24 febbraio 2010

- Il pregiudizio.


Se in Massoneria si vuole parlare di pregiudizio, occorre analizzare il fenomeno da due punti di vista ben distinti; i pregiudizi del Massone stesso nei confronti di tutto e di tutti, e i pregiudizi che l’«uomo della strada» ha, cosciente o incosciente, nei riguardi della Massoneria. Anche il Massone ha pregiudizi! Infatti, a prescindere dalla buona volontà di evolvere, anch’egli è e rimane un «uomo comune», costantemente influenzato, e quindi vittima, di quel mondo il quale, con crescente violenza inculca nelle menti certezze, credenze, speranze e illusioni. Quante persone giurerebbero sulla qualità di un prodotto soltanto perché i media l’hanno presentato in modo convincente, quanti credono in un posto beato nell’al di là perché qualcuno ha abusato della loro buona fede, quanti attendono un benessere definitivo perché il partito più loquace ne ha trovato la panacea! Ed ecco che la gente corre ad acclamare un Duce o un Papa, dimenticando, o non sapendo, quanto inganno la sta colpendo. Il pregiudizio è figlio della credulità. Credere crea false certezze. Credere è sovente null’altro che pigrizia; lasciare che gli altri pensino per noi! Ma come si esalta e pubblicizza un prodotto (materiale o spirituale), allo stesso modo, quando occorre, si usa denigrare, umiliare; ecco la calunnia, altrettanto efficace per creare preconcetti. Ne fu e ne è tuttora vittima la Massoneria. Integralismi ed estremismi totalitari, religiosi e politici, vi sono riusciti alla grande. Quando nei nostri Rituali si accenna ai rumori, ai metalli o alle tenebre da allontanare e da sfuggire, si intende proprio questo: liberare la nostra mente e i nostri cuori dai pregiudizi e dai sentimenti ostili; la liberazione interiore indispensabile per la ricettività spirituale. Il Massone compiuto, condizione difficilmente raggiungibile, è l’«Uomo libero», colui che nella misura massima del possibile è riuscito a liberarsi dalle idee e dalle convinzioni preconcette, secondo il motto: «Chi non dubita è schiavo delle proprie certezze. » Dunque dubitare, analizzare, cercare piuttosto che credere; «osa sapere!» esortava Kant. Liberare l’umanità dall’oscurantismo collettivo e individuale è compito di ogni singola persona. È così che l’uomo riscoprirà l’immenso dono naturale della coscienza e della ragione, sublimi facoltà umane da usare senza influenze altrui. Un mondo di uomini liberi; quale meravigliosa utopia! Ma un giorno l’uomo crescerà e, liberato dai pregiudizi, realizzerà l’«Eden in terra». Il Massone ne è certo, e lo chiama già sin d’ora il Tempio dell’Umanità.
Othmar Dürler

18 febbraio 2010

- Tavola di Smeraldo 2



Prima Proposizione
É vero, è vero senza errore, è certo e verissimo.
É vero, cioè é vero in realtà (in fatto ed in applicazione); è vero senza errore, cioè è cosa veritiera (in teoria); è certo e verissimo, cioè é cosa assolutamente vera (in principio). Con questa proposizione Ermete fin dalle sue prime parole inizia l'ammirevole simbolo conosciuto col nome di Tavola di Smeraldo con una triplice affermazione corrispondente ai tre Mondi della Magia, cioè colla esposizione di un ternario rappresentante la legge che governa la intera Natura. Infatti questo Ternario si può ridurre alla gerarchia di una stessa cosa considerata sotto tre aspetti differenti che vengono presentati al tuo esame dalle tre parti della proposizione.
É vero - Verità semplice corrispondente al Mondo Fisico; ed é questo l'aspetto sotto cui è studiata dalla scienza contemporanea.
É vero senza errore - Verità in opposizione all'aspetto precedente per formare il binario, cioè verità filosofica, ossia certezza corrispondente al Mondo spirituale.
È certo e verissimo - Verità che riunisce i due aspetti precedenti per formare il ternario, cioè tesi e antitesi riunite nella sintesi, quindi verità intelligente che corrisponde al Mondo Divino. Cosi la Verità confermata dall'esperienza nella fisica, la certezza liberata dal peso di ogni errore nella filosofia, ed il vero assoluto indicato dall'analogia nel dominio dell’infinito, sono le tre necessità della vera scienza e riuniscono in modo completo tutto ciò che la Magia può dare ai suoi adepti.
Seconda Proposizione
Ciò che e in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto
è come ciò che è in basso, per fare il miracolo di una cosa sola.
Ciò che è in basso, cioè nel mondo fisico e materiale, è come ciò che è in alto, cioè come ciò che è analogo e proporzionale al mondo spirituale ed intelligibile, e ciò che in alto è come ciò che è in basso, cioè la reciprocità complementare per fare il miracolo di una cosa sola, vale a dire per compire i prodigi di una cosa unica, per il compimento delle meraviglie della cosa unica, ossia per l'applicazione ed estrinsecazione della legge suprema, in virtù della quale si compiono le armonie della Creazione Universale nella sua Unità ammirevole.
Così tu scopri due Ternari, o per meglio dire un Ternario nei suoi due aspetti di:
- positivo - alto, analogo a basso;
- negativo - basso, analogo ad alto,
[Alto e basso sono due termini relativi non assoluti perché nell’Unità non vi è né basso né alto. Il punto matematico senza dimensioni si allarga nel sensibile, nel grande Circolo o sfera universale. Il relativo ci riferisce all'uomo dio dell'universo della mentalità umana, e al visibile in natura, secondo la percezione psico-animica differente dei differenti uomini. Apri gli occhi, o anziano!] dei quali puoi benissimo rilevare l’applicazione del metodo di insegnamento della Scienza occulta colla Analogia; giacché Ermete ti dice che l'alto o positivo è analogo al basso o negativo, mentre non si é mai sognato di dire, come taluni filosofastri superficiali hanno potuto supporre, che positivo e negativo siano eguali.
Dalla esposta disposizione si rileva non solo la costituzione del Quaternario con la riduzione del Ternario all’Unità, ma anche la costituzione del Settenario con la riduzione dei due Ternari alla Unità stessa per mezzo della frase caratteristica, per fare il miracolo di una cosa sola. E poiché tanto il Quaternario quanto il Settenario rappresentano pei dotti Cabalisti due cose analoghe ed unitarie, tu puoi con sicurezza adottare indifferentemente l'una o l'altra di queste due applicazioni per interpretare proposizioni consimili a quella che ora ci occupa. Ma torniamo al nostro commento, ed ora che ne abbiamo esaminato l'insieme esaminiamo qualcuna delle singole parti della proposizione.
Colla prima parte di essa ti si attesta che la forma é proporzionale all’idea, che l'ombra é la misura del corpo calcolata nella sua relazione al raggio luminoso che la produce. Il fodero è profondo quanto è lunga la spada, e la negazione è proporzionale all'affermativa contraria; così la produzione é uguale alla distruzione rispetto al movimento che conserva la vita, e non v'ha punto nello spazio infinito che non sia centro di un circolo la cui circonferenza si allarga infinitamente nello spazio. Ogni individualità pertanto é indefinitamente perfettibile, giacché il morale è analogo al fisico, o quanto é applicabile all'anima intera si può applicare a tutte le singole facoltà dell'anima stessa. Quindi l'alto, ossia l'intelligenza e la volontà dell'uomo, aiutato dal basso, ossia dall'immaginazione, detta di Cabalisti diafano o translucido, la cui onnipotenza appartiene appunto al solo dominio della Magia, sono strumenti di una forza e di una portata incalcolabili ed atti perciò a produrre i cosidetti Miracoli. [Miracolo è l'effetto positivamente controllato di una legge ignorata da chi l'osserva non un avvenimento fuori le leggi di natura. Un aeroplano è un miracolo per un popolo semiselvaggio. Colla frase, ciò che è in alto è come ciò che è in basso, Ermete rivela il Binario, il quale serve di misura all'Unità, e la Relazione dell'Analogia fra i termini alto e basso, la , quale completa il Ternario. L' Unità è il principio Creatore, il Binario é il principio Creato, e la loro riunione forma lo Stauros dei Gnostici ossia la Croce filosofica dei Massoni primitivi. Così è che dallo incrociamento di due rami si producono i quattro della Croce Essenica la quale girando attorno il suo centro descrive la circonferenza su cui gli ebraizzanti hanno inscritti i nomi dei 360 angeli divisi in 12 schiere. Comprendi ora come il Secreto del Binario porti a conoscere quello del Quaternario e si risolva col Ternario, e come in essi si contenga la parola del famoso enigma della Sfinge, tal quale dovette essere trovata per salvare la vita ad Edipo, espiarne l'involontario delitto ed assicurargli un trono.
La stessa Grammatica attribuisce tre persone al verbo (verbum, ) quella che parla, quella a cui si parla, e quella di cui si discorre. Così il Principio Infinito creando parla di sé a sé medesimo. Ecco adunque la vera esplicazione del Ternario, che il dogma magico esprime con Uno in Tre e Tre in Uno analogamente a ciò che è in alto è come ciò che è in basso, perché due cose che si rassomigliano, più il Verbo che le riunisce fanno tre, cioè formano il Ternario che è appunto il dogma magico universale applicato a tutte le religioni. Colla sola applicazione pratica di questo dogma, se lo vuoi, tu pervieni a guarire un gran numero di malattie fisiche agendo sul morale dell'inferno, perché il morale opera sul fisico di lui in virtù dell'assioma testé esposto; ed è appunto in questo altissimo significato esoterico che il Gran Maestro dei Miracoli guarendo una paralitica diceva che Satana l'aveva legata.
Riassumendo adunque, l'unità dell'essere e l'unità delle armonie ascendenti e discendenti, la scala proporzionale del Verbo, la legge immutabile dell'equilibrio ed il progresso proporzionale delle analogie nell’Universo, il rapporto dell'Idea al Verbo che dà la misura del rapporto fra Creatore e Creato, le matematiche necessarie dell’Infinito colla misura angolare del finito, tutto ciò è espresso dalla seconda proposizione del Grande Jerofante Egiziano.
Terza proposizione
Come tutte le cose sono sempre state e venute da UNO,
così tutte le cose sono nate per adattamento di questa COSA UNICA.
Come tutte le cose sono sempre state e venute da Uno, cioè come tutte le cose vennero da Uno solo per mediazione di Uno solo, ossia allo stesso modo che tutte le cose si sono fatte o realizzate da uno solo ed in virtù di un solo principio per la mediazione di uno solo o pel ministero di un solo agente; così tutte le cose sono nate per adattamento di questa cosa unica, cioè tutte le cose nacquero e derivarono da quell'unico principio in forza dell'adattamento, ossia tutte le cose sono nate da quella stessa unica cosa per adattamento naturale, o per congiunzione o per una qualche forma di copulazione.
Con questa proposizione Ermete affronta lo studio dei rapporti dell’Unità al Multiplo, ossia del Creatore alle cose create, ed in brevi parole sintetizza tutto l' insegnamento del Santuario sulla Creazione del Mondo, la Creazione cioè per adattamento, ossia pel Quaternario sviluppato nel Sepher Yetzirah e nei primi capitoli del Berechith di Mosè, mago ermetista ed inventore del nome sacro quadrilatero ed immutabile designato poi dai Greci col Tetragram-maton. [Yhvh o Geova nome composto di quattro lettere ebraiche hwhy I cabalisti spiegano la inesorabilità del dio mosaico perché non è un dio ma la legge universale.]
La verità esposta nella prima proposizione della Tavola rappresenta l'Unità, e ciò che é vero si trova nell'Unità considerata come principio che torna nell'Unità considerata come fine. Uno é dentro Uno, cioè dentro a Tutto. Il Tutto adunque si riduce ad Uno, ed in Magia vi é appunto un solo dogma fondamentale, il quale consiste, come già ti ho accennato, nel comprendere che il visibile é la manifestazione dell'invisibile. [In questo invisibile mi farai il piacere di non comprendere il mondo dei morti o il mondo di là dello spiritismo volgare.] La manifestazione del Ternario adunque rivela la legge immutabile dell'Unità. Infatti raggruppando il commento della prima proposizione con quello della seconda, vedrai la Verità Assoluta nei suoi tre aspetti, ai quali applicando la legge, dell'analogia ti sarà facile fino ad un certo punto di stabilire le leggi magiche e di ridurle a quell'Unità, che sintetizza il Primo Principio, ossia la causa prima dei Numeri o Miracoli, come più volgarmente puoi chiamarli.
Gli Ermetisti, ed in ispecie i Maestri Alchimisti, nei loro libri applicano spesso i principi dell'esoterismo ad elucubrazioni figurale, com’è noto usassero un dì gli antichi Magi Assiri.
Quarta Proposizione
Il Sole ne è il Padre, la Luna ne è la Madre, il Vento
lo ha portato nel suo ventre, la Terra e la sua nutrice.
Il Padre di tutto, il Telesma di tutto il Mondo è qui;
la sua potenza è illimitata se viene convertita in Terra.

