo filone non è meno importante del primo , anzi ê addirittura cruciale per  il semplice fatto  che l’uomo  sbagliato annichilisce tutta la potenziale plenitudo di valori contenuta nella ipotesi normativa.
E allora, l’elezione del Maestro Venerabile si appalesa come una sorta di problema da risolvere non solo per il bene della Loggia, ma per lo stesso bene dell’Ordine.

Antichi catechismi massonici pervenuti fino a noi ci rammemorano che  fin  dall’epoca ancora operativa della Libera Muratoria, agli albori della principiante evoluzione che a poco a poco stava portando i nostri progenitori verso la speculatività, il Maestro Venerabile veniva scelto nella persona del “più saggio” tra i Compagni.

Ecco la chiave.
La SAGGEZZA, ossia l’arte della vita

Era, già allora, la Saggezza un elemento fondamentale per individuare la persona capace ed idonea a caricarsi delle tante responsabilità che, già a quell’epoca, facevano capo al Maestro Venerabile.
E cosa mai, se non la Saggezza, potrebbe oggi garantire la Collettività dei Liberi Muratori, cioè, la Loggia, dell’attitudine del suo presidente a ispirare, presiedere, governare e rappresentare la Loggia.
Questi quattro compiti, dal presiedere al rappresentare, possono bensì essere svolti da persone ricche di varie qualità, tuttavia, tutte le qualità che un uomo può mettere in campo, se non amalgamate o temperate dalla debita saggezza potrebbero risultare perfino ridondanti nella guida di una così complessa entità quale è una Loggia Massonica.
L’ intelligenza, la cultura, la spavalderia, la sicurezza, mascherano, talvolta, dei punti deboli che possono generare la suscettibilità di qualcuno ed infrangere l’armonia necessaria per il buon proseguimento del rapporto fraternale massonico, lievito e viatico della saldezza della Loggia.
L’uomo dotato di saggezza sa, per contro, per innata virtù, dove arrestare il suo dire per evitare l’arroganza, dove stemperare le asprezze per affermare la tolleranza, dove sostenere ogni sforzo per realizzare la fratellanza, come promuovere l’interesse di tutti i Fratelli, come evitare possibili contrapposizioni, come prevenire, soprattutto , l’eventuale insidia di correnti disgregatrici, che si  generano tanto spesso, per incuria o insipienza nella direzione e nella conduzione dei Lavori.

Inoltre, qualche buona dote naturale
sarà indispensabile

Un M.V. parla prima con gli occhi che con la bocca. Il suo sorriso fraterno è la chiave dell’Armonia che egli sa dispensare ai suoi Fratelli, immediatamente, con la semplice sua presenza. Il M.V. è colui che accoglie in Loggia ospiti sconosciuti di ogni rango e provenienza ed ha subito con loro un aperto dialogo di benvenuto che fissa istantaneamente, come “Stella Polare”, la sua autorevolezza in Loggia.

Il M. V. non è solo l’anima dei Lavori nell’Officina, ma è sempre, in ogni momento, in ogni giorno, il punto di riferimento morale ed amicale dei suoi Fratelli, anche quando sono lontani dalla Loggia.

Uomini dotati di queste multiformi qualità che si fondono nella saggezza che li caratterizza, sono una specie rara, ma, per fortuna non ancora estinta.

Ad uomini di questo genere dovrebbe affidarsi la direzione di una Loggia.

Dicendo questo, si capisce che si sottintende, per il bene della Loggia e dello stesso Ordine che non tutti, sebbene ricchi di altri tesori di virtù, hanno l’attitudine ad essere buoni Maestri  Venerabili. Esperienza insegna che un Maestro Venerabile poco idoneo alla carica può determinare, sia pure in buona fede, danni irreparabili alla sua Loggia.

Nella migliore delle ipotesi una Loggia presieduta da un Venerabile con scarsa attitudine, appiattirà lo spessore dei suoi Lavori e senza nemmeno che i Fratelli se ne accorgano, sprofonderà nella noia, nell’insipienza, nella sterilità, in una vera agonia iniziatica. Quanti esempi di Logge, così ridotte, sono sotto i nostri occhi nella nostra Comunione nazionale?

A ben riflettere, la responsabilità di tali dissesti può essere semplicemente ricondotta ai Maestri Venerabili, dotati, probabilmente di poca saggezza.
Come si diceva poc’anzi, alla luce di queste brevi considerazioni, che non devono intendersi esaustive delle possibilità di indagine sulla figura del Maestro Venerabile, il personaggio che ne svolge il ruolo, nella pienezza della sua potenziale e reale contestualizzazione, può intendersi, a buon diritto, il pilastro su cui poggia molta parte dell’altrettanto complessa nozione di Loggia massonica.

Luigi Sessa
R\L\ Giustizia e Libertà 767 Goi, Roma


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