3 settembre 2012

- LA FORZA DELLA TOLLERANZA



Spesso si paventa il pericolo di un’involuzione della nostra Istituzione e, nei diversi momenti di riflessione interiore, si auspica sempre, per chi creda fermamente nel Progetto di Armonia, il rafforzamento e l’intensificazione della nostra forza aggregante, rappresentata simbolicamente e materialmente dalla Catena d’Amore, in nome di quella fratellanza che è cardine del nostro stare insieme, sempre dichiarata ma spesso non praticata.
Sempre si è manifestato e sbandierato ai quattro venti, con giusto orgoglio, il nostro carattere di uomini liberi e la nostra vocazione a migliorarci, indicando, nel contempo, al mondo profano la via del rispetto reciproco, dell’equità, della giustizia.
A mio parere, tuttavia, i programmi, i proclami e le buone intenzioni, da sole, non bastano.
Credo fermamente, invece, che per poter veramente ottemperare ai nostri scopi occorra innanzitutto riprendere ed approfondire un’accurata riflessione sui valori che sono a fondamento del nostro essere insieme, del nostro perfezionamento, del nostro aspirare al bene dell’umanità.
Primo tra tutti, la Tolleranza.
Da sempre, indipendentemente dai significati, dalle motivazioni e dagli sviluppi storici, il termine TOLLERANZA è valso ad indicare qualsiasi atteggiamento, individuale o collettivo, che ripudi la contrapposizione, fine a se stessa, e la penalizzazione di princìpi, opinioni, idee, comportamenti che siano difformi o diversi dai propri.
Per contrapposizione l’intolleranza ha, pertanto, significato il mancato riconoscimento di qualsiasi ambito soggettivo che sia pienamente distinto, se pur non necessariamente disgiunto, da concezioni ed idee ritenute e da ritenersi inevitabilmente dominanti.
Molto spesso, infatti, vengono soggettivamente identificati ambiti, di valenza personale o collettiva, da salvaguardare a tutti i costi e dunque da ritenere (e far ritenere) assolutamente oggettivi, e dunque indiscutibili, e dunque inviolabili, e dunque dominanti.
Quando di ciò vengono investite le collettività si formano gli oltranzismi ed i fondamentalismi, etnici, politici e religiosi, con le conseguenze, spesso sanguinose (per il passato come per il presente) delle odiose contrapposizioni di massa.
Il problema, da sempre, si è presentato all’attenzione delle coscienze in maniera complessa e drammatica.
Storicamente il nesso dialettico dei fenomeni di tolleranza ed intolleranza – visti in quanto aspetti opposti da rapportarsi all’esistenza di posizioni “ufficiali” predominanti – ha comportato l’invocazione della Tolleranza quale principio di convivenza civile ed allo stesso tempo strumento di prudenza, opportunità politica ed ordine pubblico assolutamente indispensabile.
Noi Massoni da sempre propugniamo, in modi e forme diverse, tale principio, pienamente consapevoli, tuttavia, dei limiti, delle contraddizioni, delle sperequazioni prodotte dalle scorie, sempre ahimè presenti, delle nostre passioni e dei nostri irrisolti problemi individuali e personali.
Dobbiamo essere, tuttavia, altrettanto consapevoli del fatto che limitare il significato della Tolleranza solo all’aspetto ed alla funzione della pace sociale non evidenzia abbastanza, o non evidenzia affatto, i veri motivi, di ordine morale, della necessità di escludere l’intolleranza nei rapporti sociali, interpersonali o di gruppo che siano.
Un uomo veramente libero ed intelligente, in continua riflessione su di sé, deve infatti, a mio parere, intendere e perseguire un più intimo concetto di Tolleranza: quello della disponibilità all’ascolto ed al cambiamento di parere, del desiderio di apprendimento e di scambio privo di pregiudizi, del rispetto delle opinioni altrui, della rinunzia al protagonismo ed all’imposizione carismatica, del silenzio all’occorrenza, della capacità morale ed intellettuale del superamento delle reciproche incomprensioni o avversità, della piena disponibilità alla sincera apertura, ad un autentico riconoscimento, ad una piena accettazione degli altri, nella loro dimensione umana.
La tolleranza non deve essere intesa come pazienza o sopportazione, ma deve trascendere, in qualità e continuità, tali termini, senza scadere nell’adattamento alle situazioni, nel qualunquismo, nel cedimento caratteriale o nell’eccessiva liberalità.
Una collettività come la nostra, in particolare, che non possieda tali valori in concreto, e non solo sul piano formale, che non riesca ad essere “laica” nel senso pieno del termine, non potrà mai veramente riconoscere e, dunque, garantire il valore della dignità e della individualità della persona umana.
E’ assolutamente evidente, peraltro, il fatto che, nell’indicare decisamente agli altri tali valori e tali necessità, Noi, proprio Noi, non possiamo consentirci, né dobbiamo o dovremo mai consentire, neppure il sospetto di atteggiamenti o modi intolleranti nei nostri reciproci rapporti; naturalmente a cominciare da chi ha, o abbia avuto, o possa avere per il futuro compiti guida.
Al contrario, la vera Amicizia e la Tolleranza che ad essa sempre si accompagna, accomunate alla Temperanza, non potranno che dare sempre più autentica Forza alle nostre intenzioni ed alle nostre azioni, sfociando, insieme, nella Generosità e nella Solidarietà, motori primi dell’Universo.
Per tali motivi, nell’esercitare su me stesso tutti i dovuti atti di tolleranza, vi invito con fermezza, ma con pieno convincimento, a fare altrettanto ed a meditare sui pericoli dell’intolleranza.
Voliamo alto fratelli miei carissimi, lasciandoci in basso le scorie ed il fango della profanità; larghi orizzonti ci attendono se sapremo e vorremo scoprirli.
Un forte e caro abbraccio a tutti Voi.

Paolo Lomonte


“… Non è più dunque agli uomini che mi rivolgo; ma a te, Dio di tutti gli esseri, di tutti i mondi, di tutti i tempi. Se è permesso a deboli creature, perdute nell’immensità e impercettibili al resto dell’universo, osar domandare qualche cosa a Te che hai dato tutto, a te i cui decreti sono immutabili quanto eterni, degnaTi di guardare con misericordia gli errori legati alla nostra natura.
Che questi errori non generino le nostre avventure.
Tu non ci hai dato un cuore perché noi ci odiassimo, né delle mani perché ci strozzassimo.
Fa che ci aiutiamo l’un l’altro a sopportare il fardello di una esistenza penosa e passeggera: che le piccole diversità tra i vestiti che coprono i nostri corpi deboli, tra tutte le nostre lingue insufficienti, tra tutte le nostre leggi imperfette, tra tutte le nostre opinioni insensate, tra tutte le nostre condizioni ai nostri occhi così diverse l’una dall’altra , e così eguali davanti a Te; che tutte le piccole sfumature che distinguono questi piccoli atomi chiamati uomini, non siano segnali di odio e di persecuzione; che coloro che accendono ceri a mezzogiorno per celebrarTi sopportino coloro che si accontentano della luce del Tuo sole; che coloro che coprono la veste loro di una tela bianca per dire che bisogna amarTi non detestino coloro che dicono la stessa cosa portando un mantello di lana nera….”

VOLTAIRE

Dal “Trattato sulla Tolleranza”



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