Il Sole ne è il padre, cioè suo padre è il Sole, ossia il condensatore della irradiazione positiva o della Luce al Rosso, detta dagli Ebreizzanti aod e od, è l'elemento produttore attivo di questo agente, cosa questa che non è vera se non dal nostro punto di vista terrestre; la Luna ne è la madre, cioè sua madre è la Luna, ossia lo specchio della riverberazione negativa o della Luce all'Azzurro, detto aob o ob, è l'elemento produttore passivo, sempre dal punto dì vista terreno; il Vento l'ha portato nel suo ventre, cioè l'atmosfera eterea ambulatoria gli ha servito e gli serve di veicolo; la Terra è la sua nutrice, cioè lo Terra considerata come tipo di condensazione materiale è l'Athanor, come dicono gli alchimisti, ossia il forno della elaborazione: il Telesma di tutto il Mondo è qui, cioè qui sta il padre del telesma di tutto il mondo, Pater Omnis Thelesmi Totius Mundi est Hic, ossia l'elemento produttore dello Universo vivente, della perfezione del mondo intero detto da Paracelso Universal Telesma, dello scopo finale da raggiungere ed in senso più ristretto della volontà dal greco , è racchiusa in questa proposizione La sua potenza è illimitata se viene convertita in Terra, cioè lo sua forza è completa se si riversa in terra, ossia la sua forza e potenza di esteriorizzazione creatrice ( il fiume Phison di Mosè) è intera, perfetta, completa, integralmente dispiegata sino alla sua totale fioritura quando essa sia cangiata, metamorfosata per così dire in Terra, ossia nell'acidus, aceto mosaico, sostanza, condensata e specifica, forma ultima della esteriorizzazione motrice o materia sensibile che dir tu voglia.
Con questa proposizione Ermete riprende ad esaminare il Quaternario, al quale accenna con il Sole, lo Luna, il Vento e la Terra, che una scuola posteriore riassunse nei quattro noti elementi Fuoco, Acqua, Aria e Terra, tanto calunniati, perché presi troppo alla lettera dai fisici moderni. Con questa proposizione adunque Ermete ha inteso descrivere la generazione della Cosa Unica, donde tutto deriva cioè della Forza Universale. Infatti:
1. Il Sole (fuoco, positivo) ne è il Padre.
2. La Luna (acqua, negativo) ne è la Madre.
3. Il Vento (aria, recettore) l’ha portato nel ventre.
4. La Terra (terra, materializzazione) è la sua Nutrice.
Ma, Padre e Madre di che cosa, dì chi? Del Telesma.
Questa cosa adunque che il Maestro dei Maestri chiama Telesma è d'una importanza tale che merita una larga interpretazione: e tu attento sta a sentirla.
V'e una sostanza unica sparsa nell’infinito, la quale è Cielo e Terra ad un tempo, cioè volabile o fissa, secondo il suo grado di polarizzazione. Essa è ciò che Ermete chiama il Telesma, e che i Cabalisti chiamano Luce quando produce i suoi splendori.
È questa lo sostanza che Dio creò quando disse: Sia fatta la Luce, ed è ad un tempo sostanza e moto, fluido e vibrazione perpetua. Densa viene posta in movimento da una forza che le è inerente ed è detta Calamita, mentre negli Astri che magnetizza assume il nome di Luce Astrale, adoperato dai Martinisti. Nei corpi organizzati prende invece il nome di Fluido Vitale, nell'uomo di Corpo Astrale o Mediatore Plastico, nella formazione dei metalli di Azoth o Mercurio dei Saggi e nella vitalità degli mimali di Fluido magnetico o Magnetismo Animale; ma, intendiamoci bene, non di quel Magnetismo, Mesmerismo, Ipnotismo e Braidismo di cui sono piene le cliniche mediche da Mesmer a Charcot. Questo supremo agente magico, secondo il dogma di Ermete e della Scuola Alessandrina, è la quarta emanazione discendente dalla vita-principio della quale il Sole-fuoco, é soltanto la terza forma. Esso, a seconda dei diversi maestri che ne hanno trattato, prende i nomi di Od (presso gli Ebrei), Inri (presso i Gnostici) Etere ( i Greci) Anima della Terra, Lucifero, Gran Serpente e Tetragramma Sacro. Gli occultisti ed i magisti lo chiamano Fluido vitale o Fuoco astrale, i neoplatonici Archeo, i buddisti Akasa, i pitagorici Carro dell'Anima, i latini principio animatore od Animo ed i moderni Vita. Ma qualunque sia il nome, esso é la fiamma sottile e nascosta dell'Amore col quale le infinite parti degli esseri si attraggono fra loro e si sentono reciprocamente sotto la legge suprema dell’Unità dell'Essere. Esso é l'agente nascosto e misterioso di tutte le opere dì Magia, di tutti gli strani fenomeni che nel Medio Evo sono sempre stati ritenuti opere del demonio, e di tutti i fenomeni di sonnambulismo e di spiritismo moderni.
L'occhio del mondo, come gli antichi chiamavano il Sole, è il miraggio del riflesso di Dio, e l'Anima della Terra è uno sguardo permanente del Sole che la Terra concepisce e conserva in seguito ad un impregnamento. La Luna concorre in questo impregnare della Terra, respingendo verso di essa una immagine solare durante una lunga notte. È per ciò che Ermete disse di questo agente: il Sole ne è il padre e la Luna ne è la madre. Ma l'atmosfera è il recipiente, il crogiolo, per così dire, dei raggi solari, per mezzo del quale si forma la detta immagine vivente del Sole che penetra la Terra tutta intera, la vivifica, la feconda e vi determina tutto ciò che si produce alla sua superficie per mezzo degli efflussi e delle correnti continue analoghe a quelle dello stesso Sole, ed ecco perché il Filosofo disse che il Vento l'ha portata nel suo ventre e la Terra è la sua nutrice. [Attento non fermarti alla lettera ma a penetrare lo spirito di questo che ti espongo, se no ti avverrà come ai moderni critici della teoria di Empedocle, i quali vedono lupini quando si parla di pomi dell' Eden.]
Questo Agente Sacro è un misto di naturale e divino, di corporale e spirituale, di Fluido e Forza, ed é nel contempo il ricettacolo comune delle vibrazioni del movimento e delle immagini delle forme, per mezzo del quale tutti gli apparecchi nervosi dell’uomo comunicano segretamente tra di loro, dando origine ai curiosi fenomeni della simpatia, del sogno e sonnambulismo, della seconda vista o visione soprannaturale e dell'estasi. Insomma é l'agente universale delle opere della Natura vivente. Questa forza e l'uso possibile di essa è il Grande Arcano della Magia Pratica, perché la Luce Astrale o Telesma, calamita e riscalda, rischiara e magnetizza, attira e respinge, vivifica e distrugge, coagula e separa, frantuma e riunisce, crea ed annienta tutte le cose nei tre Regni sotto l'impero di una Volontà potente.
Si, della Volontà degli esseri intelligenti Magicamente Intesa, perché essa agisce direttamente su questo fluido, e col suo mezzo su tutta quella parte della Natura che è sottomessa alle modificazioni della Intelligenza. Insomma questo fluido-luce detto Telesma é lo specchio comune di tutti i pensieri e di tutte le forme, conserva le immagini di tutto ciò che fu, i riflessi dei mondi passati e per analogia gli abbozzi di quelli avvenire. Cosi é lo strumento della taumaturgia, della divinazione e profezia.
Questo fluido-luce, questa sostanza sparsa nell'infinito, é una in Cielo ed in Terra, ma a seconda della sua polarizzazione è volatile o fissa. Mosè ha chiamato questa Luce colla parola Bes, la quale letta in maniera cabalista dà l'esatta descrizione e definizione di questo agente magico, figurato in tutte le teogonie col serpente disposto a circonferenza e chiamato dagli Ebraizzanti coi nomi di Od al positivo +, Ob al negativo -, ed Aur (da cui deriva l'oro alchemico) all'infinito. Il conoscere il movimento di questo Sole Terrestre, in modo da poter profittare delle Sue correnti e da dirigerle, é avere compito la Grande Opera, é essere Signore del Mondo e dei Miracoli. Armato di una tale potenza, dice il Levi, l'uomo può anche farsi adorare, giacché il volgo lo crederà un Dio. Ma il secreto assoluto della direzione di questo formidabile agente costituisce appunto la scienza dell'accennato Grande Secreto Magico, il quale dipende da un assioma incomunicabile per iscritto, ma racchiuso nel Tetragramma, e dallo strumento perfetto dei Grandi Maestri Alchimisti detto Athanor.
La Terra è la sua nutrice, cioè la Luce Astrale é equilibrata e messa in movimento dal calore centrale della Terra. Bada però che Ermete nel dire che la Terra è la sua nutrice ha inteso di alludere anche al Seme dell'Oro, venendo così ad attestare, come opinano i veri alchimisti pratici, che il Mercurio, unendosi come femmina della medesima origine e specie al Seme dell'Oro maschio, produrrà il Figlio del Sole. Questa unione alchemica adduce alla prima sublimazione, perché l'acqua monta nel vaso in forma di fumo, a tal ché Ermete ebbe ad osservare che il Vento l'ha portato nel suo ventre; e la prima operazione serve appunto ad ottenere quel Mercurio che venne qualificato come Vegetale netto od anche Mercurio Bianco non ardente, il quale aggiunge la tintura ai corpi, ed essendo di natura fissa arresta gli spiriti volanti. Il Telesma adunque è il prodotto di tutti i Metalli, di cui il Sole è padre e la Luna è madre, sebbene questa riceva la luce da quello. Da questi due pianeti dipende tutto il Magistero, ma bisogna in ogni caso tenere presente che non si può operare utilmente sul Sole e sulla Luna, prima di averli rispettivamente ricondotti alla loro Materia Prima cioè allo Stato di Zolfo e di Mercurio dei Saggi.
Per essere meno oscuro di questo linguaggio, classico bensì ma antiquato, ti dirò che il calorico, il quale si presenta alle radici dell'organismo umano come energia animatrice della vita vegetativa, passa, dalla semplice funzione incubatrice delle cellule esercitata dal sangue nei polmoni, alla funzione sensitiva per via di assorbimento delle cellule; cioè si trasforma da energia termica in energia sensiva, cioè in fluido magnetico che è il vero fluido vitale cioè la energia propria dei sensi interni, la quale regge le funzioni fisiche mentre muove e governa tutto l'organismo interiore. Ricordati che la Magia, di cui la Medicina Ermetica è un ramo importante; studia l'uomo, e lo studia per mezzo di analogie e dì simbolismi. L'organo esterno vela adunque un senso interno, l'occhio verbigrazia rivela il senso della vista nel microcosmo, così gli organi dell' Universo rivelano il grande e misterioso fluido universale della vita, e la Magia per mezzo di analogie insegna il mezzo di giungere alla conoscenza di questo fluido e di agire su questo potentissimo e misterioso agente che, mentre muove i Soli attraverso la infinità dello spazio, fa pure germogliare il tenue filo d'erba sul suolo della terra. Tu pertanto devi tentare ogni ardua via per procurarti una precisa nozione di questa essenza universale che è un amore, universale sensitivo, capirne le leggi generali e comprenderne l'aspetto incessantemente proteiforme. Ciò ti suggerisce il Trismegisto, e l'occultista Oswald Wirth te ne ha disegnati i simboli nella Ruota della X chiave del Tarocco.
Nella quarta proposizione del suo Decalogo, se tu arrivi ad intenderla, il filosofo Ermete ti dà intanto la completa rivelazione e la descrizione sapiente dell'agente creatore, del fuoco pantomorfo, del grande mezzo di ogni potenza occulta, del Grande Telesma che, emanato dal Sole, riceve la sua forma ed il suo regolare movimento dalle influenze della Luna, mentre ha l'atmosfera per ricettacolo e prigione.
Quinta Proposizione.
Tu separerai la Terra dal fuoco, il sottile dallo spesso, dolcemente, con
grande industria. Ei rimonta dalla Terra al Cielo, subito ridiscende in
Terra, e raccoglie la forza delle cose superiori ed inferiori.
Tu separerai la Terra dal Fuoco, cioè dividerai, quanto appartiene al mondo materiale e tangibile, ossia al mondo delle forme simboliche, dal principio d'azione che appartiene ai mondi morale ed intelligente, il sottile dallo spesso cioè il leggero dal pesante ossia in linguaggio alchemico il volatile del fisso, dolcemente con grande industria cioè soavemente, delicatamente con grande prudenza ed esattezza.
Ei monta della Terra al Cielo, cioè il puro fluido universale, ed in linguaggio gnostico, lo Spirito Santo, ascende, monta dalla Terra in Cielo creando una corrente emiclica di ritorno, ma ascendente come riflusso di sintesi, avvertendo che Ermete parla di ritorno prima di parlare di emissione, perché vuol far intendere che si tratta di un doppio movimento incessante; subito ridiscende in Terra, ossia di nuovo cala sulla Terra, cioè con un movimento volta a volta alternato e simultaneo discende dal Cielo in Terra creando una corrente emicicla di emissione, ma discendente come influsso di analisi; e raccoglie la forza delle cose superiori ed inferiori, cioè riceve, si carica, s'impregna, porta con sé volta a volta la forza, le virtù, le proprietà, le influenze delle cose dell'alto e di quelle del basso, ossia dei mondi fisici o materiali, iperfisici od astrali, e, sotto un altro punto di vista, della sfera sensibile e di quella intellettiva.
Ermete, il sommo filosofo, dopo di avere affermato nella precedente proposizione l'esistenza della forza universale, in questa affronta arditamente l'occultismo pratico, insegnando come avvenga la rigenerazione dell'uomo operata da lui stesso, e trattando della materia dell'uomo rigenerato. Ma perché tu possa cominciar ad intendere lontanamente ciò che egli dice, devi ricordare bene che il Telesma o Luce Astrale è una doppia forza, di espansione e di restringimento, in moto continuo, la quale è origine di tutto quanto fu creato e di tutto quanto esiste.
Il separare il sottile dallo spesso significa, secondo i filosofi ermetisti e nella prima operazione che è interna, affrancare la propria anima da ogni pregiudizio e da ogni vizio per mezzo della saggezza, dell'abilità personale e del lavoro accoppiati all'energia vitale ed al calore della volontà, collo scopo di pervenire alla eliminazione delle immondizie della materia corporea ed al perfezionamento dello spirito. E secondo gli alchimisti significa liberare i metalli della loro parte più grave col mezzo del Sale, estrarne il Mercurio e lo Zolfo, per cambiarli opportunamente, e pervenire così a tramutarli in Oro. Integrando questi due concetti, che in apparenza sono così diversi, tu vedrai che il separare consiste nello affrancare il proprio spirito da ogni pregiudizio ed il proprio corpo da ogni vizio, per mezzo del Sale Filosofico ossia della saggezza, servendosi del Mercurio dei saggi ossia della propria attività, e dello Zolfo ossia di un energico volere, per pervenire così a cangiare in Oro Spirituale tutti i minori sentimenti dell'animo. Ma per intendere nel loro alto significato arcano le parabole dei profeti dell'Ermetismo e dell'Alchimia tu devi separare, tanto nei loro scritti, quanto nella lavorazione del Magistero fisico e spirituale, il sottile dallo spesso, il mistico dal positivo, l'allegoria dalla realtà, la pratica dalla teoria. E se desideri leggere gli scritti di tali profeti con quella interna soddisfazione, che deriva da una perfetta intelligenza dei medesimi, è necessario innanzi tutto tu li comprenda bene nel loro complesso allegorico, e poi pian piano tu discenda dall'allegoria al significato reale, per mezzo di quelle corrispondenze analogiche di cui ti ho data la chiave nell'esame della precedente proposizione seconda.
Per separare adunque il sottile dallo spesso, occorre che tu separi la materia per mezzo di purgazioni e purificazioni filosofiche, da farsi per i canali naturali con l'Acqua dei Filosofi. Se sei artista operante devi eseguire questo lavoro con una reiterata distruzione, risolvendo, sublimando ed eliminando dalla Pietra l'impuro e lo spesso, in modo che in essa solo vi permanga il puro ed il sottile, mentre immedesimi il Sole colla Luna e lo Zolfo col Mercurio, procurando di non dissipare gli Spiriti senza i quali nulla riuscirai a fare di buono. Cosi lo spirito si rivestirà per ridiscendere e si spoglierà per risalire, in forza di quell'assioma dell'occultismo che l'Agente Solare o Luce Astrale è vivente per le due forze di attrazione e di proiezione, le quali hanno messo in bocca ad Ermete il postulato che ti sto illustrando. Tutta questa lunga operazione devi compierla soavemente, dolcemente, con grande industria, con gran cura; perché soltanto con questo procedimento di dolcezza la Pietra acquista e raccoglie in sé la forza delle cose superiori ed inferiori, cioè delle spirituali e delle corporee, che vengono insieme riunite dalla fissazione. È a questa parte pratica dell'operazione che si riferisce il sigillo di cui ti ho parlato nella mia prefazione, il quale sta a dimostrare che la Tavola di Smeraldo non è altro che una Pietra Verde o Venerea lavorata a Tavola Risplendente da un lapidario celeste, il quale ha imparato a purificare il perfetto con l'imperfetto, come ebbe occasione di dimostrare il celebre Raimondo Lullo.
Ermete, spiegando i suoi concetti, ha insegnato come dalla Luce Astrale, che abbiamo veduto essere una forza, si possa farne una leva ed un dissolvente generale dapprima, e dipoi un agente formatore e coagulatore: ha pure insegnato come questa Luce si debba tirare dai corpi in cui è latente allo stato di fuoco, di movimento, di splendore, di gas luminoso, di acqua ardente e di terra ignea, per imitare con l'aiuto di queste diverse sostanze tutte le creazioni della Natura.
E Rogero Bacone, il grande dottore, a porre in pratica il dotto insegnamento, lasciò scritto di imitare nel lavoro di quest'opera la Natura. Disgraziato te, se anche inconsciamente ti opponi alle leggi naturali, e tenti rendere perfettissimi i metalli con un regime che sia frutto soltanto della mente di qualche filosofo o scienziato da strapazzo! Dio ha dato alla Natura delle regole immutabili, ed ha stabilito che essa agisca soltanto per mezzo di continue cozioni. Il calore tutto perfeziona e rinnova, ce lo ha detto il Grande Maestro con una misteriosa, antichissima parola, la quale e ancor essa un tetragramma magico, I.N.R.I. cioè igne natura renovatur integra, ossia col fuoco la natura intera si rinnova e si ringiovanisce. E tu non l'imiterai adunque? Natura contiene Natura, Natura si rallegra nella Natura, Natura domina Natura e si trasforma nelle altre Nature, Natura infine si spande rapidamente nel suo proprio corpo allorché non si può riunire a corpi estranei ad essa. Così quel sommo ingegno che fu Alberto il Grande conclude che la Natura deve servire di base e dì modello alla Scienza, cha l'Arte lavora dopo la Natura fino al punto a cui questa può spingersi, e che l'Artista deve osservare la Natura od operare appunto come essa opera.
Eccoti ora in brevi parole riassunto lo scopo a cui tende l'imitazione della Natura nella grande Opera di Ermete, detta anche per antonomasia il Magistero.
Il fine precipuo della Grande Arte Arcana, che ha per maestra la Scienza Naturale, è la preparazione di un composto chiamato Pietra Filosofale che ha la proprietà di trasmutare i metalli fusi in oro od in argento. La Materia Prima della Materia Petrosa è il Mercurio dei Filosofi al quale si conferisce la proprietà di trasmutare facendogli subire una serie di operazioni, durante cui cangia tre volte di colore, cioè da nero diviene bianco e poi rosso.
Il nero è Piombo.
Il bianco costituisce l'Elixir Bianco o Piccola Pietra che cangia i metalli inferiori in Argento.
Il rosso infine ne dà la Medicina Integrale di cui ora tu studi gli elementi, l'Elixir Rosso di lunga vita, e la Gran Pietra che cangia l'argento in oro purissimo.
Intelligenti pauca!
Sesta Proposizione
Tu avrai con questo mezzo tutta la gloria del Mondo, epperciò ogni
oscurità andrà lungi da te. E la forza forte di ogni forza, perché vincerà
ogni cosa sottile e penetrerà ogni cosa solida.
Tu avrai con questo mezzo tutta la gloria del mondo, cioè la gloria di tutto l'Universo, ossia tu acquisterai, tu ti approprierai in forza di questi principi la sovranità, l'impero assoluto dell' Universo; epperò ogni oscurità andrà lungi da te, cioè fuggirà da te, ossia ogni impotenza, ogni indecisione, ogni errore ti abbandonerà con tua gioia e soddisfazione infinita. Avverti che il jerogramma mosaico Hoshek, tradotto per oscurità esprime esotericamente tutte le idee negative simbolizzate dal cono d'ombra della Terra prodotto dalla Luce del Sole. È la forza forte di ogni forza, cioè qui sta la forza, il principio mutuo di attività, il potenziale di ogni manifestazione, il perno di ogni azione, la base immanente di ogni ordine fenomenico, irrobustita di ogni fortezza, perché vincerà ogni cosa sottile cioè si impadronirà, coagulerà, fisserà ogni cosa volatile, fuggente, inafferrabile ed anche fluidica, e penetrerà ogni cosa solida, cioè scomporrà ed anche dissolverà ogni cosa coesiva, densa, permanente ed anche concreta.
Il Telesma ossia la luce Astrale in movimento è il soffio di Dio in azione fra le cose create; è il principio onnipotente, che, uno ed uniforme nella sua origine, non cessa di essere la causa e la spinta della varietà infinita della fenomenologia che compone e diversifica le categorie innumere dei mondi creati. Come Dio istesso, il Telesma anima od uccide, organizza e disgrega seguendo le leggi secondarie di tutte le combinazioni e permutazioni che tu puoi concepire od osservare a te d'intorno. É quindi una forza più energica di tutte lo altre, una forza alla quale nulla può opporsi, tanto in terra e nell'acqua, quanto nell'aria e nel fuoco. Così colui che possiede questa forza può considerarsi come Re dei Mondi.
Settima Proposizione.
É in questo modo che il mondo fu creato.
É in questo modo che il mondo fu creato, cioè è per questa via e con questo agente che l'Universo nei suoi tre Mondi, fisico, angelico e divino, fu ridotto da principio in essenza, da essenza in potenza semenziale, e da potenza in atto; ossia è così che l'Universo fu realizzato.
La Creazione del Mondo fu, per la prima volta a nostra ricordanza, rivelala ai popoli stupefatti da Mosè; ma è ovvio che se egli ha potuto esporre la sua rivelazione cosmogonica nella Genesi, bisognava che l'Arcano Sacro fosse noto prima di lui alla casta dogli Adepti Egiziani, Sacerdoti e Maestri nella antichissima Università delle Piramidi. E dico Egiziani, perché Mosè, genero del Ierofonte Assiro chiamato Jetro, come egli stesso narra, apprese dal suocero l'Arte dei Miracoli che entro l'Arca Biblica è racchiusa. Ma la Genesi è posteriore alla Tavola di Smeraldo, così è da questa settima proposizione cha egli ha estratto il settenario della Creazione che tutti conoscono e che tu hai imparato quando eri bambino. Certo! Lunedì r, Martedì u, Mercoledì s, Giovedì v,Venerdì t, Sabato w, e Domenica q, giorno di riposo e di trionfo d; la cosa à chiarissima, ma Ermete l'aveva già affermata prima di Mosè.
Ottava Proposizione
Da questa sorgente usciranno innumerevoli adattamenti, il cui mezzo
si trova qui indicato.
Da questa sorgente usciranno innumerevoli adattamenti ossia da ciò deriveranno adattazioni meravigliose, il cui mezzo si trova qui indicato, cioè delle quali qui è scritto il secreto; o per meglio dire di qui perverranno, troveranno la loro origine ed il loro principio delle numerosissime applicazioni o produzioni delle quali è qui insegnato il modo, la maniera di essere, ed il tipo di formazione.
Da questo Telesma, da questa sorgente, cioè dalla conoscenza della Luce Astrale e del modo di dirigerla dopo di essersene impadroniti, si potranno dedurre innumerevoli adattamenti od adattazioni nei tre Mondi o Regni della Grande Natura, i quali per lo scienziato in ermetismo assumono il carattere di Noumeni perfettamente classificabili, e per la massa degli eruditi volgari quello di Miracoli, mentre non sono altro che matematiche applicazioni dell’arcano incomunicabile per scrittura.
Le scienze attuali non sono le madri, ma le figlie bambine della Scienza Misteriosa, la cui origine si perde nella notte dei tempi più remoti; così l'Alchimia è la madre della chimica, l'Astrologia ha preceduto di gran lunga l'Astronomia, la Qabalah e la Geometria qualitativa sono le vere fonti della Grammatica e della Matematica, la Mitologia si confonde ora colla Storia, e la Medicina Universale venne insegnata agli uomini soltanto da un Dio. La sintesi di tutti questi rami dello scibile costituisce la Scienza Unica della Pietra. Ed il saggio ripete: chi possederà la Pietra avrà un eterno tesoro, cioè chi conoscerà il secreto di fare l'Oro filosofico per mezzo della Grande Opera del Divino Magistero, disporrà del mezzo sicuro e potentissimo di produrre nei tre mondi i più sbalorditivi fenomeni che immaginar si possano da mente umana.
Avverti però che la Pietra di cui qui si tratta, non è quella che Messer Boccaccio in una sua allegra novella fa cercare a Calandrino sulla riva del Mugnone.
Nona Proposizione
É per questo motivo che io venni chiamato Ermete Trismegisto,
perché possiedo le tre parti della filosofia del mondo.
È per questo motivo che io venni chiamalo Ermete Trismegisto, ossia Hermes, Mercurio, mito completo, emblema della Matesi, scienza integrale vivente, della quale il caduceo di Mercurio simbolizza la doppia corrente di intuitivo - sintetico e di analitico - sperimentale, perché possiedo le tre parti della filosofia del Mondo cioè pel motivo che ha acquistato la piena conoscenza di tutta la filosofia dell'Universo intero.
Ti ho già accennato nella Prefazione che Trismegisto significa tre volte Mago ossia tre volte grande o il più grande dei Maghi, padrone e signore di tutti i secreti filosofici: il Regno Minerale, il Regno Vegetale ed il Regno Animale della Natura; nonché il Mondo fisico-naturale o sensibile, il Mondo spirituale-psichico o passionale ed il Mondo divino-intellettuale ed intelligibile. Questo duplice ternario che si completa a vicenda è nella Religione cattolica simboleggiato dai tre Re Magi, che seguendo una Stella Luminosa a cinque punte sono arrivati, portando le tre offerte simboliche dell'oro, dell’incenso e della mirra, fino alla culla di un Bambino Redentore, riscaldato da un bue e da un asino.
Sono certo che la intelligenza ermetica di questa sottile allegoria, illustrata dai valenti pennelli dei pittori italiani a decoro delle più ricche Chiese cristiane, ti compenserà largamente della fatica che dovrai superare per impadronirti dell'astruso significato che forse ad arte essa completamente nasconde al volgo ignorante.
Decima Proposizione
Ciò che ho dietro dell'operazione del Sole è perfetto e completo.
Ciò che ho detto ossia il mio insegnamento, il mio verbo, dell’operazione del Sole ossia sull'opera, sul magistero, sulla grand'opera che poi fu detta alchemica, riguardante il Sole, il lavoro condotto alla sua perfezione, la genesi intellettuale, la sorgente e l'impiego delle correnti fluidiche universali, l'evoluzione dell'Aor Androgeno o luce generante, è perfetto e completo, cioè consumato nel significato del consumatum est, perché il verbo è stato integralmente proferito, in quanto i classici attestano che il tanto decantato secreto, per chi conosca il maneggio dell'analogia, si trova allo scoperto nel testo della Tavola Smeraldina.
Nella sua ultima affermazione Ermete cita soltanto il Sole, ma ei sotto-intende che l'operazione evolvente sui tre astri principali Sole, Luna e Mercurio, si completa con l’azione dei quattro elementi: Aria, Acqua, Terra e Fuoco. È in questo intero Settenario che Ermete ha posto come in una sintesi acutissima il concetto completo della Grande Opera Arcaica (che fu vanto e tesoro di tutti i più importanti santuari dell'antico Oriente) per la perfezione di quella tal Pietra che diventa a volontà, come già ti dissi, Oro, Elisir o Medicina Universale. Egli intanto con questa finale proposizione, che è strettamente collegata alla settima, assicura la piena verità dell'arte spagirica, e tu puoi credere in verbo di cotanto maestro.
Ma se vuoi come San Tomaso persuaderti personalmente della piena attendibilità del suo asserto, studia le numerose testimonianze dei veri filosofi, spera e procura di conquistare colla pratica la chiave dell'arcano applicando l'analogia colla voluta prudenza ai consigli che ci hanno lasciato i veri maestri dell'Arte.
Incauto è colui che privo di una conveniente preparazione ha letto fin qui. Egli non può avere capito ciò che ho scritto, e rimarrà nella sua delusione un incredulo come prima.
Io ho interpretato Ermete soltanto per te, anziano di Miriam fanciullo della scienza; ed il mio quaternario di note è finito.

17 febbraio 2010

- La Tavola di Smeraldo 1



Ermete, od Hermes in greco, viene designato dagli antichi Egiziani come una divinità col nome sacro di Thot, e dagli antichi Ebrei come un profeta col nome di Misraim [Gli orientalisti contemporanei riconoscono a loro modo che ad Ermete Trismegisto fa capo tutta una confusa letteratura egiziana ante e post-ellenica, sii anni primeggiano le teorie dei quattro elementi e delle sfere planetarie, gli sbozzi dei primi sistemi antropologici e morali, la magia, la divinazione, le incantazioni come le prime esperienze chimiche e le prime ricette mediche. Ma gli orientalisti criticano col semplice lumicino grammaticale profano e tutto riferendo alle cognizioni oggi note. Così deridono il concetto magico dell'Ermes Trismegisto pur avendo la prova storica che la profezia a lui attribuita della caduta dell'Egitto, diventata terra dei morti, si avverò. Invece le testimonianze antiche confermano sotto l'aspetto critico-storico che i libri attribuiti a questo Ermete Trismegisto furono considerati come ispirati dal Cielo, così fu per Orfeo e per gli Oracoli Caldei.
Tot o Thot fa un dio eponimo di Ermopoli equivalente quindi ad Ermes: cioè l'Ermes di Ermopoli si chiamava Thot, rappresentato con testa di cane e sotto l'aspetto di uccello (ibis). Aveva un tempio famoso a Kmunune; come a Mercurio poicopompa gli facevano offerte e sacrifici alla festa dei morti. Infatti il capitolo 64 del Libro dei morti fu rinvenuto nei moderni soavi ai piedi della sua statua.
Misraim è equivalente etimologico di Egitto, e volle forse anche dire I primi ebrei usciti d'Egitto.], mentre da taluni viene confuso con lo stesso Mercurio. Ciò che è cosa certa si è che Ermete ha di gran lunga preceduto Mosè e gli altri scrittori della Bibbia.
Plutarco ne lasciò la notizia che Ermete fosse stato il primo in Egitto che avesse conosciuto i caratteri adoprati dagli Dei, e che per questo motivo l'Ibis posto a capo delle lettere divine venisse ad Ermete consacrato. E lo stesso Plutarco, ignorando purtroppo che cosa e quali erano i caratteri degli Dei, dedusse dalla sua notizia che Ermete fu il primo degli Dei, e che pel primo conobbe le lettere alfabetiche. Invece Ermete non fu il primo degli Dei per la semplicissima ragione che era un unico ierogramma, mentre gli altri Dei coesistenti allora non lo erano affatto. Circa alle lettere poi, non si trattava dì lettere alfabetiche, come taluno con Plutarco ha pensato; e quand'anche si fosse trattato dell'alfabeto ebraico, in capo al quale l'aleph assume appunto il simbolo di Ibis, ossia di Uccello Volante, e lettere tutte stavano a rappresentare, ma soltanto per antonomasia; le supreme divinità. Infatti nelle Comasie l'Ibis compare alla testa degli altri animali, e di ciò esisteva allora una potente ed alta ragione che forse era sconosciuta al grande Plutarco.
La scuola segreta di Ermete creò gli Ermetisti, ossia gli iniziati alla interpretazione vera dei segni ierogrammatici e delle parole esoteriche, i quali, riconoscendosi a certi segni, molto differenti dai massonici attuali, circolavano pel mondo e portavano la parola della vera scienza arcana nei templi di tutti quegli Dei, le potenzialità magiche dei quali insegnavano i sacerdoti, rappresentanti nelle diverse regioni europee ed asiatiche la Grande Università Egiziana o Sfingetica che dirsi voglia.- Questo insegnamento scientifico ristretto a pochi allievi, e diretto all'alto fine, ancora incompreso oggidì, di nascondere l'arcano alle plebi, assunse, per mezzo dell'Analogia, le forme più svariate, dalla Magia alla Religione, dalla Botanica alla Filosofia, dalla Divinazione alle Matematiche Cabalistiche, e specialmente dall'Alchimia alla Medicina Occulta che tu ora studii, creando espressioni e ragionamenti che son ancora oggidì una continua disdetta pel volgo e per i così detti scienziati, mentre costituivano un linguaggio finemente espressivo e largamente ricco per i veri discepoli d'Ermete, e fra essi in primo rango gli iniziati della scuola di Alessandria, i quali furono i continuatori più conosciuti, o, per meglio dire, meno ignoti, della filosofia Ermetica [L'Ermetismo come storicamente è inteso nel periodo alessandrino, è la fusione sapiente di tutti gli elementi filosofici e scientifici greci, egiziani e semitici in modo da fare un corpo di dottrina accettabile da tutti. I gnostici provenivano di là e alcuni furono develatori o profanatori, come Carpocrate che non conservò il secreto della terza Aw].
Se tu vuoi pervenire alla intelligenza di questo difficile linguaggio elevatissimo, ed impadronirti così dell'Arcano Mosaico colla Grande Parola Cabalistica che fa tutti i miracoli. e guarisce tutte le infermità, devi leggere anzi studiare con alto intendimento i veri filosofi Ermetici. E collo scopo di non distrarre la tua attenzione cogli argomenti d'indole diversa che talora essi trattano, dovrai prendere per chiave delle loro astruse allegorie il dogma unico di Ermete, contenuto nel Primo Credo d'ogni studioso di scienza occulta, cioè nella famosa Tavola di Smeraldo, e seguire, per classificare le cognizioni atte a dirigere l'operazione pratica, l'ordine indicato nell’alfabeto cabalistico della Thorah ossia della legge sfingetica.
La Tavola di Smeraldo si trova riprodotta in tutte le raccolte importanti dei trattati ermetici ed alchemici, fra cui nel Theatrum Chimicum, nella Bibliotheca Chimica del Mangeti, nella Bibliotheca Contracta Albinei, nelle Bibliotheque des Phílosophes Alchimistes de Salmon, ed in molti altri testi. Il Kunrath ne fece una bella esposizione in latino, come d'essa Tavola si hanno buone traduzioni in arabo, in persiano, in greco antico e moderno, in tedesco, in inglese, in spagnolo, in francese e qualcuna anche in italiano. Ma perché tu non abbia a scervellarti a ricercare e ad interpretare qualcuno dei manoscritti originali che la contengono, te la riproduco qui nella nostra lingua, e la faccio seguire da un ampio e completo commento che difficilmente e solo a brani troveresti altrove. La mia traduzione, per tua norma, è esatta sino allo scrupolo, giacché mi sono sforzato di dare alla frase lo svolgimento che ha nelle riproduzioni più antiche ed autentiche; ed i miei commenti sono informati alle più esplicite e recenti rivelazioni proposte da Ruggero Bacone, Arnaldo di Villanova, Ripley, Eliphas Levi, Papus, Poisson, Luigi Lucas, Nostradamus, Stanislao Guaita, dal simpatico autore anonimo del Filet d'Ardinne, e dal maestro Kremmerz.
Dopo le pubblicazioni di Basilio Valentino, il monaco famoso scopritore dell'antimonio, la Tavola di Smeraldo va talora accompagnata da un curioso sigillo che, accennando alla pratica alchemica, porta impressi nell'interno i simboli astrologici della Grande Opera e sulla circonferenza la parola V. I. T. R. I. 0. L. che qualche ignorante intese interpretare per vetriolo.
Io te ne pongo sull'avvisato, perché l'iscrizione significa Visita Interiora Terræ, Rectificando Invenies Occultum Lapidem, cioè visita l'interno, esamina gli intestini della terra, nei quali rettificando e purgando dalle scorie, troverai una nascosta pietra. Il sigillo ha un rapporto analogico alla Tavola di Smeraldo, perché anche questa è una pietra preziosa, una pietra angolare della Scienza Ermetica, una Pietra Verde Risplendente dedicata dagli Astrologi al pianeta Venere; é uno Smeraldo lavorato a Tavola, di quel tipo di Tavole su cui Mosè ebbe incisi i dieci comandamenti ebraici da Dio istesso [Incidere era sinonimo di scrivere, fissando il pensiero sulla pietra che è terra. Lo smeraldo verde è (Venere) corrispondente in alchimia al Rame, in latino Aes. La critica moderna può profondamente divertirsi a deridere gli sforzi dei conciliatori delle forme rituali religiose coi principii della scienza contemporanea, ma non può smentire che tutto il grande studio medievale e dei secoli XVI e XVII sull’Alchimia non compia un processo logico tradizionale dei simboli e delle interpretazioni simboliche dell'antichissimo ermetismo.
La nostra scuola lo continua, lo sfronda e per quanto è possibile lo spiega.]
Infatti tutti i filosofi e gli storici veri della Scienza Occulta citano ad ogni piè sospinto la Tavola di Smeraldo come primo documento, indispensabile cognizione dell'Ermetista e di qui sorge la necessità per te, che tenti iniziarti negli studi magici a fine di bene, di conoscere profondamente questo documento preziosissimo, ed almeno sei volto millenario, il quale in brevi parole dà le basi fondamentali di ogni Magia e di ogni Alchimia, di cui anche ti possono essere riservati gli studi in processo di tempo se il tuo buon Genio ti assiste.
Ma fin d'ora non bisogna equivocare sul vero significato della parola Alchimia, della quale si é tanto abusato da chi non la comprende e forse non la comprenderà mai. Ermete Trismegisto disse che l'Alchimia è la scienza immutabile, la quale lavora sui corpi con l’aiuto della teoria e dell'esperienza, e che per mezzo di una congiunzione naturale li trasforma in una specie superiore e più preziosa. E il Parnety, oltre sessanta secoli dopo, ci conferma che l’Alchimia è l'arte di lavorare con la natura sui corpi per perfezionarli. Medita queste definizioni, perché del loro significato si fa cenno nella Tavola di Smeraldo; meditale seriamente giacché la scienza e l'arte di cui è parola non s'imparano come quelle insegnate nelle Università Moderne, ed il tentarne le vie scabrose, senza che tu sia lungamente e convenientemente preparato, é un esporti a disillusioni ed a perdite di tempo, salute e fortuna. Ricorda il monito! L'Alchimia intanto è, come il Genesi Mosaico, figlia della Qabalah Caldea, ed a rendertene persuaso ti basti interrogare gli oracoli più o meno apocrifi della Tavola di Smeraldo, poiché in tutte e tre le significazioni alchemiche, bibliche e cabalistiche rinverrai le tracce della famosa Decade Pitagorica, così egregiamente applicata nel Sepher Yetzirah alla nozione completa ed assoluta del mondo superiore o divino; decade composta dell'unità e di un triplice ternario (1+3+3+3=10) e che i Rabboni, ossia i Rabbini, Maestri Ebraico-Esseni, hanno chiamato il Berechith e la Merkavah, l'albero luminoso delle Sephiroth e la Chiave della Semhaphoras. Nella serie infatti delle idee teologiche e filosofiche assolute che gli antichi attaccavano al primo denario, cioè ai primi dieci numeri rappresentati dalle dita delle mani, Pitagora se la intende perfettamente, secondo l'espressione del dottor Kremmerz, coi depositari del grande secreto di Mosè, poiché entrambi hanno attinto alla stessa fonte della Tavola di Smeraldo, come gli inventori più recenti del quaternario sacro (bastone pontificale, calice, spada crociata e grande raggiera) hanno inteso di far corrispondere dottrinariamente i loro simboli a quelli dell'Alta Qabalah, ai geroglifici dell'Alto Egitto antico, ai cuneiformi dell'Assiria, ed agli idoli sacri dell'India e della Persia [Il numero 10 o X è la base e la sintesi dell'Universo umano o terrestre. L'uomo in alto termina non dieci dita, in basso dieci altrettanto. Ma il numero arabicamente o romanamente scritto è un ierogramma cabalistico della Opera grande e piccola in magia, e il X si trasmuta in croce + quando lo stesso paganesimo diventa cristiano e il X diventa la lettera greca che comincia il nome di Christos.]
La Tavola di Smeraldo comprende appunto un denario di dieci proposizioni fra dogmatiche e rituali, come un decalogo sono i comandamenti della Legge Mosaica, dieci i simboli ebraici dell'albero cabalistico, dieci i numeri base della Tavola Pitagorica, dieci i nomi divini degli ebraizzanti, dieci le divinità indiane, e dieci le dita delle mani o dei piedi di un uomo.
La Tavola di Smeraldo è costituita da poche righe tramandateci incise sopra una pietra verde, e contenenti nel loro superbo laconismo più segreti che vocaboli. Essa comprende tutta la Magia in una sola pagina, ed, essendo la fonte pura di ogni studio ermetico, é il solo punto di partenza di ogni concezione dell'occultismo. Ma avverti che il primo e principal carattere di essa é il simbolismo, in forza del quale si comincia dall'affermare che il visibile è il simbolo dell'invisibile. La chiave adunque di cui devi munirti per aprire la prima e principale porta per cui potrai penetrare dal mondo visibile inferiore nel mondo invisibile superiore, e colà leggervi le regole precise di tutta l'arte di guarire, è l'Antologia sulla quale è appunto basata tutta la scienza secreta dei Magi.
La rivelazione della Tavola di Smeraldo che qui faccio coi miei commenti, riportando dai citati autori le tradizioni che dai primi momenti biblici si sono conservate fino a noi, richiede tutta la tua attenzione, se veramente vuoi conquistare le basi del Grande Arcano Divino e del Secreto Meraviglioso di fare i Miracoli. Bada però, te lo ripeto, che rivelazione deriva da ri-velare cioè velare di nuovo, coprire di un nuovo velo; e che tanto tradizione quanto tradimento hanno la loro radice etimologica nel latino tradere col significato talora usato da papà Ovidio.
E questo sia ultimo suggello che ti ponga o anziano in guardia sul vero significato dei simboli, sia tu uno scienziato profano, un dotto medico, o soltanto un povero fanciullo della Scienza.

14 febbraio 2010

- La Ragione, primo grande valore dell'etica laica.


Anche nel contemporaneo si continua a confondere il laicismo con l'anticlericalismo e contrapporre i credenti ai non credenti. In realtà esistono credenti che professano apertamente una loro religione ma sono laici e laici che credono in principi e valori diversi da quelli delle chiese. Essere laici significa, infatti, non accettare alcuna verità rivelata come fondamento dello Stato, sviluppare l'intelligenza critica, separare la religione dalla politica e la morale dal diritto ma anche lasciare ai singoli cittadini la piena libertà di coscienza e di culto, assieme alla facoltà di promuovere la loro fede nel rispetto delle convinzioni altrui. Ciò che oggi si può invece rilevare è un rinnovato sforzo da parte delle chiese di rientrare autorevolmente nella sfera pubblica, dì negarne la neutralità e dì sfidare le premesse del laicismo privando del grande dono della ragione e la ricerca del trascendente da parte del singolo. Pur tenendo presenti i limiti della razionalità e della progettualità umane, nonché le esigenze ideali e pratiche che spingono gli uomini verso il trascendente, il laico rifiuta la diserzione da questo mondo, mantiene il suo atteggiamento di ponderato, ma non cinico, disincanto nel resistere alla seduzione di dogmi o ideologie utilizzati come riempitivi di quei vuoti lasciati da ogni sforzo di comprensione. Il laico cerca il dialogo con le religioni perché sa che esse racchiudono un tesoro di speranze, desideri e paure, perché il dialogo apre sempre nuovi orizzonti e tiene lontana l'ottusità degli intransigenti di entrambi gli schieramenti. Il laico è consapevole del fatto che non tutte le esperienze possono essere oggetto di rigorosa dimostrazione logica non è però disposto a lasciarne la spiegazione alla autorità e ai dogmi, ma soprattutto al preliminare sacrificio della ragione. Ecco quindi che la morale può far a meno dell'autorità chiesastica, infatti se i precetti sono gli stessi per il senso comune e la morale cattolica resta da discutere il fenomeno della autorità che lascerebbe spazio d'azione, anche pubblico, alla Chiesa. Ma procediamo per esempi: una donna sta per annegare un uomo si butta e la salva. Altra donna subisce lo stesso destino del rischio di annegamento ed ancora un uomo si butta e la salva. Chiederemo ad entrambi perché si sono buttati a salvare la donna. Il primo risponderà: Che altro potevo fare?". Il secondo potrà rispondere.- " Mi sono buttato perché soccorrere gli altri mi è imposto dalla morale cattolica". Non cito altri credo poiché in qualche caso la donna, per motivazioni religiose, sarebbe lasciata annegare. Questo esempio certo un poco banale ci lascia una sottile differenza circa il senso della morale che abbiamo innata e quel senso della morale che ci dovrebbe essere dettato e ci porta al problema dell'etica laica. L'etica laica riconosce che ci possono essere esigenze diverse da parte di membri di una comunità con credenze diverse, dà per scontato che sia buona cosa buttarsi per salvare il prossimo in pericolo, non dice di farlo perché non è suo compito dirlo ed è perché cosa che già tutti sanno. L'etica laica si situa ad un livello superiore a quello dei precetti e cerca di aiutare la composizione di conflitti tra visioni del mondo che per ragioni le più svariate ( religiose o meno ) finiscono per violare gli stessi precetti morali universali del senso comune e introducono un clima paternalistico, di intolleranza, se non di violenza, nella convivenza civile. Non a caso viviamo tempi nei quali si parla ancora di strane guerre sante. Non può esserci pertanto opposizione o competizione tra etica laica e morale cattolica. In una società moderna è possibile la libertà religiosa proprio perché esiste una buona etica laica. La storia ce lo insegna, l'etica laica è figlia delle guerre di religione e cerca di mettere al riparo dell'intolleranza la libertà dei cittadini, in particolare proprio la libertà di religione. La prova del buon funzionamento dei principio ci viene dagli Stati Uniti, Paese abitato da individui religiosissimi, ma con una netta separazione tra Stato e Chiesa.
Roberto Rossini

12 febbraio 2010

- Cos’è la Felicità.


Dire in cosa consiste la Felicità potrebbe, di primo acchito, sembrare cosa facile; per me non lo è, anzi, vi trovo parecchie difficoltà. Trattandosi di uno stato d’animo molto soggettivo, affermare cosa sia la Felicità è cosa quasi impossibile. Infatti, determinate situazioni, eventi particolari o semplici oggetti possono rendermi felice; ad altre persone, per contro, le stesse circostanze non danno alcuna emozione, nessuna percezione di Felicità.
Modestia e ottimismo
Per iniziare vorrei richiamare alla memoria un noto proverbio: «Chi s’accontenta gode!» Ecco una fondamentale premessa per chi cerca la Felicità; se una persona è modesta, non ha troppi desideri, esigenze e pretese, ma sa accontentarsi del suo stato esistenziale, si trova certamente sulla giusta via, quella che porta ad una vita serena e felice.
La Felicità è quasi sempre da intendersi come oggetto di desiderio e noi tutti di desideri ne abbiamo sempre molti. Alcuni ritengono che la Felicità non esista affatto, mentre altri pensano o credono che non faccia parte della nostra vita terrena e sia dunque raggiungibile soltanto nell’aldilà, una volta passati nel regno dei morti. È certamente vero che la vita è breve e che scorre attraverso un’alternanza di molti stati d’animo, situazioni di gioia e di dolore, per cui una condizione di vera Felicità molto probabilmente non può mai durare a lungo. È comunque certo che la Felicità esiste solo nel presente o nell’attesa di un evento desiderato intensamente e per molto tempo. Secondo il mio modo di vedere, per essere felici, è molto importante organizzare i propri pensieri e la propria vita in modo da vedere sempre gli aspetti positivi di tutte le situazioni, anche se queste sono apparentemente tristi o drammatiche; imparare ad essere ottimisti. È come la storia del «bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto»: felice chi lo vede sempre mezzo pieno! I sentimenti positivi riescono a cambiare la nostra vita, in modo particolare incominciando a «conoscere noi stessi». Infatti ognuno deve trovare la propria formula individuale, in quanto non tutti trovano la Felicità nelle stesse entità e nelle stesse situazioni.
Possibili fonti di Felicità
Buona parte degli esseri umani trova la Felicità nella fede, in una religione, insomma nel mettersi corpo e spirito nelle mani di un essere superiore, l’Altissimo o, per noi Massoni, il Grande Architetto dell’Universo che simbolizza il Dio del Creato. Un’altra fonte di Felicità è la buona musica; tocca il nostro più profondo intimo, sia essa classica, jazz o rock, ma anche quella prodotta da una filarmonica e da un coro di un paese o di una città. Si può essere felici anche sostando in una Chiesa, non necessariamente per pregare, ma per ascoltare quel silenzio, tanto raro ai giorni nostri, che permette di meditare sulla nostra esistenza: «Chi sono, da dove vengo, dove vado?» Probabilmente la Felicità è dentro di noi; si tratta soltanto di trovare il modo di cercarla e di scoprirla. Certe volte ci si chiede se il denaro possa dare la Felicità. La risposta è certamente sì, ma la ricchezza si trasforma in vera Felicità soprattutto se si è capaci di usarla nel modo migliore, particolarmente per aiutare i nostri simili che si trovano nel bisogno o nell’indigenza. È importante che i benestanti non diventino egoisti e avari; sarebbero le persone più infelici di questo mondo. La Gioia che si prova aiutando il prossimo ricompensa e gratifica in modo difficilmente esprimibile, ma fa capire che l’amore verso gli altri, verso l’umanità, sia il sentimento più importante della nostra vita. La Carità, una delle Virtù teologali molto conosciuta, è sinonimo di Amore verso il prossimo. Se applicata nella giusta maniera, ossia «non sappia la mano destra ciò che fa la sinistra», può procurare intensa Felicità. È pure importante soccorrere i nostri simili, nel limite del possibile, liberandoli dalle loro paure e dalle loro sofferenza psichiche, aiutandoli a rinforzare i loro sentimenti positivi e con ciò sostenerli nel progredire verso una vita migliore, più soddisfacente, forse un po’ più felice.
Felicità in famiglia e altrove
I figli rendono felici? Certamente, essi portano nuova vita in casa e riscaldano i cuori dei genitori. Essi hanno bisogno di noi e poter seguire giorno per giorno il loro sviluppo è una delle più emozionanti esperienze umane. Ma anche le unioni matrimoniali senza bambini possono dare Felicità; qualche volta sono migliori di quelle con prole, perché educare figli richiede grande impegno, sia da parte della madre che del padre, che qualche volta può incidere negativamente sul rapporto di coppia. Al di fuori della famiglia, che rende veramente felice è, tra l’altro, la certezza di avere dei veri e sinceri amici. L’amicizia è sicuramente fonte di Felicità. Incontrare amici significa possibilità di confidarsi, scambiarsi esperienze positive e negative, ma anche conforto, sostegno e aiuto reciproco.
Anche l’attività lavorativa può dare Felicità; se svolta con passione e amore, può procurare momenti di immensa soddisfazione. Non esiste un lavoro più importante di un altro: ogni attività ha il suo scopo preciso; chi vi partecipa è l’ingranaggio di un unico meccanismo che serve a compiere un determinato progetto, sia esso imprenditoriale, pubblico o privato. Noi Massoni ne sappiamo qualcosa: siamo tutti anelli di un’unica catena: l’unione non fa soltanto la forza ma anche la Felicità.
L’innamoramento, per terminare, è anch’esso uno stato d’animo che rende felici. Il pensiero e l’attesa dell’incontro con la persona amata dà una forte carica emotiva che fa vedere il sole anche quando non c’è. Non è vero che l’amore passa, l’innamoramento tra un uomo e una donna può durare per sempre; forse subirà dei cambiamenti, subentrerà maggiormente l’affetto, il rispetto e la stima, ma se l’unione è basata su validi principi morali e spirituali reciproci, può continuare per tutta la vita: questa è vera Felicità!
Egidio Schmid

10 febbraio 2010

- Antimassoneria


Nessuna associazione al mondo, più della Massoneria, ha contribuito, in modo diretto o indiretto, alla libertà e al progresso dei popoli. Dapprima con l’Illuminismo settecentesco, quel meraviglioso periodo che ha segnato storicamente la fine dell’oscurantismo clericale, e che, dopo secoli, ha ridato all’uomo il «diritto di pensare», la ragione. È poi seguito un relativamente tranquillo neo-spiritualistico Ottocento, il Romanticismo, in cui gli ideali massonici si sono sparsi in tutto il modo e inclusi nelle Costituzioni di molti Paesi. Sembrava che il trinomio di Libertà-Uguaglianza-Fratellanza, ma anche i concetti di pace e democrazia, portati all’umanità con intelligenza, bontà ed entusiasmo da grandi Massoni come Garibaldi, Carducci, Goethe, Mozart, Washington e innumerevoli altri, fossero ormai compresi, accettati e promulgati da tutti i popoli. Ma non fu così: nella prima metà del Novecento nacquero i grandi regimi fascisti e comunisti che non seppero far altro che perseguitare proprio coloro che avevano portato l’umanità ad un livello di vita degno di essere vissuto. Ma le origini dell’antimassonismo e della persecuzione dei Massoni ha radici ben più lontane. La vera smisurata dittatura degli ultimi due millenni, che ha annientato mentalmente e fisicamente, con eccidi, genocidi, roghi ecc., milioni di buoni ed innocenti esseri umani in ogni angolo del nostro pianeta, è stata quella dello strapotere temporale della Chiesa di Roma. Questa non poteva, evidentemente, accettare che un’associazione di uomini liberi ed onesti, la Massoneria, potesse portare all’umanità il vero benessere, sia spirituale che materiale. Ed ecco che i Papi, uno dopo l’altro, iniziando da Clemente XII con la sua perfida enciclica «In eminenti» del 1738, presentano al popolo la Massoneria, per quasi tre secoli, con mille bugie, calunnie, insulti e ingiurie, ma anche con minacce e – oggigiorno sembra ridicolo – con terribili scomuniche. Ma arrivarono, come detto sopra, a dar manforte all’egemonia vaticana, le dittature fasciste, ma anche comuniste, di Mussolini, Hitler, Franco, Stalin ecc., con feroci persecuzioni durante le quali furono torturati, uccisi ed esiliati migliaia e migliaia di Massoni, uomini onesti, unicamente preoccupati ed occupati per il bene altrui. Ma oggi, tutto è passato? Vana illusione! L’integralismo religioso e l’estremismo politico sono tutt’altro che estinti; meno vistosi, ma, subdoli e attivi, continuano le loro nefandezze. È duro credere nell’uomo! È difficile sperare in un mondo migliore. Ma il Massone continua, non ha scelta; ha intravisto il Bene, non può che camminare verso quella Luce.
Othmar Dürler

6 febbraio 2010

- IL Bello

Tra i primi a chiedersi ragione degli effetti e della funzione del Bello in natura, vi furono i Greci e la filosofia platonica ne diede i frutti più importanti, per il riverbero che questa ebbe nella costruzione dell’estetica rinascimentale.
Secondo il platonismo e la sua emanazione umanista, il neoplatonismo, la grazia della forma esteriore nella sua costruzione armonica, dettata dall’accordo delle parti col tutto, corrispondeva all’armonia interiore manifestata dalle virtù morali espresse nelle azioni dell’individuo. La figura allegorica della Verità appare infatti nuda, a sostegno dell’idea che ciò che sta interamente visibile sotto la luce del sole non produce inganni e deformità, ma quella nudità corrisponde anche alla perfezione del vero alla rettitudine, quindi per immediata deduzione, la perfezione armonica di un corpo nudo avrebbe messo in evidenza l’intima corrispondenza di verità e bellezza. Il corpo eroico è costantemente rappresentato nudo, non nell’intenzione di suscitare curiosità ma per certificare quanto quella perfetta armonia di forme assicuri la rispondenza a doti tanto virtuose quanto sovrumane. "Il bello è lo splendore del vero" secondo la filosofia platonica, la Bellezza fa, cioè, risplendere la verità nella sua interezza, come totalità di un fenomeno sottoposto alla sfera dello sguardo fisico; ecco come, nella cultura rinascimentale, così propensa all’ammirazione del Bello, l’armonia di una forma si fa veicolo di qualità superiori o meglio di Virtù immateriali; l’estetica del neoplatonismo ficiniano, che tanto peso ha nella produzione letteraria e artistica del nostro Quattrocento, tenta una conciliazione se non un’identificazione delle qualità morali e spirituali dell’uomo con la sua bellezza fisica, in omaggio a quel kalòs kai agathòs, che diviene nella più corrente declinazione, potere della bellezza. A questo potere, al pericolo di questo incanto, alla tentazione di fermarsi nella contemplazione di un riflesso illusorio di armonie più spirituali, si sono peraltro sottratti asceti e bacchettoni, la precettistica religiosa ne ha trattato ad ogni piè sospinto, individuandone l’evidenza più immediata nel corpo della donna. Alla lettera S del mio ideale vademecum del Viaggiatore, se dovessi compilarne uno, figurerebbe senz’altro la parola ‘Sguardi’. Lo sguardo è il primo veicolo di conoscenza consapevole; si rivolge tanto alle cose che ci circondano quanto agli esseri, restituendoci una percezione rapidissima o una valutazione approfondita, a seconda che riceva informazioni istintive o segua dei processi mentali più analitici. Esso indaga e disvela realtà esteriori ma anche concetti astratti, quando divenga strumento di indagine filosofico o spirituale. Così, rivolto alle verità superiori, caratterizza la capacità di speculazione della specie umana. L’uso che facciamo noi, qui in Occidente, dei nostri corpi opachi e dei nostri sguardi cristallizzati, ben poco ha da spartire con ciò che per esempio, ho potuto osservare in un recente viaggio arrivando in India dove, al pari delle culture più antiche, il corpo si rivela, nell’eleganza e nella crudezza, il principale interprete e strumento di ogni singola azione quotidiana , strumento non mediato del fare e dove lo sguardo riveste una valenza assoluta nel riconoscere, valutare, soppesare, definire l’Altro, con una voracità dimenticata e cancellata dalla nostra promiscuità mediatica. Questa valenza colpisce immediatamente tra gli altri sensi, l’occhio, non appena si abbandoni l’asilo provvisorio che è l’aereo e se ne viene investiti con una potenza inusitata, soprattutto se sei una donna, e occidentale. In India, come nel mondo islamico, è tabù ogni forma di contatto fisico in pubblico tra uomini e donne, contatto che è riservato ai rapporti tra coniugi nel privato e ai genitori verso i figli piccoli. Non ci si dà la mano e tanto meno ci si abbraccia, cosicchè la facoltà, direi l’intelligenza aguzzata degli sguardi, specie maschili, per leggere informazioni dai segnali che il corpo dell’Altro/Altra lascia sfuggire, è portata di necessità, all’ennesima potenza: camminando per le vie di Calcutta non è possibile dissimulare una banconota nella mano, la minima indecisione nel passo tradisce un’incertezza d’intenzione, la possibilità di passeggiare rilassati si presenta remota in una città indiana, tanta è la concitazione della folla che non si arresta mai. Non appena ti si individua come donna, anzi come femmina (leggi donna-nonvelata), si diviene oggetto, preda libera della potenza pervasiva degli sguardi di tutti gli astanti, pari soltanto agli strali di Apollo. Non mi sono sentita in pericolo mai, girando nei quartieri anche più miserabili, o molto meno che nella periferia di una nostra qualsiasi città italiana ma guardata sì, scansionata direi, tanto da capire ben presto che per passare inosservata e creare uno spazio, una distanza tra te e gli altri, l’unico modo è aderire al codice dell’invisibilità che offre il velo; non appena la testa, meglio magari se parte del viso o del corpo spariscono sotto una stoffa, gli sguardi si acquietano e si dirigono oltre la tua persona, si scompare letteralmente, strana sensazione di leggerezza e di libertà. La fonte di tanta dannazione per l’occhio e l’immaginazione risiederebbe dunque in ciò che di bello ed armonico, ma nello stesso tempo demonico, la donna possiede nella sua forma esteriore, se non volessimo valutare quanto siano invece proprio l’occhio e il cervello, strumenti apollinei, a formarsi un’immagine rispondente a canoni di avvenenza, e se dovessimo indagare anche superficialmente nella nostra realtà più corrente, vedremmo corpi femminili associati ad automobili, abiti o merci di vario tipo o, all’opposto, racchiusi in bozzoli informi vietati allo sguardo di chiunque, ma che rispondono alle stesse esigenze. Interpretazioni estreme e perciò stesso errate, usi eccessivi, ideologici o al contrario, proni alla legge barbarica del mercato. In ogni caso la consuetudine di usare, manipolare l’integrità di un essere che per definizione (ricorre in queste settimane il sessantesimo anniversario della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo) si vuole nasca libero, coesiste strettamente nella lettura che diverse e lontane ma solidali culture fanno del corpo femminile, nel difetto di prospettiva comune a tutte: l’arenarsi dello sguardo, quindi della sanzione, sull’aspetto provocatorio e dirompente della persona, cioè della maschera, come si ricava dal termine latino con attitudine predatoria, su quel condensato di sesso e psiche espresso dal corpo, da contenere e ritualizzare. Ma facciamo un passo indietro, tornando all’archetipo che ispira Grazia e Bellezza, Venere come secondo pilastro visibile del Tempio massonico: ‘La potenza del bene si è rifugiata nella natura del bello’ (Platone). A noi massoni è dato riflettere con il lume della Ragione, proprio sul farsi armonia di quell’intreccio di apparenza ed essenza, di veli sovrapposti e caduti, che il corpo sublimato della Dea dell’Amore, nata dall’acqua, rivela nella sua nudità con le valenze di fertilità, rinascita ed energia vivificatrice. Questa la vera forza motrice della Natura, che a popoli antichissimi apparve sacra quanto tangibile manifestazione del Divino. Se nel mondo profano Bello e Buono risultano divisi e lontani, è compito e privilegio dell’iniziato, nel suo percorso attraverso i gradi, lavorare a ricondurre all’unità armoniosa questi due princìpi finalmente riconciliati, con la dedizione che artisti di ogni tempo hanno messo nel modellare o dipingere il simulacro splendente di vita di Iside, Ishtar o Afrodite e con la certezza, che nel procedere all’innalzamento delle mura del Tempio invisibile, nel riscoprirne la strada d’accesso dentro sé stessi, solo quanto è costruito saggiamente con l’aiuto della livella può arrivare a grandi altezze; viceversa non c’è forza sufficiente a tenere in piedi un edificio, impostato su basi diseguali e mal distribuite.
Silvia Ghelardini